Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: liberasognatrice    02/05/2012    2 recensioni
Giacomo Casanova, il più famoso seduttore di tutto il mondo, potrà mai scontrarsi davvero con il vero amore?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Casanova
 

 
 

Al mio Casanova del XXI secolo
 

 

 
Un raggio di sole che filtrava dalla finestra mi svegliò accecandomi. Mi guardai intornoincuriosito dall’arredamento. In questa camera da letto non c’ero ancora stato. Come di routine recuperai in fretta e in silenzio i miei vestiti, sparsi per la stanza e dopo essermi rapidamente rivestito uscì di soppiatto dalla finestra.
L’aria mattutina di Venezia era pungente e il sole riscaldava a mala pena. Mi affrettai tra le varie calle per raggiungere la mia dimora. Per i canali non c’era nessuno, del resto era veramente  presto, probabilmente c’era stata da poco l’alba. Dopo mezzora di cammino arrivai finalmente a casa. Il mio servo mi venne subito ad aprire.
“Buongiorno Signor Casanova. Come ha passato la notte?”
“Ne ho avute di migliori” mi tolsi il mantello e mi fiondai in camera da letto. Chiusi le tende e mi buttai sul mio enorme baldacchino. Un’altra notte era passata e un’altra donna era stata aggiunta alla mio elenco di conquiste. Era stato breve ma intenso. Ora avevo solo bisogno di riposo.
 
Mi svegliai verso mezzogiorno, riposato e pieno di nuove energie. Feci preparare un pranzo veloce, non volevo rimanere troppo tempo a casa, oggi era il giorno dei nuovi arrivi.
Come ogni anno nel periodo di Carnevale Venezia si popolava di nuove fanciulle in fermento per i favolosi festeggiamenti di cui vanta la città. Era il periodo migliore dell’anno per me. Giovani e belle ragazze ingenue a spasso per i canali, sempre pronte ad essere avvicinate del famoso Casanova, seduttore e amante per una notte.
Misi i miei vestiti migliori e mi diressi verso il mercato, luogo perfetto per fare nuovi incontri. Decisi inoltre di guardarmi in giro per una nuova maschera, quella dell’anno scorso non so dove fosse finita, penso di averla dimenticata in una camera da letto ma non so bene quale. In ogni caso ne avrei comprata una nuova lo stesso. Ogni anno sono sempre più belle e sarebbe un peccato non prenderne una nuova.
Entrai nella bottega del più rinomato mascheraio della città e con mia lieta sorpresa all’interno trovai un gruppetto di ragazze, anche loro in cerca di qualcosa per Carnevale.
Signore e signori la caccia è ufficialmente aperta.
Mi avvicianai con discrezione e iniziai ad osservarle più da vicino. Il gruppetto era formato da cinque donne, due già di mia conoscenza, ammiccai a entrambe stando bene attento che l’una non vedesse il mio gesto fatto all’altra. Delle tre rimanenti una era sicuramente la madre delle altre due visto la somiglianza. In conclusione la scelta ricadeva sulle ultime fanciulle. Quella più vicina al bancone era sicuramente la sorella più piccola, era minuta con la carnagione pallida, gli occhi grigio chiaro e i capelli biondo dorato; l’altra era leggermente più alta, con i capelli castano chiaro raccolti da un fermaglio, che le ricadevano sul volto, aveva la carnagione leggermente più scura della sorella ma la cosa che mi colpì maggiormente furono i suoi occhi: verdi come smeraldi che penetrarono i miei colpendomi dritto al cuore.
Avevo appena trovato la mia prossima conquista.
Con noncuranza affiancai la ragazza dagli occhi smeraldo, stava osservando una fila di maschere bianche molto raffinate.
“Ottima scelta se mi permette di dirlo” lei si girò squadrandomi.
“Lei è un esperto?” la sua voce era tagliente e mi sembrò di cogliere una sfumatura di ironia, oltre a scoprire con piacere un debole accento francese.
“Non sono di certo uno del mestiere, ma ne ho comprate talmente tante che inizio a riconoscere una brava fattura da una scadente” continuava a fissarmi, probabilmente cercando di capire le mie intenzioni
“Mi perdoni, sono stato un tale maleducato a non presentarmi subito. Giacomo Casanova al suo servizio.” Feci un gran inchino e le baciai la mano.
“Oh il famoso Casanova. Spero non le dispiaccia se non le dico che sono lieta di conoscerla.” Questa risposta mi spiazzò. Non potevo crederci. Una fanciulla che mi respingeva e mi ero appena presentato!
“Spero almeno che mi concediate di venire a conoscenza del vostro nome.”
“Henriette. Ma non saprete altro.”ritrasse la mano “ Ora se volete scusarmi devo andare. Addio signor Casanova.” Uscì dalla bottega senza voltarsi, lasciandomi in uno stato di incredulità.
Henriette… chi sei bella e misteriosa Henriette, lo scoprirò a costo di cercarti per tutta Venezia.
 
