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Autore: kateausten    04/05/2012    4 recensioni
Rose guardò il cielo inglese, azzurro e pieno di nuvole bianche come zucchero filato.
Bene, ecco cosa doveva fare.
Prima cosa: impedire a suo padre di giocare la partita di Quiddicht più importante della sua vita contro i Sepeverde, per evitare così la sua futura morte prematura.
Seconda cosa: cercare di riappacificare i suoi genitori diciottenni.
Rose sospirò, sconsolata.
Non sapeva perchè, ma dopo la scena che aveva visto, la prima cosa le sembrava decisamente più fattibile.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rose Weasley | Coppie: Albus Severus Potter/Rose Weasley, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Nobody said it was easy,
It's such a shame for us to part.
Nobody said it was easy,
No-one ever said it would be this hard,
Oh take me back to the start.




Ron Weasley si buttò sul letto, immergendo la testa nel cuscino, ignorando le chiacchere di Neville, Dean e Seamus che si stavano mettendo il pigiama. Sentì il materasso cigolare quando si aggiunse un peso alla sua sinistra.
"Ron" disse Harry.
"Uhm!" bofonchiò il rosso "Lasciami qui a morire!".
Harry sospirò, pensando che sette anni passati a combattere contro Voldemort lo avevano reso davvero coraggioso, visto che stava per dire una cosa di cui, sicuramente, si sarebbe pentito.
"Senti" tentò "Perchè non provi a fare pace con Hermione?".
Ron alzò di scatto la testa dal cuscino.
"Cosa?" chiese in tono basso.
Sembrava calmo, ma Harry sapeva che era la classica calma prima della tempesta.
"Ho detto fare pace, Ron" disse in fretta "Mica di scusarti con lei!".
Ron ridusse gli occhi a due fessure.
"Scusarmi? Io non ho fatto... lei ha..." balbettò "Io non fatto nulla!".
La stizza che pervadeva il ragazzo lo rendeva incapace di articolare una frase logica e coerente. Harry sospirò nuovamente mentre si alzava, pensando che i soliti sette anni- ma guardandoli dall'ottica di amico di Ron e Hermione- lo avevano reso davvero, davvero paziente.
"Ehi!" disse Seamus "Avete visto la nuova Grifondoro? E' carina".
Harry lanciò un'occhiata allarmata a Ron, che aveva raggiunto un'intensa tonalità di rosso.
La nuova arrivata era stata sicuramente una fonte di guai e stavolta- Harry nel profondo ne era sorpreso- non era colpa di Ron.
Non appena Hermione aveva visto che la ragazza fissava Ron, si era imbestialita. Harry aveva notato che anche Ron sembrava interessato a quella... Rose? ma non in quel senso, proprio no.
Solo che Hermione non aveva captato questo piccolo, fondamentale dettaglio e così', si era trasformata da un dolce Unicorno in un Basilisco sibilante.
Già c'era stata la scenata nella Sala Comune, ma a cena, quando Hermione era entrata nella sala Grande e aveva visto Rose seduta accanto a Ron, era praticamente esplosa.
Ron le era corso dietro, intuendo saggiamente il pericolo, ma non era servito a niente. Quando era tornato, imbufalito, al tavolo dei Grifondoro, aveva annunciato che Hermione, in qualità di Caposcuola, aveva tolto 20 punti alla Casa.
"Miseriaccia" aveva borbottato "Ribadisco ancora quello che pensavo al primo anni: è pazza quella la. Un vero incubo".
Inspiegabilmente, a quelle parole la nuova ragazza aveva sorriso, guardando Ron, cupo e mogio, avviarsi fuori dalla sala Grande senza neanche servirsi il dolce.
"Ehi Harry" mugugnò Ron "Hai visto quell'Albus?".
Harry annuì.
"Ti somiglia un sacco, vero?".
"Si, deve essere una..." cominciò Harry, ma si bloccò.
"Cosa?" chiese Ron.
Harry sbattè le palpebre e scosse la testa.
"Niente" disse "E' solo che...".
"Oh, avanti!".
Harry arrossì un pò.
