C’era una volta, in una fattoria nel
più sperduto far west, un cowboy di nome Walter che aveva
una pecorella la cui
lana, se filata a dovere, si trasformava in puro oro. Sapeva che se
qualcuno
avesse scoperto della sua esistenza avrebbe tentato di rubarla e temeva
anche
che gli animali selvaggi la potessero uccidere, così che la
sua fortuna sarebbe
finita per sempre. Rinchiuse quindi il tenero animaletto un una grotta
scavata
sotto terra, in un posto che solo lui conosceva, e non la
lasciò più uscire. La
pecorella era sempre sola e sempre molto triste e piangeva spesso ma
nessuno la
andò mai a liberare. Per molti anni l’unica
persona che vide fu Walter il
cowboy.
Molti in città però si chiedevano
con quel cowboy figlio di nessuno fosse riuscito a fare la sua fortuna
e un
giorno l’uomo, ubriaco, si lasciò scappare
dell’esistenza di una pecorella
dalla lana d’oro che “Dio gli aveva donato per i
suoi meriti” ma senza aggiungere
altri particolari. Nello stesso giorno, allo stesso saloon, era seduto
in
ascolto anche un altro uomo, un certo John Edgar Wolf, un bandito, un
ladro di
bestiame di poco conto che pensò subito a come sottrarre la
mitica pecora a
quel cowboy.
Iniziò quindi a seguirlo giorno e
notte, lo pedinò senza farsi scoprire ma il cowboy non
andò mai dove era
custodita la pecora. Eppure a giorni alterni andava alla fonderia per
trasformare dei gomitoli di lana d’oro in monete. John non
capiva come fosse possibile,
lo seguiva sempre, lo spiava ma non era mai andato in un posto che non
fosse
casa sua, la chiesa o il saloon. Al ladro venne quindi in mente che la
pecorella era nascosta in uno di questi tre posti e decise di iniziare
a
cercare a casa del cowboy. Aspettò che lui andasse in chiesa
e aggiunse alla
lista dei suoi reati anche l’effrazione: scassinò
la porta d’entrata e iniziò a
cercar in lungo e in largo un passaggio segreto finché,
nascosto dietro un
pannello mobile nello studio, trovò l’entrata ad
un corridoio che scendeva per
parecchi metri sotto terra, fino ad una porta che l’uomo non
ebbe difficoltà ad
aprire.
Si ritrovò in uno spazio angusto e
scuro, rischiarato da appena un paio di torce, ricolmo fino al soffitto
da
tanta lana grezza. Al centro di questa fredda camera c’era un
fuso a cui stava
seduta una ragazzina con i capelli biondi e mossi così
lunghi che scomparivano
nell’oscurità della stanza
-Chi siete?- chiese la ragazza,
spaventata
-Non vi spaventate signorina, non
sono qui per farvi del male- le disse gentilmente mentre si guardava
attorno
per trovare la pecorella –sto cercando solo una cosa, quando
l’avrò trovata me
ne andrò subito- le disse ma la ragazza non lo stava
ascoltando, guardava la
porta dalla quale il ladro era arrivato con sguardo stupito
-Come avete fatto ad entrare?- gli
chiese la ragazza
-Ho forzato la serratura- gli
rispose il ladro mentre cercava il vello lanoso della pecora fra quelle
montagne di lana dalla strana consistenza
-E perché?- insistette la ragazza
-Per la pecora che fa la lana d’oro-
-Ma qui non c’è nessuna pecora- gli
disse la ragazza
-Come?-
-Bhe… ci sono solo io, nessuna
pecora, nessun’altro essere vivente scende mai qua
giù-
-Ci siete solo voi- ripeté il ladro
-Si-
-E che fate tutto il tempo qui giù
da sola?-
-Trasformo i miei capelli in oro-
-I vostri capelli?- ripeté stupito
il ladro
-Si, i miei capelli- rise la ragazza
indicando con un cenno della mano le montagne di quella che al ladro
era
sembrata tutta lana
