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Autore: giuls_lol    01/05/2012    5 recensioni
Dopo il fallimento di un attentato alla vita di suo padre, Kurt entra a far parte di un programma di protezione. Blaine sarà l'agente a cui viene affidata la sua protezione.
Genere: Azione, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5






Quando i ragazzi del glee entrarono nel loro liceo, c’era il silenzio più assoluto.

Erano le otto di sabato mattina, e di lì a poche ore si sarebbero tenute le regionali di canto coreografato.

La competizione sarebbe iniziate alle undici, e le Nuove Direzioni si sarebbero esibite per terze, quindi verso mezzogiorno.

Ma Rachel li aveva costretti ad essere a scuola per le otto, sostenendo che fossero assolutamente indispensabili almeno due ore per il riscaldamento della voce e la concentrazione e un’ora per vestirsi.

Quindi Finn, Kurt e Blaine a venti alle otto erano usciti da casa Hummel-Hudson ed erano saliti in macchina.

Erano passati a prendere Rachel e Mercedes, e ora stavano girando per i corridoi bui della scuola.

“Dio, sembra un film dell’orrore”, commentò Kurt, un po’ spaventato da quel silenzio spettrale.

Si avvicinò di riflesso a Blaine, quasi a sfiorargli la mano, e si sentì subito più protetto.

Rachel entrò nell’aula, seguita da Finn che posò la valigia –perché definirla borsa era decisamente riduttivo- della fidanzata accanto al piano.

Intanto, Mercedes era crollata su una sedia, cadendo in uno stato di dormiveglia, e Kurt e Blaine si erano seduti ai loro soliti posti.

Kurt era piuttosto agitato, come sempre prima di una esibizione, e anche Blaine lo era un poco.

E in più, era piuttosto preoccupato, dato che alla competizione ci sarebbero state parecchie persone, e l’ingresso all’auditorium non sarebbe stato particolarmente controllato.

Il suo sesto senso, quella mattina, appena sveglio, lo aveva messo in allarme.

Ma non aveva riportato le sue preoccupazioni a Kurt, non voleva metterlo in agitazione più di quanto già fosse.

“Forza, ragazzi, dobbiamo prepararci!”, esclamò Rachel, che nel frattempo aveva tirato fuori dalla valigia ogni tipo possibile di trucco, crema o accessorio per rendere perfetta qualsiasi parte del corpo.

“Mettiamoci al lavoro!”, esclamò Kurt, saltando dalla sedia e dimenticandosi dell’agitazione.

 

 

“Ragazzi, cinque minuti!”, esclamò il professor Schuester, richiamando all’ordine i suoi studenti.

“Bene. Non è il momento di farvi lunghi discorsi commoventi, perché non ne ho il tempo. Vi dico solo in bocca in lupo, date il meglio di voi stessi, lasciateli con la bocca aperta, perché siete capaci di questo e altro”, disse, appena tutti i ragazzi si erano messi in cerchio attorno a lui.

Poi uscirono tutti velocemente, dirigendosi verso l’ingresso posteriore, che conduceva alle quinte del palco.

I componenti del glee club che si era esibito prima di loro lasciarono il palco esultando per l’ottima riuscita della loro performance.  

Le luci si spensero. Era il segnale.

Tutti i componenti delle Nuove Direzioni presero posto sul palco, aspettando che la musica partisse e la luce si accendesse.

In quel momento, Blaine era agitatissimo.

Muoveva ritmicamente la lingua, cercando di scaricare la tensione in questo modo, non potendo mettersi a saltare o a urlare.

Diavolo, era la sua prima competizione con quel glee club, e quei ragazzi gli avevano già affidato una parte di assolo.

Aveva il terrore di dimenticarsi le parole, o ritrovarsi ad un certo punto la lingua attorcigliata a sé stessa, e di non riuscire più a parlare.

Kurt, invece, in quel momento aveva accantonato l’ansia di qualche ora prima, ed era totalmente rilassato, con un lieve sorriso sulle labbra.

