Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |       
Autore: DA_translations    01/05/2012    2 recensioni
- Ci rivedremo nella prossima vita -
- Sì. Aspetterò -
Due giovani studenti, tormentati dallo stesso sogno fin da quando erano piccoli, si incontreranno. Ma sarà per caso o per destino? Come si comporteranno quando si incontreranno?
Per scoprirlo non vi resta che entrare e leggere.
ATTENZIONE: questa è una traduzione, non è farina del mio sacco. L'autrice è Saharen sul sito deviantART. Per chi volesse leggere la storia in lingua originale ho inserito un link nelle note finali del primo capitolo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Per favore, fermatevi a leggere le note in fondo al capitolo, quando l’avrete finito. Grazie.

AXEL POV
Fui attraversato da un dolore atroce. Abbassai lo sguardo verso il mio stomaco, fonte di quella pena, accorgendomi che la tunica di pelle nera che indossavo aveva un largo strappo su un lato, all’altezza di petto e addome. 
Guardai alternativamente le mie mani, per nulla sorpreso di vedere che reggevano debolmente quelli che sembravano due dischi spinati. 
Di nuovo quel sogno… 
- Axel… - 
Quella voce mi fece sollevare lo sguardo, come aveva sempre fatto. Davanti a me uno sconosciuto, il familiare sconosciuto che qui e solo qui io conoscevo, il ragazzo che mi tormentava sin da quando ero un bambino. Il sogno era sempre lo stesso, cambiava molto di rado, ma lui era sempre presente.
Sapevo esattamente cosa avrei detto di lì a poco e anche l’esatto tono di voce con cui avrei parlato. Non avevo nessun controllo su questo, niente di quanto avrei potuto tentare avrebbe cambiato quel momento.
- Ci rivedremo nella prossima vita – 
- Sì. Aspetterò – 
- Sciocco. Solo perché tu hai una prossima vita – 