 

***

 
Era passata ormai una settimana e di Henriette non c’era traccia. L’avevo cercata dappertutto chiedendo in giro di lei, ma conoscendo solo il nome non avevo fatto molti progressi. Forse se n’era già andata da Venezia, anche se sarebbe stato molto strano, visto che tra quattro giorni iniziavano i veri festeggiamenti per Carnevale.
Questa ragazza mi stava facendo impazzire, nessuno mi aveva mai respinto in quel modo e poi tutto quel mistero che aleggiava intorno alla sua persona e la sua bellezza non mi facevano dormire.
Era da una settima che non passavo una notte con una donna per colpa di quegli occhi smeraldo.
Dovevo assolutamente scoprire qualcosa di più su di lei o non sarei stato degno del mio nome.
 
 
Ero uscito presto quella mattina, volevo comprare una nuova maschera. Così decisi di abbandonare per un giorno la ricerca della fanciulla per dedicare un po’ di tempo a me stesso. Quindi tornai nella bottega del mascheraio dove era avvenuto l’incontro con la ragazza. L’artigiano venne subito da me nonostante ci fossero altre persone da servire.
“Signor Casanova! Quale piacere averla di nuovo nella mia bottega. Che cosa stava cercando in particolare?” mi guardai fugacemente intorno e fui colpito da una maschera nera di cuoio.
“Quella maschera nera, sullo scaffale lì in alto. Mi sembra interessante.”
“Gliela prendo subito.” Il piccolo uomo velocemente prese uno sgabello e in punta di piedi recuperò la maschera.
“Eccola qui. Fantastica fattura: di cuoio nero di ottima qualità.” me la porse “ se vuole può provarla, le vado a prendere uno specchio. Torno subito.” sparì nel retrobottega. Iniziai ad osservare meglio la maschera: molto semplice, lasciava scoperta la bocca, poteva tornarmi molto utile non avrei dovuto toglierla in continuazione per mangiare, bere e … baciare. Più la tenevo in mano e più mi convincevo che era fatta apposta per me, nera come la notte , semplice ma con una bella linea e morbida al tatto. Quando l’artigiano tornò con lo specchio la provai, mi andava a pennello, inoltre il nastro legato dietro alla testa riuscivo a nasconderlo bene dietro ai capelli, così che sembrava fosse incollata al mio viso.
“Penso di aver scelto la mia maschera.”
 
