Storie originali > Favola
Ricorda la storia  |      
Autore: bloodingeyes    01/05/2012    3 recensioni
C’era una volta, in una fattoria nel più sperduto far west, un cowboy di nome Walter che aveva una pecorella la cui lana, se filata a dovere, si trasformava in puro oro.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Dal Nome alla Storia - Only slash'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

            C’era una volta, in una fattoria nel più sperduto far west, un cowboy di nome Walter che aveva una pecorella la cui lana, se filata a dovere, si trasformava in puro oro. Sapeva che se qualcuno avesse scoperto della sua esistenza avrebbe tentato di rubarla e temeva anche che gli animali selvaggi la potessero uccidere, così che la sua fortuna sarebbe finita per sempre. Rinchiuse quindi il tenero animaletto un una grotta scavata sotto terra, in un posto che solo lui conosceva, e non la lasciò più uscire. La pecorella era sempre sola e sempre molto triste e piangeva spesso ma nessuno la andò mai a liberare. Per molti anni l’unica persona che vide fu Walter il cowboy.

            Molti in città però si chiedevano con quel cowboy figlio di nessuno fosse riuscito a fare la sua fortuna e un giorno l’uomo, ubriaco, si lasciò scappare dell’esistenza di una pecorella dalla lana d’oro che “Dio gli aveva donato per i suoi meriti” ma senza aggiungere altri particolari. Nello stesso giorno, allo stesso saloon, era seduto in ascolto anche un altro uomo, un certo John Edgar Wolf, un bandito, un ladro di bestiame di poco conto che pensò subito a come sottrarre la mitica pecora a quel cowboy.

            Iniziò quindi a seguirlo giorno e notte, lo pedinò senza farsi scoprire ma il cowboy non andò mai dove era custodita la pecora. Eppure a giorni alterni andava alla fonderia per trasformare dei gomitoli di lana d’oro in monete. John non capiva come fosse possibile, lo seguiva sempre, lo spiava ma non era mai andato in un posto che non fosse casa sua, la chiesa o il saloon. Al ladro venne quindi in mente che la pecorella era nascosta in uno di questi tre posti e decise di iniziare a cercare a casa del cowboy. Aspettò che lui andasse in chiesa e aggiunse alla lista dei suoi reati anche l’effrazione: scassinò la porta d’entrata e iniziò a cercar in lungo e in largo un passaggio segreto finché, nascosto dietro un pannello mobile nello studio, trovò l’entrata ad un corridoio che scendeva per parecchi metri sotto terra, fino ad una porta che l’uomo non ebbe difficoltà ad aprire.

            Si ritrovò in uno spazio angusto e scuro, rischiarato da appena un paio di torce, ricolmo fino al soffitto da tanta lana grezza. Al centro di questa fredda camera c’era un fuso a cui stava seduta una ragazzina con i capelli biondi e mossi così lunghi che scomparivano nell’oscurità della stanza

            -Chi siete?- chiese la ragazza, spaventata

            -Non vi spaventate signorina, non sono qui per farvi del male- le disse gentilmente mentre si guardava attorno per trovare la pecorella –sto cercando solo una cosa, quando l’avrò trovata me ne andrò subito- le disse ma la ragazza non lo stava ascoltando, guardava la porta dalla quale il ladro era arrivato con sguardo stupito

            -Come avete fatto ad entrare?- gli chiese la ragazza

            -Ho forzato la serratura- gli rispose il ladro mentre cercava il vello lanoso della pecora fra quelle montagne di lana dalla strana consistenza

            -E perché?- insistette la ragazza

            -Per la pecora che fa la lana d’oro-

            -Ma qui non c’è nessuna pecora- gli disse la ragazza

            -Come?-

            -Bhe… ci sono solo io, nessuna pecora, nessun’altro essere vivente scende mai qua giù-

