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Autore: Talia Nightray    29/04/2012    1 recensioni
Serie di Drabble di cui i protagonisti principali sono i Malandrini. Probabilmente con altri personaggi e non saranno tutte yaoi. Affronteranno i problemi degli adolescenti, nel mondo magico e non XDD
Prima serie di drabble che scrivo sui malandrini, NON siate clementi nei commenti XD
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer:
I personaggi citati non mi appartengono ma sono di proprietà di una strega ben più potente di me: J.K.Rowling.
Note: Mi sembrava il caso di concludere la raccolta con qualcosa di decente, anche a distanza di anni. Può darsi che magari scriverò ancora qualcosa ma in linea di massima questa è davvero l’ultima per ora su di loro, per quanto riguarda “Peperoncino Malandrino”.
Dedica: al mio pc, che mi ha seguito dall’inizio fino a qui e che tira ancora avanti grazie all’amore che gli dimostro e alle varie modifiche di chi  capisce come funziona meglio di me xD

 
 
 


Aveva trascorso almeno due ore in quel locale fumoso, puzzolente, e mezzo vuoto.
Passava lo sguardo dal bicchiere di pessimo vino annacquato nel calice alla sua destra, alla pagina bianca davanti a lui.

C’era stato un momento nella sua vita in cui avrebbe riempito quel vuoto immacolato con un numero indefinibile di parole, riversandoci sopra tutto il suo sapere, le sue esperienze – o quelle che credeva di avere- concludendo il tutto in una quindicina di minuti per poi tornare allo scorrere della sua vita, reso rumoroso dai suoi migliori amici che, in un locale del genere sarebbero di sicuro crollati sulle panche di legno, ubriachi, a ridere con delle ragazze sconosciute e a rimproverarlo di non godersi abbastanza la vita.
Sirius, poi, avrebbe scolato un altro bicchiere di quello che avrebbe chiamato “incompresibile mistura babbana” e gli si sarebbe piazzato davanti con un fintissimo cipiglio severo, fissandolo in silenzio – borbttii a parte – fino a costringerlo a lasciare piuma e pergamena, e unirsi alla festa, lasciando da parte, per una volta, tutte le questioni scolastiche.

Ma ora non c’erano. Quelle che erano rimaste erano altre priorità tra cui Harry.
Harry, l’unico figlio di james e Lily, la loro eredità al mondo magico e non, stava passando quello che avrebbe dovuto essere il periodo più bello della sua vita, e un giorno aveva scritto una lettera a Remus con tutta l’innocenza del mondo chiedendogli semplicemente: che cos’è l’amore?

Bevve un altro sorso di vino e si guardò intorno.

I suoi anni erano passato a tratti lenti, a tratti veloci, ma sempre inesorabili, e alla fine lui era l’unico rimasto del quartetto malandrino di Hogwarts.
Sorrise, stanco.
Com’era stato possibile che tutti, in un modo o nell’altro, si fossero allontanati così tanto da non riuscire più a raggiungersi?

Uno era stato brutalmente assassinato insieme a sua moglie, alla sua amata, dolce, Lily, per una guerra che durava davvero da troppo tempo.

Un’altro aveva voltato loro le spalle, ma Remus non riusciva davvero a chiamarlo “traditore”. In fondo, Peter, era quello più innocente di loro; quello che portava loro la colazione la mattina quando rimanevano addormentati, perchè certi giorni a Hogwarts James e Sirius erano semplicemente troppo pigri o devastati dalla notte precedente per potersi alzare e scendere nella Sala Grande con tutti gli altri, a dispetto dei richiami all’ordine di Remus che, alla fine, non riusciva ad abbandonarli e faceva colazione con loro nella comune di Grifondoro. In quel periodo Peter che si nutriva di ogni sorriso che loro gli offrissero.

E poi c’era Sirius.

Sirius Black, dal sangue Grifondoro, nato in una famiglia Serpeverde.
Quando Remus era arrivato a Hogwarts era praticamente ignaro della differenza tra le varie casate, una differenza che avrebbe dovuto essere minima, ma non in tempi bui come quelli, non quando l’Oscurità prende il sopravvento e avere lo stemma verde poteva significare solo una cosa.
Se gliel’avessero chiesto ai tempi della scuola, Remus avrebbe risposto che Sirius era senza dubbio il più rumoroso di loro. Era quello che raramente, a partire dal 4° anno, passava la notte nel proprio letto, e che troppo spesso passava il pomeriggio in punizione da qualche parte nel castello, immerso in polvere stantia o muco di vermicoli. Ma aveva sempre il sorriso.
Sirius era quello che aveva passato tredici anni ad Azkaban, resistendo ai baci e alle carezze dei Dissennatori, senza lasciare loro l’ultimo briciolo sanità mentale che gli era rimasta, senza permettere loro di strappargli la sua vera essenza o “Il sangue di grifone”, come amava dire James quando Sirius rideva dopo l’ennesima punizione.
Il sangue del Grifone.
Non era passato molto tempo da quando quel sorriso si era spento per sempre. Anche il suo.

Remus bevve un altro sorso di vino.

La testa iniziava a fargli male, gli occhi iniziavano a bruciare per il fumo.
Che fine avevano tutti? Perchè il legame, che tutti credevano indissolubile, era stato così facile da sciogliere?

Tornò a guardare la pergamena: cos’è l’amore?

Posò le mani sulla tastiera e scrisse una sola, semplice frase.

“L’amore è essere disposti a cambiare sè stessi, per poter stare vicino alla persona che ami.”

Quante notti erano passate da quando Moony, Prongs, Padfoot e Wormtail avevano corso insieme al charo di luna per l’ultima volta?
  
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