Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses
Segui la storia  |       
Autore: 48crash    03/05/2012    3 recensioni
Fuori. Sotto la pioggia. Aspettando un autobus che forse non sarebbe arrivato.
Barbi si girò verso l'alto, a guardare la finestra della camera d'hotel da cui era appena uscita. Ovviamente, accadde l'ultima cosa che voleva accadesse: lo sguardo di William, affacciato alla finestra a fissarla, incrociò il suo.
“Oh, cazzo” pensò, distogliendo lo sguardo come se si fosse scottata.
Lui invece non lo distoglieva.
E lei, beh, s'era scottata davvero.

Un dietro le quinte di Rocket Queen (di lei ho preso solo il nome, a cui Axl Rose ha fatto riferimento dicendo che la canzone parla di lei).
Prima cosa: ho utilizzato i nomi originali dei Guns, anche se a quell'epoca si facevano già chiamare con i nomi con cui tutti li conosciamo, per sentirli un po' più miei e riuscire a scriverci sopra; ovviamente, loro non mi appartengono, nè nella versione Guns nè in quella "originale", com Bill, Jeff e soci. Secondo: la storia è altamente imprecisa, sotto ogni punto di vista: nel 1986 loro erano già abbastanza famosi nel circuito di L.A., Hellhouse apparteneva a West Arkeen e loro non vivevano nemmeno assieme, e via discorrendo, perciò per avere i Guns in queste particolari condizioni, avrei dovuto anticipare la storia di qualche anno, ma poi la cosa non si sarebbe conciliata con il periodo della loro formazione, con la stesura di altre canzoni, ecc, così ho deciso di mettere tutto qui. Terzo: in verità, Barbi era una sorta di prostituta per cui Axl si prese una sbandata. Non metto in dubbio l'amore che possa aver provato, ma io ho messo tutto in termini più poetici (anche per via del mio amore per quella canzone) di quello che probabilmente fu la vera storia tra loro. E ho usato solo il minimo sindacale della documentazione, perchè altrimenti non mi sarei sentita libera di scrivere ciò che volevo, e ne sarebbe venuto fuori un obbrobrio.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Axl Rose, Quasi tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I suoi genitori erano andati a letto, e nessuno di loro era passato a darle la buonanotte. Suo padre per ripicca e sua madre per timore di guardarla negli occhi. Aveva sentito i suoi passi fuori dalla porta, il suo respiro affranto, e s'era addirittura immaginata la sua espressione e la sua posizione mentre restava lì, indecisa se bussare o meno. Però poi aveva desistito, e a Barbi non era dispiaciuto affatto. Non avrebbe desiderato guardarla negli occhi per stare a sentire qualsiasi idiozia avrebbe avuto da dirle. Aveva sentito i passi dei genitori e dei domestici per la grande casa, e poi aveva sentito solo il silenzio, segno che ormai erano tutti a letto.
E ora dormivano tutti e lei aveva preso la sua decisione.
Con un movimento rapido, si alzò dal letto, dove si era sdraiata senza nemmeno vestirsi dopo che era uscita dalla vasca da bagno, e scivolò verso la seggiola accanto alla scrivania, dove c'erano posati i vestiti che aveva addosso quando era arrivata a casa. Sollevò la maglietta e la fissò: impossibile indossarla, con la macchia di sangue attorno al colletto, così la abbandonò lì. Infilò un paio di mutande e i pantaloni, poi prese da sotto il cuscino la maglia dei Clash che ormai usava per dormire. Coprì tutto con la giacca di pelle di William e se l'allacciò fino al collo, prese la borsa che usava per andare a scuola e infilò dentro il suo album di disegni, un astuccio, l'abbonamento del pullman, qualche soldo e una copia del Romeo e Giulietta di Shakespeare. Non le sarebbe servito altro. Poi aprì la finestra e si affacciò sulla notte in procinto di finire.
Con la borsa a tracolla, si issò sul bordo della finestra e appoggiò i piedi fuori, sulla tettoia del portico al piano inferiore. Scivolando sulle tegole e attenta a fare il minor rumore possibile, arrivò fino ad appoggiarsi all'albero il cui tronco sfiorava la tettoia e compì il passo decisivo. Aggrappandosi ad un grosso ramo, salì con i piedi al ramo immediatamente sotto e cominciò, tenendosi stretta al tronco, a calarsi giù dall'albero. Il viso le faceva un male terribile e si graffiò le mani, ma non le importava. Ormai era libera.
