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Autore: LaliX    04/05/2012    4 recensioni
"Sette chiavi per sette portali,
Sette portali per sette valori
Sette guardiani, o più?, ma speciali:
Saranno pronti, nei loro cuori?
Avran conoscenza, avranno il sapere
Per affrontare ogni ostacolo, tutto?
Avranno il coraggio che li stia a sostenere
Quando ogni frammento sarà stato distrutto?
Saranno sensibili, sapranno capire
I sentimenti degli altri, come fossero propri?
Saranno perseveranti nell'inseguire
Ogni loro sogno, e per buoni scopi?
Avranno la fede che li porti avanti
Anche in mezzo alla disperazione?
Risolveranno problemi importanti,
Arriveranno alla redenzione?
Ma, soprattutto, sarà a guidarli
La forza buona che domina il mondo?
O forse l'odio potrà abbindolarli,
Corrompendoli fin nel profondo?"
Storia scritta a due mani, da _Milla3 e LaliX, principalmente per divertirsi xD Speriamo davvero che vi piaccia!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ancora non ci posso credere. Sono sulla soglia di quella casa che ormai mi appare sempre più tenebrosa; pensavo di conoscerla come le decorazioni sul vestito che mi piace di più, ma ora mi accorgo che non è così. Quanti segreti! Quante cose celate. Come ho potuto credere a tutte le fandonie che mi diceva mio fratello? Fratello. Penso questa parola quasi con disgusto e, devo ammetterlo a malincuore, anche con un po' di rimpianto.
Lui sta per entrare nell'auto della polizia. Le sue mani sono tenute dietro la schiena, è ammanettato. Prima che si chiuda la portiera, mi lancia uno sguardo...Deluso? Da me non se lo aspettava, mi sembra di capire... La stupida, l'ingenua, sua sorella, che lo tradisce in questo modo? Ma la delusione è reciproca. Non che io sia una santa, per carità. Ma da quando ho conosciuto Nicolas sto cercando, piano piano, di migliorare. Per lui, per la nostra bambina. E per tutti i ragazzi che ora ci ritroveremo a controllare.
-Scusateci, ma dovremmo farvi ancora qualche domanda, se non vi dispiace-
Un agente si avvicina a noi, e ne sono quasi intimorita. In pochi giorni ho dovuto sopportare troppo.
-Coraggio, amore-, mi dice Nicolas, cercando di incitarmi a parlare. Ma non ci riesco, allora è lui a raccontare, per la millesima volta, la stessa storia che ho già sentito, e che ancora mi fa male.

-Bene, signor agente...Io sono arrivato alla fondazione di Bartolomè- pronuncia il nome di mio fratello come fosse una parolaccia, ma non posso biasimarlo -Circa un anno fa, poco più. E ho conosciuto Malvina. Ci siamo innamorati a prima vista, e abbiamo deciso di sposarci. Ma ci siamo resi conto che qualcosa non andava, dopo un po'. Io le ho fatto notare dei comportamenti strani che aveva il fratello a cui lei, probabilmente, era abituata, e non faceva caso. Ma indagando più a fondo abbiamo scoperto che lui maltrattava i ragazzi che ci sono nella casa, che li costringeva a rubare. E allora abbiamo sporto denuncia. Tutto qui.-
Tutto qui, come se fosse poco. E il peggio deve ancora arrivare. La porta si apre per l'ennesima volta. Thiago. Guarda prima noi, poi la polizia. Di nuovo noi.
-L'hanno portato via, vero?-
Senza parlare, mi stacco da Nico e lo abbraccio, ripetendomi che, ormai, io e i ragazzi della Casa Magica siamo la sua unica famiglia.
‘Una famiglia…’, continuo a pensare, mentre lo stringo forte a me. Lo sento sussultare ogni tanto, la spallina della mia canottiera è bagnata, e mi rivela che sta piangendo.
