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Autore: Nihal    05/05/2012    2 recensioni
Prima di continuare si fermò ad ammirare la sua opera, contento. Fino a quel momento era perfetta.
E poi,
patatrac, cadde.
Uno spiffero d’aria, che in quel momento per Naruto poteva essere facilmente equiparato ad un tornado in grande stile, buttò giù il suo castello di carte, il castello che aveva costruito in quelle che dovevano essere state ore, ormai aveva anche perso la cognizione del tempo.
«Tu!»
Il diretto interessato si voltò appena, quando sentì la voce rabbiosa del ragazzo.
«Stai parlando con me?» domandò poco interessato.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Patatrac.




Il parco era deserto, eccezion fatta per un bambino biondo, seduto a gambe incrociate, la terra che gli sporcava tutti i pantaloni. Il castello di carte che stava costruendo ormai aveva raggiunto l’altezza dei suoi occhi e Naruto Uzumaki ne andava particolarmente fiero. La sua intenzione era di arrivare talmente in alto da sorpassare i volti di pietra degli Hokage ed era per quel motivo che si era attrezzato bene, portando da casa tutti i mazzi di carte di cui disponeva.
Dopo all’incirca una trentina di rovinosi crolli della sua costruzione era arrivato ad un’altezza che poteva definire decente e per lui quello era un segno del destino. Avrebbe terminato la sua opera, anche se avesse dovuto passare la notte in quel parco. E il giorno seguente. E quello dopo ancora. E se avesse dovuto fuggire da un Iruka sensei che lo inseguiva furente perché continuava a saltare le sue noiose lezioni. Lui non capiva che grande opera d’arte avesse in mente. Una volta terminata tutti gli abitanti di Konoha l’avrebbero ammirata.
Prese due carte dal mazzo e si sporse leggermente per posarle in cima al castello. Trattenne il respiro, per evitare di buttarlo giù. Tutta la sua concentrazione era rivolta a quell’ammasso di carte che stava in piedi per miracolo divino e sicuramente non sarebbe stato lui quello che lo avrebbe distrutto.
Dai!, si disse tra sé e sé, mentre cercava di non far tremare le mani. Non capiva perché non gli avesse tremato mai neanche un dito finché non aveva iniziato la sua opera: a quel punto diverse parti del suo corpo – anche alcune impensabili – avevano iniziato a tremare in maniera convulsa e si era dovuto concentrare il doppio per evitare che le carte fossero influenzate dal suo novello morbo di Parkinson. E Iruka sensei diceva che lui perdeva tempo! Quello che stava facendo era un vero e proprio addestramento ninja, secondo lui. Con tutta la concentrazione che ci voleva ormai non faceva neanche più caso a tutte le cose intorno a lui. Magari se finiva di costruirlo lo nominavano anche Hokage ad honorem, tanto ormai il vecchio Sarutobi aveva già un piede nella fossa.
Fece per posizionare le carte ma le mani gli tremarono e si ritrasse di scatto, per non distruggere tutto. Pensando che forse era meglio alzarsi si tirò su lentamente, per non mandare neanche un minimo spiffero di vento di fronte a sé, e si accinse nuovamente a posizionare le carte. Dopo quelle che sembrarono ore, riuscì a collocarle. Avrebbe voluto tirare un sospiro di sollievo, ma si trattenne. Prima di continuare si fermò ad ammirare la sua opera, contento. Fino a quel momento era perfetta.
E poi, patatrac, cadde.
Uno spiffero d’aria, che in quel momento per Naruto poteva essere facilmente equiparato ad un tornado in grande stile, buttò giù il suo castello di carte, il castello che aveva costruito in quelle che dovevano essere state ore, ormai aveva anche perso la cognizione del tempo.
«Tu!»
Il diretto interessato si voltò appena, quando sentì la voce rabbiosa del ragazzo.
«Stai parlando con me?» domandò poco interessato.
Il suo tono annoiato e anche vagamente irritato – probabilmente per essere stato interrotto per quella che per lui doveva essere una tranquilla e solitaria passeggiata – fecero innervosire ancora di più l’Uzumaki, che si scostò leggermente dal mucchio di carte che giacevano in disordine davanti a lui, per avvicinarsi alla fonte di quel distastro.
«Sì, sto parlando con te, Uchiha! Sai quanto ci ho messo a fare quella torre che hai appena distrutto?» domandò, sul punto di saltare addosso al poco partecipe interlocutore.
Sasuke Uchiha inarcò un sopracciglio con fare sdegnato. Non sopportava le persone che urlavano senza motivo.
«Primo, quello non era una torre ma un castello di carte. Secondo, io non l’ho neanche toccato. Terzo, no, non so quanto ci hai messo e non mi interessa scoprire quanto tempo hai sprecato in un’attività inutile.»
La risposta secca, se possibile, fece irritare ancora di più Naruto.
