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Autore: MegamindArianna    30/04/2012    1 recensioni
Roxanne, in giro, si imbatte in un'orribile vicenda. Chi la aiuterà? Spero vi piaccia...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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“Da quando il cattivo salva la fanciulla?” disse spavaldo il rapitore al soccorritore.
 
“Megamind…” lo chiamai. Lui, un po’ deluso da se stesso, abbassò lo sguardo “Perché?”
 
“Perché mi chiedi? Non lo so…” e portò lo sguardo su di me, scrutandomi. “Ora lasciala…” ma venne colpito alle spalle. Cadde a terra, svenuto.
 
“Bravo! Ora si che ragioniamo!” e buttò via le forbici, facendomi ruotare su un piede e costringendomi a guardarlo negli occhi. “Dove eravamo rimasti…?” e diede un graffiante bacio al mio collo sanguinante. Era orribile.
 
Ad un tratto, mi sentii leggera, sospesa non più come quel precedente momento; forse troppo. Mi schiantai al suolo, battendo le gambe già ferite. Appoggiai la testa all’asfalto freddo, preferendolo ad un maniaco che cercava di assecondare i suoi desideri vendicativi. Una luce azzurrognola mi entrò negli occhi: accanto a me vi era un cubetto fumante che emanava un bagliore cristallino. Riconoscibilissimo.
“Stai bene?” mi chiese da lontano una voce. Megamind si teneva a distanza sfregandosi la testa. Aveva un grosso bozzo scuro, ma sembrava non sentisse moltissimo dolore.
 
Ero ammutolita; non riuscivo di nuovo a parlare. Il collo mi doleva e sentivo perdere forza. Mi guardai il vestito ridotto ad uno straccio, appoggiato sul mio corpo a mo’ di coperta. Lo strinsi più forte.
 
“Ok. Non rispondere; la risposta è ovvia.” e si allungò per raccogliere il casco e si avviò nella direzione da cui era venuto.
 
Mi accigliai e, ritrovata un minimo di voce, lo richiamai “Mi lasci qui?” dissi triste.
 
Mi guardò, appoggiando il casco sulla testa. “Vuoi il mio aiuto?”
 
Aveva un’aria misteriosa, come se in una sola giornata fosse cambiato. Lo avevo visto il pomeriggio con la sua solita goffaggine; eppure era diverso. Ti teneva sulle spine, facendoti soffrire e allo stesso tempo… lo bramavi.
 
“Sai… pensavo di aspettare qui l’arrivo del mattino, così qualcuno mi vedrà e si preoccuperà di portarmi all’ospedale.” Dissi sarcastica. Ero riuscita a tornare in me; solo con lui mi veniva perfettamente.
 
“Perché devi essere così dura con me? Io ti sto offrendo il mio aiuto, eppure mi tratti come se non fossi nessuno; come se non avessi un’anima.”
 
Rimasi in silenzio avanti a quelle parole. Non era mai stato così spontaneo. Allora capii: tutte le volte che lo trattavo male, sotto alla sua risata malefica e al suo menefreghismo, c’era qualcuno che si aspettava di non ricevere mai una scherno, ma perlomeno un sorriso diverso da quello provocatorio.
 
“Allora? Lo vuoi il mio aiuto?” riformulò la domanda.
 
“Perché sei così freddo?” domandai con la voce tremante. “Sei diverso dal solito… non sembri cattivo…”
 
Vidi il suo sguardo accendersi. “Davvero?” ma si corresse “Cioè… lo so…”
 
-E’ così… sexy…- pensai. –Ma che pensieri ho! Di sicuro questa disavventura mi ha fuso il cervello!-
 
Non feci in tempo a punirmi per le mie strane idee che delle braccia che mai avrei considerato così forti mi avvolsero, portandomi in alto, lontano dal suolo. Mi strinsi in quella tuta scura che infondeva calore. Alzai lo sguardo e Megamind aveva indosso il casco, coprendo ogni suo minimo movimento facciale; ogni suo sguardo. In basso riuscii a scorgere alcuni uomini che cercavano di rialzarsi.
 
Tirai su con il naso. Mi venne da piangere e, attaccata con le mani a quella tuta elastica, mi sfogai. Lui mi strinse ancora di più.
 
Non piangere. Ora ti porto al Covo per curare quelle ferite.
 
La voce computerizzata mi infastidiva. Con i goccioloni che ancora scendevano e si lasciavano cadere nel vuoto, allungai una mano verso il casco.
 
Fino a pochi minuti prima lo maledicevo per aver ucciso Metro Man, ma in quel momento volevo solo ringraziarlo. Sapevo che dopo quella serata sarebbe ritornato tutto come gli altri giorni. Dovevo approfittare di quel momento per scoprire il vero Megamind, quello dolce e gentile come il verde smeraldo che lanciava con ogni suo sguardo. Volevo sapere cosa pensava, cosa lo spingeva ad essere cattivo, cosa lo faceva soffrire.
 
Slacciai la sicura. “Cosa fai? Aspetta.” e si fermò, fluttuando proprio sopra alla Metro Tower. Riuscii a lanciare a terra quella maschera che lo richiudeva in sé. Era bello immergersi nei suoi occhi verdi, soprattutto in quel momento. Mi infondevano serenità e pace.
 
“Megamind? Lo so che suona strano ma ti ringrazio per quello che hai fatto.” E sentii la voce tremare. Abbassai lo sguardo. “Potresti farmi scendere? Il tuo jet pack sembra perdere potenza.” E, lanciandosi un’occhiata alle spalle, annuì.
 
Quando appoggiai un piede a terra mi sentii le ginocchia flaccide, come se avessi dimenticato il modo in cui si cammina. Barcollai, cadendo tra le sue braccia. Sentii una scossa partita dall’osso sacro che saliva lentamente. “Sei ancora sconvolta, non è vero?” chiese dolcemente ma alquanto insicuro.
 
Incrociai i suoi occhi. –Si preoccupa per me?- domandai a me stessa.
 
Sapevo che quello era il vero Megamind. Non mi servivano altre risposte. Dolce, gentile, meno goffo del solito, un po’ timido. Ma soprattutto non era davvero cattivo.
 
“Come mai hai gettato via il mio casco?” mi chiese guardandomi storto. “Pensavo che tu mi odiavi così tanto da non voler neanche guardarmi in faccia. Perché lo hai fatto?”
 
Lo abbracciai appoggiando la testa al suo petto. Il cuore gli batteva all’impazzata.
 
Dopo circa una manciata di minuti sentii le sue mani intono ai fianchi. Non si aspettava quella reazione. Sorrisi. “Perché mi chiedi? Non lo so…” e chiusi gli occhi.
  
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