Poi le luci si accesero, e Rachel iniziò a cantare.

 

“Wow, veloce e indolore”, pensò Blaine nell’istante in cui la musica finì e le Nuove Direzioni si fermarono sul palco per prendere gli applausi del pubblico.

Blaine si voltò a guardare Kurt, sorridendo come uno stupido e pensando che fosse stato bravissimo durante l’esibizione.

Quando si voltò di nuovo a guardare il pubblico, il suo occhio scappò verso la porta dell’auditorium a destra.

Appoggiato allo stipite di quella porta c’era un uomo, che fingeva di essersi molto emozionato dalla loro performance, applaudendo calorosamente.

Ma non fu questo a colpire Blaine.

Fu la pistola che gli vide infilata nella tasca dei jeans, lasciata intravedere dalla giacca appena sollevata.

Nell’esatto istante in cui si spense la luce, Blaine allungò un braccio alla ricerca di Kurt.

Il ragazzo si trovava esattamente davanti a lui, e non fu difficile afferrare il suo polso e trascinarlo via dal palco il più velocemente possibile.

Appena dietro le quinte, Kurt si impuntò, costringendo Blaine a fermarsi.

“Cosa diavolo stai combinando?”, gli chiese Kurt, non urlando per non farsi sentire dagli altri.

“Ti fidi di me?”, gli chiese Blaine, non avendo tempo di spiegargli la situazione.

“Sì, ma questo adesso cosa…?”, stava per chiedere Kurt, ma Blaine lo interruppe.

“Allora corri”, gli rispose Blaine, prendendolo saldamente per mano e trascinandolo con sé all’esterno dell’auditorium.

Appena furono nei corridoi, Blaine si fermò qualche istante, guardandosi intorno e assicurandosi che fossero vuoti.

Poi ricominciò a correre a perdifiato, la mano di Kurt sempre stretta alla sua.

Passarono velocemente nell’aula di canto, per prendere le chiavi della macchina dalla tasca del giubbotto di Finn, e i loro cellulari, poi ricominciarono a correre.

Appena furono nell’abitacolo della macchina, Blaine compose rapidamente un numero sulla schermata del suo cellulare.

“Avvisa Rachel che siamo a casa tua. E che non vogliamo essere disturbati”, disse Blaine, portando il telefono all’orecchio e attendendo nervosamente che dall’altra parte rispondessero.

“Cosa?”, chiese Kurt, strabuzzando gli occhi.

“Fidati”, gli sussurrò Blaine, la voce e lo sguardo imploranti.

Poi cambiò subito tono, quando la persona che aveva chiamato aveva risposto.

“Rach, io e Blaine siamo a casa mia. Ci spiace di non essere lì per l’ultima canzone, ma vogliamo rimanere da soli. Completamente soli, mi spiego?”, scrisse Kurt, e quella fu l’unica scusa plausibile che gli saltò in mente e che sarebbe forse riuscita a tenere chiunque lontano da casa sua.

Nel frattempo, Blaine aveva riattaccato e stava mettendo in moto.

Per farlo però, le mani di Blaine e Kurt, che fino a quel momento erano rimaste febbrilmente attaccate, furono costrette a staccarsi.

“Io mi fido, ma Blaine, cosa diavolo sta succedendo?”, chiese Kurt, intanto che Blaine usciva dal parcheggio del McKinley.

“In auditorium c’era un tizio…con una pistola. Ho appena chiamato l’FBI, stanno già arrivando per cercare di catturarlo. Intanto ti porto a casa, quello è il luogo più sicuro dove posso portarti”, gli spiegò velocemente Blaine, che adesso stava guidando ad una velocità folle per le strade di Lima.

“Ehm, Blaine, forse è il caso che rallenti. In questo momento sei tu quello che sta tentando ti uccidermi…”, azzardò Kurt.

Fu piuttosto difficile per Blaine dargli retta.

Voleva Kurt il più lontano possibile da quell’uomo.

Lo voleva il più lontano possibile da qualunque pericolo.

