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Autore: Lenni    04/05/2012    2 recensioni
["L'eleganza del Riccio" - Renée e Lucien ♥ // Partecipante al concorso "Dai un appuntamento ad una ragazza che legge" indetto sul forum di EFP]
Un mio piccolo tributo al libro più bello che abbia mai letto. Due missing moments della storia d'amore tra Renée e Lucien, di cui, per i miei gusti, si parla fin troppo poco - e tutto ciò tremendamente ingiusto - .
Il loro incontro e il loro arrivederci, perché citando Peter Pan, non si deve dire addio, perché dire addio significa andarsene e andarsene significa dimenticare. Insomma, con tutto questo preambolo dove voglio arrivare, si può sapere? Semplice.
Voglio parlarvi di sorrisi, camelie e poesie ♥
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Così una camelia.
 





«Renée!» qualcuno grida, violentando il tuo silenzio «Cavoli, ma quanto ci metti?»
È brutale il tuo ritorno alla realtà: come per il giovane Gregor Samsa nella Metamorfosi*, anche il tuo risveglio è tutt’altro che piacevole. Leggi ancora distrattamente qualche parola, lasciando vagare lo sguardo affamato lungo i caratteri battuti a macchina, pur conoscendo i rischi cui vai incontro nel farlo.  Ma d’altra parte, come biasimarti
La giovane Medea** è stata tradita e abbandonata, piange i figli sottrattigli dal marito, vittima della follia più atroce che le dilania l’anima: con che cuore puoi abbandonarla, in un momento del genere?
«Renée, allora! Questo caffè!»
La voce di Bastien ti scuote nuovamente, stavolta di tono più alto e irritato. 
Alzi gli occhi al cielo, irritata: Medea dovrà aspettare.
«Si, Bastien, scusami» dici, senza però dar peso alle parole «Arrivo subito, un momento»
Spalanchi l’anta dell’armadietto dei dolci, spostando le scatole di amaretti ammuffiti e di frutta secca dalla dubbia identità. Cerchi per un po’, poi finalmente scorgi sul fondo una vecchia scatola di biscotti, di quelli morbidi da mangiare con il latte: apri il coperchio e sul fondo, vuoto da tempo, adagi il tuo piccolo tesoro cartaceo. Non ce la fai a non carezzare la copertina. 
«Renée, andiamo, abbiamo ospiti, ricordi?!»
«Infatti è pronto, sto arrivando, un momento!»
Osservi la Medea ancora un momento, lievemente assorta, prima di chiudere l’anta di nuovo. Che la recita abbi inizio.
 
 
 
«Era l’ora!» sbotta Marcel, vedendoti entrare «Cominciavamo a credere che ti eri addormentata!»
Cominciavamo a credere che ti eri addormentata. Gesù, se le subordinate potessero uccidere …
Fortunatamente, ti ci vuole poco per riprendere controllo del tuo essere.
 «Be’, che fai lì impalata?» è di nuovo Bastien a prendere il comando, adempiendo nel migliore dei modi al suo ruolo di fratello maggiore «Ti sei proprio decisa a farlo freddare questo caffè, eh?»
Come un automa, eviti anche di controbattere - quand’è l’ultima volta che ci hai provato? - , ti limiti a distribuire le tazzine, porgendo zucchero e cucchiaini con movenze piuttosto sgraziate. Che t’importa, del resto? Sono solo i tuoi fratelli, inutile anche solo sforzarsi di sorridere.
«Scusala, Lucien» aggiunge Marcel dopo un lungo – e rumoroso – sorso di caffè  «Nostra sorella ha sempre la testa tra le nuvole»
Ti eri dimenticata di questo Lucien, del resto eri  troppo indaffarata a tenere il capo chino in segno di pentimento per la tua condotta. Lo guardi appena, limitandoti a porgergli il caffè. E ti sorprendi quando lui, al posto di commentare le parole di Marcel, ti rivolge un largo sorriso.
«Piacere, Renée» ti dice, quasi a sorpresa «Forse è il caso di presentarci ufficialmente, no?»
Annuisci e neppure te ne rendi conto. Sarà colpa di quel sorriso, che di così buoni non ne avevi mai visti?
«Perfetto, allora, se me lo concede, mia cara, assumo io l’onore e l’onere di presentarmi a voi» riprende lui teatralmente, interrompendo il flusso dei tuoi pensieri sempre più confusi, di fronte a tutto questo virile candore «Sono Lucien Michel, signorina, profondamente onorato di fare la vostra conoscenza»

E allora la senti, concreta, questa fragile camelia sbocciare tremula nel tuo cuore. 

