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Autore: suni    26/11/2006    20 recensioni
Al 12 di Grimmauld Place, nel silenzio, soltanto un uomo ed una penna d'oca, per raccontare una storia d'amicizia che è una storia d'amore, un amore mai ammesso e mai nato...
(siate altruisti, lasciatemi un commento, anche se probabilmente negativo...)
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Potter, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A-hem.

Orbene. Questa storia merita –richiede obbligatoriamente- una premessa, più premesse.

-          non ha senso (ma proprio nessuno)

-          io NON vedo ASSOLUTAMENTE le cose in questo modo: questa coppia NON HA RAGIONE di esistere ed è ridicola

-          Mi è venuta in mente (la coppia) mentre stavo in casa a pirlare, ma è stato solo uno stupido pensiero al quale non volevo dare corda. Accidentalmente però, due soli giorni dopo, il pairing mi è stato risuggerito da un’individua riprovevole cui sarebbe interessato leggere qualcosa in proposito. Prendetevela quindi tutti quanti con la cara sourcream per questo obbrobrio

-          Questa fic è solo una preparazione alla storia che scriverò appunto per la gentile signorina in questione. Non è una slash vera e propria, il pairing è solo accennato (diavolo, devo pur prepararmi allo shock..) E’ una specie di esercizio e di studio sui personaggi e sui cambiamenti che dovrò apportare al loro rapporto visto che per me di solito non sono altro che l’esempio perfetto e sublime di quel che significa il termine “Amicizia”  

Credo sia tutto.

 

PICCOLA MODIFICA:

Ho aggiunto a mo’ di presentazione alcuni versi di una canzone che mi piace molto e mi pare calzante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Marzo 1996

 

 

 

Cantare il tempo andato

sarà il mio tema

perché negli anni è uguale

sempre il problema.

E dirò sempre le stesse cose viste sotto mille angoli diversi,

cercherò i minuti le ore i giorni i mesi gli anni e i visi

che si sono persi,

canterò

soltanto il Tempo.

E ora dove sei

Tu che sapevi

ridare ai giorni e ai mesi

un qualche senso?

La giostra dei miei simboli

fluisce uguale

per trarre anche dal male

qualche compenso.

E dirò di pietre consumate di città finite e morte sensazioni,

racconterò le mie visioni spente di fantasmi  e gente lungo le stagioni,

canterò

soltanto il Tempo.

                [*]

 

Memorie di un amore bislacco e mancato

        

 

Non sono uno che ami scrivere.

Le storie, a me, è sempre piaciuto viverle, tuffarmici dentro, non guardarle o raccontarle. Sono sempre stato così, è il mio carattere. Per questo mi è tanto difficile, adesso, rimanere fermo a guardare gli altri che agiscono senza poter fare nulla, nemmeno la più piccola cosa.

E lo stesso, non avevo intenzione di prendere in mano la penna d’oca. Ma forse è lo scorrere delle ore, così lente ed estenuanti, in questa casa che è la più detestabile delle prigioni, che mi fa cercare disperatamente un appiglio a cui aggrapparmi per far sì che i minuti scorrano un po’ più rapidi, meno incisivi, più leggeri. Non sono neanche un gran pensatore –e, colpa più grave, non per stupidità, ma per pigrizia mentale, per comodità d’azione- e solitamente alla riflessione sostituisco l’impulso, l’istinto. Ma ora, nel silenzio della casa sempre vuota, la mente mi si affolla, nelle lunghe ore di inoperosità, fino  diventare un garbuglio nel quale ho bisogno di fare un po’ di ordine, mettere dei punti fermi, scoprire un minimo di chiarezza.

Remus ha sempre detto che scrivere è il modo migliore per ordinare la mente.

E allora, scriviamo.

 

A volte sono seduto, qui, in silenzio-

Spesso sono seduto qui in silenzio, non ho molto altro da fare, non posso andare da nessuna parte, fare niente di utile se non pulire questo posto odioso e immondo, con quell’Elfo psicopatico che mi ronza intorno cercando di nascondere le reliquie, brontolando insulti rivolti alla mia persona finchè non lo scaccio a calci.

Spesso, appunto, sono seduto qui, in silenzio, con una bottiglia e l’accompagnamento musicale del fuoco nel camino che crepita, e penso.

Penso a cosa sono diventato, a cos’è la mia vita adesso, e a quello che era un tempo. Una volta, ero felice, me lo ricordo. Non so più bene cosa si provasse, ma lo ero davvero. Potevo –potevamo- ridere per ore ed ore consecutive, senza fermarci mai, senza nemmeno che ci fosse una vera ragione. Anche verso la fine, quando tutto iniziava ad essere buio e minaccioso, ci riuscivamo ancora. Lily ci guardava di sottecchi, non capiva – non poteva capire- mentre le sghignazzate investivano ogni angolo, ogni vano della casa. Sprofondavo nel divano dei Potter e ridevo a piene ganasce, mentre James, spalmato nella poltrona accanto, si teneva la pancia con le mani, la testa piegata indietro e gli occhi chiusi, strizzati, sghignazzante. Mi prendeva una mano cercando di dirmi qualcosa ma non ce la faceva, ridevamo ancora di più, fino a star male.

Eravamo molto innocenti.

Se ci ripenso, adesso, mi viene ancor più tristezza.