"E' solo che... beh, gli occhi sembrano i... miei, Ron. Lo stesso verde. E anche i capelli neri. Ma le labbra..."
"Si?".
"Sembrano quelle di Ginny" concluse guardando con insistenza la cornice di un quadro attaccato al muro.
Ron lo guardò allarmato.
"Non so se mi fa più paura il fatto che hai notato le labbra di quel tizio o il fatto che lo ritieni un incrocio tra te e mia sorella".
Dean, che stava facendo finta di leggere "Trasfigurazione oggi", fece una risatina.
Harry lanciò un'occhiataccia a Ron, che però non la vide, troppo occupato a borbottare frasi incoerenti su Hermione.
Harry c'era abituato, quindi si dedicò alla pulizia della sua amata Firebolt: era però evidente che gli altri tre non erano avvezzi alla disperazione di Ron, cosichè si affollarono intorno al suo letto.
"Suvvia Ron!" esclamò Neville "anche se non ho capito cosa è successo esattamente... beh, siete tu e Hermione! Insomma... cosa può andare storto?".
Harry pensò ad un sacco di cose che potevani andare male, proprio perchè erano loro due, ma continuò a lucidare la scopa in silenzio.
"E poi" intervenne Dean "Se ho capito bene...".
"Dean" lo interruppe Ron "Ma ci hai origliato tutto il tempo?".
"Beh... si" ammise il ragazzo, scrollando le spalle "Comunque dicevo: il problema è semplice e scontato. Hermione è gelosa".
"Ma" fece per ribattere Ron, quando una luce di consapevolezza attraversò i suoi occhi "E' gelosa di me!" esclamò felice.
"Ce l'abbiamo fatta! Merlino ti ringrazio!" esclamò Seamus sarcastico.
"Ron, per caso l'hai fatta arrabbiare? chiese cautamente Neville.
Il ragazzo cercò Harry con lo sguardo e quest'ultimo sospirò.
"La nuova ragazza" disse "E' parsa un pò interessata a Ron ed Hermione è uscita fuori dai gangheri".
I tre annuirono mentre Ron ributtava la testa sul cuscino.
"Prima non mi parlava per via di Lavanda" si lamentò "Adesso per questa Rose. E stavolta non ho neanche fatto niente!".
A Seamus scappò una risatina, ma cercò di consolare Ron.
"Guarda che è una bella cosa che sia un pò gelosa. Vuol dire che ci tiene a te".
"Seamus, Hermione non è solo 'un pò gelosa'. E' quel tipo di gelosia che le ha fatto togliere 20 punti a Grifondoro" spiegò Harry.
"Cosa?" gridarono tutti e tre.
"Proprio ora che eravamo sopra le Serpi di dieci punti" sbottò Dean
"Immagina come se la rideranno, adesso" convenne Seamus, cupamente.
"La prossima settimana c'è la partita" disse Neville in tono incoraggiante "Grifondoro vincerà sicuramente e la Coppa delle Case sarà nostra".
"Dobbiamo vedere cosa fa Corvonero" intervenne Harry "Se batte Tassororsso...".
"Impossibile che non li batta!".
"Hanno un nuovo cercatore, però...".
Mentre la discussione andava avanti, Ron rimase in silenzio. Perchè Hermione doveva rendere tutto così difficile? Adesso stavano insieme, non c'erano pericoli mortali, niente poteva ostacolarli...
Cosa diamine le diceva il suo cervellone? Era lei quella intelligente, lei quella che doveva impostare equilibrio nel loro rapporto.
Quasi non si accorse che i suoi amici avevano smesso di parlare, fino a quando non sentì una timida voce sconosciuta.
"Salve!".
Albus era fermo sulla soglia della porta, con un espressione del tutto imbarazzata.
"Ciao" rispose Neville alzando una mano.
"Accidenti!" esclamò Seamus "Voi due vi somigliate un sacco, Harry!".
A quelle parole, Albus guardò nervodsamente verso il letto aggiunto per lui e si passò una mano fra i capelli.
"Una coincidenza" disse Harry, cercando di avere un tono leggero "Giusto?".
Non sapeva perchè, ma aveva voglia di aiutare quel ragazzino.
"Giusto" confermò Albus in tono più sicuro.
