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Autore: xMoonyx    04/05/2012    6 recensioni
A detta di Merlin Arthur è un borioso ed arrogante somaro regale, egoista e viziato, che si preoccupa solo di se stesso e non ha a cuore nessun altro.
Dal canto suo Arthur pensa che il suo servitore sia incapace, idiota e logorroico, oltre che totalmente inutile; però entrambi sanno che senza l'altro la loro vita risulterebbe incredibilmente piatta e monotona.
E se a sconvolgere questa monotonia ci pensasse un mago in cerca di vendetta contro il regno di Camelot, decidendo di mischiare le carte dei loro destini, scambiando le loro vite?
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Si voltò cercando il se stesso e lo vide avanzare reggendo qualcosa tra le mani: uno specchio.
Prima ancora che potesse dire qualsiasi cosa l'altro Merlin gli aveva praticamente spiattellato l'oggetto sul naso.
«Adesso… mi vuoi… stare… a sentire?!»
Merlin batté le palpebre, dimenticandosi di respirare.
Di fronte a lui la superficie riflettente gli rimandava l'espressione pallida e sconvolta di Arthur Pendragon.
Un attimo di comprensione, poi accadde.
Merlin urlò.
Si era trasformato nel regale Somaro!

[Naturalmente Merlin x Arthur *-*]
(Capitolo 9 finalmente online!)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
Capitoli:
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Arlin 9

Uccidetemi pure, me lo merito. Sarà un secolo che non aggiorno, e mi sento incredibilmente in colpa, perciò se volete attaccarmi fatelo pure. *si ripara dietro le braccia* Ho finalemnte deciso di aggiornare per farmi perdonare, ma so che sarà moooolto difficile, per giunta lasciandovi un capitolo Het come questo! Che poi mi chiedo, perché?! La scena Gwencelot doveva essere breve e invece è diventata quattro pagine -non chiedetemi perché o.o- quel giorno forse avevo voglia di scrivere het? O semplicemente è la solita cosa, cioè che sono fissata a descrivere ogni -singola- cosa? By the way, chiedo umilmente venia, spero di poter aggiornare prima possibile ma evito di darvi una data per timore di deludervi nuovamente xD Sappiate comunque che non vi ho dimenticati così come non ho dimenticato questa storia, e che presto risponderò alle vostre recensioni.

Buona lettura!

Dedico il capitolo a Fatelfay, EDVIGE86, Shuura, elfin emrys, Quainquie, mindyxx, Puffet, Raen91, Sakura Georgina Nakamura, Hi_no_Koshka e Pandora86 per le loro meravigliose recensioni, e Chiara per i suoi complimenti che mi hanno convinto ad aggiornare! ^^

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Changıng


Capitolo IX



Arthur si portò un cucchiaio di minestra alle labbra, pensieroso, consapevole solo in parte del sopracciglio dell'archiatra, levato con silenzioso cipiglio.

«Tutto bene, sire?»

Il principe, perso nelle acque profonde dell'immaginazione, dove era ancora un principe e si curava di assegnare ordini impossibili al suo servitore idiota, si affogò col brodo.

Bestemmiando e maledicendo la tutt'altro che profumata brodaglia, che aveva intrapreso senza il suo consenso la via della trachea -e niente e nessuno poteva permettersi tali libertà- l'erede al trono sollevò un paio di occhi lucidi, che avevano appena contemplato la morte in faccia.

«S-sì.» gracchiò con la voce rasposa per il troppo silenzio -e, ovviamente, il quasi affogamento-.

Si batté il pugno sul petto, deglutendo più volte.

Eppure Gaius non pareva fidarsi, e continuava ad esaminarlo con sguardo clinico.

«Se mi è lecito, posso chiedervi quali pensieri vi tormentano?»

«Abbiamo lasciato andare Lancelot.» illustrò il biondo -ora moro-, in parte mentendo. «Non è esattamente sicuro, fuori.»

«Era coperto dal cappuccio, nessuno lo riconoscerà.»

«Sì, ma... non si può mai sapere.» con una smorfia, il principe riprese ad azzannare la minestra con il cucchiaio. Gli occhi di Gaius erano ancora incollati sulla sua fronte.

«Andrà tutto bene, sire.»

Arthur si irrigidì, colto nel segno. Poi si schiarì la voce, come se niente fosse.

Deve andare tutto bene. Per forza, pensò

«Gaius.» lo chiamò dopo qualche istante, quando il silenzio si era fatto troppo soffocante.

«Ditemi, sire.»

«Come ha reagito mio padre quando... quando l'ha saputo?»

Il medico si aprì in un sorriso, cogliendo dove voleva andare a parare.

Arthur cercò di celare il proprio disagio abbassando nuovamente gli occhi sul brodo fumante, che glieli fece lacrimare per il calore.

