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Autore: Rugerfred    23/11/2006    0 recensioni
Una nave dell'Impero Galattico deve distruggere una comunità di Natzka sul pianeta Taroh, ma qualcosa di innaturale accadrà sul luogo...
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arachnophobia

Percorreva il corridoio, illuminato da neon, a passi pesanti e lenti, come sempre.
La figura aveva gli anfibi neri come la pece e scintillanti come l’argento, e teneva la mano sull’elsa della Spada Ionica, attaccata alla cintura.
Le mostrine di un alto graduato dell’Impero Galattico, gli splendevano sul mantello nero, lievemente illuminate dalla luce azzurrina dei neon.
Entrò nella sala comandi, dove numerosi ingegneri stavano coordinando la traiettoria della Starbridge, la nave-fortezza più forte dell’impero.
“Buongiorno, comandante Horizon”-disse uno di essi, rivolto alla figura ammantata..
“Buongiorno… Come procede la coordinazione della Starbridge?”-disse, sedendosi sul Trono di Comando.
“Sufficientemente, signore… Fra 15 minuti al massimo saremo pronti per l’Iperscatto…”-esclamò fiero l’ingegnere.
“Ottimo, ottimo…”-pronunciò quasi sottovoce il comandante.
Nell’Impero, corre voce che il comandante Horizon sia il miglior guerriero della galassia…
Un uomo fiero, che avrebbe dato la vita per non perdere il proprio onore; le donne, di ogni età, cadevano ai suoi piedi, ma egli aveva sempre rifiutato le loro proposte, eccetto qualche raro rapporto puramente d’interesse…
Non che non fosse interessato ad avere un rapporto stabile, ma il comandante voleva una donna che lo amasse per quello che è, e non per la sua fama di guerriero.
Era una persona molto solitaria e riservata, ma chi lo aveva visto combattere, non aveva più dubbi sulla sua indiscutibile bravura nell’arte del Combattimento.
“Comandante, siamo pronti per l’Iperscatto… Effettuiamo?”-chiese un ingegnere.
“Effettuate pure…”-disse in tono imperioso il comandante Horizon.
L’Iperscatto fu breve, come sempre, ma Horizon non ci si era mai abituato: era come se i tuoi organi interni venissero mescolati come pezzi di un puzzle…
“Signore, siamo nell’orbita del pianeta Taroh… Sceglie lei la città da distruggere?”-chiese con freddezza un ingegnere al comandante.
“Sì…”-affermò Horizon-“Passami in olovisione la mappa territoriale…”
Poco dopo apparve l’ologramma del pianeta, proiettata in modo perfetto, grazie alle potenti fonti laser della Starbridge.
“Mmmh…”-disse pensieroso il comandante-“Direi di distruggere la comunità di Natzka ribelli a nord della regione fredda…”
Detto questo, un ingegnere premette il pulsante del lancio missili.
Due missili della serie Hydro-Flak 890 partirono dalla nave ferma in orbita verso una destinazione non visibile a occhio nudo.
I due missili, non erano i soliti missili in dotazione, infatti le navi erano solite equipaggiare i più economici, ma sempre devastanti, Hydro-Flak 430, tuttavia, come abbiamo detto prima, la Starbridge era la nave più potente e temibile dell’Impero Galattico, e aveva le attrezzature migliori che si potessero trovare in tutto l’universo conosciuto.
La scia azzurrina dei missili scomparve dalla vista e, poco dopo, esplosero in una sfera di plasma radioattivo, che non avrebbe lasciato via di scampo a nessuna forma di vita…
“Signore, abbiamo un anomalia sul luogo dell’impatto…”-disse un ingegnere-“Le passo la Geomappa in olovisione, così potrà vedere anche lei…”
Il comandante rimase sbalordito nel vedere la mappa…
“Ma non è possibile!”-urlò Horizon-“La zona dell’impatto è perfettamente integra! E… Per di più, la temperatura è di 40 gradi, mentre il plasma dell’esplosione avrebbe dovuto portarla almeno a 500! Dobbiamo atterrare, non c’è altra scelta…”
La Starbridge si avvicinò al luogo dell’impatto ad una lentezza impressionante, ma necessaria alla manovra di atterraggio.
Il comandante Horizon si alzò dal Trono di Comando e si diresse verso il reparto di sbarco.
La nave atterrò sopra una distesa verde e, poco dopo, aprì i portelloni necessari allo sbarco, mentre il comandante Horizon osservava l’immensa prateria verde dove la Starbridge era atterrata.
“Non… Non è possibile…”-pronunciò sbalordito il comandante-“Su Taroh non c’è mai stata vegetazione! E’ un pianeta freddo e ricoperto di rocce, che rendono impossibile la crescita i piante, difatti solo alcune forme di vita intelligenti sono riuscite a sopravvivere su questo dannato pianeta…”
Avanzo a passi lenti per poco, fino ad arrivare sullo strato verde, ma poi, improvvisamente, precipitò sotto lo strato, almeno per 3 metri, colpendo rami e fogliame.
Si rialzò, un po’ stordito e si guardò intorno poi disse-“Ma allora non è una prateria! Sono soltanto le chiome di questi strani alberi… Devono essere ben robusti, comunque, visto che riescono a sostenere il peso della Starbridge…”
Avanzò nella fitta foresta, fino ad arrivare ad un villaggio apparentemente disabitato.