"Io sono Albus, comunque" si presentò "Abus Po... Ford".
"Dean Thomas" disse Dean, dandogli la mano.
"Seamus Finnigan" Seamus imitò Dean.
"Neville Paciock".
Albus guardò, trattenedndo il respiro, il suo fututo professore di Erbologia.
Strinse la mano a tutti e poi guardò Harry e Ron.
"Noi ci siamo già conosciuti" disse Harry sorridendo.
"Già" bofonchiò Ron.
Al sorrise e annuì. Aveva appena pensato che la parte più difficile fosse passata, quando si rese conto che invece doveva ancora arrivare.
"Allora" chiese Dean allegramente "Da dove vieni?".
"Uhm... da varie parti dell'Inghilterra" rispose Al, cercando di sembrare convincente.
"Dell'Inghilterra?" ripetè Seamus perplessò.
"Dell'Europa" affrettò a correggersi "Voleva dire Europa. I genitori miee e di Rose hanno un lavoro che li ha portati a viaggiare molto".
"Che bello" commentò Neville.
"Adesso si sono dati una calmata" aggiunse Al con una risata forzata "E siamo qua".
Guardò quei cinque ragazzi annuire.
"Allora Albus, cosa ci dici di Rose?" chiese Seamus "State insieme?".
"E' mia cugina" rispose Al, guardando storto il ragazzo.
"E' carina".
"Si, lo è".
"Quindi ti va bene se per caso io...".
"Oh accidenti!" esclamò Albus con un finto sbadiglio, interrompendolo "Sono distrutto! Devo andare a letto!".

                                                             *

La mattina dopo, Hermione saltò la colazione e si recò direttamente nell'aula di Artimanzia, dove si teneva la lezione della prima ora. Quella notte non aveva dormito, pentita della sfuriata fatta a Ron e dei punti tolti a Grifondoro.
Non si sarebbe voluta scusare, ma era abbastanza onesta con se stessa da ammettere che Ron non aveva esattamente fatto qualcosa per meritarsi quel trattamento. E, alla fine, neanche quella ragazza.
Forse era interessata a Ron, forse no. Hermione era stanca, voleva solo tranquillità e soprattutto non voleva un'altra Lavanda, un'altra battaglia da combattere.
E poi, insomma, Ron e lei stavano insieme. Si amavano. Non sarebbe stata certo una ragazza qualunque a minare il loro rapporto. Convinta di questo pensiero Hermione aprì il libro, compiacendosi del fatto che quel mostro della gelosia che albergava nel suo stomaco, adesso si era preso una vacanza.
Sentì aprire la porta e alzò lo sguardo sorpresa: quando vide la persona che stava entrando, però, si rese conto, tristemente, che quel mostro aveva solo fatto finta di andare via.
"Posso sedermi?" La voce di Rose era bassa e gentile ed Hermione non potè fare altro che annunciare la resa, annuendo, con gli occhi sul libro.
Sentì la sedia spostarsi e la ragazza sedersi. Guardò di nascosto i lunghi capelli rossi e crespi, gli occhi blu e il naso un pò lungo. Non era niente di eccezzionale, ma piacevole alla vista.
"Non mi è ancora arrivato il libro" disse esistante la ragazza "Ti spiace guardo il tuo durante la lezione?".
Perchè era così gentile? Fissava Ron, ma con lei era gentile.
"Smettila Hermione!" si disse, cercando di ricomporsi.
"Certo che no" disse quindi, mostrando la sua solita gentilezza "E' impossibile tenere il passo senza il libro".
"E' vero!" concordò Rose "E' molto difficile come materia. Ma è la mia preferita in assoluto".
"Anche la mia!" esclamò Hermione.
Rose sorrise raggiante.
Non le era andato giù che sua madre l'avesse guardata fino a quel momento come uno scarafaggio al grappolo.
"Siamo le uniche ad amare questa materia" commentò.
"Probabilmente" affermò Hermione "I miei amici non ci capiscono nulla".
Rose le lanciò un'occhiata veloce.
"Ron Weasley e Harry Potter?" chiese in tono casuale.
"Già".