            -Ci siete solo voi- ripeté il ladro

            -Si-

            -E che fate tutto il tempo qui giù da sola?-

            -Trasformo i miei capelli in oro-

            -I vostri capelli?- ripeté stupito il ladro

            -Si, i miei capelli- rise la ragazza indicando con un cenno della mano le montagne di quella che al ladro era sembrata tutta lana

            -Quindi voi siete la pecorella!- esultò John

            -Pecorella?- ripeté a sua volta la ragazza, perplessa

            -Voi siete la fortuna nascosta del cowboy, finalmente vi ho trovato!- esultò il ladro –e ora vi rubo- se la caricò in spalla senza sforzo e uscì fra le urla e le domande della ragazza che non capiva cosa stesse succedendo. Appena uscirono all’aperto però la ragazza si azzittì di colpo

            -È splendido- sussurrò incantata

            -Cosa?- le chiese il ladro perplesso

            -Il sole, il cielo, il vento, la terra, tutto quanto è stupendo!- il ladro la mise a terra, trattenendola comunque per un braccio perché non potesse scappare e la ragazza lo guardò perplessa

            -Da quanto eravate chiusa in quel buco là sotto?-

            -Anni, forse secoli… in realtà non so esattamente… il tempo era sempre uguale, lento e noioso… un ora come un anno e un anno equivale all’eternità… -

            -Vi prometto signorina- le disse il ladro prendendole teneramente le mani fra le sue –vi prometto che se mi seguirete io non vi rinchiuderò mai in un luogo come quello-

            -Me lo giurate?-

            -Sul mio onore di ladro- le rispose con un sorriso

            -Va bene, accetto-

            -Ottimo! Allora adesso andiamocene di quei prima che ci scoprano-

            -Solo una cosa, signore- lo fermò la ragazza –i miei capelli: dovete tagliarli… - il ladro si accorse solo allora che i capelli della giovane erano così lunghi da scomparire all’interno della casa. Non potevano di certo trascinarsi dietro così tanti capelli ma al ladro non piaceva l’idea di tagliarglieli, in fondo era da quei capelli che la ragazza faceva l’oro. Con un sospiro il ladro prese il coltello e tagliò i capelli della ragazza circa a metà schiena. Prese poi una bisaccia e ne stipò all’interno il più possibile così che potessero essere filati in seguito

            -Sarebbe doveroso da parte mia però dirvi un’altra cosa, signor… ?-

            -Wolf, John Wolf- si presentò il ladro

            -Ecco signor Wolf io… io non sono una ragazza… mi sembrava giusto informarvene- il ladro la guardò davvero stupito. La ragazza portava un lungo e logoro vestito che assomigliava tanto ad una camicia da notte stretta in vita di una cintura sbrindellata, aveva un fisico sottile e non era molto alta. Aveva un visino dolce e angelico, contornato dai capelli biondi, la pelle nivea, occhi azzurri con lunghe ciglia e labbra color ciliegia. Aveva persino una vocina sottile e dolce, decisamente non sembrava un ragazzo

            -Dite il vero? Siete un ragazzo?- gli chiese il ladro stupito. La ragazza gli prese una mano fra le sue e se la portò all’inguine, togliendo al ladro ogni dubbio sul suo sesso

            -Mi chiamo Matthew, molto piacere- si presentò con un sorriso.

           

            Per quasi un anno il ladro e Matthew dovettero scappare dal cowboy. Vissero di stenti, rubando per sopravvivere e sfuggendo ad innumerevoli trappole, diretti in Mexico dove speravano di trovare un rifugio sicuro.

            Il Mexico era una terra arida e desolata, molto pericolosa. Wolf sapeva a cosa andavano incontro quando aveva decido di passare il confine e sapeva che non sarebbe stata una passeggiata sopravvivere. Matthew invece si fidava soltanto, ingenuo come poteva essere un ragazzo che non aveva mai visto niente del mondo.

            Alla frontiera avevano voluto controllare ogni oggetto in loro possesso ed erano stati tenuti sotto il sole cocente per così tanto tempo che Matthew si era persino sentito male. Alla fine però erano riusciti a passare e ora li attendeva una vita più tranquilla. Dovevano solo filare e fondere un po’ di lana d’oro.