«È la stessa cosa! E comunque anche se non lo hai toccato, l’hai fatto cadere con lo spostamento d’aria!» puntualizzò, indicando le carte sparse per dare più enfasi al tutto evidenziando il misfatto dell’Uchiha.
«Allora è stata l’aria a farlo cadere, non io» commentò l’Uchiha con semplicità, prima di voltarsi e andarsene per la sua strada.
Ma così sarebbe stato troppo semplice. Naruto non lo avrebbe lasciato andare così, non dopo che aveva vanificato una giornata di sforzi in un solo secondo di inconsapevole spietatezza. Sasuke Uchiha aveva ucciso la sua torre – o castello o quel che era – e doveva almeno ammettere la sua colpa. Che razza di ninja era se non si prendeva neanche le sue responsabilità?
«Uchiha, non puoi ancora andartene!» lo richiamò e Sasuke si fermò con quello che doveva essere stato un grande sforzo di volontà.
«Perché non posso andarmene, illuminami.»
«Perché devi ammettere di aver fatto crollare la mia torre! Castello… quello che è!»
«Io non ho fatto crollare un bel niente, baka» rispose l’Uchiha, con il tono un po’ sulla difensiva.
Naruto colse la palla al balzo e si avvicinò a lui, puntandogli contro un indice minaccioso.
«Sì, invece! Anzi, sono sicuro che lo hai fatto apposta!»
«Sei ridicolo.»
«Ammettilo che lo hai fatto perché non saresti capace di fare un castello alto come il mio!»
«Non vale neanche la pena risponderti. Io me ne vado.»
Naruto lanciò di nuovo uno sguardo verso quello che era rimasto della sua opera e, inconsapevolmente, lo fece anche Sasuke.
«Sarà caduto perché non lo stavi costruendo in piano» buttò lì, dimenticandosi che aveva appena affermato che se ne sarebbe andato.
«Guarda che quella pietra è perfettamente in piano!» precisò l’altro, per poi abbassarsi a controllare.
La guardo da tutte le angolazioni possibili, prima di convincersi che non c’era nulla che non andava in quella che doveva essere la base del suo capolavoro.
«Ecco, vedi che avevo ragione? Siete stati tu e la tua aria Uchiha a distruggerlo, solo perché sei geloso.»
«Baka, ma ti ascolti quando parli?»
«E tu ti ascolti quando rispondi?»
«Quello che stai dicendo è soltanto l’ulteriore prova della tua stupidità» e così dicendo Sasuke si voltò per l’ennesima volta e fece per avviarsi verso casa sua, visto che a quanto pareva da quelle parti non avrebbe potuto trovare un attimo di pace.
Il silenzio che aveva seguito la sua ultima frase, però, era troppo bello per durare, infatti la risposta sconnessa dell’Uzumaki non tardò a farsi sentire.
«Ti sfido!» urlò.
La sua ultima affermazione era talmente assurda e fuori dal contesto che Sasuke fu costretto a fermarsi e a girarsi nuovamente, suo malgrado.
L’Uzumaki lo stava guardando fisso con un sorriso di provocazione dipinto sul volto. Alquanto irritante, effettivamente.
«Cosa?» fu l’espressiva risposta dell’Uchiha che iniziava a provare una qualche sorta di remoto timore nei confronti dei cambi d’umore repentini dell’Uzumaki. Prima sembrava in procinto di ucciderlo usando quelle carte come shuriken, mentre in quel momento sorrideva in modo inquietante.
«Ho detto che ti sfido! Cos’è, sei sordo?» lo schernì, sempre con quel sorriso stampato in volto.
«Ho sentito benissimo, solo che non ho capito il senso logico delle tue fandonie» borbottò, adesso vagamente piccato.
L’Uzumaki sospirò vistosamente, come se dovesse spiegare qualcosa di molto semplice a un bambino molto stupido.
«Tu hai distrutto il mio castello di carte perché sei invidioso…» iniziò.
«Io non so–» iniziò a rispondere il diretto interessato, ma fu bloccato sul nascere.
«Risparmiami le tue negazioni e lasciami finire. Dicevo: tu hai distrutto il mio castello di carte perché supponi che non riuscirai a costruirne uno che sia bello come il mio…»
«Non ho intenzione di a-»
Naruto fece finta di non sentirlo.
«Io, però, in quanto futuro Hokage, nella mia magnanimità, voglio concederti l’opportunità di riparare al tuo errore battendomi in una sfida: se riesci a costruire un castello di carte più alto del mio, farò finta che tu non abbia buttato giù quello che ho fatto prima» finì di spiegare, sorridendo all’Uchiha come se gli avesse offerto chissà quale grande ed inaspettata opportunità.
«Io non devo riparare a niente e tu non sarai il futuro Hokage. E non ho intenzione di costruire nessun castello per sfidarti» concluse Sasuke stizzito.