"Oh, si" disse Rose "Conosco... ehm.. un pò tutti di fama, te l'ho detto".
"Dove eri durante la guerra?" chiese Hermione in tono curioso.
Rose parve riflettere un attimo.
"I.. i miei genitori hanno viaggiato tanto per lavoro. Non eravamo in Inghilterra quando combatteste Voldemort". Rose tenne gli occhi bassi mentre pronunciava quella bugia, preferendo non incontrare lo sguardo di sua madre.
Hermione la guardò attentamente.
"Hai pronunciato il suo nome" disse.
"Cosa?" chiese Rose sorpresa.
"Voldemort" chiarì Hermione "L'hai pronunciato senza nessun tentennamento",
"Oh, beh... I miei mi hanno sempre insegnato che è la paura di un nome a incrementare la paura della cosa stessa" disse Rose, con un sorriso.
Anche Hermione sorrise.
"Saggi i tuoi genitori".
"Abbastanza".
Rimasero un pò in silenzio, poi Hermione disse:
"Sei stata fortunata".
"In che cosa?"
"A non essere qui in quel periodo".
"Le vostre gesta sono arrivate a tutti" balbettò un pò Rose "Siete famosi ovunque".
Hermione stette zitta qualche istante.
"Non volevamo questo" mormorò poi "Harry non voleva questo".
"Cosa?" chiese cautamente Rose.
"Essere famosi per questa cosa. E' stato... tragico".
Rose guardò sua madre diciottenne, e provò un enorme tenerezza per lei. Sembrava una bambina cresciuta velocemente, con cicatrici ancora fresche sulle mani.
"Non volevo insinuare che... insomma, scusa".
Hermione sorrise.
"Tranquilla. Allora... oltre Artimanzia in cosa sei brava?" chiese per cambiare argomento.
"Quiddicht!" rispose allegramente Rose "Nei momenti liberi io... mi allenavo con mio padre".
"E tua madre?".
"Oh no" disse Rose nascondendo un sorriso "Lei è una tale frana".

                                                      *

Le ore di buco a maggio, sembravano fatte apposta per chi voleva allenarsi a Quiddicht.
Mentre Ron camminava velocemente verso il campo deserto con la sua Comet in mano- beandosi del sole che lo scaldava- pensò che l'unica cosa spiacevole fosse il fatto di doversi allenare da solo.
Harry, quando gli aveva annunciato con aria entusiasta la sua idea di andare a volare, era diventato tutto rosso e aveva balbettato qualcosa su libri, biblioteca e compiti.
Figuriamoci!
Avrebbe passato un' ora a sbaciucchiare sua sorella in qualche angolo remoto del parco, ignorando la sua fatica nel diventare un portiere migliore.
Che capitano degenere.
Mentre Ron arrivava agli spalti e li sorpassava, si disse che, sinceramente, anche lui avrebbe più volentieri passato un'ora a sbaciucchiare Hermione.
Peccato che al momento la cosa non fosse fattibile; la conosceva bene e sapeva che era più facile che ballasse il valzer con Grop in Sala Grande piuttosto che si scusasse con lui.
"Ciao".
Ron si girò e vide Rose che ansimava nel raggiungerlo.
"Ti sono dietro da cinque minuti!" esclamò cercando di prendere fiato "Quanto diamine cammini veloce?".
Ron sorrise spontaneamente, andandole incontro. Non sapeva perchè, ma quella ragazza gli ispirava tenerezza.
"Diciamo che ormai camminare velocemente è ormai diventata un'abitudine" disse, piegando la testa di lato "L'anno scorso ho avuto un buon allenamento".
Rose sorrise colpevole e cercò di regolarizzare il respiro.
"Ero in biblioteca prima" disse cercando di dare alla sua voce una nota innocente e casuale "Ma poi ho notato che è veramente bel tempo, così mi sono detta... perchè non allenarsi un pò?".
"Hai fatto bene" affermò Ron con veemenza "Conosco solo una persona che con questo tempo si rinchiude in Biblioteca".
Rose lasciò cadere il discorso, per non fomentare il litigio che era nato fra i suoi genitori.