«Vostro padre non odiava tanto la magia, quando lo venne a sapere. Anzi, non la odiava affatto. E' stato molti anni fa, prima che voi nasceste.»

«Mia madre era ancora viva, quindi?»

Gaius annuì, improvvisamente cupo.

«E'... strano.» borbottò Arthur, con lo sguardo perso nel vuoto. «Insomma... mio padre si fida ciecamente di te.»

«Non dovrebbe?»

«Non è questo che intendevo. Però... insomma, non temeva la magia?»

«Io ho abbandonato le pratiche magiche molto tempo fa, durante la Grande Purga. E in ogni caso vostro padre sapeva che la mia magia era impiegata a scopi medici, a fin di bene.»

Arthur non sembrava ancora del tutto convinto.

«La magia non è cattiva.» concluse, come un bambino che si affaccia per la prima volta al mondo delle tabelline.

«No, infatti.» convenne Gaius con una strana luce negli occhi che Arthur non seppe spiegarsi.

«Ci sono persone che la praticano con buoni propositi.» continuò, ispirato ed enfatico, il vecchio. «Che se ne servono per salvare le persone che amano.»

Arthur ascoltava, rapito.

«La fiducia è ciò che conta veramente, sire. La magia non è cattiva; solo perché vostro padre non la capisce non significa che essa sia sbagliata.»

«Ma...»

«In passato, le persone migliori che ho conosciuto erano maghi e streghe.»

Arthur tacque, sorpreso e in parte scosso da quella dichiarazione.

«La magia esiste ancora, sapete? E' intorno a noi, e ci aiuta a sopravvivere. Ci sono persone vicine a voi, sire, molto vicine, che hanno...»

Un bussare improvviso alla porta interruppe il discorso del cerusico. Arthur, totalmente assorbito dalla discussione, sobbalzò nella sedia.

«Perdonatemi.» Gaius si mise in piedi, solo vagamente infastidito, e andò ad aprire. Arthur rimase seduto, con le sopracciglia corrugate.

Gaius era stato un mago.

Gaius aveva avuto amici maghi, un tempo.

Gaius forse la praticava ancora, la magia.

Eppure, nonostante questo, nonostante tutto, suo padre si fidava ciecamente di lui.

Gli avrebbe affidato la propria vita, tanto profonda e totalizzante era la sua fiducia.

Per una ragione inspiegabile, Uther non diffidava della magia a tal punto da additare come nemici tutti coloro che la praticavano.

Arthur si grattò un sopracciglio, soprappensiero.

Gaius e Merlin si assomigliavano in maniera impressionante, rifletté, facendo correre lo sguardo fin sulle proprie mani.

Piccole, bianche ed ossute, si ripeté a mente, sollevando gli angoli della bocca in un muto sorriso, al solo pensiero di quanto quegli aggettivi facessero infuriare il suo servo.

Idiota.

Ma Merlin non era esattamente come Gaius, realizzò subito dopo. Merlin non era un mago.

«Merlin, c'è qualcuno per te.»

Arthur levò lo sguardo, richiamato dalle parole del vecchio, e quando quest'ultimo si fece da parte per far avanzare l'ospite, l'erede al trono si irrigidì.

«Principessa Lory!» esclamò, incredulo.

La ragazza si cacciò una ciocca di capelli dorati, sfuggita all'elaborata treccia, dietro l'orecchio, con un sorriso amichevole. «Sono proprio io.»


*

«Lancelot!» ripeté Gwen commossa, come se in questo modo potesse concretizzarlo. L'altro si aprì in un sorriso e la ragazza non resistette: lo raggiunse in un attimo e gli allacciò le braccia attorno al collo, con gli occhi lucidi di emozione.

«Mio dio, credevo che fossi morto!»

Lancelot rispose all'abbraccio, stringendola dolcemente, e facendo scorrere le dita tra i suoi riccioli scuri, affogando nel loro profumo di viole.

«Felice di deluderti, allora.»

Gwen si separò da lui, con un sorriso felice, tra le lacrime, e si portò una mano alla bocca.

Lancelot si perse nei flutti incandescenti dei suoi occhi scuri, e qualcosa si mosse nel suo animo.

«Mi sei mancata così tanto.» sussurrò a fior di labbra, tremendamente sincero. Tacque un attimo dopo, rimproverandosi: probabilmente la ragazza si era fatta una vita, nella sua assenza.

Non poteva tornare dopo più di un anno e pretendere che tra loro ci fosse ancora qualcosa.

Eppure, non poteva negare il sentimento che covava per lei. Non poteva metterlo a tacere, o sotterrarlo. Sarebbe emerso comunque, era troppo intenso.

Gwen reagì alle sue parole battendo le palpebre, e una lacrima di gioia le rotolò lungo la guancia.