Ma in quel momento, la cosa che all’apparenza risultava più pericolosa era la velocità della loro macchina, per cui premette delicatamente il freno, rallentando un poco.

In meno di dieci minuti parcheggiarono la macchina di Finn in garage, al posto di quella di Carole.

Solitamente l’auto del ragazzo stava parcheggiata nel vialetto, mentre quella della madre in garage.

Ma Carole era a scuola a seguire la competizione, e la sua macchina con lei, e Blaine e Kurt avevano bisogno di non far sapere a nessuno che ci fosse qualcuno in casa.  

Blaine chiuse il garage dall’interno, controllando che non ci fosse nessuno nei dintorni che li avesse visti.

Entrarono in casa dalla porta interna al garage, e si assicurarono che fosse ben chiusa.

Esattamente come Blaine si assicurò che le porte d’ingresso frontale e posteriore fossero chiuse a chiave.

Dopo aver controllato questi piccoli ma fondamentali particolari, Blaine si voltò verso Kurt.

Il ragazzo, dopo essere entrato in casa, aveva seguito Blaine con lo sguardo, rimanendo però con le mani in mano.

E iniziava ad essere seriamente preoccupato, e abbastanza impaurito, dalla situazione, anche se non voleva darlo a vedere.

Però Blaine se ne accorse, e gli si avvicinò con un sorriso dolce, sporcato da qualche ombra di preoccupazione.  

“Adesso sei al sicuro, la casa è perfettamente sicura…ho apportato qualche modifica qua e là qualche giorno fa…per stare più tranquillo…poi ci sono io a proteggerti”, gli disse Blaine.

Kurt si avvicinò e, con sorpresa di Blaine, lo abbracciò.

Blaine ricambiò l’abbraccio, cercando di infondergli coraggio.

Anche se sapeva che non era necessario, Kurt era già decisamente coraggioso.

“Andiamo di sopra, ti faccio vedere una cosa”, gli disse Blaine, e fece passare davanti Kurt, per averlo sempre sott’occhio.

Arrivati sul pianerottolo, Blaine superò Kurt e aprì la porta di camera sua.

Fece entrare Kurt, poi la richiuse.

“Mettiti pure comodo”, gli disse Blaine, intanto che si sfilava le scarpe e le buttava disordinatamente in un angolo.

Fece lo stesso con la cravattina oro che faceva parte del costume per le regionali.

Cercava di dimostrarsi il più tranquillo possibile, come a voler dimostrare a Kurt che era tutto sotto controllo.

Blaine però era un po’ agitato.

Non che non fosse tutto sotto controllo, perché era così, ma c’era comunque in gioco la sicurezza di Kurt.

Che sicuramente non era più da un pezzo solo il suo protetto, ma era un suo amico.

“E probabilmente, non più solo amico”, pensò Blaine, che si era fermato qualche istante in mezzo alla stanza, guardando Kurt, impegnato a slacciarsi la cravatta.

Si ridestò in pochi secondi, e chiamò Kurt, perché gli rivolgesse lo sguardo.

Appena il ragazzo alzò la testa, Blaine aprì soddisfatto il suo armadio.

E Kurt rimase letteralmente a bocca aperta.

Si sentiva come in uno di quei film di spionaggio.

Perché all’interno di quell’armadio, sul fondo, nascosti dai vestiti, c’erano cinque piccoli schermi che mostravano immagini in bianco e nero.

“E queste…cosa sono? Quando le hai messe?”, chiese Kurt, indicandole.

“Ho installato queste telecamere l’altro giorno, quando Finn e Carole erano a fare la spesa e tu eri sotto la doccia. Beh, a dire il vero, io ne ho installate solo tre, queste”, disse, indicando tre schermi.

“Sono l’ingresso al garage, l’ingresso davanti, e l’ingresso posteriore. Queste due sono all’inizio della via, da una parte e dall’altra. Così posso controllare anche chi arriva”, gli spiego Blaine.

Kurt annuì, rapito.