In realtà voleva dirgli e chiedergli un mucchio di cose: litigerete sempre così, lo sai, vero? Sei consapevole che lei sarà l'amore della tua vita? Come vi siete conosciuti esattamente? Mi mancate così tanto...
"Stavi volando?" chiese invece allegramente.
"In realtà sono appena arrivato. Volevo allenarmi un pò in vita della partita della prossima settimana" A Rose non sfuggì la nota di orgoglio nella voce di suo padre "Grifondoro contro Serpeverde".
Un'ombra passò sul viso di Rose.
"Ho capito. Beh, se vuoi posso aiutarti".
"Davvero?".
"Certo. Sono un'ottima cacciatrice, sai?".
Ron la guardò, strizzando gli occhi per via del sole.
"Va bene" disse "Affare fatto".
"Cercherò di farti quanti più goal possibili" annunciò lei, saltellando felicemente al suo fianco.
Ron si girò e la guardò, stupito.
"Come fai a sapere che sono un Portiere?".
Rose si diede mentalmente dell'imbecille.
"Ho tirato a indovinare" balbettò "Hermione mi ha detto che tu e Harry siete nella squadra e io...".
"Hai parlato con Hermione?" la interruppe Ron.
"Si. Ad Artimanzia".
"E sei ancora viva?".
Rose ridacchiò nervosamente.
"E' stata molto gentile con me".
Ron bofonchiò qualcosa e inforcò la scopa.
"Prendi una scopa dal ripostiglio" le disse "Io ti aspetto lassù".
E mentre suo padre prendeva il volo, Rose si rese conto con nodo in gola che la sua ultima frase aveva nascosto quello che, se lei non avesse fatto qualcosa, sarebbe successo.

                                                             *

Le due ore di buco erano quasi passate e Al stava cercando Rose, preoccupato per non averla vista nella precedente ora e mezzo. Non era mai successo che Rose arrivasse in ritardo a una lezione, ma d'altra parte non era nenache mai andata indietro nel tempo.
Quando, all'inizio delle due ore lei gli aveva detto che aveva sentito Ron e Harry parlare di andare ad allenarsi, aveva colto la palla al balzo e le aveva suggerito di partecipare all'allenamento: più Ron passava del tempo con lei, più si sarebbe fidato quando avrebbero fatto qualcosa di assolutamente assurdo per non convicerlo a giocare la partita.
Al aggrottò la fronte, turbato, mentre camminava verso il limite della Foresta Proibita, per raggiungere più velocemente il campo da Quiddicht: sarebbe stato assai complicato impedire a suo zio di giocare, visto che si arrabbiava e partecipava con foga anche alle partitelle che facevano d'estate alla Tana.
Si sorprese a provare una fitta di nostalgia a quel ricordo, popolato anche da suo padre, sua madre, James e Lily.
Gli venne in mente che non aveva ancora visto sua madre così a lungo da parlarci e Al ringraziava Merlino: sarebbe stao difficile ingannarla.
"Ops! Scusate!" Si fermò di botto "Non volevo...".
Albus indietreggiò inorridito: dietro un albero, si era imbattutto in suo padre.
E sua madre.
Che si baciavano.
I due si separarono velocemente, Harry molto rosso, Ginny abbastanza calma e serafica.
Al aveva sempre ammirato la tranquillità della madre, anche se zio Ron un giorno gli aveva detto che non sempre era stata così tranquilla ed equilibrata, anzi, bastava che ci fosse una certa persona in giro che subito scappava...
"Albus!" esclamò Harry "Che ci fai qui?".
"Stavo cercando Rose" rispose imbarazzato.
Vedere i suoi baciarsi era una scena che- ne era sicuro- sarebbe rimasta spiacevolmente scolpita nella sua memoria.
"Ciao Albus" disse Ginny, mettendosi un ciocca di capelli dietro l'orecchio "Harry non ci ha ancora presentati come si deve. Sono Ginny Weasley".
"Ciao" balbettò Albus.
Seguì un silenzio imbarazzato che Harry cercò di colmare.
"Rose non l'ho vista" disse grattandosi distrattamente il naso "Non ho idea di dove sia".