«Sei mancato tanto anche a me.» rispose, tremula.

E Lancelot non resistette: vedendola così fragile, vicina e reale -fino a quel momento l'aveva incontrata solo in sogno, dove era una figura di fumo e immaginazione-, cedette all'impulso di chinarsi su di lei e accarezzare le sue labbra con le proprie, in un bacio tra le lacrime.

Gwen fremette, ma non si allontanò. Lancelot assorbì il suo respiro e portò l'altra mano alla nuca.

A dispetto delle sue aspettative, Gwen non si discostò. Certo, all'inizio non rispose, quasi che stesse valutando le possibilità, ma alla fine si lasciò andare.

Poi, proprio quando Lancelot stava per approfondire il bacio, dischiudendo le labbra, la ragazza ebbe un brivido tra le sue braccia e gli poggiò le mani sul petto, quasi a volerlo bloccare.

«Non posso!» soffiò Gwen quando si separarono, i respiri che si condensavano nell'aria. Lo fissò con gli occhi lucidi e pieni di lacrime, poi distolse lo sguardo, lasciando tuttavia le mani sul suo petto. «Mi dispiace ma non posso, scusa!»

Lancelot si umettò le labbra, rigido, e allontanò di poco il volto da quello di lei.

Continuò ad osservarla, col cuore che rallentava i battiti e le labbra che si stringevano in una linea sottile.

Se qualcosa si spezzò nel suo cuore, non lo diede a vedere.

«No, scusami tu.» rispose, con la voce più ferma di quanto si fosse aspettato. «Hai ragione. Scusa.»

Si schiarì la gola, indietreggiando ancora, e sfuggendo in tal modo alle sue dita.

Abbassò lo sguardo, deglutendo, e Gwen lo esaminò mordendosi il labbro.

Sembrava profondamente combattuta.

«Mi dispiace, Lancelot.»

«No.» il ragazzo si sforzò di sorridere, e se il risultato era calmare Gwen, l'avrebbe fatto più spesso. «Va tutto bene, non preoccuparti. Sto bene.»

Gwen annuì di nuovo, massaggiandosi il braccio.

«Bene!» ruppe il ghiaccio Lancelot, quando la tensione nell'aria si fece tangibile. «Forse è il momento che io vada, è pericoloso girare per Camelot nella mia situazione.»

Gwen lo seguì con lo sguardo, e quando si rese conto che era alla porta che si stava avvicinando, sbiancò.

«Dove vai adesso?»

Lancelot si fermò, con la mano già sulla maniglia. «Non lo so.» mentì, sperando che funzionasse. «Immaginò che vagherò senza meta come nell'ultimo anno.»

Gwen, tuttavia, si turbò ancora di più. «Non vorrai andar via di nuovo!»

Fu con un grande sforzo che Lancelot fece una smorfia, ringraziando la semioscurità che nascondeva la luce delusa dei suoi occhi. «E' necessario.»

«Ma sei appena arrivato!» obiettò la riccia, preoccupata, afferrandogli un polso.

Lancelot sospirò, scostando dolcemente il braccio da lei, e portando la mano ad accarezzarle una guancia.

«Ero passato soltanto per un saluto, non posso rimanere.»

Non trovando la certezza nei suoi occhi da cerbiatta, aggiunse: «Davvero, Gwen, sarò più al sicuro fuori da Camelot che qui. Se il Re dovesse scoprirmi la mia testa finirebbe su una picca.»

Gwen rabbrividì al pensiero ma, suo malgrado, dovette dargli ragione.

«Tornerai?»

Lancelot sorrise, triste.

Non poteva prometterle nulla. Non voleva.

Certo, non stava esattamente per lasciare Camelot, ma di sicuro la casa della ragazza.

Non poteva rovinargli la vita in quel modo, apparendo e scomparendo di continuo. Gwen aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lei 24 ore su 24 e lui, un vagabondo ricercato, non era la compagnia adatta.

Gwen meritava di meglio... meritava di più.

 «Sono certo che ci rivedremo.» rispose invece, chinandosi nuovamente per scoccarle un veloce e casto bacio sulle labbra, ancora umide per le lacrime.

Un attimo dopo emerse di nuovo all'aria aperta, indossando il cappuccio, e un filo di vento insinuatosi a forza sotto di esso lo fece rabbrividire fin nelle ossa.

Si voltò un'ultima volta, scoprendo Gwen appoggiata alla porta, quasi aggrappata, che lo guardava tristemente andar via.

Di nuovo.

L'aveva ferita ancora.

Lancelot strinse le labbra, decidendosi a tornare sui suoi passi. Affondò il capo nel cappuccio, quasi a nascondere gli occhi, e ripararsi dal freddo, poi diede le spalle alla dimora di legno.