-Quindi voi siete la pecorella!-
esultò John
-Pecorella?- ripeté a sua volta la
ragazza, perplessa
-Voi siete la fortuna nascosta del
cowboy, finalmente vi ho trovato!- esultò il ladro
–e ora vi rubo- se la caricò
in spalla senza sforzo e uscì fra le urla e le domande della
ragazza che non
capiva cosa stesse succedendo. Appena uscirono all’aperto
però la ragazza si
azzittì di colpo
-È splendido- sussurrò incantata
-Cosa?- le chiese il ladro perplesso
-Il sole, il cielo, il vento, la
terra, tutto quanto è stupendo!- il ladro la mise a terra,
trattenendola
comunque per un braccio perché non potesse scappare e la
ragazza lo guardò
perplessa
-Da quanto eravate chiusa in quel
buco là sotto?-
-Anni, forse secoli… in realtà non
so esattamente… il tempo era sempre uguale, lento e
noioso… un ora come un anno
e un anno equivale all’eternità… -
-Vi prometto signorina- le disse il
ladro prendendole teneramente le mani fra le sue –vi prometto
che se mi
seguirete io non vi rinchiuderò mai in un luogo come quello-
-Me lo giurate?-
-Sul mio onore di ladro- le rispose
con un sorriso
-Va bene, accetto-
-Ottimo! Allora adesso andiamocene
di quei prima che ci scoprano-
-Solo una cosa, signore- lo fermò la
ragazza –i miei capelli: dovete tagliarli… - il
ladro si accorse solo allora
che i capelli della giovane erano così lunghi da scomparire
all’interno della
casa. Non potevano di certo trascinarsi dietro così tanti
capelli ma al ladro
non piaceva l’idea di tagliarglieli, in fondo era da quei
capelli che la
ragazza faceva l’oro. Con un sospiro il ladro prese il
coltello e tagliò i
capelli della ragazza circa a metà schiena. Prese poi una
bisaccia e ne stipò
all’interno il più possibile così che
potessero essere filati in seguito
-Sarebbe doveroso da parte mia però
dirvi un’altra cosa, signor… ?-
-Wolf, John Wolf- si presentò il
ladro
-Ecco signor Wolf io… io non sono
una ragazza… mi sembrava giusto informarvene- il ladro la
guardò davvero
stupito. La ragazza portava un lungo e logoro vestito che assomigliava
tanto ad
una camicia da notte stretta in vita di una cintura sbrindellata, aveva
un
fisico sottile e non era molto alta. Aveva un visino dolce e angelico,
contornato dai capelli biondi, la pelle nivea, occhi azzurri con lunghe
ciglia
e labbra color ciliegia. Aveva persino una vocina sottile e dolce,
decisamente
non sembrava un ragazzo
-Dite il vero? Siete un ragazzo?-
gli chiese il ladro stupito. La ragazza gli prese una mano fra le sue e
se la
portò all’inguine, togliendo al ladro ogni dubbio
sul suo sesso
-Mi chiamo Matthew, molto piacere- si
presentò con un sorriso.
Per quasi un anno il ladro e Matthew
dovettero scappare dal cowboy. Vissero di stenti, rubando per
sopravvivere e
sfuggendo ad innumerevoli trappole, diretti in Mexico dove speravano di
trovare
un rifugio sicuro.
Il Mexico era una terra arida e
desolata, molto pericolosa. Wolf sapeva a cosa andavano incontro quando
aveva
decido di passare il confine e sapeva che non sarebbe stata una
passeggiata
sopravvivere. Matthew invece si fidava soltanto, ingenuo come poteva
essere un ragazzo
che non aveva mai visto niente del mondo.
Alla frontiera avevano voluto
controllare ogni oggetto in loro possesso ed erano stati tenuti sotto
il sole
cocente per così tanto tempo che Matthew si era persino
sentito male. Alla fine
però erano riusciti a passare e ora li attendeva una vita
più tranquilla.
Dovevano solo filare e fondere un po’ di lana d’oro.