Al annuì e proprio quando pensava a una buona scusa per uscire da quella situazione spiacevole, un grosso gufo grigio planò delicatamente sulla spalla di Harry.
Suo padre si girò un pò sorpreso e slegò il messaggio che il gufo portava legato alla zampa.
"Chi è?" chiese Ginny.
"Hagrid" rispose Harry sorridendo " Ci invita a prendere un tè da lui oggi alle cinque".
Anche Ginny sorrise, poi si rivolse a Albus.
"Perchè non venite anche tu e quella tua amica?" propose "Così la conoscerò".
"Ehm..." balbettò Al "Non so se...".
"Ma si!" esclamò Harry, dopo essere rimasto inizialmente perplesso alle parole della sua ragazza "Così vi presentiamo Hagrid. E' il professore di Cura delle Creature Magiche".
Albus annuì, rassegnato.
"Va bene, grazie. Adesso però devo proprio andare a cercare Rose".
Harry e Ginny lo guardarono mentre si allontanava a passo veloce.
"Cosa hai in mente?" chiese Harry mentre tirava fuori dalla borsa accanto ai suoi piedi una pergamena e scriveva la risposta.
"In che senso?" rispose Ginny innocentemente.
"Hai invitato Albus e Rose" specificò Harry.
"Si, ecco..." Ginny alzò le spalle "Sono preoccupata per Hermione. Voglio vedere questa Rose con mio fratello".
"Ginny" disse Harry "Tu mi credi se ti dico che fra quei due non c'è niente, vero?".
"Certo che ti credo" rispose lei "E' solo che voi maschi siete un pò troppo volubili al fascino di lunghi capelli fruscianti".
Scovandoci un riferimento a Cho Chang, Harry arrossì e le lanciò un'occhiataccia, mentre
legava la pergamena alla zampa del gufo.

Mentre lo guardava volare, Harry pensò con nostalgia a Edwige.
"Quell'Albus..." disse assorta Ginny.
"Mi somiglia un sacco" completò Harry.
"Già".
"Non è che ora mi molli per lui, eh?" disse Harry in tono casuale, accompagnando la frase da una risata imbarazzata.
Ginny sorrise.
"Quanto sei sciocco, Harry Potter" mormorò dolcemente, mentre gli sfiorava la cicatrice.

                                                            * 

Prima di vederla, sentì la sua voce.
Al guardò in cielo, fermandosi al limite del capo erboso, e vide Rose in sella a una vecchia scopa, che parlava vivacemente mentre Ron, di fronte a lei, rideva divertito.
Un piccolo sorriso increspò le labbra di del ragazzo mentre osservava quella scena; Rose sembrava rifiorita, simile alla ragazza che era stata prima che Ron morisse.
Una delle mille cose che gli piacevano di Rose era proprio la sua allegria: potevano stare un pomeriggio intero, sdraiata da qualche parte e ridere e parlare. Lo avevano fatto fin da bambini.
Era contento di vedere quella scena, era contento di vederla sorridere nuovamente.
Al abbassò lentamente lo sguardo: qualcuno, dall'altro lato del campo, non sembrava esattamente felice come lui nell'osservare i due che svolazzavano tranquillamente in cielo, non essendosi ancora accorti delle due persone che li aspettavano a terra.
Albus andò da Hermione e lo colpì quanto sua zia sembrasse piccola e indifesa.
"Ciao" disse Al.
"Ciao" rispose Hermione, senza staccare gli occhi dalla scena che stava guardando.
Il silenzio che seguì fu così angosciante che Al non riuscì a riempirlo.
"Con me non ha mai riso così" mormorò Hermione.
"Non credo sia vero" replicò gentilmente lui.
"Invece si. Ogni volta che sento arrivare una risata senza controllo, la blocco sul nascere" disse Hermione in tono assente "Forse lui ha bisogno di una persona con cui ridere in quel modo".
"Ascoltami bene" disse Al deciso "Tra quei due non c'è niente, credimi".
L'idea che ci fosse qualcosa di diverso da una grandissimo affetto puramente platonico era disgustosa, ma Al si disse che sua zia non poteva saperlo.
"Eppure sembrano così affiatati" osservò Hermione.