Balzai a sedere, gli occhi spalancati. Mi guardai attorno, il petto che si alzava e abbassava al ritmo veloce del mio respiro affannato. Artigliai con una mano le lenzuola e mi mordicchiai ansioso il labbro inferiore, sentendo una strana solitudine fluirmi in tutto il corpo.
Ricordavo benissimo la prima volta che avevo fatto quel sogno. Mi ero precipitato in lacrime nella camera dei miei genitori, dicendo disperato che il mio migliore amico, il mio amico del cuore era scomparso. Che anche se aveva promesso che ci saremmo rivisti io non gli credevo.
Fu in quel periodo che quel sogno divenne un’ossessione e iniziai a parlare insistentemente di questo “Roxas” come del mio unico amico, l’unico che mi piacesse; fu in quel periodo che i miei genitori iniziarono seriamente a preoccuparsi per la mia salute mentale. Mi portarono da dottori e psichiatri, mi furono prescritti un sacco di psicofarmaci che avrebbero dovuto far scomparire gli incubi e offrirmi un sonno ristoratore. Tuttavia il loro unico effetto fu di peggiorare ulteriormente la situazione: i sogni divennero più vividi. Iniziai a descrivere com’ero, cosa indossavo; dissi che potevo controllare il fuoco.
Fu quando compii 15 anni che cominciai seriamente a diventare la persona che ero nei miei sogni. I miei genitori si arresero all’evidenza. Lasciarono che tingessi i miei capelli corvini del colore delle fiamme e mi firmarono il permesso che serviva per tatuarmi una lacrima capovolta sotto entrambi gli occhi. Tuttavia all’inizio si rifiutarono di chiamarmi Axel, nonostante io insistessi tanto, anche con violenza a volte. Ma poi fallirono anche in questo. Dimenticarono di continuare a chiamarmi Brannan, visto che tutti si rivolgevano a me usando l’altro nome.
Spinsi via lentamente le coperte, spostando lo sguardo sulla finestra. Adesso avevo 18 anni, ero uno studente “anziano” nella mia scuola superiore. Uno studente onorario, candidato a diplomarmi con il massimo dei voti. Facevo anche parte della squadra di dibattito; niente di cui andar fieri, in realtà, ma valorizzava la mia abilità naturale di rigirare le persone come volevo attraverso le parole. I miei genitori pensavano che il dibattito fosse migliore, per me, della compagnia dei miei amici. Questo dopo avermi visto far piangere un bullo con il semplice espediente di ritorcere le sue stesse parole contro di lui, inducendo tutti gli altri a ridergli dietro.
Lanciai un’occhiata all’orologio: un’ora abbondante prima che cominciassero le lezioni. Era sempre così quando avevo uno di quei sogni, andava a finire che arrivavo a scuola con molto anticipo e sedevo sui gradini, cercando di ignorare il senso di solitudine che mi rimaneva dentro. Il fatto che l’immagine di quel viso mi aggredisse ogni volta che battevo le palpebre non mi aiutava.
Indossai la solita maglia e i jeans consumati e gettai in cartella i libri necessari per la giornata. Una volta chiusa silenziosamente la porta della mia camera alle mie spalle, esitai davanti alla stanza di mia sorella, che parlava al telefono in tono mieloso con qualche amica – o con il fidanzato. Ancora una volta la sua affollatissima vita sociale l’aveva tenuta sveglia tutta la notte. A volte mi comportavo come se non mi importasse di ciò che faceva, a volte semplicemente la invidiavo. 
Non ero un asociale, non lo ero mai stato, né ero scortese con gli altri: non scoraggiavo le interazioni sociali. Semplicemente le mie aspettative per quanto riguardava l’amicizia erano molto alte. Nessuno sembrava valere nemmeno la metà del ragazzo che vedevo nei miei sogni, colui che mi aveva fatto quella promessa, anche se effettivamente non l’avevo ancora incontrato. Quel che ragazzo era sempre circondato da un alone di innocenza e gentilezza, colui che mi rendeva felice.
Quello era probabilmente il motivo per cui aspettavo con ansia quei sogni, anche se mi facevano sentire solo. Probabilmente mi ero innamorato di questo Roxas. Forse era per quello che le ragazze della mia scuola non avevano mai avuto fortuna e io ero felicemente single.
Un piccolo verso mi sfuggì dalle labbra mentre scendevo al piano di sotto. Afferrai una mela e uscii di casa.
Volendo indugiare su quei pensieri un altro po’ mi sedetti sui gradini della veranda per ammirare il sole nascente. Non pensavo mai di essere depresso, perché non lo ero. Semplicemente ero avido della speranza che qualcuno, da qualche parte, mi stesse aspettando, anche se era un pensiero malinconico. Era una tristezza che mi infliggevo volontariamente. Chiamatemi masochista, se vi pare. 
A volte pensavo: se mi fossi unito a un gruppo di recupero per casi come il mio, come diavolo avrei dovuto presentarmi?
“Ciao, sono Brannan McNeal, ma preferisco essere chiamato Axel, come la persona che divento nei miei sogni. Sono innamorato di un ragazzo di nome Roxas, che incontro solo quando dormo”
Lo dissi ad alta voce, per vedere che effetto avrebbe fatto e non potei fare a meno di ridere di me stesso, mordendo la mia mela. Di sicuro sarei stato definito solo come pazzo.

Note alla traduzione
Alcuni capitoli potranno sembrare un po’ lenti, ma a mio parere la storia ne vale la pena. Pubblicherò il prossimo tra pochi di giorni per il secondo punto di vista. Per il resto dovrei attenermi al ritmo di un capitolo ogni 5-7 giorni.
Vi prego di lasciarmi un parere perché è la mia prima traduzione ufficiale e ho promesso all’autrice della storia di passarle i vostri commenti (opportunamente tradotti in inglese). 
Sono disponibile a dare delucidazioni su qualsiasi dubbio possiate avere sulla storia. Consigli e critiche ai fini del miglioramento della traduzione sono ben accetti.
Dimenticavo: per chi volesse leggere la storia in lingua originale vi do il nome dell'autrice. Seguite questo link Saharen e cliccate sulla gallery dell'autrice. Purtroppo dovrete aprire i capitoli uno alla volta perchè non c'è il collegamento tra uno e l'altro, ma ci si adatta facilmente ;)
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: DA_translations