-John! John! Ti vuoi svegliare? Su,
dobbiamo muoverci!- il ladro aprì gli occhi, per nulla
entusiasta del risveglio
-Che c’è? Perché mi hai
svegliato?-
borbottò
-Mi hai detto tu di svegliarti
quando spuntava il sole, non ti ricordi?-
-Si, si- brontolò stiracchiandosi.
Il sole era appena sopra la linea dell’orizzonte e
c’era ancora abbastanza
fresco. Di lì a poche ore sarebbe stato un inferno
però ancora si stava bene.
Matthew era pimpante e allegro come solito mentre armeggiava intorno al
fuoco.
Gli passò una tazza di caffè e una ciotola di
cibo colma
-Ho fatto uova e carne di cervo per
colazione- lo informò il ragazzo sedendosi accanto a lui a
mangiare
-Ti amo lo sai?- gli chiese retorico
il ladro mentre mangiava avidamente
-Anch’io ti amo- gli sorrise l’altro
sinceramente, mentre gli lasciava un bacio sulla guancia. John si
intenerì e lo
abbracciò
-Sei la pecorella più tenera e dolce
che io abbia mai incontrato- gli disse fra un bacio e una carezza
-Smettila con questa storia della
pecorella- gli disse mettendo il broncio –io sono un essere
umano, un maschio!-
-E sei anche un bell’esemplare- rise
il ladro
-Smettila! Altrimenti io inizio a
chiamati lupastro!- lo minacciò Matthew
-Ma io sono un lupo, infatti ti
mangio tutto, tutte le sere!-
-Non tutte- rise il ragazzo
-Ogni tanto dovrò pur riposarmi
anch’io- gli rispose il ladro mentre appoggiava a terra la
sua ciotola e quella
del ragazzo –però se vuoi sono già
pronto per un'altra caccia- Matthew rise e
si lasciò docilmente stendere a terra
-Signor lupo cattivo, la prego, non
mi faccia del male- lo supplicò il ragazzo cercando di non
ridere
-Piccola pecorella, se sarai brava e
farai tutto quello che ti dico vedrai che non ti succederà
niente di male- gli
disse il ladro mentre gli apriva la camicia, accarezzandolo e
baciandolo sul
petto
-Me lo promette signor
lupo?- gli chiese Matthew, svestendolo
a sua volta
-Hai la mia parola d’onore- gli
rispose John mentre lo baciava e andava ad accarezzarlo al di sopra dei
pantaloni. Matthew mugolò eccitato e intrufolò a
sua volta la mano dentro i
pantaloni del ladro. Finirono entrambi in pochi istanti nudi ed
eccitati a rotolarsi
per terra, mentre il sole si alzava impietoso in cielo
-Cos’è stato?- si bloccò
di colpo il
ladro fra i gemiti di protesta dell’altro ragazzo
–aspetta, fa silenzio-
l’ammonì. Matthew fece del suo meglio per stare
zitto e fermo, anche se non era
semplice quando era ancora così eccitato e con John ancora
dentro di lui che
non si muoveva
-Che succede? Perché ti sei
fermato?- si lamentò Matthew
-Un rumore, fa silenzio ora- lo
ammonì mente si alzava e imbracciava il fucile. Il ragazzo
si rivestì, anche se
era una tortura. Ci fu il boato di uno sparo e delle urla seguiti da
un'altra
serie di colpi –Bandidos-
ringhiò
John –dobbiamo andarcene subito- gli ordinò mentre
si rivestiva a sua volta
-Questa me la paghi, comunque-
borbottò Matthew, ancora tremendamente eccitato
-Troverò il modo per farmi
perdonare- rise il ladro mentre lo baciava sulla guancia.