Non abbiamo mai capito niente. Vivevamo tutto in modo pulito e trasparente, non capivamo le sfumature. Forse l’unico che ha mai vagamente intuito qualcosa è stato Remus, che ci guardava dall’esterno e vedeva quel che noi stessi rifiutavamo inconsciamente di cogliere.

La prima volta che ho parlato con James Potter l’ho odiato. E’ buffo, pensando a quanto poi è stato importante per me. Aveva ragione Piton, anche se è seccante ammetterlo: non eravamo niente l’uno senza l’altro; non avevamo stimoli, non c’interessavano obiettivi e risultati che non potessimo raggiungere insieme. Vivevamo l’uno della presenza dell’altro, e adesso voltandomi mi chiedo come sia possibile che nessuno di noi due abbia mai capito niente. Era così ovvio.

Mi ripetevo ossessivamente, quando abbracciavo James, che la sensazione di benessere e calma che mi pervadeva era dovuta al fatto che quello fosse il mio migliore amico, mio fratello. Durante quell’estate del sesto anno, a casa dei suoi, quando per quasi due mesi abbiamo diviso lo stesso letto –e dire che ce n’erano altri nella cascina, ma mai nessuno di noi due s’è sognato di farlo presente all’altro- e ci svegliavamo la mattina appoggiati l’uno all’atro, la mia testa sul braccio di James, la sua gamba sopra la mia, mi dicevo solo che avevo dormito con mio fratello. Non c’era altro da prendere in considerazione.

E in effetti tanta granitica certezza non fa che confermarmi quanto intensamente non volessimo percepire la realtà.

Vivevamo in una bolla, un mondo parallelo in cui normalmente i migliori amici passano la maggior parte del tempo appiccicati, uno addosso all’altro, senza che la cosa sia minimamente strana o ambigua. A guardarci da fuori doveva essere un po’ strano, eppure Remus e Peter hanno sempre assecondato questa recita involontaria con naturalezza, forse perché anche per loro la realtà sarebbe stata troppo assurda, troppo disturbante.

Che cosa pensasse Lily, di me e James, non lo potrò mai sapere. Ma adesso che ho capito, mi rendo conto che la sua gelosia nei miei confronti –quella stessa gelosia di cui tanto mi lamentavo con James, avvelenandogli le giornate- non era poi così assurda e immotivata come professavo anche con me stesso. La sua sensibilità, il suo amore per suo marito, dovevano aver spinto il suo sguardo molto più in là di quanto arrivasse il nostro.

Spesso mi chiedo cosa sarebbe stato delle nostre vite, se avessimo ammesso con noi stessi che cosa davvero ci univa. E’ un pensiero divertente, dolce e amarissimo al tempo stesso, una piccola incognita di rimpianto e nostalgia che mi attanaglia nelle ore vacue di Grimmauld Place. Forse sarebbe stata una storia da vivere, quella, un’avventura da romanzo intensa e toccante, come i grandi amori dei film Babbani.

Grandi amori… E’ la prima volta che uso la parola amore riferita a James, eppure è questa la realtà. Eravamo innamorati, probabilmente molto più di quanto lo siano tante coppie “normali”. Il massimo di noi stessi lo davamo insieme, e sempre e comunque l’uno per l’altro.

Azkaban non ha potuto nulla su di me –è strano, come il ricordo della prigione sia sempre presente nella mia mente, sbucando fuori anche quando non centra nulla- perché quando sono arrivato lì ero già grossomodo lo stesso di oggi. Credono tutti che siano stati i Dissennatori a spezzarmi l’anima, e mi sta bene che lo pensino. Ma non è così. Ero già spaccato in due, dal momento stesso in cui ho capito quello che era successo, e che la voce di James Potter, la sua risata, non le avrei sentite più. E lo stesso, da quel poco che rammento di quei momenti terribili, confusi, frenetici, mi ostinavo a negare a me stesso la vera ragione della mia morte interiore.

Adesso sono stanco, piegato, senza più forze. La nostalgia diventa insopportabile, fiaccante. Non ho più voglia di alzarmi dal letto quando mi sveglio, né di mangiare, di parlare, di affannarmi a cercare tattiche e strategie. Mi trascino avanti solo per Harry.

Questo figlio che per certi versi è anche mio, perché non è così semplice distinguere la persona di suo padre dalla mia, e perché James davvero mi vedeva come il secondo padre di suo figlio, il che è indubbiamente indicativo.

Mi chiedo come sia, per Remus, stare a guardarmi mentre lentamente mi spengo. A volte, quando siamo soli qui in casa, nel salone, rimane per minuti e minuti in silenzio, a fissarmi. Uno sguardo triste, impotente. Lo sguardo di chi guarda una persona cara andare via. Perché non io e James, ma io e Remus sì, siamo fratelli.

Quando leggerai queste pagine, amico mio, sappi che mi dispiace. Non stare in pena per me, non sto neanche davvero soffrendo. Ti do la mia benedizione di Black, capostipite della famiglia, sposati la mia cuginetta e vivi in pace, finalmente.

E se non ti fa male, finisci di leggere, così almeno qualcuno sarà stato testimone, in qualche strano, vago modo, di questa strana storia, un amore bislacco e mancato.

Ma vero.

 

 

 

Chiedo scusa a chi non apprezzerà e soprattutto chiedo scusa ai miei due amatissimi per lo scempio che sto facendo di loro. Ramoso, Felpato (Siiiis… Ti prego… Non fare quella faccia!)… Perdonatemi.

Ciao a tutti

suni    

 

 

 



[*] Da “Il Tema” di F. Guccini

   
 
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