Mentre uscivo dalla bottega feci un incontro fortuito, mi scontrai con la sorellina di Henriette.
“Mi perdoni umilmente signorina, è tutta colpa mia.”
“Non si preoccupi signor Casanova.” questo mi sorprese, come faceva a conoscere il mio nome?! L’unica possibilità era che la sorella le avesse parlato di me. Ciò mi riempì il cuore si gioia.
“Sono lieto di sapere che conosca il mio nome. Crede che possa avere l’onore di conoscere il suo?” la ragazza mi sorrise arrossendo.
“Mi chiamo Mariè De Gueidan.”
“Molto lieto signorina Mariè” le baciai la mano e divenne ancora più rossa. “Non siete di queste parti vero?”
“Oh no no. Siamo in visita per il Carnevale io mia sorella e mia madre, veniamo da Aix-en Provence”
“Vi posso assicurare che non è stato un viaggio a vuoto, i festeggiamenti per Carnevale sono favolosi e valgono la pena di un lungo viaggio.” la fanciulla continuava a sorridermi, ormai era nelle mie mani.
“Potrei sapere dove alloggiate?”
“Stiamo dalla famiglia Donato, sono vecchi amici.”
“Ho avuto il piacere di conoscere le figlie, brave ragazze.” forse prima di incontrare me pensai, la più giovane, Chiara, sarebbe meglio che andasse in chiesa a confessare i suoi peccati di lussuria, se volesse entrare nel regno dei cieli…
“Ora la devo lasciare, mi ha fatto piacere conoscerla di persona signor Casanova.”
“Volevo chiederle un’ultima cosa.” Mariè si voltò di scatto con gli occhi in trepidazione, probabilmente sperava in una qualche proposta da parte mia per un incontro con lei “Una settimana fa ho avuto il piacere di conoscere sua sorella ma poi non l’ho più vista in giro. È forse indisposta?” il suo sorriso si spense.
“Non so se dovrei dirglielo,  mia sorella sta bene,  ma non ama essere disturbata quando studia.”
Una studiosa! La situazione si fece più interessante.
“Oh ma non voglio disturbarla mentre studia. Mi dica solo dove posso trovarla quando smette.”
“Lei studia praticamente tutto il giorno in biblioteca e quando esce torna subito a casa.”
“Capisco. Grazie del suo generoso aiuto. Spero di rivederla presto, magari alla festa di Carnevale.” le feci l’occhiolino e le tornò il sorriso.
“Arrivederci signor Casanova.” detto questo si infilò in bottega.
Adesso capisco perché non la vedevo mai in giro, praticamente viveva in biblioteca e quello è un luogo che non frequento da un po’ di tempo. Preferisco studiare nella tranquillità delle mura di casa mia. Ora bisognava solo trovare un motivo per incontrarla casualmente all’uscita dell’edificio.
 
 
 
Ormai erano le due del pomeriggio, avevo trascorso il rimanente della mattinata appostato davanti alla biblioteca aspettando che uscisse. Inizia a pensare che avrebbe saltato il pranzo per rimanere immersa nello studio. Finalmente alle due e mezzo uscì dal portone, era arrivato il mio momento. La affiancai con circospezione e appena prima di raggiungerla colsi un fiore da un vaso su un davanzale.
“Un piccolo omaggio per la sua bellezza.” Henriette degnò solo un attimo il fiore.
“Signor Casanova mi sta pedinando?”
“Come le viene in mente una cosa del genere! È stato solo un fortuito incontro.”
“Fortuito per lei forse!”
“È sempre così schiva e avversa con gli uomini?”
“No. Solo con quelli che se lo meritano.”
“E io me lo merito?”
“Me lo dica lei signor Casanova. Del resto la sua fama la precede. Il grande seduttore, l’amante di tutte le donne, colui che ha detto, cito: le donne sono come le ciliegie: una tira l’altra. Secondo lei io mi dovrei far avvicinare da un uomo del genere? Solo per finire nel mucchio? Solo per essere un ennesimo nome nella sua lista di conquiste?”
Le sue parole anche se veritiere mi ferirono, furono come una doccia d’acqua gelata. Non seppi cosa risponderle.
“Spero di non mandarla in crisi a causa del mio rifiuto ma io non voglio essere una delle tante. E ora mi scusi, ma mi aspettano per il pranzo.”
Stava andando via, si stava allontanando e io non stavo facendo niente per impedirglielo.
“Mi dia un’ opportunità!” le gridai, lei si fermò e girandosi mi puntò i suoi occhi verdi dritto dentro ai miei. Il suo sguardo era un misto di disgusto e incredulità.
“Un’opportunità per cosa? Per provarmi che lei è quello che le ho appena descritto?”
“ No. Per smentirla naturalmente.”iniziò a ridere piano, la sua risata era musica per le mie orecchie.
“Signor Casanova lei non si smentisce mai! Con quante donne è stato in questa settimana dopo il nostro incontro?”
“Con nessuna.” Lo dissi con il tono più serio che avessi, lei smise di ridere e mi guardò più attentamente puntando i suoi occhi ancora più in profondità nei miei per capire se stessi mentendo. “Non sono stato con nessun’altra donna dopo il nostro incontro.”
“Anche se così fosse, questo non significa niente. Appena riuscirà a conquistarmi, se ci riuscirà, lei perderà qualsiasi tipo di interesse nei miei confronti e io diventerò una delle tante.”
“Potrà anche non credermi ma non sono solo il seduttore di cui tutti parlano, ho anche un cuore e questo cuore inizia a battere forsennatamente quando lei punta quei suoi splendidi occhi sulla mia persona.” Distolse lo sguardo e incrociò le braccia.
“Non crederà di farmi cambiare idea soltanto lusingandomi con i suoi complimenti da quattro soldi. Io non sono una delle sue solite donnicciole da bassi fondi.”
“Mia cara così mi offendete. Io le apro il mio cuore e lei mi deride offendendomi.”
“Mi scusi non volevo offendere il suo grande ego.” Il suo sarcasmo era pungente.
“Le chiedo solo una possibilità, per farle conoscere la vera faccia di Giacomo Casanova. Non il seduttore ma l’uomo che c’è dietro. La prego.” Tornò a fissarmi spazientita dalla mia testardaggine.
“E va bene! Se riuscirà a farmi cambiare idea entro l’inizio dei festeggiamenti di Carnevale, le concederò di accompagnarmi al ballo organizzato dal Doge. Ma se in questi tre giorni mi confermerà che la sua vera natura è solo quella di donnaiolo non  mi dovrà mai più rivolgere la parola e mi lascerà vivere la mia vita in pace. Questo è il patto.”
“Le do la mia parola.” Mi lanciò un ultimo sguardo poi se ne andò. Avevo solo tre giorni per dimostrarle che non ero solo il seduttore di cui tutti parlavano.
 

