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Autore: Blackie_    30/04/2012    1 recensioni
Bill Kaulitz è il famoso cantante dell'altrettanto famosa band tedesca Tokio Hotel... Ma nessuno sa che il ragazzo vive una doppia vita: un lavoro in un locale notturno berlinese, uno sporco gioco di piacere, peccato e lussuria.
L'incontro con Ville, affascinante finlandese dai magnetici occhi verdi, finirà per segnarlo nel profondo. Perchè non puoi giocare con ciò che non riesci a dominare.
"-Adesso facciamo un bel gioco, e ti assicuro che giocherò pesante angelo mio- Bill sentì quelle parole tatuarsi a fondo nella propria mente, esattamente nel tono in cui le aveva appena pronunciate l'uomo
-Ma a te piace giocare, non è vero?-"
Genere: Angst, Erotico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: HIM, Tokio Hotel
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7: Un cervo dalle labbra di rosa

Un rivolo di luce mattutina che filtrava dalla tenda, la quale era stata erroneamente lasciata leggermente tirata, lo colpì in pieno viso.
Bill strizzò gli occhi mugolando qualcosa, visibilmente scocciato dalla brusca interruzione del suo sogno. Sì perché stava sognando, ne era certo, solo che ora quel sogno gli era sfuggito dai ricordi…
Scosse la testa e si stropicciò gli occhi nocciola, posando poi lo sguardo verso la radiosveglia che segnava appena le sette del mattino. Non si sarebbe mai alzato a quell'ora. Sbuffando sonoramente si trascinò fuori dalle coperte, per poter chiudere quell'odiosa finestra, ma nel fare ciò sentì i muscoli del bacino stirarsi terribilmente.
Represse un gemito, crollando nuovamente con la faccia sul cuscino, ringhiando sonoramente su di esso.
-Sheisse!- Mugolò, alzandosi poi finalmente e chiudendo la tenda con uno scatto secco. La luce appena accennata, bastò però ad evidenziare alcuni preoccupanti segni sulle sue gambe. Imprecò a mezza voce fissando le strisce oblique, ora colorate di un inquietante blu-violetto. Gliel'aveva detto Ville, che gli piacevano tanto le sue gambe, diceva che, così lunghe e slanciate, sembravano quelle di un cervo. Forse per questo, a quanto pareva, si era accanito con molta passione su di esse.
Gli era passato decisamente tutto il sonno.
Sospirò indossando dei pantaloni della tuta neri e la sua felpa dell'adidas a collo alto, color arancione fluorescente. Sì, perché nonostante il brusco risveglio ed i vari dolori si sentiva… bene?
Scosse la testa e scese in cucina, versandosi una tazza di caffè bollente, nero ed amaro quanto bastava, per poi sdraiarsi in una maniera improbabile sul divano, accendendo la tv e cominciando a guardarla senza vedere nulla in particolare.
Ok, si stava annoiando a morte… E se parlavi di Bill Kaulitz, la noia era piuttosto pericolosa. In fondo era per noia che aveva cominciato a mettere il suo corpo in mostra all'Eros no?
Spense la televisione e si lasciò andare sul divano, sbuffando.
-Com'è che sei diventato così mattiniero fratellino?-
La voce assonnata di Tom lo colse di sorpresa.
-Potrei dire la stessa cosa no?-
Di tutta risposta il gemello maggiore spalancò la bocca in uno sbadiglio da orso bruno e si avvicinò al frigorifero, estraendone il latte da versare nel suo caffè.
-Non riuscivo ad addormentarmi… Dev'essere anche questo racchiuso nel pacchetto "Gemelli per la Vita"-
Bill sghignazzò, nonostante il commento di Tom fosse incredibilmente serio.
-Non scherzo, il radar gemellare mi dice chiaramente che tu hai qualche cosa di strano stamattina… Più strano del solito, intendo-
Bill roteò gli occhi e immerse il viso nel cuscino.
-Non tirare di nuovo fuori la cosa del "radar" Ti. Prego.- Disse, nonostante tutte le sue parole non sembrassero altro che un confuso grugnito.
-Tu hai già mangiato?- Flautò Tom, ignorandolo, Bill si sedette leggermente più composto e rispose:
-Non ho fame oggi- Tom lo guardò di traverso
-Ok, hai decisamente qualcosa che non va nel verso giusto- Bill scosse la testa e rise appena.