Guardandosi indietro per essere certa che nessuno si fosse accorta della sua fuga si mise a correre. E corse a perdifiato, lungo le strade di Los Angeles, fino ad arrivare lì, dove voleva arrivare, a Hellhouse. La gente per la strada la fissava, guardava quella ragazza correre con i capelli bagnati e il sangue che continuava a colarle lungo il viso, ma a lei non importava. Non voleva proteggere suo padre, non gliene fregava niente. Che lo vedessero che animale era, nonostante la bella facciata.
Alla fine arrivò lì, sotto casa sua, e le pareva un sogno mentre guardava su verso le finestre ancora illuminate. Spinse la porta d'ingresso certa di trovarla aperta, e salì le scale velocemente. Arrivò come un fulmine e bussò furiosamente.
Mancava poco all'alba e William e Jeffrey erano tornati a casa e si erano addormentati sul divano, uno ubriaco fradicio e l'altro abbastanza depresso con una siringa ancora infilata nel braccio. Non aspettavano di certo il suo arrivo.
Barbi bussò un'altra volta. Più forte. Sapeva che probabilmente non era cosciente, ma dalla luce accesa indovinava che c'era qualcuno dentro. Chiamò il suo nome, anche se forse non era lui quello che si stava alzando inciampando più volte per venire ad aprirle.
Fu Jeff ad affacciarsi alla porta e a vederla per primo, strabuzzando gli occhi per lo spettacolo che gli stava offrendo. Lui non era ancora del tutto cosciente, con le gambe traballanti per via del troppo alcool ingerito, i capelli sudati appiccicati alla fronte e la camicia semiaperta e mezzo scivolata addosso, ma lei era nettamente sconvolgente. Le mani graffiate e i fili tirati dei pantaloni non erano nulla in confronto al sangue incrostato dei suoi capelli sciolti che continuava a colarle lungo il collo e al segno violaceo che le copriva lo zigomo sinistro, l'occhio e parte della guancia, né in confronto al labbro superiore spaccato e gonfio. Il respiro affannato della ragazza faceva capire chiaramente quanto avesse corso per arrivare fin lì.
<< Jeff, ho bisogno di... >>ansimò, senza riuscire a finire la frase. Sapeva che avrebbe pianto, se avesse continuato.
Jeff si scostò e la fece entrare. << È lì sul divano, siediti accanto a lui. Fermati pure qui >>.
William nel frattempo si era accorto della sua presenza, e aveva spalancato gli occhi strappandosi la siringa dal braccio e gettandola a terra. << Barbi! Chi ti ha...? >>esclamò. << Siediti, ci penso io >>tagliò corto poi, correndo verso la cucina e iniziando a frugare negli armadi. Non servivano molte parole per spiegare.
Jeff si sedette al fianco della ragazza sul divano distrutto dall'umidità, col suo solito cipiglio silenzioso. La guardò negli occhi spaventati e sorrise. << Tranquilla, è tutto finito. William arriva subito >>.
Lei gli si gettò al collo riempiendolo di sangue e di lacrime, e lui ricambiò l'abbraccio. Certe volte può fare di più l'abbraccio di un ubriaco che la presenza di tuo padre.
La lasciò un attimo dopo, quando William si presentò con un pacchetto di cotone e una bottiglia impolverita trovata chissà dove di qualche liquore ad alta percentuale alcolica che avrebbe utilizzato come disinfettante, e si sedette sul lato opposto del divano. Quando avvicinò il cotone imbevuto al viso di Barbi, lei si ritrasse istintivamente finendo in braccio a Jeff, che le tenne le spalle ferme con le sue mani grandi.
<< Barbi, non ti voglio fare del male >>le disse William con voce suadente. << Stai calma. Sai quante volte sono arrivato io a casa conciato così? Qualcosa ne so >>.
Barbi annuì, e si avvicinò a lui un po' timorosa, spinta da Jeff.
<< Quando eravamo a Lafayette sono tornato a casa sanguinante tantissime volte. E a casa le prendevo di nuovo, anche più forte, e senza potermi difendere. Sai quante volte ho fatto a botte laggiù? Almeno un milione di volte, Jeff può confermare. Da quando mi conosce, abbiamo perso il conto delle volte in cui si è messo nei casini per aiutarmi >>.
Le parole scorrevano, addomesticando pian piano Barbi, che finalmente si lasciava toccare e medicare, senza pensare più al bruciore che le invadeva il viso. Jeff sogghignava alle sue spalle. << Le abbiamo prese un sacco di volte per colpa tua, rosso! >>ridacchiò.
<< Sì, ma anche date! >>rispose William avvicinando il viso a Barbi per vedere meglio cosa stesse facendo. << Ero una vera testa calda. Lasciati guardare, so quel che faccio >>.