Ad una parte importante della sua vita.

Quel bacio aveva suggellato il loro addio.

O almeno così credeva...


*


Arthur rimase probabilmente immobile come uno stoccafisso con lo sguardo allucinato fisso su Lory per un paio di secondi, perché poi Gaius si schiarì la gola, come a ricordare la sua presenza.

Arthur aprì la bocca per parlare, alla ricerca di quelle formule di cortesia incise a fondo nella sua memoria che, tuttavia, proprio in quell'istante, sembravano inaccessibili.

«Sua altezza.» se ne uscì alla fine, non trovando niente di meglio, e messo alle strette dal tempo. Abbozzò un buffo inchino che dovette risultare piuttosto comico perché la principessa ridacchiò continuando a studiarlo.

Arthur si rimise in piedi imbarazzato, polemizzando mentalmente sulla reazione della ragazza.

Beh, che vuole, non sono mica abituato ad inchinarmi, io! Di solito sono gli altri a farlo, pensò per giustificarsi, collerico.

Se non si fosse capito, il principe odiava essere schernito e messo in imbarazzo.

«Oh, vogliate scusarmi, sua maestà.» si aggiunse Gaius -e Arthur si ricordò di lui solo in quell'istante-.

«Per cosa, Gaius?» domandò la ragazza, anche lei probabilmente presa alla sprovvista dalla presenza del cerusico, sebbene fosse stato lui ad aprirle la porta.

«Ho ricordato un affare urgente da sbrigare.» rispose in fretta l'anziano e Arthur gli lanciò un'occhiataccia, sentendo tutte le fibre del suo corpo paralizzarsi.

E meno male che Gaius era quello saggio!

Con un sorrisetto di scuse e... era un occhiolino, quello?... l'archiatra scomparve oltre la porta.

La ragazza rise per spezzare il silenzio e Arthur si stampò in faccia un sorriso per nulla intimorito, esaminando la sua ospite.

Beh, sì, era bella, ma nemmeno così tanto come sosteneva Merlin.

In quell'istante ricordò le parole dell'amico.

Almeno a sua detta, la bionda doveva aver perso la testa per lui.

Si massaggiò il collo, a disagio, occhieggiandola di tanto in tanto: non aveva smesso di fissarlo per un attimo.

Forse Merlin non aveva tutti i torti.

Poi, però, rimembrò anche di non essere nel suo corpo e il sollievo si liberò dalle sue labbra come una ventata d'aria calda.

«Principessa, sono sorpreso di vedervi qui.» chiosò educatamente, tanto per iniziare un discorso e interrompere quell'opprimente silenzio.

Non aveva mai avuto problemi ad affrontare un dialogo, lui.

E non aveva mai neppure avuto problemi con le ragazze, anche se la maggior parte delle volte fosse stato impiegato a far con loro ben altro che discutere.

Ma con Gwen era diverso, e lui stesso adesso era diverso.

«Tu devi essere il valletto del principe Arthur, dico bene?» si informò la giovane, camminando verso di lui e nel frattempo guardandosi intorno, valutando la stanza.

«Non è il massimo.» commentò il giovane Pendragon in risposta al suo sguardo, con un sorrisetto imbarazzato.

«No, anzi, trovo che sia bellissimo.»

Arthur annuì, più per darle man forte che altro: personalmente, la sorpresa lo stordiva.

«Comunque, temo che il principe Arthur al momento sia occupato.» continuò, e quando ebbe ottenuto di nuovo gli occhi della ragazza aggiunse: «Molto occupato. Tremendamente occupato.»

Giusto per far capire il concetto, tutto qui.

«Ma davvero?» la ragazza passò due dita sulla superficie del tavolo, fermandosi a tastare una delle boccette di Gaius.

Arthur la seguì con lo sguardo, dondolandosi sui talloni.

Era una frecciatina o cosa?

Feriva il suo orgoglio, in questo modo!

«Beh, sapete, la giostra non è esattamente una passeggiata. Bisogna impegnarsi, e anche se il principe è il favorito, non ha intenzione di fare brutta figura. Impugnare una lancia lo fa sentire completo.»

Si fece prendere tanto dal discorso che non si accorse nemmeno che la ragazza aveva interrotto il suo lavoro di esaminatrice critica per voltarsi a guardarlo, con l'ombra di un sorriso.

Il principe si fissò le dita, così piccole, bianche ed affusolate, e concluse. «Suo padre sarà fiero di lui. Deve esserlo...»

«Lo sarà.»

Sussultò, rialzando lo sguardo.

«Oh, sì.» biascicò, per riacquistare un po' di contegno. Aveva dato voce ai suoi pensieri ed era talmente immerso in essi da essersi distaccato dalla realtà, anche se per pochi istanti.