Il moro si avvicinò a lui, sollevandogli le gambe per potersi sistemare a sua volta sul divano.
-Via Tom, non rompere!- Esclamò, tirando dei piccoli calci al gemello
-Devo rompere sì- Disse Tom, con apparente tranquillità -Non mi basta un post-it per farmi passare l'incazzatura fratellino
-Fuck you-
Sussurrò, sfoderando l'american english che gli era rimasto in testa, cercando di divincolarsi dal divano, ma Tom non voleva lasciarlo andare, e Bill era consapevole che avrebbe dovuto dargli delle spiegazioni. Oppure inventarsele.
-Ricapitolando…- Fece Tom -è praticamente da quando siamo qui a Berlino che tu sparisci quasi una sera sì e una no, per andare Nonsisadove con la nostra truccatrice… Ora, a parte i problemi di ragione etica non avrei nemmeno troppi problemi sul fatto che tu ti facessi la nostra Nat, anzi, direi di averci fatto uno o due pensierini pure io, ma non è questo il punto…-
Bill inarcò scettico il sopracciglio forato, quando suo fratello cercava di parlargli seriamente non riusciva quasi mai a mantenere il senso logico del discorso
-Il punto è che io ho capito che non c'entra Natalie, che ieri tu non eri con lei e sei tornato a tarda notte Nonsisacome da Nonsisadove…-
-Mi ha accompagnato Nat- Lo rassicurò
-E prima dov'eri?-
Bill sbuffò, palesemente frustrato dalla situazione e dall'idea di dover mentire ancora al suo gemello. Ma doveva. La verità gli avrebbe fatto molto più male, di sicuro.
-Senti, ho ventidue anni, sono adulto, vaccinato e maggiorenne in tutti gli stati… Credo di non aver più bisogno della balia o sbaglio?-
Lo guardò con aria di sfida, sperando, invano, di farlo desistere. Tom lo guardò con un'espressione strana… Quasi d'affetto:
-avrai sempre bisogno di un fratello maggiore però- Lo stava fissando, lo stava fissando dritto nello specchio dei suoi stessi occhi… Tom gli avrebbe letto l'anima, avrebbe visto tutto lì dentro. Perché con le labbra si può mentire, con gli occhi no…Specie se l'altro ne possiede un paio assolutamente uguale.

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Ville Valo si alzò di buon mattino. Che equivaleva più o meno a mezzogiorno e mezza.
Entrò nella cabina doccia di buon umore e cominciò rapidamente a rilassarsi sotto il getto dell'acqua tiepida lungo tutto il suo corpo.
Dopo essersi rigenerato a sufficienza spense l'acqua ed uscì, canticchiando il ritornello di "In the Shadows" dei suoi connazionali Rasmus. Frizionò i folti e ribelli riccioli d'ebano con l'asciugamano, prima di indossare soltanto un paio di jeans e abbandonarsi sui numerosi e morbidi cuscini del letto, a petto nudo, con in bocca la prima sigaretta della giornata.
I pensieri si susseguivano numerosi nella sua mente, nonostante più di tutti ci fosse sempre il suo misterioso Silberschein. Che fosse una sorta di ossessione la sua? Ne aveva già avuta un'altra in passato, travolgente a livelli inumani… Non era finita bene, non era finita bene per niente.
Soffiò via il fumo dal naso e dalle labbra carnose, sbuffando. Di qualunque cosa si trattasse, ciò che provava in compagnia di quel misterioso ragazzo era qualcosa di imparagonabile quasi a qualunque altra esperienza avesse mai passato; si ritrovava a bramare le sue labbra e la sua pelle in qualunque momento, e ogni volta in cui lo vedeva, non poteva resistere dall'immaginare la sua pelle squarciarsi in dolci graffi rosso sangue, il suo collo disegnarsi di tanti morsi, come vittima di un vampiro affamato. Ville immaginava le sue urla soffocate di dolore, la contorsione del suo bacino, il movimento convulso, sotto la sua presa ferrea, di quelle gambe lunghe, magre e provocanti più di quelle di qualunque donna.
E immaginava anche suoi gemiti di piacere, i suoi occhi che luccicavano come opali preziosi, le sue labbra, soffici come nessun'altre, che lo carezzavano dolcemente; il suo respiro caldo e rilassato mentre il ragazzo quasi si assopiva, accoccolato contro di lui come un cucciolo.