 

            -John! John! Ti vuoi svegliare? Su, dobbiamo muoverci!- il ladro aprì gli occhi, per nulla entusiasta del risveglio

            -Che c’è? Perché mi hai svegliato?- borbottò

            -Mi hai detto tu di svegliarti quando spuntava il sole, non ti ricordi?-

            -Si, si- brontolò stiracchiandosi. Il sole era appena sopra la linea dell’orizzonte e c’era ancora abbastanza fresco. Di lì a poche ore sarebbe stato un inferno però ancora si stava bene. Matthew era pimpante e allegro come solito mentre armeggiava intorno al fuoco. Gli passò una tazza di caffè e una ciotola di cibo colma

            -Ho fatto uova e carne di cervo per colazione- lo informò il ragazzo sedendosi accanto a lui a mangiare

            -Ti amo lo sai?- gli chiese retorico il ladro mentre mangiava avidamente

            -Anch’io ti amo- gli sorrise l’altro sinceramente, mentre gli lasciava un bacio sulla guancia. John si intenerì e lo abbracciò

            -Sei la pecorella più tenera e dolce che io abbia mai incontrato- gli disse fra un bacio e una carezza

            -Smettila con questa storia della pecorella- gli disse mettendo il broncio –io sono un essere umano, un maschio!-

            -E sei anche un bell’esemplare- rise il ladro

            -Smettila! Altrimenti io inizio a chiamati lupastro!- lo minacciò Matthew

            -Ma io sono un lupo, infatti ti mangio tutto, tutte le sere!-

            -Non tutte- rise il ragazzo

            -Ogni tanto dovrò pur riposarmi anch’io- gli rispose il ladro mentre appoggiava a terra la sua ciotola e quella del ragazzo –però se vuoi sono già pronto per un'altra caccia- Matthew rise e si lasciò docilmente stendere a terra

            -Signor lupo cattivo, la prego, non mi faccia del male- lo supplicò il ragazzo cercando di non ridere

            -Piccola pecorella, se sarai brava e farai tutto quello che ti dico vedrai che non ti succederà niente di male- gli disse il ladro mentre gli apriva la camicia, accarezzandolo e baciandolo sul petto

            -Me lo promette  signor lupo?- gli chiese Matthew, svestendolo a sua volta

            -Hai la mia parola d’onore- gli rispose John mentre lo baciava e andava ad accarezzarlo al di sopra dei pantaloni. Matthew mugolò eccitato e intrufolò a sua volta la mano dentro i pantaloni del ladro. Finirono entrambi in pochi istanti nudi ed eccitati a rotolarsi per terra, mentre il sole si alzava impietoso in cielo

            -Cos’è stato?- si bloccò di colpo il ladro fra i gemiti di protesta dell’altro ragazzo –aspetta, fa silenzio- l’ammonì. Matthew fece del suo meglio per stare zitto e fermo, anche se non era semplice quando era ancora così eccitato e con John ancora dentro di lui che non si muoveva

            -Che succede? Perché ti sei fermato?- si lamentò Matthew

            -Un rumore, fa silenzio ora- lo ammonì mente si alzava e imbracciava il fucile. Il ragazzo si rivestì, anche se era una tortura. Ci fu il boato di uno sparo e delle urla seguiti da un'altra serie di colpi –Bandidos- ringhiò John –dobbiamo andarcene subito- gli ordinò mentre si rivestiva a sua volta

            -Questa me la paghi, comunque- borbottò Matthew, ancora tremendamente eccitato

            -Troverò il modo per farmi perdonare- rise il ladro mentre lo baciava sulla guancia.