“Buona, Renée” ti ammonisce severa la coscienza, frenando con fermezza le decine di fantasie che ti saettano impazzite tra i neuroni “Sei brutta e intelligente, te lo sei forse dimenticato?”
Ma l’autocontrollo ormai è andato da un pezzo e la maschera giace inerme ai tuoi piedi. 
«Lucien Michel» sussurri infatti, accompagnando le parole con un dolce sorriso «Che strana assonanza»
I tuoi fratelli ti guardano male, senza capire, e quegli sguardi ti fanno irrigidire.
Stringi al petto il vassoio, cercando con lo sguardo una via di fuga: ma che diamine ti è venuto in mente? Sei proprio una stupida, cosa pensavi di fare? 
Lucien ti guarda, gli occhi chiari e luminosi che riflettono una certa perplessità. Poi comincia a ridere. 
«Eh, me lo sentivo che c’era qualcosa di speciale in te» dice, infischiandosene dei tuoi fratelli e di cosa è più o meno giusto. Non può esserci del male in lui, ne sei sicura.
Qualcosa di strano, che quasi hai paura di dargli un nome, ti sboccia nel cuore. Lo conosci da meno di venti minuti e già ti ha fatto sorridere due volte.
Qual è il suo segreto? Forse lo intuisci. 
Con lui ti senti bella
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Leggi per l’ennesima volta i referti delle ultime analisi, che potresti recitarle a memoria, tanto le hai lette. Sfogli febbrilmente il contenuto della cartella, senza curarti dei tagli che le pagine hanno inciso sulle tue dita ostinate. Bruciano un po’, ma niente di insopportabile: non basteranno certo a farti desistere. Perciò sistemi accuratamente tutto, poggi i fogli in grembo e ricominci, cercando di metterci più impegno. 
 
L’alogena ti illumina, vestendoti di ombre. È passata da un pezzo l’ora di andare a dormire, ma la cosa non potrebbe importarti di meno. Infatti continui a leggere, nonostante il mal di testa, troppo orgogliosa per rinunciare: virgola dopo virgola, parola dopo parola – deve esserti sfuggito qualcosa! 
Una ricerca forsennata di qualcosa che sembra davvero non esser stato scritto ma tu si, lo sai che c’è, da qualche parte. Continui a cercare, ti soffermi su alcuni punti e altri li salti totalmente, storcendo il naso indispettita: deve esserci qualcosa, che sia un paragrafo, una frase o anche solo una misera parola che confermi che le loro sono solo supposizioni, che il suo cuore batte ancora perfettamente! Tu lo sai, perché ogni notte lo senti battere, premuto contro la tua schiena, e questo non si può cambiare

«Renée?» 
Una voce sbiadita ti chiama, come fosse uscita da un sogno o da una vecchia polaroid. 
Ti asciughi svelta una lacrima traditrice, prima di rispondere in alcun modo.
«Lucien, che ci fai ancora sveglio?» borbotti, sperando che la penombra nasconda il tuo sgomento.
Lui ovviamente finge che sia così. «Me ne leggi una, per piacere?»
Lucien ti sorride e tu non gli dici di no, perché in quel sorriso, nonostante la stanchezza, c’è sempre del buono. Grata, afferri il libro che ti porge e ti siedi accanto al letto, guardandolo affondare nel cuscino appena un po’ stropicciato. Sembra un bambino, nonostante le rughe cucite sottili sul viso. Lo guardi e finisci per ricambiare il gesto, curvando le labbra con risultati più scarsi dei suoi, ma con identico affetto nel farlo.
Allora cominci.
«Non posso esistere senza di te / mi dimentico di tutto, tranne che di rivederti» reciti piano, cercando di controllare la voce «La mia vita sembra che si arresti lì / non vedo più avanti …*** »
Lucien non dice niente, ascolta e basta, tenendo gli occhi fissi su un punto indefinito.
«Mi hai assorbito / in questo momento ho la sensazione come di dissolvermi» qualcosa ti brucia dentro, forse nella pancia, forse nel cuore. Qualsiasi cosa sia, ti spaventa troppo per riuscire a dargli un nome «Sarei estremamente triste / senza la speranza di rivederti presto»
«Renée, fermati, ti prego»
Ti interrompi spaventata. «Che c’è, ti senti male?»
«No, voglio solo che ti fermi»
Sei sempre all’allerta, ma questa richiesta proprio non te l’aspettavi.
«Perché? Keats è sempre stato il tuo preferito e poi – »
«Renée» 
E in quel “Renée” c’è tutto. 
«Lo sai»

Cade il silenzio e nessuno dei due fa niente per scalfirlo. Le teste pesanti di pensieri, la tua chinata verso il basso, la sua sprofondata nel cuscino: entrambe irrimediabilmente distanti, già troppo lontane per essere completamente sincere.

«Tesoro?» Lucien sorride,  «Mi leggi quella a pagina 312, per favore?»
Obbedisci, girando debolmente le pagine, fino ad arrivare alla 312. Leggi il titolo**** e seppur sorridendo, non ce la fai a fermare una lacrima. Quella, codarda, scivola giù solcando l’ennesima ruga sul tuo viso provato, per poi adagiarsi piano sulla carta, deformando qualche lettera.
«Che c’è, Dongo ti ha forse mangiato la lingua?» ride Lucien, interrotto solo da qualche colpo di tosse «Se vuoi comincio io»
Gli porgi il libro, ridendo a tua volta, senza frenare questo pianto liberatorio che ti purifica l’anima. Dovresti essere tu quella forte, l’ancora di salvezza a cui lui possa serenamente aggrapparsi: non ci riesci.  
Ma lui non te ne fa una colpa. 