“Quanti altri aggeggi da spia hai installato in casa?”, chiese Kurt, ricordandosi che Blaine gli aveva detto di aver ‘apportato qualche modifica qua e là’.

Blaine ridacchiò divertito. “Ho fatto mettere dei vetri antisfondamento al piano di sotto, e di sopra vetri antiproiettile. Poi ho fatto installare un sistema di allarme perimetrale esterno, che inserisco solo la notte quando sono tutti a letto. Praticamente se qualcuno arriva alla distanza di cinque metri da un qualsiasi muro della casa, un piccolo aggeggio lì dentro inizia a suonare, così mi sveglio e controllo che sia tutto a posto. E nient’altro, mi sembra”, concluse, sedendosi poi accanto a Kurt.

“Mi sento molto, molto più al sicuro adesso”, commentò Kurt, sorridendo.

Rimasero qualche decina di secondo in un amichevole silenzio, poi Blaine si sdraiò sul letto.

“Vuoi che ti racconti qualcosa di me?”, gli chiese Blaine.

A quella domanda, Kurt si voltò quasi di scatto verso Blaine.

“Mi farebbe molto piacere”, rispose, cercando una posizione un po’ più comoda per ascoltare meglio.

“C’è qualcosa in particolare che vuoi sapere?”, gli chiese Blaine.

“No, raccontami quello che vuoi”, gli disse Kurt.

Voleva che ci fosse un rapporto di amicizia vero e spontaneo.

Anche se sentiva che, per lui, probabilmente stava diventando qualcosa più che amicizia.

“Allora…mmm…partiamo dall’inizio. Sono nato a Westerville, è abbastanza vicino a qui. Ho sempre vissuto lì, fino a quando mi sono trasferito a New York per entrare nell’FBI. Dal secondo anno di liceo ho frequentato la Dalton, una scuola privata, e lì ero…”, iniziò a raccontare.

“E il primo anno?”, lo interruppe Kurt, curioso.

“Frequentavo un liceo pubblico”, rispose Blaine.

“E perché ti sei spostato alla Dalton?”, chiese Kurt, visto che Blaine ancora non gliel’aveva detto.

“Io…è successa una cosa, e…”, disse, non trovando le parole.

“Se non vuoi raccontarmelo fa niente, sentiti libero di passare oltre”, gli disse Kurt.

“No, voglio raccontartelo…era il ballo di fine anno, io avevo appena fatto coming out e avevo invitato un mio amico gay. Quando siamo usciti dalla palestra, dei ragazzi della squadra di football ci hanno…picchiato…siamo quasi morti entrambi…dopo che mi sono rimesso, i miei hanno deciso di mandarmi alla Dalton, dove ogni tipo di bullismo era punito molto severamente, così mi hanno lasciato in pace”, gli raccontò Blaine.

Kurt rimase colpito da quel racconto, e dal mondo in quei Blaine gli aveva affidato senza remore quei suoi ricordi così dolorosi.

Gli strinse una mano.

“Dai, chiedimi qualcosa che vuoi assolutamente sapere”, gli disse Blaine, sorridendogli.

Kurt finse di pensarci su, anche se aveva la domanda pronta già da un po’.

“Dopo questo ragazzo…ce ne sono stati altri?”, chiese Kurt, cercando di nascondere il suo imbarazzo.

“Sì…c’è stato un ragazzo ancora al liceo, era un commesso di Gap…siamo usciti qualche volta, ma niente di che…la mia prima vera relazione l’ho avuta il mio primo anno a New York. Io stavo studiando per entrare nell’FBI, lui per diventare uno stilista. Il problema nella nostra relazione era la trasparenza. Io non potevo raccontargli niente di quello che facevo durante la giornata, e questo lui lo prendeva come un segno che lo stavo tradendo…quindi mi ha lasciato. È stato un brutto colpo all’inizio, era stato il primo per tante cose, però poi mi sono reso conto che non lo amavo davvero. E da quel giorno sono single”, riassunse Blaine.