Matthew si svegliò di soprassalto,
aveva sentito un rumore, fece per dirlo a John ma non lo
trovò accanto al fuoco
con lui. Si guardò attorno spaesato e irrequieto
-Il ladro è andato- si sentì dire da
una figura in ombra –l’ha steso poco fa uno dei
miei uomini-
-Chi sei?- gli chiese spaventato
Matthew
-Come! Non mi riconosci?- gli chiese
la figura avvicinandosi al fuoco e confermando i peggiori dubbi del
ragazzo
-Walter, come hai fatto a trovarmi?-
-Mio piccolo tesoro, lo dovresti
sapere che sono capace di tutto se si tratta di te- gli dissi
l’uomo,
sorridendo in quella maniera falsa e cattiva che Matthew conosceva
bene. Lo
prese per un braccio e lo strattonò per farlo alzare
–adesso è ora che torniamo
a casa, non ti manca casa tua?-
-No! Non voglio!- urlò Matthew
spaventato –non mi trascinerai di nuovo in quel buco!- il
cowboy non smise di
sorridere e lo trascinò senza fatica fino al cavallo
-Ora tu mi seguirai senza fiatare e
tornerai a filare l’oro per me altrimenti userò
tutte le peggiori torture
conosciute su di te-
-No, non lo farò mai più! Non
filerò
mai più per te!- avrebbe preferito la tortura e la morte
piuttosto che tornare
in quel buco dopo che era stato per così tanto tempo libero
e felice
-Allora penso che mi divertirò con
quel tuo amico ladro- sibilò Walter –e dopo, se
non morirà per le torture, lo
consegnerò allo sceriffo che lo farà impiccare
alla prima occasione-
-Non lo puoi fare- rabbrividì
Matthew
-Oh… si che posso farlo- gli rispose
il cowboy sorridendo in quella maniera meschina –ma visto che
so bene quanto ci
tieni a quello schifosissimo ladro ti faccio una proposta: tu torni
indietro
con me e riprendi a filare la tua lana d’oro e io, in cambio,
lascerò in pace
il tuo amico-
-Prometti che non gli farai del male
e non lo darai alla legge?-
-Lo giuro sul mio onore- gli rispose
Walter e Matthew non poté fare altro che accettare.
Mattew si sedette al fuso e lo
preparò per filare. La sua prigione non era cambiata
minimamente da quando se
ne era andato, ancora piena dei suoi capelli che neppure in tutta la
vita
sarebbe riuscito a filare, umida, puzzolente e scura. Walter aveva
aggiunto un
paio di torce per farlo contento ma non cambiava la realtà
dei fatti: era di
nuovo prigioniero in quel buco. Il ragazzo sentiva la mancanza del
mondo, del
sole, dell’aria torrida ma soprattutto gli mancava John. Non
riusciva a non
pensare a lui, a non preoccuparsi. Voleva vederlo, voleva abbracciarlo,
sentire
ancora il suo calore e i suoi baci. Gli mancava la sua risata e le sue
battute
sconce. Gli mancava persino essere chiamato
“pecorella”, e lui odiava qual
nomignolo.
Era così triste e preso a pensare a
John e a tutto quello che aveva perso che non si accorse subito che la
lana che
stava filando non era affatto d’oro.
John si portò una mano alla fronte,
spostando i capelli. Aveva la febbre, una di quelle brutte, e stava
davvero
malissimo. Il male peggiore però non era quello fisico ma la
tremenda
solitudine a cui ormai era relegato. Matthew non c’era
più e lui quasi non se
ne riusciva a capacitare. La notte si svegliava e lo cercava, per poi
ricordarsi
che non c’era. Allora prendeva quel dannato foglio che era
l’unica cosa che gli
era rimasta di lui e imprecava
“Torno
con Walter, non mi cercare. Ormai mi sono stancato di te e voglio
ritornare con
lui. Stammi bene lupo. Matthew.”
L’aveva scritta Matthew ma le parole
non erano sue. Solo quel “stammi bene lupo” era
opera sua, tutto il resto era
quello che quello stronzo di un cowboy gli aveva imposto di scrive.