***

 
Il giorno dopo mi alzai di buon ora e mi recai verso la biblioteca. Avrei stupito Henriette facendole conoscere il mio lato intellettuale.
La biblioteca era immensa, piena di scaffali polverosi riempiti da vecchi tomi. Mi sedetti a un enorme tavolo di mogano ed iniziai a sfogliare un libro. Dopo un’ora Henriette arrivò e appena mi vide rimase sorpresa. Venne a sedersi vicino a me
“Per caso si è perso signore?”
“Per sua informazione sono uno studioso anch’io, anche se non sembra.” Mi squadrò dall’alto in basso.
“In ogni caso questo non è il luogo adatto per fare conversazione.”
“Avete ragione, volete accompagnarmi in una passeggiata per Venezia? Le faccio visitare la città, nessuno la conosce meglio di me.”
“D’accordo.” Il suo immediato consenso mi sorprese ma cercai di non darlo a vedere.
“Allora forse è meglio uscire da qui.”
 
Passammo la giornata a conversare amabilmente spaziando in tutti i campi, dalla filosofia alla scienza. Si sorprese delle mie innumerevoli conoscenze nel campo della drammaturgia. Le feci visitare la basilica di San Marco narrandole i vari trascorsi della chiesa e attraversammo il Ponte di Rialto. La giornata passò in fretta e verso sera la riaccompagnai a casa con la mia gondola.
“Grazie per la visita guidata.”
“È stato un piacere. Potrò rivederla domani?”
“Forse…” mi sorrise ed entrò in casa.
 

***
 

Il giorno dopo si ripetè nella stessa maniera. Entrammo più in confidenza e mi raccontò dei suoi innumerevoli viaggi per l’Europa, lasciando intravedere il suo amore per la cultura e l’arte. Ogni istante ero affascinato sempre di più, non solo dalla sua bellezza ma dalla sua intelligenza. Aveva un’opinione su tutto e faceva valere le sue ragioni con fervore. E nello stesso tempo era la persona più dolce e generosa che avessi mai conosciuto. Non potevo crederci ma solo in due giorni stava riuscendo a far innamorare di sé il famoso Casanova.
 