 

            Matthew si svegliò di soprassalto, aveva sentito un rumore, fece per dirlo a John ma non lo trovò accanto al fuoco con lui. Si guardò attorno spaesato e irrequieto

            -Il ladro è andato- si sentì dire da una figura in ombra –l’ha steso poco fa uno dei miei uomini-

            -Chi sei?- gli chiese spaventato Matthew

            -Come! Non mi riconosci?- gli chiese la figura avvicinandosi al fuoco e confermando i peggiori dubbi del ragazzo

            -Walter, come hai fatto a trovarmi?-

            -Mio piccolo tesoro, lo dovresti sapere che sono capace di tutto se si tratta di te- gli dissi l’uomo, sorridendo in quella maniera falsa e cattiva che Matthew conosceva bene. Lo prese per un braccio e lo strattonò per farlo alzare –adesso è ora che torniamo a casa, non ti manca casa tua?-

            -No! Non voglio!- urlò Matthew spaventato –non mi trascinerai di nuovo in quel buco!- il cowboy non smise di sorridere e lo trascinò senza fatica fino al cavallo

            -Ora tu mi seguirai senza fiatare e tornerai a filare l’oro per me altrimenti userò tutte le peggiori torture conosciute su di te-

            -No, non lo farò mai più! Non filerò mai più per te!- avrebbe preferito la tortura e la morte piuttosto che tornare in quel buco dopo che era stato per così tanto tempo libero e felice

            -Allora penso che mi divertirò con quel tuo amico ladro- sibilò Walter –e dopo, se non morirà per le torture, lo consegnerò allo sceriffo che lo farà impiccare alla prima occasione-

            -Non lo puoi fare- rabbrividì Matthew

            -Oh… si che posso farlo- gli rispose il cowboy sorridendo in quella maniera meschina –ma visto che so bene quanto ci tieni a quello schifosissimo ladro ti faccio una proposta: tu torni indietro con me e riprendi a filare la tua lana d’oro e io, in cambio, lascerò in pace il tuo amico-

            -Prometti che non gli farai del male e non lo darai alla legge?-

            -Lo giuro sul mio onore- gli rispose Walter e Matthew non poté fare altro che accettare.

 

            Mattew si sedette al fuso e lo preparò per filare. La sua prigione non era cambiata minimamente da quando se ne era andato, ancora piena dei suoi capelli che neppure in tutta la vita sarebbe riuscito a filare, umida, puzzolente e scura. Walter aveva aggiunto un paio di torce per farlo contento ma non cambiava la realtà dei fatti: era di nuovo prigioniero in quel buco. Il ragazzo sentiva la mancanza del mondo, del sole, dell’aria torrida ma soprattutto gli mancava John. Non riusciva a non pensare a lui, a non preoccuparsi. Voleva vederlo, voleva abbracciarlo, sentire ancora il suo calore e i suoi baci. Gli mancava la sua risata e le sue battute sconce. Gli mancava persino essere chiamato “pecorella”, e lui odiava qual nomignolo.

            Era così triste e preso a pensare a John e a tutto quello che aveva perso che non si accorse subito che la lana che stava filando non era affatto d’oro.

 

            John si portò una mano alla fronte, spostando i capelli. Aveva la febbre, una di quelle brutte, e stava davvero malissimo. Il male peggiore però non era quello fisico ma la tremenda solitudine a cui ormai era relegato. Matthew non c’era più e lui quasi non se ne riusciva a capacitare. La notte si svegliava e lo cercava, per poi ricordarsi che non c’era. Allora prendeva quel dannato foglio che era l’unica cosa che gli era rimasta di lui e imprecava

            “Torno con Walter, non mi cercare. Ormai mi sono stancato di te e voglio ritornare con lui. Stammi bene lupo. Matthew.”

            L’aveva scritta Matthew ma le parole non erano sue. Solo quel “stammi bene lupo” era opera sua, tutto il resto era quello che quello stronzo di un cowboy gli aveva imposto di scrive. Matthew era felice di stare con lui, non sarebbe mai tornato in quel buco dove lo costringeva il cowboy. John li aveva inseguiti e aveva cercato di liberare Matthew in tutti i modi ma Walter aveva assoldato dei mercenari che non gli davano la possibilità neppure di avvicinarsi e che, quando il ladro aveva tentato una mossa troppo imprudente, non avevano avuto remore a sparargli. La ferita si era poi infettata e il ladro si era ammalato. Non intendeva però rinunciare: si sarebbe ripreso Matthew ad ogni costo.