Lory si accarezzò distrattamente i braccialetti che le avvolgevano il polso destro.

«E anche se non lo fosse, Arthur ha sempre te.»

Fu in quel frangente che Arthur realizzò, realmente, chi era in quel momento.

Ancora una volta il ricordo della maledizione gli tornò in mente.

Cavolo, aveva rischiato di far saltare la sua copertura.

«Beh... emh... suppongo di sì.»

«Devi essere molto fiero di lui, vero?»

Arthur contrasse la mascella, scrutando le ramificazioni verde-acqua negli occhi di lei, pensieroso.

Merlin fiero di lui?

Personalmente, non se l'era mai chiesto. E preferì continuare a non farlo, dal momento che lui stesso stentava a essere fiero della propria persona.

«In ogni caso, non ero venuta qui per il principe Arthur.» celiò ancora, continuando a camminare, con un sorrisetto di sfida.

Arthur batté le palpebre, sicuro di aver sentito male.

«Ah... ah no?» tentò, alla ricerca di un senso.

La principessa, senza abbandonare il suo sorrisetto irriverente, continuò a camminare e non guardarlo, facendo ondeggiare la lunga treccia.

«No.» rispose, allegra, afferrando il cucchiaio di Arthur -abbandonato nella minestra- e accostandolo al naso.

«E' questo che mangi?»

«Sì, e fa schifo.» rispose ispirato Arthur, senza riflettere.

Quando lo fece si pietrificò.

«Cioè... quello che voglio dire è che... Gaius cucina molto bene e io non posso pretendere di meglio e quindi... lo trovate divertente?» si interruppe, quando ancora una volta la risata cristallina della ragazza lo raggiunse.

Lei scosse la testa, avvicinandosi ancora a lui.

«Non c'è bisogno che menti, con me.» spiegò poi, quando si fu calmata, fissandogli... le labbra?

Arthur sentì la temperatura salire, mentre la ragazza si avvicinò a lui.

Qualcosa non andava, dannazione!

Merlin aveva detto che la ragazza era attratta da lui, cioè il principe!

Che si fosse sbagliato?

Che la principessa avesse sempre fissato lui, un semplice servo?!

«Principessa, sentite, io...»

«La vita di corte è così noiosa!» la ragazza scosse la testa, con un sospiro provocatorio.

«A volte.» le concesse Arthur, sincero, grato che avesse ripreso a parlare. «Proprio noiosa.»

«Lo dici come se l'avessi sperimentata anche tu.»

«In fondo lo faccio.» si ridusse a dire Arthur, cogliendo al volo la questione della mancanza di tempo. E cercare una scusa non avrebbe fatto altro che produrre una nuova crepa nella sua maschera da valletto.

E la sua facciata doveva rimanere intatta, quanto valeva rischiare ogni tanto, pur di sembrare naturale!

«Che vuoi dire? Hai tipo avuto una vita precedente da principe?»

Arthur agghiacciò, sconvolto.

Era una battuta, vero?

Rise apertamente, forse con troppa enfasi, per nascondere la confusione, e quando vide la ragazza fare lo stesso si calmò.

Via libera, solo una battuta!

Un attimo dopo comprese di essersi comportato di idiota, di aver fatto la figura dell'idiota e di apparire tremendamente idiota.

Aveva già detto idiota?

Attribuì la colpa al nuovo corpo: Merlin era idiota nel profondo, in un certo qual modo doveva averlo guastato.

«Perdonate la mia maleducazione, principessa. Desiderate qualcosa, comunque?»

«No, volevo solo saggiare la tua compagnia.»

La sincerità della ragazza era disarmante, e quando si avvicinò ancora, troppo per i gusti del principe, l'erede al trono si ritrovò ad indietreggiare di riflesso.

«Oh, e cosa ne avete dedotto?» cercò di perder tempo, perché la ragazza insisteva a fissargli le labbra con una certa avidità.

Tutti i nodi, prima o poi, vengono al pettine.

Il prossimo nodo che avrebbe punito sarebbe stato Merlin, per falsa testimonianza.

Per colpa sua, e solo per colpa sua, adesso si trovava in una situazione così imbarazzante!

«Che sei un tipo molto simpatico.» la ragazza sfarfallò le ciglia con fare suadente, rialzando gli occhi e incatenandoli nei suoi.

Ora che la vedeva da vicino Arthur dovette ammettere che fosse davvero bella come la dipingeva Merlin, anche con quel neo a sinistra del naso.

Ma questo non cambiava le cose, né tantomeno le giustificava!

«Simpatico?»

Beh, Merlin non era simpatico. Non esattamente... cioè era simpatico quando non parlava.

Però la ragazza aveva conosciuto solo il nuovo lato di Merlin... quindi Arthur lo accolse come un complimento.

Sta dicendo che io sono simpatico.