“Non è normale… Qui è accaduto qualcosa di strano…”-disse osservando i tetti aguzzi delle abitazioni-“Queste case sono state costruite per resistere al freddo, e non a temperature equatoriali, come adesso… Strano, perché su Taroh la temperatura in questa zona è sempre vicino ai -30 gradi, mentre ora ce ne sono 40…”
All’improvviso udì un rumore dentro un abitazione apparentemente deserta e, sfoderando la Spada Ionica, entrò cautamente nell’edificio…
Ora che era entrato, poteva udirlo chiaramente, qualcuno stava tremando e battendo i denti…
Horizon aprì una porta e al’interno di un ripostiglio trovò un ragazzo Natzkeno rannicchiato e tremante…
Si, stava tremando, ma Horizon capì subito che non tremava né di freddo, né di febbre, ma per la paura…
“Ma che cavolo…?”-disse posando una mano sul ragazzo-“Che cos’hai?”
“Ragni… Ragni…”-disse con voce tremante il ragazzo.
“Ragni? Spiegati meglio… Che è successo qui?”-chiese preoccupato il comandante.
“RAGNI!”-urlò il ragazzo, tremante di paura e con gli occhi sbarrati per il terrore-“Hanno… Hanno ucciso tutti… Io sono uno dei pochi superstiti… Loro… Loro…”
“Loro? Cosa fanno loro? E chi sono?”-chiese, sempre più preoccupato Horizon.
“I ragni! Loro, quando ti mordono… Non sono ragni normali… Devo scappare…”-disse alzandosi in piedi di scatto.
“Ma che…?”-disse stupito dallo scatto del ragazzino, che nel frattempo stava uscendo dall’edificio di corsa-“Fermati!”
Ma urlò invano.
Il comandante usci dalla casa e vide che il ragazzo era disteso per terra, a faccia in giù.
Lo girò, in modo da poterlo vedere in volto e notò che aveva un piccolo morso sul collo, e la pelle iniziava a diventargli più rigida.
“Ehi! Sveglia! Ragazzo! Svegliati!”-disse scuotendo il corpo esanime del giovane-“Ma che diamine sta succedendo su questo dannato pianeta?”
Poi, vide un ragno, vicino ad un abitazione…
O meglio, assomigliava un ragno, numerosi occhi rossi brillavano sopra il corpo ovale coperto di peli ritti e neri, se non fosse stato per il fatto che aveva all’incirca una ventina di zampe uncinate, sarebbe stato in tutto e per tutto uguale ad un ragno…
Horizon, ancora con la Spada Ionica, corse verso il ragno, che nel frattempo aveva spiccato un salto in direzione del collo del comandante.
Con un fendente laterale, Horizon divise il ragno in due parti e lo vide decomporsi quasi all’istante sul terreno…
Poi rivolse lo sguardo verso il ragazzo steso a terra, o meglio, dove avrebbe dovuto essere steso a terra, ma a suo posto c’era un albero, nel tronco, poteva notare la faccia del ragazzo, con l’unico particolare che la pelle era diventata corteccia.
“O mio dio…”-esclamò a bocca aperta Horizon, osservando il ragazzo-albero, che cresceva sempre di più, fino a raggiungere l’altezza degli altri alberi…
Notando meglio, anche gli altri alberi avevano incastonato nel busto diversi volti, sempre trasformati in corteccia…
Il comandante prese l’olotrasmettitore e comunicò alla nave di essere pronti per il decollo, e iniziò ad arrampicarsi su un albero, per tornare in “Superficie”…
Era già a metà del tronco, quando, sotto di lui, vide un gruppo di circa 30 ragni seguirlo, con intenzioni non certo amichevoli.
“Dannazione!”-esclamò estraendo la Spada Ionica e continuando a salire servendosi dell’altro braccio e delle gambe.
Si accorse che 5 ragni erano decisamente troppo vicini e tagliò un ramo sotto di lui, facendolo cadere e, in questo modo, colpendo in pieno quei ragni troppo invadenti, ma gli altri continuavano a proseguire…
Era quasi praticamente in cima all’albero, quando una quindicina di ragni gli saltarono addosso, si liberò di loro con non troppa facilità, ma, fortunatamente, non l’avevano morso...
Finalmente, con un ultimo sforzo, risalì in superficie, a soli 100 metri dalla Starbridge, e si mise a correre verso di essa, sempre stando attento a dove camminava, per non ricadere in basso.
Si voltò e si sbarazzò con facilità dei pochi ragni che lo inseguivano, poi, con decisione, spiccò un salto e fu dentro la nave.
Si diresse a passi pesanti, ma affrettati, in sala comandi e ordinò il decollo istantaneo…
“Vado a riposarmi un po’ nella mia cabina…”-disse affaticato il comandante agli ingegneri nella sala comandi-“Svegliatemi quando saremo arrivati…”
E così di diresse verso la sua cabina, ai piani superiori della Starbridge…
“Ah… Finalmente un po’ di riposo dopo quell’inferno di oggi…”-disse entrando nella sua stanze e attaccando il suo mantello alla parete.
Si coricò sul letto, sfinito, e si addormentò quasi subito, a causa della stanchezza…
“Ce ne saranno di cose da raccontare all’Imperatore appena tornerò…”-pensò prima di addormentarsi.
Durante il sonno profondo, un ragno uscì dalla tasca dei suoi pantaloni, e lo morsicò al collo, ma Horizon stava dormendo troppo profondamente per svegliarsi…
E continuò a dormire, mentre la sua pelle si irrigidiva, trasformandosi in corteccia…



Dedicata a Mana

  
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