«Non pensarci, mia cara, non pianger più / a sospirare impara e di non tornare diglielo tu!» Lucien è un attore mancato, carica le parole e misura le pause, strabuzza gli occhi e fa tante smorfie «Dolcezza mia, non impallidire, non mostrare il volto triste e sconsolato / oppure, se vuoi, spargi pure una lacrima –se n’è andata!- / si, certo, era nata per morire»
 
Ti accorgi del suo affaticamento, che anche se riguarda il leggere poche righe lo ha stremato, quindi, afferrando il libro, prosegui tu con la lettura, godendoti il suono del suo respiro.

«Ancora cosi pallida? / Piangi pure, allora, a profusione, che le lacrime tue conterò nel sentire / Saranno per te una benedizione / negli anni a venire!»
 
 Dongo si sfrega sornione suoi tuoi polpacci grossi, cercando carezze che però tardano ad arrivare, troppo sei presa dalla carta stampata. Allora, quel povero gatto, con un balzo finisce sulle gambe di Lucien, perfettamente consapevole che il caro padrone non gli negherà mai una grattatina dietro le orecchie. 
D’un tratto t’interrompi, ascoltandolo borbottare. L’ha imparato a memoria, quell’ultimo pezzo, e la cosa non può che farti piacere.
 
 «Vedi? Ha lasciato i tuoi occhi più sfavillanti d'un soleggiato ruscello / e le tue melodie sussurranti / son ancora più dolci di quello!» 

Lucien affanna un secondo, riordina le idee e mette in fila le ultime parole, chiudendo gli occhi. D’istinto afferri la sua mano, stringendola dolcemente: è il momento.

 «Pure, poiché lacrime e pianto son seguaci / delle gioie fuggenti / insieme piangiamo: ma le note dolenti del rimpianto / intrecciate sian di baci»

La poesia finisce e sai per certo che non gliela sentirai più recitare.
Quegli occhi chiari e luminosi non ti faranno più sentir bella, nel guardarti, e non dovrai più compare le lamette per il suo rasoio. 
Sul suo viso però il sorriso è rimasto. A stento trattieni una lacrima. La guerra è finita
Lasci cadere il libro per terra, mentre la presa intorno alle sue dita si fa meno ferrea. 
Si sono formate delle orecchie, agli angoli delle pagine: è una cosa che detesti, ma adesso non ti importa.

Perché dentro di te, concreta, la senti questa fragile camelia appassire piano, illuminata dalla luce artificiale di un’alogena. 

Tutto intorno, resta solo il silenzio. 
 
 


















NOTE:
* = Gregor Samsa, della Metamorfosi di Kafka
** = Medea, dell’omonima Medea di Euripide
*** = Senza di te di John Keats
**** = Non pensarci mia cara di John Keats 








Piccia's corner
Tengo particolarmente a questa storia, credo che si sia capito dalla presentazione (chilometrica) che le ho affiancato. Credetemi, è veramente il miglior libro che io abbia mai letto, mi ha letteralmente cambiato la vita. E l'ha pure salvata, in un certo senso: c'è tutta la mia storia là dentro. Forse è per questo che non sono mai riuscita a buttare giù qualcosa di concreto riguardo a questa splendida storia, per paura magari. In ogni caso, non è certo questo il punto. Il merito infatti va tutto a HystericalFirework, ideatrice del contest Dai un appuntamento ad una ragazza che legge: dopo due settimane(?) di vuoto celebrale, in due sere l'ho buttata giù, inviata e postata su EFP. Insomma, che ne pensate?
Mi farebbe veramente piacere sapere il vostro parere, tutto questo è molto importante per me, indipendentemente dall'esito che avrà il contest. Un bacio a tutti e scusate per la lunghezza spropositata di questo corner.

#Piccia.

PS:

Dimenticavo, ecco alcuni chiarimenti che magari potrebbero aiutarvi, nel caso abbiate letto il libro:
  • Il cognome di Lucien non è menzionato nel libro, ma credo sia stato Michel. Renée infatti, da vedova, viene chiamata "madame Michel" che, se non vado errando, dovrebbe essere il corrispondente francese di "signora Michel". In sintesi, se Renée, da sposata, è chiamata Madame Michel, a regola, deve esserci stato anche un signor Michel, tale Lucien.
  • Il nome del gatto non è un errore: infatti, prima di Lev, Renée ne ha avuti altri tre, di cui uno si chiamava Dongo. Dato che era "il gatto di mezzo", mi è sembrato giusto menzionare lui: né troppo vicino all'inizio, né troppo lontano alla fine, no?
  • Nemmeno la malattia di Lucien è descritta nel libro, ho optato per un problema cardiaco per semplice gusto personale ;)
 
   
  
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