 
Il terzo e ultimo giorno arrivò più in fretta di una marea.
“Oggi mi deve fare un favore.”
“Tutto quello che vuole madamigella.” Le feci l’occhiolino e lei alzò gli occhi al cielo.
“Non si monti la testa signore. Mi deve solo indicare una bottega di un bravo mascheraio.”
“Ha bisogno di una maschera per domani sera?”
“Non pensavo fosse così acuto!”
“Ogni tanto capita.” Mi sorrise e questa volta non era di derisione ma un sorriso dolce.
“Conosco il miglior mascheraio della città, la sua bottega non è lontana. Le faccio strada.”
La portai nel luogo del nostro primo incontro.
“Signor Casanova che piacere rivederla ancora!”
“Le ho portato una nuova cliente.” Feci avanzare Henriette che si stava guardando intorno.
“Buongiorno.”
“Buongiorno signorina. Di che cosa aveva bisogno?”
“Stavo cercando una bella maschera bianca.” L’artigiano iniziò a guardarsi intorno in cerca di qualcosa poi in un attimo sparì nel retrobottega. Henriette non sembrò molto fiduciosa.
“Non si preoccupi sa quello che fa.” Mi guardò rapidamente poi posò lo sguardo sull’artigiano che era tornato con in mano una sola maschera bianca.
“Ecco a lei signorina. Mi dica cosa ne pensa.” Henriette prese in mano la maschera e iniziò ad osservarla minuziosamente. Era piccola,  lasciava scoperta la bocca come la mia ed era decorata con ghirigori argentati. Il taglio era molto elegante e semplice allo stesso tempo. Più l’osservavo e più mi sembrava la gemella bianca della mia maschera nera.
“È di ottima fattura, la migliore che possa trovare in circolazione. Le vado a prendere uno specchio così se la può vedere addosso.” Il piccolo uomo sparì nuovamente nel retrobottega lasciandoci soli.
“Cosa ne pensa?” le chiesi
“È molto bella, semplice e raffinata”
“Come lei del resto.” mi guardò sorridendo.
“Sa sempre come lusingare una donna vero?!”
“Solo con quelle che se lo meritano.”
“Ecco qui signorina” il mascheraio era tornato con lo specchio in mano. Henriette si portò al viso la maschera, mi avvicinai e le presi i due laccetti della maschera dalle sue mani delicatamente e li legai  nascondendoli fra i suoi capelli. Non eravamo mai stati così vicini, riuscivo a sentire il profumo della sua pelle, dei suoi capelli che odoravano di lavanda. Alzai lo sguardo e vidi riflessi nello specchio i nostri visi, incorniciati come in un quadro, così vicini da sfiorarsi.
“Splendida…” lo dissi in un sussurro quasi impercettibile. E per la prima volta lei arrossi lievemente. Si spostò all’improvviso infrangendo l’incanto del momento.
“Penso di aver trovato la maschera per domani sera.”
 
Verso sera la riaccompagnai a casa in gondola.
“Allora credete che possa accompagnarla al ballo del Doge domani sera?”
“Devo ammettere che mi ero sbagliata sul suo conto signor Casanova. Anche se in questi tre giorni non è riuscito a resistere ad ammiccare a qualche donna per strada, non è solo un seduttore ma un uomo dalla mille sfaccettature.” Rimasi sorpreso dal suo spirito di osservazione e iniziai a temere che a causa dei miei piccoli vizi non mi avrebbe permesso di accompagnarla alla festa per Carnevale.
“Nonostante questo, sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla sua persona. E devo ringraziare la sua testardaggine per aver insistito.”
“Quindi mi concederà l’onore di accompagnarla domani sera?”
“Mi cerchi tra la folla. Sarò quella con la maschera bianca…” detto ciò entrò in casa senza voltarsi nemmeno una volta.
 