Quale essere poteva ispirare tanta tenerezza e violenza nel medesimo istante?
Ville decise di uscire per un po', farsi un giretto in città tanto per rilassarsi e schiarirsi un minimo le idee.
Indossò una maglia a caso, la felpa e la giacca; calò sui capelli un berretto nero e uscì per le strade.
Schoneberg aveva una fama ben chiara nel mondo, il quartiere gay per eccellenza, uno sprazzo di trasgressione nel cuore della grande capitale tedesca. All'apparenza, però, non era altro che un accozzaglia di edifici, solo alcuni particolarmente colorati, e chi non ne conoscesse la fama, difficilmente si accorgerebbe di ciò in cui si trasforma il luogo la notte.
Un sorriso si disegnò sul viso di Ville, senza un motivo apparente, passando accanto alla vetrina di un sexy shop. Strano che pure in quel quartiere, il negozio dovesse stare incuneato in un vicolo stretto, con un'unica, pallida insegna, che probabilmente alla notte brillava. Ad Helsinki, quando anche lui lavorava nello stesso genere di negozio che era proprietà di suo padre, non si era mai posto il problema che fosse troppo appariscente, anzi! Probabilmente avevano una mentalità diversa lì in Germania.
Si accese una sigaretta e fece per passare oltre, quando qualcosa in quella vetrina attirò magneticamente la sua attenzione. Non era niente di particolare in fondo, ma era convinto fosse esattamente ciò che facesse al caso suo e di Silberschein. Ghignò malizioso, portandosi la sigaretta alle labbra ed entrando nel sexy shop.

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-Sicura che debba esibirmi… così?- Aveva sibilato Bill Kaulitz dall'interno della stretta cabina-armadio in cui era entrato per cambiarsi ed indossare gli abiti per il suo numero. Solo che, quel giorno, gli sarebbe toccato indossarne altri, un tantino differenti
-Fa vedere…- La truccatrice entrò prepotentemente e dovette fare uno sforzo immane per trattenere lo stupore
-Quale sarebbe il problema??- Boccheggiò la donna con voce palesemente più acuta del normale.
Bill abbassò lo sguardo, volgendosi poi nuovamente allo specchio e guardandosi. Il busto era fasciato da una maglia attillata a collo alto, che però lasciava totalmente scoperta la schiena; i pantaloni, stretti e di pelle, erano invece tagliati ad arte in modo da lasciare scoperte entrambe le natiche, e ciò infastidiva Bill. Non perché si sentisse in imbarazzo, ma perché quella mezza nudità lo faceva sentire vulnerabile, e non era certo di poter essere davvero piacente così. Incurvò le labbra in una smorfia osservando le scapole spuntare appuntite dalla sua schiena, non era altro che un ammasso di pelle e ossa, come diamine avrebbe potuto sentirsi seducente se tutti i suoi numerosi difetti erano così dannatamente visibili?
-Nat… cazzo io non ci sto bene così!- Esclamò, battendo a terra lo stivale con il tacco di quindici centimetri, la truccatrice lo guardò interdetta
-Come scusa? I tatuaggi non si vedono, alla gente farà piacere guardare un po' di pelle del loro angelo dannato e… Beh, te l'ho mai detto che hai un culo fantastico?-
Bill inarcò un sopracciglio scettico, ma poi tornò ad ammirarsi, si ravvivò i capelli con la mano avvolta in un lungo guanto di velluto e abbozzò un sorriso:
-Se lo dici tu… Meglio che mi prenda un drink, comunque-
-Te lo porto io… E poi ti do anche un'aggiustatina al trucco…-
Natalie gli sistemò senza fatica il trucco, pesante e formato da due spessi segni tracciati con il kajal nero da entrambi i lati dell'occhio… Per scherzare, la truccatrice gli diceva sempre che con quel trucco pareva Cleopatra.
Dopo aver svuotato completamente il suo bicchiere, Bill fece per andarsene, ma Natalie lo bloccò prepotentemente per un braccio:
-Fermo lì…- Disse, posandogli poi il palmo sulla schiena -Che sono questi graffi?-
Bill si morse il labbro inferiore, per un attimo aveva pensato che non se ne sarebbe accorta
-Ecco, è stato ieri, sai quando sei venuta a prendermi in quell'hotel no? Ecco…-
La donna lo bloccò prima che potesse finire
-Frena, risparmiami la descrizione dettagliata. Bill, questi segni non sono soltanto di unghie…-
Il ragazzo non rispose. Aveva già dovuto dare troppe spiegazioni ed inventarsi troppe menzogne a suo fratello, che gli aveva creduto, alla fine, seppur fosse ancora palesemente scettico. Non aveva la forza di controbattere a Natalie, quindi preferì lasciare che traesse lei le conclusioni.