Ma saremo mai davvero una famiglia?, mi chiedo. Si fideranno mai, di me, quei ragazzi che hanno conosciuto il volto peggiore di mio fratello? Sento il respiro farmisi più corto, gli occhi bruciare come quando, dal parrucchiere, un po’ di shampoo sfuggito al controllo riesce ad infilarvisi.
Devo frenarmi, lo so. Sono l’adulta, qui, e se scoppiassi anch’io in lacrime sarebbe la fine. E poi colerebbe il mascara. Finirei per somigliare a un panda, e macchierei la maglietta di Thiago. Non posso, no.
Neanche adesso, che sento i ricordi tormentarmi come e più di prima; i silenzi carichi di significato, le parole non capite. Per stupidità, o forse per voglia di essere sorda?
Gli sguardi dei ragazzi, la paura che vedevo e che non riuscivo a decifrare-non riuscivo, o non volevo? I trasferimenti improvvisi in altri istituti, le grida di Bartolomè, il laboratorio dove li costringeva a fabbricare bambole. Quel laboratorio… L’avevamo scoperto, sì; ma ci eravamo lasciati raggirare ancora una volta, io prima di tutti.
-Un gioco, un modo per abituare al mondo del lavoro…- Mi tornano in mente le scuse assurde di Bart e di Justina.
Assurde, forse, ma ci abbiamo creduto.
Con lentezza mi allontano da Thiago. Ci scambiamo appena uno sguardo fugace, ma basta per capire che stiamo pensando la stessa cosa: come abbiamo fatto a non accorgercene?
-Thiago…-
E’ la voce di Marianella. Alzo appena gli occhi da terra: si sporge quasi con timidezza dalla porta, osservando cautamente mio nipote, come se non sapesse se tornare dentro o correre ad abbracciarlo.
-Va’ da lei-, lo esorta Nico, indirizzandolo con un lieve colpetto sulla spalla. Obbedisce, dirigendosi dentro casa con sguardo vacuo, quasi trascinandosi. Mi dà come l'impressione che per lui niente abbia più senso... Abbasso gli occhi, mentre lui accosta la porta dietro di sé.
E, finalmente, anch’io posso piangere.
-Non fare così, Malvina…-
L’abbraccio di Nicolas mi riscalda come un bel camino acceso in inverno, e una volta di più sono grata al destino che me l’ha fatto incontrare. Alzo la testa, vorrei sorridergli, senza caricarlo di tutti i miei pensieri, ma è più forte di me, la bocca non riesce a star chiusa: le parole scorrono senza che io possa anche solo provare a frenarle, a opporre resistenza.
-Come ho potuto, come? Bart… Aveva ragione, sono solo una stupida. E i ragazzi? Mi odieranno, Nico, e faranno bene! Cosa ne sarà di questo posto, della Fondazione? Io…-
Nicolas mi interrompe con gentilezza, appoggiando l’indice destro sulla mia bocca come per invitarmi al silenzio. A lui le mie labbra obbediscono, strano. Le lacrime no, loro continuano a scendere, ma senza nessun rumore, quasi fossero gocce di pioggia che scivolano su un impermeabile.
-Amore mio, non è colpa tua. Nessuno ne era al corrente, e i ragazzi lo sanno.-
La sua voce è infinitamente dolce, e mentre lui mi posa un braccio sulle spalle, mi lascio cullare da quelle parole rassicuranti, sperando in cuore che sia davvero come dice.
-Per quanto riguarda la Fondazione…-, conclude, dopo avermi stampato un bacio sulla fronte
-…A quella penseremo insieme.-
 

-L'hanno preso?-
Un uomo bassino e con i capelli ricci fece il suo ingresso nella stanza. Si guardò intorno, facendo passare lo sguardo su tutti i computer presenti, e poi si soffermò a fissare la donna dai lunghi capelli neri che era seduta avanti ad uno di essi.
-Sì, Bedoya Aguero è in prigione.-
L'uomo lanciò un'occhiata al computer che aveva di fronte, che in quel momento proiettava l'immagine dell'arresto. Lo sguardo che l'arrestato gettava a qualcuno sulla soglia della porta - ovviamente, la telecamera non era riuscita a riprendere chi fosse, tipico - era veramente agghiacciante.