Sorrise, al pensiero dell'espressione offesa di Merlin quando gli avrebbe rinfacciato la questione, oltre al caricarlo di mille compiti impossibili che mai sarebbe riuscito a completare in serata.

«E anche molto carino.»

Arthur, ancora perso nelle ragnatele delle sue beghe mentali, si strozzò con la sua stessa saliva e impiegò un paio di attimi per liberare il passaggio e permettere l'accesso all'ossigeno nei suoi polmoni.

«Scusa?» gracchiò, con gli occhi lucidi.

Ed era la seconda volta nello stesso giorno che rischiava di soffocare.

«Sì, l'ho detto. E' poco regale, probabilmente, e affrettato, e forse imbarazzante per la situazione, ma anche vero. La sincerità è importante, ma anche così rara, nel nostro rango.» illustrò la principessa, inflessibile. «E comunque non ci trovo niente di male in un apprezzamento. La bellezza va lodata.»

Arthur si sforzò di non ridere.

Quella era decisamente la cosa più assurda che avesse mai ascoltato. E si sentì tanto Lancelot quando formulò quel pensiero.

«Vorrete dire il principe Arthur.» la corresse, nel vano tentativo di non scoppiare a ridere seduta stante.

Insieme al divertimento, l'oltraggio dilagava nella sua mente.

«No, intendo te. Perché sei così sorpreso?»

L'erede al trono non riuscì più a contenere le risate che, prepotenti, abbandonarono la sua bocca con tanta forza che fu costretto a piegarsi in due.

E al diavolo l'etichetta!

«State scherzando!» sbottò, sarcastico, ancora non del tutto ripresosi dalla risata.

La ragazza corrugò la fronte, probabilmente colta alla sprovvista da quella strana reazione.

«Dovrei?»

«E' assurdo! Ma parlate seriamente? Cioè, davvero... io?»

«Perché no? Avete dei begli occhi.»

«Oh ma per favore!»

Arthur si afferrò le orecchie, come a volerle mostrare. «Non avete visto queste!»

«Le ho viste, invece, e trovo che siano molto carine.»

Arthur era indeciso se ridere o... rimanere impassibile per l'assurdità del tutto.

«Carine? Carine? Ditemi che scherzate.»

«Ti donano un certo fascino, invece. Io le trovo adorabili.»

Arthur smise di ridere: era seria.

Adesso c'era da chiedersi se non fosse anche pazza.

Andiamo, le orecchie di Merlin carine ed adorabili?

Il mondo si era capovolto.

«Ma sono enormi!» si schermì il principe, come stupito da tanta mancanza di osservazione.

La principessa reclinò appena la testa, perplessa. «Non così tanto. Non ti piacciono?»

«Se mi piacciono?» Arthur trattenne altri sbuffi di risata -senza allegria, stavolta, solo tanta sorpresa  e incredulità. «Oh, le adoro. Davvero.»

Sarcasmo portami via.

Lory tramontò gli occhi al cielo. «E poi...» si fece più vicina, tanto che il suo respiro gli carezzò il collo -accidenti, Arthur non ricordava che Merlin fosse così alto! Cioè... era alto quanto lui, non era possibile! Merlin era più basso... doveva essere più basso, era lui il servo!

«Hai delle belle mani.» la principessa fece scivolare le proprie dita tra quelle di Arthur e alzò uno sguardo sensuale su di lui, che trattenne il respiro, in ansia.

«Ah sì?» pigolò, infastidito dal quella vicinanza non richiesta.

Tra un po' si sarebbe trovato con le spalle al muro, senza scampo.

«Sì.»

Ancora più vicina.

«Ma sono piccole...» si sorprese, piano. «E pallide... e scheletriche...»

«Ma molto morbide.»

Arthur ammutolì.

Le mani di Merlin morbide?

E perché Lory stava flirtando con così tanta perizia?

Arthur sfuggì dalla sua pressante vicinanza scartando di lato e sciogliendo la presa dalla sua mano.

Quando fu a debita distanza si concesse di respirare.

«Sicuramente vi state confondendo col principe Arthur.»

Andiamo, le mani di Merlin non erano morbide, e né tanto meno attraenti.

Per non parlare delle orecchie, poi!

E gli occhi... dei comunissimi occhi azzurri, niente di straordinario.

Subito dopo averlo pensato una coppia di occhi splendenti si materializzò nella sua mente, biasimandolo con una stoccata.

Arthur impallidì e si affrettò a scuotere la testa per scacciare la visione.

Okay, forse stava esagerando.

«Il principe Arthur è come tanti altri.» lo corresse la ragazza, cupa. «Di tipi come lui ne ho conosciuti a migliaia. Spocchiosi, arroganti e stupidi, e tutti che si credono degli eroi.»