-BILL! Che. Cazzo. Hai. Fatto??-
-Niente!!!- Si mise subito sulla difensiva il ragazzo -Solo… ecco, noi…-
Non avrebbe avuto alcun senso mentirle… Bill preferì raccontarle tutta la verità, sin dalla prima sera in cui aveva incrociato quei meravigliosi occhi verdi. Naturalmente omise alcuni dettagli, ma alla fine fu una liberazione per lui, potersi finalmente confidare con qualcuno senza dover indossare la solita maschera.
Natalie lo ascoltò in silenzio, e quando finì di raccontare commentò semplicemente in un sospiro:
-Questa è una cosa seria…-
Bill la guardò obliquo, inarcando il sopracciglio
-In che senso?- Le domandò
-Che se hai rivisto lo stesso uomo per due volte, e ce ne sarà probabilmente una terza, dovresti cominciare a domandarti qualcosa…-
Bill sgranò gli occhi. Aveva visionato nella propria mente numerose possibili reazioni che avrebbe potuto avere la donna… Ma tra queste non aveva certo pensato ad un comportamento così enigmatico
-Ti conosco abbastanza Bill… So che tu non sei un tipo da mezze misure: o tutto o niente…- Gli tirò una leggera ed affettuosa pacca sulla spalla -Dai, tocca a te adesso… - Gli disse, Bill fece un respiro profondo e si preparò -Solo, Bill…- Il ragazzo si voltò nuovamente verso la donna -Fa attenzione.- Lo stava dicendo con un tono strano. Un po' sorella, un po' complice, un po' mamma… Forse tutto questo era ciò che per lui era la sua Natalie. Gli sorrise grato, e un attimo dopo era di nuovo su quel palco piccolo e tremendamente diverso da quelli che era abituato a calcare. Un attimo dopo, ed era di nuovo Silberschein.
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Ville non seppe dire quanto a lungo fosse rimasto a bocca aperta. La richiuse in fretta, per darsi un contegno… Ma constatò che anche tutti gli altri presenti in sala avevano avuto la medesima reazione alla vista di quell'angelo. Del suo angelo.
Dalla prima volta che l'aveva visto, mai avrebbe pensato potesse trovarlo più sensuale di quell'istante. Ma aveva dovuto ricredersi, il ragazzo si muoveva seminudo e sui tacchi vertiginosi ostentando una sicurezza ed un'innata arroganza che non facevano che aumentare la carica erotica che mostrava con una naturalezza devastante.
Si muoveva con sicurezza, consapevole della sua bellezza, della sua sensualità e dell'effetto che queste avevano sugli uomini che lo ammiravano, gli stessi uomini che gli lanciavano addosso delle discrete banconote non appena le sue natiche sode si trovassero alla distanza ottimale da loro.
Ma Bill quei soldi nemmeno li guardava. Il suo sguardo era rivolto altrove.
Ammiccò nella sua direzione, prima di leccarsi esplicitamente le labbra, lasciando in bella mostra anche il bottoncino che era incastrato al centro della sua lingua, e contribuiva a rendere i suoi baci qualcosa di unico.
Ville aveva ordinato un drink ed era rimasto imbambolato davanti alla visione della sua lingua che leccava avidamente il palo metallico… Quanta gente avrebbe tanto ardentemente desiderato trovarsi al posto di quell'oggetto?
E pensare che era davvero riuscito a fare sua quella meraviglia, pensare che aveva potuto sentire sulla propria pelle quella stessa, sensuale, lingua che ora accarezzava il palo. Pensare che era riuscito a piegare quell'angelo peccaminoso ai suoi perversi voleri… E questo gli faceva venire voglia di farlo suo ancora, anche subito. Doveva attendere, però, quella sera. L'avrebbe trascinato al locale in cui spesso amava andare con Jesse durante le numerose vacanza che avevano passato nella capitale tedesca. Avrebbe portato lì quella meravigliosa creatura, quasi con un moto d'orgoglio, nel mostrare la perfezione con la quale aveva avuto l'onore di venire a contatto.