Matthew era
felice di stare con lui, non sarebbe mai tornato in quel buco dove lo
costringeva
il cowboy. John li aveva inseguiti e aveva cercato di liberare Matthew
in tutti
i modi ma Walter aveva assoldato dei mercenari che non gli davano la
possibilità neppure di avvicinarsi e che, quando il ladro
aveva tentato una
mossa troppo imprudente, non avevano avuto remore a sparargli. La
ferita si era
poi infettata e il ladro si era ammalato. Non intendeva però
rinunciare: si
sarebbe ripreso Matthew ad ogni costo.
E poi se lo ritrovò sulla soglia di
casa, tutto sporco e bagnato, tremante come un pulcino
-Ciao- lo salutò Matthew quando il
ladro aprì la porta, rimanendo imbambolato a guardarlo
–Warren mi ha… - cercò
di spiegare il ragazzo ma John lo abbracciò di slancio,
baciandolo sulle labbra
come se ne andasse della sua stessa vita
-Dio, quanto sono felice di
rivederti!- gli sussurrò mentre lo teneva stretto a
sé, baciandolo su tutto il
viso
-Anch’io lo sono-
-Ma come sei arrivato fin qui? Sei
scappato? Sei ferito?- gli chiese apprensivo
-Sto bene- lo rassicurò –Warren mi
ha lasciato andare-
-Com’è possibile? Dopo che ci ha
inseguito persino in Mexico? Perché l’ha fatto?-
non ebbe risposta, il ragazzo
schivò il suo sguardo e il ladro lo richiamò
dolcemente –Che è successo? Perché
non parli? Matthew… - fu quel nome, sussurrato con dolcezza,
che lo riscosse e
lo convinse
-Non so più fare la lana d’oro- gli
confessò con voce tramante –continuo a filare come
ho sempre fatto ma tutto quel
che ne viene fuori è semplice lana… non riesco
più a trasformarla in oro-
Matthew aveva paura in quel momento. Temeva che ora anche John
l’avrebbe
cacciato. In fondo era un ladro, lui viveva per i soldi. Invece John
l’abbracciò e lo vide sorridere
-Non preoccuparti- gli disse mentre
gli accarezzava le guance –non importa se non riesci
più a fare l’oro… a me va
bene anche così, l’importante è che tu
sia qui, che sia tornato da me- Matthew
sentì come se tutto il dolore e la paura che aveva provato
fino a quel momento
si fossero dissolte nel nulla, tutt’a un tratto. John non era
Warren. Lui non
l’avrebbe lasciato.
Passarono lunghi anni insieme, senza
più dover sfuggire a Warren, ma solo a qualche cacciatore di
taglie e sceriffo
che volevano rinchiudere in prigione John che intanto continuava con il
suo
lavoro di ladro di mandrie. Matthew rimase al suo fianco, imparando
come
contraffare i marchi sul bestiame e aiutandolo nelle razzie. Non era
una vita
facile la loro e alle volte si trovavano in serie ristrettezze
economiche e
dovevano cacciare e rubare in città per avere qualcosa da
mangiare e non
morire. In realtà, di tanto in tanto, quando proprio la
situazione era molto
brutta, Matthew raccattava da in fondo ad una delle sue bisacce il suo
fuso,
qualche vecchia ciocca di capelli e li tramutava in oro. Non
l’aveva mai detto
a nessuno, neppure a John, ma il suo dono non era scomparso,
semplicemente non
l’aveva più voluto usare. Sapeva che Warren non
l’avrebbe mai lasciato andare,
così si era inventato un balla: quella di non riuscire
più a filare l’oro e
aveva deciso di affrontare qualsiasi tortura il cowboy avesse
escogitato per
lui. E Warren l’aveva torturato, l’aveva quasi
portato alla morte, per poi cacciarlo
-Quel ladro non ti vorrà- gli aveva
detto il cowboy poco prima di buttarlo fuori di casa –a cosa
potresti servirgli
ora? Non porti più rendita, sei solo un peso, anche lui ti
abbandonerà appena
verrà a sapere che il tuo dono è sparito, che Dio
se l’è ripreso- ma Warren si
sbagliava, John non era interessato alla lana d’oro, non
più.
Anche se covava quel segreto,
Matthew passò il resto della sua vita felice, insieme a John.