            E poi se lo ritrovò sulla soglia di casa, tutto sporco e bagnato, tremante come un pulcino

            -Ciao- lo salutò Matthew quando il ladro aprì la porta, rimanendo imbambolato a guardarlo –Warren mi ha… - cercò di spiegare il ragazzo ma John lo abbracciò di slancio, baciandolo sulle labbra come se ne andasse della sua stessa vita

            -Dio, quanto sono felice di rivederti!- gli sussurrò mentre lo teneva stretto a sé, baciandolo su tutto il viso

            -Anch’io lo sono-

            -Ma come sei arrivato fin qui? Sei scappato? Sei ferito?- gli chiese apprensivo

            -Sto bene- lo rassicurò –Warren mi ha lasciato andare-

            -Com’è possibile? Dopo che ci ha inseguito persino in Mexico? Perché l’ha fatto?- non ebbe risposta, il ragazzo schivò il suo sguardo e il ladro lo richiamò dolcemente –Che è successo? Perché non parli? Matthew… - fu quel nome, sussurrato con dolcezza, che lo riscosse e lo convinse

            -Non so più fare la lana d’oro- gli confessò con voce tramante –continuo a filare come ho sempre fatto ma tutto quel che ne viene fuori è semplice lana… non riesco più a trasformarla in oro- Matthew aveva paura in quel momento. Temeva che ora anche John l’avrebbe cacciato. In fondo era un ladro, lui viveva per i soldi. Invece John l’abbracciò e lo vide sorridere

            -Non preoccuparti- gli disse mentre gli accarezzava le guance –non importa se non riesci più a fare l’oro… a me va bene anche così, l’importante è che tu sia qui, che sia tornato da me- Matthew sentì come se tutto il dolore e la paura che aveva provato fino a quel momento si fossero dissolte nel nulla, tutt’a un tratto. John non era Warren. Lui non l’avrebbe lasciato.

 

            Passarono lunghi anni insieme, senza più dover sfuggire a Warren, ma solo a qualche cacciatore di taglie e sceriffo che volevano rinchiudere in prigione John che intanto continuava con il suo lavoro di ladro di mandrie. Matthew rimase al suo fianco, imparando come contraffare i marchi sul bestiame e aiutandolo nelle razzie. Non era una vita facile la loro e alle volte si trovavano in serie ristrettezze economiche e dovevano cacciare e rubare in città per avere qualcosa da mangiare e non morire. In realtà, di tanto in tanto, quando proprio la situazione era molto brutta, Matthew raccattava da in fondo ad una delle sue bisacce il suo fuso, qualche vecchia ciocca di capelli e li tramutava in oro. Non l’aveva mai detto a nessuno, neppure a John, ma il suo dono non era scomparso, semplicemente non l’aveva più voluto usare. Sapeva che Warren non l’avrebbe mai lasciato andare, così si era inventato un balla: quella di non riuscire più a filare l’oro e aveva deciso di affrontare qualsiasi tortura il cowboy avesse escogitato per lui. E Warren l’aveva torturato, l’aveva quasi portato alla morte, per poi cacciarlo

            -Quel ladro non ti vorrà- gli aveva detto il cowboy poco prima di buttarlo fuori di casa –a cosa potresti servirgli ora? Non porti più rendita, sei solo un peso, anche lui ti abbandonerà appena verrà a sapere che il tuo dono è sparito, che Dio se l’è ripreso- ma Warren si sbagliava, John non era interessato alla lana d’oro, non più.

            Anche se covava quel segreto, Matthew passò il resto della sua vita felice, insieme a John.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Favola / Vai alla pagina dell'autore: bloodingeyes