“Che stronzo”, borbottò Kurt.

Blaine ridacchiò. “Sì, abbastanza”, rispose.

Rimasero in un silenzio amichevole per un po’.

“Sai che Carole non è mia madre, vero?”, chiese Kurt ad un certo punto.

“Sì”, rispose confuso Blaine.

“Mia madre si chiamava Elizabeth. Era una persona fantastica, la persona che più amavo al mondo. Mi ricordo che, quando ero piccolo, giocava sempre con me con le Barbie. Lei sapeva già come sono. E mi accettava, mi amava. Grazie al cielo, io e mio padre abbiamo un rapporto molto simile a quello che avevo con mia madre. Insomma, non giochiamo con le Barbie, però fa lo stesso…e ho trovato in Carole una figura materna…”, disse Kurt.

Blaine strinse le labbra, poi si tirò su e abbracciò Kurt.

“Grazie di esserti fidato, prima”, disse ad un certo punto Blaine, mettendo fine all’abbraccio e tirandosi indietro per guardarlo negli occhi.

Kurt sorrise, alzando appena le spalle.

“Io mi fido degli amici e delle persone a cui voglio bene”, sussurrò.

Blaine chinò il capo; quella frase lo colpì molto più di quanto avrebbe dovuto fare.

“E sono felice che tu ti fidi abbastanza di me da raccontarti del tuo vero te”, aggiunse Kurt, sorridendo appena.

Blaine alzò gli occhi e restituii il sorriso.

Stava per parlare, quando il cellulare di Kurt vibrò.

Il ragazzo lo prese e lesse velocemente il messaggio, un piccolo sorriso che gli comparve sulle labbra.

“È Rachel. Non verrà nessuno a casa per le prossime sei ore”, annunciò, riponendo il cellulare nella tasca dei jeans, senza rispondere, al messaggio.

“E come hai fatto a convincerla?”, chiese Blaine, curioso.

Kurt alzò le spalle, arrossendo improvvisamente e guardando interessato il muro della stanza.

“Le ho fatto capire che non vogliamo essere disturbati perché stiamo festeggiando da soli per la vittoria…”, disse in un sussurro.

“Oh, che bello che abbiamo vinto…aspetta, festeggiare da soli?”, chiese Blaine, e al solo pensiero un sorrisino malizioso gli comparve sulle labbra.

Si tolse quelle immagini vivide di lui e Kurt che festeggiavano da soli la vittoria dalla testa, maledicendosi mentalmente.

“Già…era l’unico modo per tenere lontani tutti”, rispose Kurt, voltandosi di nuovo verso Blaine.

“Quindi adesso stiamo…insieme?”, chiese Blaine.

“Credo qualcosa del genere, sì…non sono tipo da una botta e via, quindi non ci crederebbe mai nessuno…”, rispose Kurt, decisamente imbarazzato dalla direzione che aveva preso il discorso.

Blaine si alzò con un salto dal letto.

“Bene, fidanzato”, disse Blaine, facendo un inchino decisamente forzato e ridicolo.

“Per dichiarare ufficialmente la nostra unione propongo un duetto”, continuò.

Kurt alzò le sopracciglia, perplesso.

Poi ci rifletté; effettivamente, non c’era modo migliore di convincere su qualcosa persone abituate a cantare che con una canzone.

“A cosa stai pensando?”, chiese quindi Kurt, incrociando le gambe e voltandosi per guardarlo.

“Non saprei…a te cosa piacerebbe cantare?”, chiese Blaine.

“Ti farò sapere”, rispose Kurt, sorridendogli.

Blaine ricambiò il sorriso, tornando poi a sedersi accanto a lui.

“Sai, pensavo una cosa”, disse a un tratto Kurt.

Blaine lo guardò incuriosito.

“Voglio un nome in codice”, continuò, e poi si voltò verso Blaine per vedere la sua reazione.

Scoppiò a ridere, e Kurt si imbronciò.