Il numero di Silberschein finì, e Ville non aspettò un secondo di più per gettarsi dietro le quinte, trovandovi quasi subito il bel ragazzo.
-Mi cambio e arrivo subito…- Gli aveva detto, senza nemmeno salutarlo, ma a Ville non importava
-Non lo fare… Per dove andremo questa notte, vestito così sei uno splendore- In verità, sarebbe stato uno splendore perfino con addosso un abito da frate francescano, ma si guardò bene dal dirglielo.
Il ragazzo aveva espresso subito la propria curiosità, ma Ville si era limitato a sorridergli sornione
-Intanto andiamo un attimo in hotel, devo farmi una bella doccia e prepararmi… Mio fratello ci aspetta là per mezzanotte- Gli disse, il ragazzo lo guardò sorpreso
-Hai un fratello?-
-Sì, ha otto anni in meno di me… Il suo nome è Jesse-
-Io e il mio siamo gemelli, invece- Aveva detto, con naturalezza, il biondo. Strano a dirsi, non era male parlare con quel ragazzo… Era una persona interessante anche fuori dalle lenzuola, allora.


Bill uscì dall'auto, ringraziando con un mezzo sorriso Ville che gli aveva galantemente aperto lo sportello. Prima di dirigersi accanto a lui verso la solita camera. L'uomo fece strisciare la tessera magnetica e lo lasciò entrare. Bill si sfilò il lungo cappotto scuro e lo appoggiò ad una sedia, mentre l'uomo davanti a lui cominciava a spogliarsi
-Ti inviterei a farla con me la doccia… Ma purtroppo ci aspettano, e ho paura che la cosa si dilungherebbe troppo non credi?- Disse Ville maliziosamente, Bill scoppiò in una risata cristallina. Si tolse i tacchi, per dare un po' di sollievo ai piedi dolenti, e si sedette sul letto.
-Ti aspetto qui… Ma non metterci molto, devo farmi bello se voglio fare una buona figura- Gli disse, incrociando le gambe. Ville roteò gli occhi:
-Come se ci volesse tanto…- E sorridendo, si diresse verso il bagno. Fortuna che si era voltato abbastanza in fretta da non vedere Bill arrossire fino alla punta delle orecchie.
Pochi minuti dopo fu fuori, regalando a Bill la vista del suo corpo mozzafiato, mentre l'uomo si passava l'asciugamano sul corpo, coperto di lucide goccioline d'acqua, senza preoccuparsi di coprire le sue nudità.
L'uomo probabilmente si accorse dello stato di Bill alla sua vista, perché scoppiò in una risatina e si avvicinò pericolosamente al ragazzo, cominciandolo a baciare con foga accarezzandogli la schiena nuda. Le sue mani erano fredde e umide, così come le sue labbra. Bill sentì subito un calore partirgli dal basso ventre, e dovette usare tutta la sua forza di volontà per respingere momentaneamente il finlandese.
-Non…Hai detto…Che…Faremo tardi?- Gli disse, nelle pause fra un bacio e l'altro. Ville mugugnò, mordendo il labbro inferiore dell'altro.
-Fila in bagno allora… Prima che non risponda più delle mie azioni- Disse, baciandolo ancora a fior di labbra, Bill sorrise e fece come l'uomo gli aveva detto.
Si lasciò scivolare addosso il getto d'acqua calda, liberando un sospiro di relax. Si sentiva così bene con Ville, dovevano avere una sorta di affinità fisica o qualche cosa del genere, perché si intendevano alla perfezione per quello che riguardava quella specie di strano gioco di seduzione.
Una volta uscito dalla doccia, Bill si asciugò appena i capelli, sistemandoli poi con del gel che aveva trovato lì nel bagno. Si ritrovò, apparentemente senza motivo, con il respiro affannoso e il cuore che sembrava voler volarsene via dalla sua cassa toracica…Cielo! Si sentiva come soltanto una ragazzina ad un primo appuntamento poteva sentirsi! Scosse la testa, arrossendo di quel futile pensiero, e riprese a lavorare su sé stesso. Doveva essere perfetto.