-Era ora, quel delinquente-
Alla parola 'delinquente', la donna sollevò un sopracciglio, assumendo un'espressione ironica. In fondo, loro della corporazione non erano quelli che si potevano definire 'Stinchi di santo'.
-Adesso possiamo dare inizio al nostro piano, Charlie.-, disse lei, mostrandogli lo schermo che aveva di fronte. Era diviso in sette parti, ed ognuna inquadrava una pietra apparentemente innocua. Ma i due sapevano benissimo che quelle pietre avevano importanza. Il punto era che non sapevano perché. Si limitavano ad obbedire, ad ascoltare gli ordini del loro capo. Come gli era stato insegnato.
-Lui è pronto?-, chiese Charlie, tentando di assumere un tono professionale, senza riuscirci. La donna si portò una mano alla fronte. Con chi l'avevano messa a lavorare?
-Certo che è pronto. L'ho preparato tutta la vita per questo.-
Questa volta fu Charlie a sollevare un sopracciglio. Non aveva dubbi sulle capacità della donna, o su quelle del ragazzo, in fondo l'avevano salvato in più di un'occasione, sapeva quanto valessero. Ma ci teneva a mostrarsi scettico. Non voleva ammettere quanto ammirasse i due, per il loro coraggio e per la loro astuzia, oltre - ovviamente - per la loro forza.
-Vedremo, Franka. Vedremo. Entra, ragazzo!-
Un ragazzo con degli occhi grigi quasi inespressivi, vuoti, arrivò. Al contrario di Charlie poco prima, non si guardò intorno. Teneva gli occhi fissi su un punto indecifrato tra il pavimento e il muro.
-E' ora.-
Disse Franka, autoritaria. 'Sembra quasi che non abbia passato la vita a crescerlo' pensò Charlie, con una punta d'ammirazione. Non sopportava le smancerie, ed era lieto che Franka avesse abbandonato il tono protettivo che usava di solito quando c'era di mezzo il ragazzo. Alle parole della donna, il sopracitato ragazzo annuì. Gli erano già state date istruzioni su cosa fare, ed era pronto. Uscì dalla stanza dopo aver fatto un segno di rispetto a Franka, lasciandoli soli.
-Ce la possiamo fare, Charlie. E' perfetto per questo lavoro.-
Lo sapeva, Charlie. Ma non lo disse. Si limitò ad annuire, svogliatamente, mentre si sedeva su una delle sedie ed iniziava a leggere il giornale di quel giorno.
-Continuano le misteriose uccisioni in Argentina, tutte secondo lo stesso metodo. La Polizia brancola nel buio.-
Diceva il titolo in prima pagina. L'uomo rise. Non avrebbero mai scoperto niente, si erano dati da fare per non lasciare tracce.
 

Che silenzio.
Siamo tutti riuniti nel salotto da almeno cinque minuti, e nessuno ha ancora aperto bocca.
Gli occhi luminosi dei ragazzi tradiscono la loro (legittima) soddisfazione, ma per quanto possono cercano di non ostentarla. Per Thiago, forse per me. Magari è per questo, che nessuno ha ancora parlato.
Nico è seduto dall’altra parte della stanza rispetto a me, sul divano, e tiene per mano Cris e Monito. I due si scambiano qualche sguardo ogni tanto, forse vorrebbero andare a giocare. Del resto, come dar loro torto? Se il cattivo è stato cacciato, non c’è altro da fare. Missione compiuta.
Ma Nico sa che non è così. Mi ha parlato per circa mezz’ora di complesse questioni burocratiche, delle quali non ho capito assolutamente nulla, né mai ne capirò. E’ per questo, che ci ha riuniti.
-Ragazzi-, prende infine la parola, alzandosi in piedi e lasciando i bambini, che si avvicinano immediatamente, forse con l’idea di chiacchierare un po’ a discorso finito.