«Arthur non è stupido!» sputò il principe, punto sul vivo, cambiando totalmente tono. «E nemmeno spocchioso o arrogante!»

«Già, dimenticavo che è tuo amico.» la ragazza sollevò le braccia, come per scusarsi, ma Arthur non ci andò per le leggere.

«E non è vero che si crede un eroe, lui lo è davvero!»

«Certo, come vuoi.»

Arthur provò all'improvviso un'antipatia feroce per quella principessa che credeva di poter giudicare senza conoscere.

Ma tu guarda questa... e io sarei arrogante? Ma per favore!

«Tu sei diverso da lui, Merlin. Capisco che è il tuo signore e ti senti in dovere di servirlo e riverirlo, e anche proteggerlo, ma certe cose sono chiare agli occhi di tutti. Il principe sarà anche coraggioso ma ho sentito parlare di come ti tratta. Io non sarei mai scortese coi miei servi, sono pur sempre degli esseri umani come me.»

Arthur ridusse gli occhi a due fessure, ragionando veloce: e così era di questo che avevano parlato Merlin e la ragazza, quando si erano presentati al pranzo?

Maledetto Merlin e la sua boccaccia! Era certo che fosse stato lui a farsi sfuggire, casualmente -ma proprio casualmente, eh!-, quei dettagli.

Meritava la gogna per un mese, se non di più!

«Il principe è gentile con me, e non è vero che mi tratta male! Sono storie che diffonde... che si diffondono, ma non c'è niente di reale. Alla gente piace parlare.»

La ragazza scrollò le spalle, ancora una volta più interessata alle boccette di Gaius che a lui.

Arthur desiderò che se ne andasse, ma non lo diede a vedere né accennò a parlarne.

«Non hai molta autostima, vero, Merlin?»

Arthur grugnì qualcosa dal suono indefinibile, poi distolse lo sguardo tormentandosi l'interno della guancia.

Quella ragazza era irritante.

«Emh, mi dispiace!» si scusò un istante dopo lei stessa, nervosa, sfiorandogli un braccio. «Oddio, scusami. Io... io non volevo che andasse a finire così, la conversazione. In realtà quando ti ho notato in sala mi hai subito stuzzicato la curiosità. Sembri così... dedito al tuo lavoro, al tuo padrone, che... ti ammiro. E' la verità, è questo. E' come se mi fossi già affezionata a te, anche senza conoscerti. Non voglio che tu ti senta sottovalutato... non è così, e sono sicura che in fondo in fondo anche Arthur ti apprezza, anche se probabilmente non lo ammetterebbe mai. So che si dice di lui che è molto orgoglioso, e del resto la maggior parte dei principi lo sono, figurati un Pendragon! Ho conosciuto Uther quando ero molto piccola e non è cambiato di una virgola.»

In seguito a quell'infinito monologo, Arthur rimase in silenzio, limitandosi a far scorrere lo sguardo sul suo viso, alla ricerca di un segno che gli annunciasse che stesse mentendo tanto per tenerselo buono.

Ma non ve ne trovò.

Anzi quegli occhi verde-acqua sprizzavano innocenza da tutti i pori.

Si sentì tremendamente in colpa.

No, non verso la ragazza.

Ma verso Merlin.

Perché Lory aveva ragione... probabilmente Merlin si sentiva sottovalutato. Dagli altri, certo.

Arthur era sicuro che l'idiota e lui avessero un legame particolare, che riuscissero a capirsi anche solo con uno sguardo: Merlin sapeva che lui lo stimava, anche se, come la principessa aveva giustamente ricordato, Arthur non l'avrebbe mai ammesso.

Ma il moro non aveva bisogno di parole, riusciva comunque a carpirlo dai suoi modi di fare... oppure no?

Si era sempre convinto che Merlin sapesse che lui, Arthur, si fidava.

Ma forse non era così... forse non lo era mai stato.

All'improvviso desiderò che la ragazza scomparisse e al suo posto entrasse Merlin, solo per creare l'occasione propizia per porgergli le sue scuse.

Ma fu un impulso che si protrasse per poco...

Un attimo dopo l'orgoglio si era scavato nuovamente il suo personale pertugio all'interno del suo cuore.

Lui non avrebbe mai chiesto scusa. In fondo non era colpa sua se Merlin non capiva...

Non era la stessa cosa dire che Arthur non apprezzasse l'amico e dire che lo apprezzasse ma non glielo avesse mai rivelato.

Per quanto lo riguardava, lui aveva la coscienza pulita.

«In ogni caso, temo proprio che si sia fatto tardi.»

Arthur riportò lo sguardo e l'attenzione su Lory e annuì distrattamente, ascoltando a stento le sue parole.

E la stanchezza di quella giornata gli piovve addosso in un sol colpo, stordendolo per un attimo.