Si ripassò con cura il trucco, che aveva fatto attenzione a non rovinare troppo durante la doccia e, dopo aver indossato nuovamente i suoi abiti, passò il rossetto color sangue sulle labbra e si diede una spruzzatina di profumo. Pronto. Sorrise ed uscì dal bagno, di colpo rimase a bocca aperta, fissando il finlandese davanti a lui.
Ville indossava una giacca di pelle rosso scarlatto sopra a maglia e pantaloni scuri, un foulard beige gli avvolgeva il bel collo, ma ciò che più aveva lasciato senza parole il ragazzo era il viso: Gli occhi truccati con matita nera ed ombretto rosso scuro che faceva risaltare e donava ancora più espressività ai suoi meravigliosi occhi di smeraldo e sulle labbra carnose si poteva notare distintamente del lucido, che le rendeva più scure e ne disegnava il contorno, in netto contrasto con la sua carnagione lattea.
L'uomo comunque, da parte sua, sembrava ugualmente preso nell'ammirare il ragazzo.
Non dovettero nemmeno stare a pensarci. Fu automatico per Bill gettarsi sulle labbra dell'uomo, come sembrò naturale a questi stringere il ragazzo per i fianchi ossuti e trascinarlo su di sé, continuando a baciarlo con insistenza e passione irrefrenabile. Quando l'uomo prese a leccargli il collo Bill si lasciò andare ad un sospiro di piacere
-Dovrò rimettermi di nuovo il rossetto- Disse ridendo, Ville lo fissò negli occhi
-Non lo fare, sono più belle così le tue labbra…- Gli disse, percorrendo il contorno di esse con le dita -Paiono il bocciolo di una rosa- Sussurrò, facendo avvampare Bill e ripercorrendo lo stesso percorso con la lingua. Si staccò poco dopo e ridacchiò.
-Che c'è?- Gli domandò il ragazzo, con ancora gli occhi socchiusi e le labbra sporte in avanti, l'uomo rise ancora
-Pensavo solo che… abbiamo un'urgenza, ben più grave del rossetto, qua sotto-
Bill abbassò lo sguardo e percepì chiaramente la durezza dell'uomo sotto di lui. Sorrise malizioso
-Ci penso io…- Gli mormorò suadente nell'orecchio, scendendo poi con la bocca e aprendogli la patta dei pantaloni per prendere il suo membro tra le labbra.
Non distolse nemmeno per un solo istante lo sguardo dal viso di Ville, in un'espressione di pura estasi, davanti alla quale Bill non resistette alla tentazione di toccarsi lui stesso con una mano, inebriandosi ancora di piacere.


Riallacciandosi i pantaloni, Ville gettò uno sguardo all'orologio
-Siamo in ritardo- Sentenziò
-Meglio muoverci allora- Fece il biondo, ma il finlandese lo fermò, sorridendo.
-Manca ancora una cosa… Chiudi gli occhi e aspetta qui un secondo-
-Che hai in mente?-
Ville non gli rispose, ma non fece assolutamente nulla finché, con uno sbuffare infastidito, il ragazzo non si decise a serrare le palpebre. Ville corse subito allo scatolone dove teneva tutti gli "attrezzi del mestiere" come li chiamava spesso suo fratello, quando ancora lavoravano al sexy shop del padre. Dallo scatolone estrasse proprio ciò che aveva comprato quella stessa mattina. Sorridendo, tornò dal biondo, il quale batteva lo stivale a terra con impazienza.
Gli legò al collo un collare di pelle nera con alcuni inserti metallici, al quale era legato una corda che fungeva da vero e proprio guinzaglio.
Il biondo spalancò gli occhi, e Ville tirò la corda verso il basso, trascinando all'indietro la testa di Silberschein
-E questo perché?- Gli domandò il ragazzo, sorpreso, ma ugualmente attratto da quell'oggetto che gli stringeva il collo, lasciandogli giusto il minimo spazio per respirare.
-Perché mi piace che la gente riconosca ciò che è di mia proprietà…- Tirò ancora di più il "guinzaglio" provocando un mugolio soffocato da parte di Bill
-E poi voglio tenerti sotto controllo- Posò le labbra accanto alla sua guancia -Sai…Io non mi fido delle Puttanelle - Ghignò.
Anche Bill sorrise, leccando l'orecchio all'uomo
-Non vado da nessuna parte, Padrone-
In quel preciso istante, Ville ebbe la certezza lampante che quella serata non se la sarebbe proprio mai dimenticata.
In un certo senso, aveva proprio ragione
 
  
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