“Kurt, non c’è nessun bisogno di un nome in codice, non siamo mica coinvolti in una missione di spionaggio!”, esclamò Blaine, cercando di farlo ragionare.

“Fa niente, voglio comunque un nome in codice”, ripeté l’altro, incrociando le braccia al petto.

“Va bene, allora…ti accontento…che nome vorresti?”, chiese Blaine, ancora ridacchiando.

“Mmm…fammi pensare…oh, sì, trovato! Porcellana!”, esclamò Kurt, sorridendo soddisfatto di sé stesso.

“Porcellana?”, chiese Blaine, dubbioso, un sopracciglio alzato.

“Sì, porcellana, come mi chiama…oh, ma tu ancora non l’hai conosciuta!”, esclamò Kurt, rendendosene conto solo in quel momento.

“Conosciuta chi?”, chiese Blaine.

“La coach dei Cheerios, Sue Sylvester…come fai a non averla ancora conosciuta, diamine?”, chiese Kurt, stupito.

Blaine alzò le spalle.

Stava per rispondere, quando il suo cellulare iniziò a suonare.

Lesse il numero e subito si fece serio, alzandosi dal letto, accettando la chiamata e portando il ricevitore all’orecchio.

“Agente Anderson”, rispose, voltandosi verso l’armadio, dando le spalle a Kurt.

La telefonata durò meno di un minuto, durante il quale Kurt rimase seduto sul letto, guardando Blaine ansiosamente.

Quando Blaine riattaccò, si voltò verso Kurt.

“L’hanno preso. E stanno cercando di fargli confessare chi l’ha mandato ma…non vuole aprire bocca. Comunque è tutto a posto adesso, è in prigione e non ne uscirà probabilmente”, gli dissi, guardandolo dall’alto verso il basso.

“Comunque ora dovremo stare molto più attenti. Fino a oggi non eravamo certi che i sospetti di tuo padre fossero fondati, la mia presenza era solo una precauzione. Ma adesso…”, sussurrò Blaine, inginocchiatosi davanti a Kurt.

Il più piccolo si lasciò sfuggire una piccola smorfia di paura, e poi si abbassò e si rifugiò tra le braccia di Blaine.





NDA
Salve a tutti! Come purtroppo vi avevo avvisato nel capitolo precedente, l'aggiornamento è arrivato un po' tardi...però ce l'ho fatta!
Che dire su questo capitolo...mmm...la trama è piuttosto piena, succedono parecchie cose...prima le regionali, poi la fuga di Blaine e Kurt, e poi il pomeriggio passato a casa Hummel-Hudson....a proposito di questi momenti, ho inserito un po' di fluff, però con moderazione, perchè dobbiamo sempre ricordarci che Blaine è un agente dell'FBI, e sta lavorando teoricamente, quindi si fa un po' di scrupoli...ma le cose ovviamente cambieranno....:D...in questo capitolo c'è anche la spiegazione del titolo, che proseguirà più dettagliatamente nel prossimo o fra al massimo 2 capitoli...
A proposito dei prossimi capitoli, vorrei chiedervi un consiglio, è una cosa su cui sono ancora un po' indecisa...come avrete capito (?) la storia è ambientata nella terza stagione, quindi mi viene spontaneo chiedermi...preferite che gli altri personaggi abbiano la stessa storyline di glee, o preferite che cambi tutto? in poche parole, preferite che Quinn abbia l'incidente o no? Potrebbe essere carino far girare la Klaine attorno a Quinn nel prossimo capitolo...però non so, ditemi voi...
Bene, fatte queste inutili fondamentali precisazioni, ringrazio tutti quellio che hanno aggiunto a ricordate, seguite e preferite la storia, tutti quelli che hanno letto lo scorso capitolo e questo, e tutti quelli che si prendono due minuti per recensire...grazie mille, davvero <3
Un bacio alla mia beta betucciola Adelina, che ho tirato scema ieri sera per farle betare, e vi saluto tutti al prossimo capitolo!
Un bacio!


Giuls

 


  
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