"Si sono presi in simpatia" disse Albus a disagio "Non per questo ci deve essere altro. E' innamorato di te, si vede lontano un kilometro. Insomma, siete voi due e...".
Al si rese conto che aveva esagerato.
Hermione stette in silenzio e puntò lo sguardo sul ragazzo.
"Somigli molto a Harry" disse in tono noncurante.
"Si" disse cautamente Al, avvertendo il pericolo.
"Strano che tu e Rose siate arrivati così tardi a Hogwarts. Maggio non è un gran mese per frequentare una scuola."
Al si disse che doveva fermarla: se sua zia metteva in moto il cervello, sarebbero stati guai.
"Ci hanno fatto studiare a casa" replicò con calma lui.
Fortunatamente, in quel momento, Ron e Rose sia ccorsero delle due piccole figure e planarono giù.
"Hey" disse Ron sudato e sorridente.
"Ciao a tutti!" esclamò Rose. Non riusciva a smettere di sorridere "Che ore sono, Al?"
"Tra mezz'ora inizia Difesa Contro le Arti Oscure, Rose" disse Al in tono paziente "Ti conviene cambiarti subito".
"Oh maledizione!" disse agitata "Ci vediamo più tardi".
Rose corse verso il catello e Albus la seguì ritenedo saggio lasciare i suoi zii da soli.
Ron e Hermione rimasero un pò in silenzio, mentre una lieve brezza faceva muovere i loro capelli.
"Sei arrabbiata?" chiese Ron.
Hermione scosse la testa, stancamente.
Ron parve immensamente sollevato e fece per prenderle la mano, ma Hermione si scostò.
"Cosa c'è?" chiese sorpreso.
"Forse dobbiamo rallentare un pò, Ron" disse con voce calma Hermione.
"Che cosa?" chiese scioccato lui "Mi stai lasciando?".
"No".
"Come no? Se non mi vuoi lasciare allora perchè hai bisogno di rallentare?".
La voce di Ron era bassa, ma il suo volto stava cominciando a colorarsi di un'intensa tonalità di rosso.
Hermione non rispose.
"E' per via di Rose?" chiese "Ti prego, Hermione, dimmi che non è perchè ho un'amica femmina".
"Non ti ho mai visto legare tanto in fretta con una persona" disse Hermione.
"Ma..." Ron si bloccò. Hermione aveva ragione, ma come faceva a farle credere che non sentiva niente per Rose?
"Hermione, non mi piace. Per niente. Ti prego, credimi, te lo giuro... su quello che vuoi".
La ragazza guardò il cielo limpido e quell'espressione distante gli fece paura, molto più di quando era arrabbiata.
"Ascoltami" disse rabbiosamente "Ti prego, ascoltami, io...".
"Tu non hai mai riso con me in quel modo" lo interruppe Hermione, ripetendo le parole dette poco prima.
"Ma cosa c'entra...".
"Ed era da tanto che non ti vedevo così rilassato".
"Non è vero!" replicò "Sono rilassato con te!".
"Non in questo modo".
Ron scosse la testa, esasperato.
"Certo che no. E lo sai perchè? Perchè mi piaci, perchè ti amo, perchè sei tu e non voglio fare cavolate e perderti".
Vide un tremito negli occhi di Hermione e Ron decise di continuare su quella linea.
"Io e te siamo speciali, lo hai scordato?" disse con voce dolce.
Hermione sentì un groppo alla gola, ricordando quelle parole che lui le aveva detto dopo il secondo bacio, quelle parole che lui le ripeteva non tanto spesso, solo quando lei ne aveva bisogno, per ricordarle che sia lui che lei erano persone normali ma che insieme diventavano speciali.
Fece per parlare, ma una voce la interruppe.
"Ciao ragazzi!".
Ginny e Harry erano poco lontani da loro, arrivavano sorridenti.
"Tutto bene?" chiese Ginny, arrivando a pochi passi da Hermione.
Lei annuì, ma si voltò e si incamminò. Ginny lanciò uno sguardo a Ron e poi la raggiunse.
"Ma cosa è successo?" chiese Harry.
Ron sospirò. Avrebbe voluto saperlo anche lui.


  
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