E man mano, più William parlava, più l'istinto di Barbi di voltarsi e chiudersi in se stessa di nuovo scemava, e lei si lasciava bruciare la pelle già distrutta con il disinfettante, e asciugare le lacrime di rabbia che le fluivano dai condotti lacrimali che secondo lei dovevano aver subito un danno, per dover continuare a restare aperti senza disidratarsi.
Quando William finì con la sua faccia, disse a Jeff che poteva andare a dormire, mentre si alzava per buttare via il cotone.
Jeff si alzò ed uscì dalla stanza. << Allora io vado, buonanotte. A domani, Barbi. Trattala bene, Bill >>.
Appena fu uscito, William si sedette accanto alla ragazza, circondando le sue spalle esili con un braccio. Lei non si ritrasse, ma non poteva nascondere il disagio provocato dal contatto, così lui si staccò.
Si voltò e prese dal bracciolo del divano un pacchetto di sigarette. Se ne accese una. << Cos'è successo? >>chiese dolcemente cercando i suoi occhi con li sguardo. Immaginava la risposta.
Lei non rispose, continuando a guardare altrove. Non voleva che lui leggesse la sua anima, come sempre. Attese qualche minuto, senza sapere se parlare o no.
<< È stato mio padre >>disse infine a bassa voce.
<< Cosa?! >>esclamò lui alzandosi in piedi e spegnando la sigaretta sotto ad un piede. << Quello stronzo, lo ucciderò con le mie mani, come ha potuto toccarti? Anche il mio lo faceva, ma non era il mio vero padre, non credevo che... >>. William si fermò, vedendo che Barbi continuava a tenere gli occhi bassi, stringendosi le ginocchia con le mani. << Scusami, Barbi >>le disse cadendo in ginocchio davanti a lei e ritrovando finalmente i suoi occhi. << Scusami, se ti fa più male. Non voglio ricordarti quello che è successo, non voglio costringerti a parlarne. In realtà, sapevo che sarebbe finita così. Sono un coglione, sempre troppo occupato a fare cazzate per dirti ciò che conta. In fondo, tu ti sei ribellata a lui, no? Era chiaro che non ti avrebbe lasciato fare senza dire niente. Alla fine ha capito chi sei veramente. Non era questo che volevi, Barbi? >>
Lei non staccò lo sguardo dagli occhi di lui, anche se lottava disperatamente per farlo. Per quale motivo lui sapeva sempre quello che stava pensando, anche se era annebbiato dall'alcool o da chissà cos'altro? Perché lui? Sentiva che le lacrime stavano per ricominciare a scorrere.
Quando lui la strinse, ricominciò a piangere davvero, singhiozzando sulla spalla dell'unica persona al mondo che non l'avrebbe abbandonata.
<< Cazzo, quanto sei complicata >>scherzò lui senza stringerla troppo, quasi avesse il timore di romperla. << Non piangere adesso, guarda che ce l'hai fatta. Adesso hai ottenuto quello che volevi, loro sanno con chi hanno a che fare >>. Sorrise e si staccò da lei, mentre la ragazza rideva e piangeva assieme. Abbassò di nuovo gli occhi e tornò a sedersi composta.
<< Coraggio, Barbi. Sei libera, adesso >>le disse continuando a tenere la mano sulla sua spalla e gli occhi nei suoi occhi.
Lei annuì con un mezzo sorriso.
William si alzò e si diresse verso la sua camera. Le lanciò il pacchetto di sigarette e un accendino, che lei afferrò stupita. << Io comincio ad andare a letto, tesoro. Quelle le lascio a te. Se fumi, senti meno il dolore fisico. Per l'altro dolore, passa da me più tardi >>le disse, a metà tra l'intenerito e il malizioso.













Author's corner:
Hola! Siamo già al 16, non credevo di averne pubblicati così tanti.
Comunque, se vi fa piacere saperlo, non sono morta. Eh sì, pubblico ancora. Non vi libererete di me fino alla fine di questa long, almeno. Pare che manchi poco, se vi consola, e questo capitolo devo dire che fa anche più schifo degli altri. xD Sarà contenta solo JeffreyCROW, che almeno riuscirà a vedere come continua la storia (e che ringrazio per aver letto i precedenti orrori). :D
Ringrazio chi mi segue e non ha deciso di darsi alla macchia intanto che io non pubblicavo. xD
E ringrazio i Guns che mi ispirano, anche se stanno diventando sempre più OOC.
Spero che vi sia piaciuto, grazie in anticipo a chi recensirà.
Alla prossima!
Lucy

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses / Vai alla pagina dell'autore: 48crash