***

 
La nera notte fu illuminata all’improvviso da migliaia di colori. I primi fuochi d’artificio annunciarono l’inizio dei festeggiamenti per Carnevale.
Mi preparai in maniera impeccabile e per ultimo indossai la maschera, ora la mia identità era celata come quella di tutti, potevo approfittare dell’anonimato come facevo ogni anno, ma quest’anno non l’avrei fatto. Quest’anno sarei stato solo con una donna, una donna dagli splendidi occhi smeraldo.
Le calle e i canali erano pieni di gente mascherata e nelle piazze c’erano giocolieri e acrobati che intrattenevano la folla. Non mi attardai ad ammirare nessuno spettacolo, ero deciso a trovare Henriette.
Mi diressi subito al Palazzo del Doge per il gran ballo. Il salone grande era addobbato maestosamente, in un angolo suonava l’orchestra e al centro della sala dame e cavalieri danzavano ininterrottamente. Iniziai a guardarmi intorno cercando una maschera bianca e con mia delusione constatai che era pieno di maschere bianche. Trovarla non sarebbe stato facile. Visitai tutte le stanze attorno al salone, dove erano stati posizionati tavolini tondi, attorno ai quali ci si poteva sedere per mangiare, conversare in tranquillità e riposarsi dalle danze frenetiche.
Ogni volta che incontravo una maschera bianca mi avvicinavo per osservarla meglio ma ogni volta non era lei.
Ormai avevo fatto il giro di tutto il palazzo almeno tre volte e iniziavo a perdere le speranze. Finché non vidi tra la folla un’ennesima maschera bianca, dalla quale però spiccavano due smeraldi. Fu solo un attimo. Poi sparì tra i festeggianti. Iniziai a rincorrere quella figura, mi feci largo a fatica tra la gente e ogni volta che guadagnavo un po’ di terreno c’era sempre qualcosa che frenava il mio inseguimento.
Per un istante le fui talmente vicino che potei sentire il suo profumo: lavanda. Era lei. Era Henriette. Aumentai ancora il passo. Continuavo a scontrarmi con la folla ma non staccavo mai gli occhi dalla schiena di lei.
Mi resi conto solo quando mi fermai che mi aveva condotto nel giardino del Palazzo. L’aria era fresca e il cielo stellato sembrava un affresco. Il giardino era vuoto e la musica arrivava lieve dal salone grande.
Finalmente Henriette si fermò. Mi avvicinai fino a sfiorarle la schiena con il petto. Appoggiai la fronte alla sua nuca e respirai il suo profumo, era inebriante e mi fece girare la testa. Lentamente le presi le mani e la feci girare su se stessa. Ci guardammo dritto negli occhi, rimanendo in silenzio per un momento che sembrò eterno. Da lontano l’orchestra aveva cambiato melodia, questa era dolce, lenta. Iniziammo a ballare senza staccare lo sguardo. Tutto sembrava sospeso, in un’atmosfera magica e surreale. In quel momento esistevamo solo io e lei, il resto del mondo era scomparso.
Quando la musica cessò l’incanto finì, catapultandoci nuovamente nel mondo reale. Con la coda dell’occhio vidi una bellissima rosa rossa isolata dalle altre. La colsi e gliela donai. Il suo sorriso dolce mi fece tremare il cuore dalla gioia.
Rimanemmo tutta la sera nel giardino a danzare, tenendo la rosa tra le nostre mani intrecciate.
A mezzanotte furono sparati altri fuochi d’artificio, i colori sgargianti illuminarono il cielo proiettando sfumature colorate sui nostri visi. Non ci muovemmo per tutta la durata dello spettacolo pirotecnico, rimanemmo abbracciati con i volti rivolti verso il cielo.
Alla fine dei fuochi Henriette mi guardò dritto negli occhi fino a toccarmi l’anima e fu in quel momento che capì che mi ero innamorato di lei e che il sentimento veniva ricambiato.
Sotto quel cielo stellato, in quel giardino incantato, Henriette si avvicinò al mio viso e quando fu così vicina da sentire il suo respiro sulle labbra, la baciai.
 
 
 
Un raggio di sole che filtrava dalla finestra mi svegliò accecandomi. Mi guardai attorno riconoscendo la mia camera da letto. Piano piano mi riaffioravano i ricordi della notte passata. La migliore notte della mia vita, la migliore donna della mia vita. Henriette. Mi girai su un fianco per ammirarla dormire, ma il letto era vuoto. Mi tirai su di colpo cercandola nella stanza, ma c’ero solo io. Non ci potevo credere, se n’era andata. Mi alzai subito dal letto e mentre mi rivestivo notai la sua maschera sullo scrittoio, quando mi avvicinai trovai un biglietto sotto di essa. Con una calligrafia elegante c’era scritto: Anche di Henriette ti dimenticherai. Mi si strinse il cuore e fui pervaso dal dolore e dalla tristezza. La cercai per tutta Venezia, ma mi dissero che era partita senza avvisare nessuno e non sapevano dove fosse andata.
 
 
 
Non mi dimenticai mai di Henriette. Rimase nel mio cuore per sempre. Mi innamorai follemente solo di una donna e quella donna mi abbandonò, perché non voleva essere una delle tante. Purtroppo non seppe mai che lei fu l’unica a rubare il cuore di Giacomo Casanova.
 
 
 
 
 
 




___________________________________________________________________________________________________________________

Spero che questa storia sia riuscita a fare emozionare voi lettori come ha fatto emozionare me mentre la scrivevo. Ovviamente i fatti descritti non sono avvenuti realmente, anche se i personaggi sono esistiti veramente, come (secondo il diario di Casanova) è esistito davvero l’amore tra lui ed Henriette. Per il resto è tutto frutto della mia fantasia!
Devo ringraziare con tutto il cuore il mio Casanova che mi ha ispirato per scrivere questa storia, la quale è interamente dedicata a lui!
E ringrazio di cuore anche tutti voi lettori e possibili recensori! :)
Un bacio Liberasognatrice
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: liberasognatrice