«Buona notte, allora.» articolò, con un breve inchino -si ripromise di far pratica a riguardo- e un sorriso che doveva essere di gentile congedo.

Mai avrebbe potuto prevedere ciò che accadde.

«E questo è per la tua autostima.» soffiò infatti la bionda, e il suo profumo intenso lo spaesò, così come il calore della nuova ed improvvisa vicinanza, tanto che Arthur non ebbe il tempo di sottrarsi al bacio che ne seguì.

Di fatto, quando realizzò che quello era -dannazione!- proprio un bacio -a stampo ma pur sempre un bacio, dannazione!- la ragazza si era già distaccata con uno schiocco secco, aveva voltato i tacchi ed era sparita oltre la porta -dannazione!-.

Arthur rimproverò se stesso per la disattenzione e imprecò mentalmente all'indirizzo della principessa per aver attentato alla sua dignità.

Lui era un ragazzo impegnato, non si dica!

E aveva Gwen!

Non che fosse stato proprio un tradimento, ma il principe si stava crogiolando nelle sue abluzioni di neuroni, pregando per un perdono immediato delle divinità dell'antica religione, sebbene non fosse mai stato un devoto e a stento conoscesse i loro nomi.

E non poteva certo sapere che Gwen avesse commesso lo stesso -imperdonabile, per l'amor del cielo!- peccato, a qualche piede di distanza.




~To be continued~







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[Stavolta, perdonatemi, ma avrete lo spoiler alla vecchia maniera ;)]

«Non è esattamente così.» rispose immediatamente Merlin, pensando a Gwen e a come Arthur la rispettasse. «Magari non ho ancora trovato quella giusta.»
«O magari hai dei gusti particolari e non vuoi confidarmelo.» gli venne in aiuto lei, per poi alzare le spalle, con un sorriso sardonico.
Merlin ci impiegò diversi attimi per cogliere il sottinteso.
«No!» scattò, quando capì, e mosse così velocemente il braccio che il calice di vino volò via circondato da un ventaglio di liquido rosso.



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Angolo Autrice.


Devo correre a mangiare, perciò sarò breve: è inutile ripetere che mi dispiace per il ritardo, perciò passo direttamente a discutere della fic. Negli scorsi capitoli vi avevo chiesto chi tra Merlin e Arthur secondo voi scoprirà prima lo slash e chi deciderà per primo di metterlo in atto. Le vostre teorie sono tutte rispettabilissime ed interessanti, ma la verità è che la mia mente non sta mai ferma, perciò ancora adesso, anche se ne conosco le grandi linee, non ho impostato niente. Nel senso che probabilmente stupirò me stessa con qualche strana trovata, anche se ovviamente so benissimo chi farà cosa :P ma non vi dico niente, così rimanete nel dubbio u_ù In secondo luogo... questo capitolo è het, molto, ma non è questo che mi preoccupa -ne ho scritte tante-. No, mi preoccupa l'essermi concentrata sul Gwen/Lancelot xD La verità è che probabilmente non odio Gwen -è stato difficile, faticoso e deludente ammetterlo, ma ebbene è così >>- quanto la coppia che forma con Arthur. Detto in parole povere: se Gwen se ne stesse da sola, o con Lancelot, farebbe un favore a tutti; basta che sta lontana dal nostro asino e per me va bene.

 Note: Credo di aver già detto tutto più sopra. Per quanto riguarda Arthur, spero di non essere risultata OOC. Personalmente adoro descrivere i suoi POV, perché anche se mi risulta più difficile -perché è un personaggio molto particolare, non come Merlin che alla fine è simile al classico protagonista- ma mi diverto sempre tantissimo a descrivere i suoi pensieri. Mi auguro che lo stesso sia per voi, nel leggerli. Piccola parentesi: nessuno di voi ha notato la fissa quasi maniacale di Arthur con le mani di Merlin? Ormai è praticamente un MUST inserire la sequenza "piccole bianche ed ossute" in uno dei miei capitoli. Se non sto attenta finisce che lo scrivo anche nella mia storia originale. Well.

 Ordunque credo di aver terminato, miei cari! Vi piace il venerdì? Prima di scoprire Supernatural era un giorno come un altro, ma adesso non vedo l'ora che arrivi perché esce la nuova puntata! xD Ma mi sto dilungando troppo, e mia madre mi sbrana se non scendo subito a mangiare, ergo... alla prossima, che spero arrivi presto, e un mega abbraccio-bacio-ringraziamento a tutti coloro che leggono, che commentano, che inseriscono la storia da qualche parte -e non pensate male-, e anche a chi semplicemente ne parla. Grazie, siete la mia forza!! *___* E con questo commento sdolcinato vi saluto!

Per adesso, arrivederci al prossimo capitolo! =(°-°)=



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