-Sarà chiaro a tutti, immagino, che non siete più sotto la tutela di Bartolomé.-
Lo dice il più in fretta possibile, per non urtare i sentimenti di nessuno, ed anche i ragazzi fanno presto ad annuire. Nico sembra soddisfatto, e, lanciata un’occhiata veloce a Thiago, che è seduto a testa bassa vicino a Mar, prosegue:
-Perfetto. E immagino capiate anche che al momento, in verità, non siete sotto la tutela di nessuno. E che la cosa va risolta in fretta.-
Un mormorio serpeggia tra i ragazzi; in questo sono come me, e chi ci aveva pensato alle questioni legali? Tutti sembrano chiedersi dove voglia andare a parare Nico. Sento qualche ‘E quindi?’, ‘Cioè?’, e infine qualcuno pone la domanda fatidica: -Ci rimanderanno indietro da dove siamo venuti?-
A questo punto, il panico che si era preparato è libero di scoppiare, anche se mantenendosi abbastanza silenzioso. Rama abbraccia forte sua sorella, Lleca ha la bocca spalancata mentre Jazmìn continua a mormorare il nome di Joselo con espressione terrorizzata. Io non sono una persona tanto sveglia, ma ho come l’impressione che non abbiano capito proprio bene.
Anche Nico si rende conto che è stato frainteso, e si sbriga a chiarire, scuotendo la testa per rafforzare il concetto:
-No, no, no. Nessuno vuole mandarvi da nessuna parte. Tranquilli.-
Qualcuno sospira di sollievo. Non so come abbiano fatto a credere che potessimo far loro una cosa del genere… Però, mi rispondo da sola, è anche vero che questi ragazzi sono abituati a Bart, dal quale ci si poteva aspettare di tutto. Perché è così, anche se, penso a malincuore, noi non ce n’eravamo accorti.
-Quello che volevo chiedervi-, riprende Nico, con tono di voce appena più alto di prima.
-E’ semplicemente questo: vorrei rilevare io la Fondazione BB. Mi accettereste, come tutore?-
Qualche secondo appena, e si scatena la gioia generale. Abbracci, baci, grida, tutto ciò  che era stato trattenuto finore è stato improvvisamente liberato. Anche Thiago, stretto a Mar, sorride. Sereno non lo è di certo, ma si sta facendo forza. Nei limiti del possibile.
Noto che Nico mi sta osservando con la coda dell’occhio; poggiato a terra Monito, che gli è saltato al collo, lascia i ragazzi e mi si avvicina.
-Naturalmente- aggiunge voltandosi verso di loro, dopo avermi fatta alzare prendendomi per mano
-Insieme a me ci sarà anche Malvina.-
Per una frazione di secondo, ho paura. La stanza è di nuovo silenziosa, e mi aspetto che da un momento all’altro qualcuno gridi di no. Perché è la sorella del mostro, perché è una stupida.
Invece Tacho, con un sorriso, replica:
-Si capisce.-
Senza neanche aver il tempo di rendermene conto, io e Nico veniamo circondati, e stretti nel grande abbraccio di quella che è la nostra nuova, grande famiglia.

 

Ciao a tutti!
Innanzitutto, grazie per essere arrivati fin qui, e per aver letto questa specie di nostro delirio *O*
Siamo in due a scrivere, _Milla3 e LaliX.
Vi iniziamo a dire che, anche se questa è una round robin, nessuno deve aggiungere capitoli. L'abbiamo fatto solo per poterla scrivere a due mani.
L'idea ci è venuta così, un po' all'improvviso, e si è sviluppata dopo molti tentativi assurdi.
Magari molti di voi non saranno molto d'accordo della coppia Malvina-Nicolas, ma pazienza, noi li troviamo adorabili insieme.
Cielo, nella nostra storia, non è mai arrivata nella Casa Magica, come si è notato, e Malvina e Nicolas si sono dovuti accorgere da soli di quello che accadeva.
Beh, che altro c'è da dire?
Speriamo vi sia piaciuto, e ci vediamo alla prossima ^^
Un bacio<3
_Milla3 e L

  
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