Ma Naruto non si diede per vinto. Invece di una qualsiasi delle reazioni che Sasuke si sarebbe aspettato – la più probabile tra le quali era che l’Uzumaki gli sarebbe saltato addosso nel vano tentativo di prenderlo per sfinimento –, quella di Naruto fu una tra le più pacate.
Semplicemente si limitò a sorridere e a fare spallucce, una delle cose che nessuno si sarebbe aspettato dallo scalmanato Uzumaki.
«D’accordo, se non vuoi fa lo stesso.»
Un momento di silenzio.
«Posso capire se hai paura. Non posso costringerti ad affrontarmi.»
Aveva fatto centro. L’unico punto debole di Sasuke e lui lo aveva utilizzato a suo vantaggio.
Mai tentare di ferire un Uchiha nell’orgoglio, soprattutto accusandolo di avere paura. Era uno dei modi migliori per cercare la morte.
«Io non ho paura» precisò infatti l’Uchiha, l’irritazione che lottava per manifestarsi sul suo volto impassibile.
«Non preoccuparti, puoi ammetterlo, tanto qui ci siamo solo io e te» rincarò l’Uzumaki, con fare cospiratorio.
E l’irritazione stava cominciando ad avere la meglio, perché Sasuke non si stava più premurando di fingersi indifferente. Strinse i pugni, cercando di ignorare la voce petulante del ragazzo di fronte a lui che continuava a rassicurarlo dicendogli che nessuno, oltre a loro due e allo scoiattolo che si trovava sull’albero alla loro destra, sarebbe mai venuto a sapere che lui era un codardo.
«Io non sono un codardo» replicò solo, il tono di voce sceso di due ottave.
«Certo che non lo sei» acconsentì Naruto pacificamente, continuando a sorridergli come se loro due condividessero chissà quale segreto di stato. L’unica cosa che in quel momento aveva intenzione di condividere con l’Uzumaki era un pugno in faccia e si stava seriamente trattenendo per non farlo.
«Fifone
Un bisbiglio ben udibile.
«Cos’hai detto?»
«Nulla.»
«Guarda che ti ho sentito.»
«Ma io non ho detto niente! Sentirai le voci…»
Un altro silenzio. L’ennesimo di quella giornata che era già iniziata male con l’inutile lezione all’accademia e stava finendo ancora peggio con l’inutile e irritante incontro con l’Uzumaki.
Poi un ordine.
«Dammi un mazzo di carte.»
Naruto sorrise. Alla fin fine sapeva da che verso andava preso, quel testone dell’Uchiha.
Sasuke sbuffò quando Naruto raccolse tutte le carte e le divise per dargliene metà. Si era auto convinto che stava facendo tutto quello solo per far smettere di parlare l’Uzumaki e in parte era anche vero. In minima parte. Ovviamente non aveva preso in considerazione neanche per un secondo il fatto che forse si era deciso ad accettare la sfida di Naruto per un motivo che riguardava prettamente l’orgoglio. Lui non si faceva tirare in ballo in cose così stupide e non aveva nulla da dimostrare all’Uzumaki.
E sicuramente non aveva paura, ma non c’era neanche da precisarlo.
Trovarono un punto ben in piano – Naruto si premurò di controllare che non ci fosse neanche un minimo granello di polvere che potesse fare da dislivello – e si sedettero a gambe incrociate uno di fronte all’altro. Ormai il sole stava per calare, ma a nessuno dei due importava. Per motivi totalmente diversi i due erano così presi dalla sfida imminente che non avrebbero mai fatto caso a cose inutili come l’avvicinarsi della sera.
«Allora, il tempo è infinito. Chi costruisce il castello più alto vince» spiegò Naruto.
Sasuke si domandò stizzito perché fosse stato lui a decidere le regole, ma poi si disse che non gli importava. Anzi, dal momento che lui avrebbe senza ombra di dubbio vinto, che male c’era a lasciare quel vantaggio all’avversario? Poi effettivamente quella era l’anarchia totale, non erano regole, quindi il problema non si poneva.
Poi, senza dire nulla, Naruto iniziò a posizionare le carte. Sasuke si affrettò per non essere da meno e in pochi secondi i due erano impegnati in una lotta contro i colpi di vento e i tremolii involontari delle mani. Sasuke fu da subito in vantaggio.
Mentre le mani di Naruto tremolavano in modo incontrollato, quelle di Sasuke continuavano a posizionare carte su carte con sicurezza, senza un minimo di esitazione. Naruto si sporse un po’, per cercare di afferrare qualcosa della tecnica di Sasuke, ma non sembrava che facesse qualcosa di particolare. Gli veniva semplicemente naturale posizionare tutto alla perfezione. Chissà perché all’Uchiha poi veniva tutto così naturale, si chiese Naruto infastidito. Non si accorse neanche di essere arrivato vicinissimo al castello del compagno finché non si rese conto di averlo buttato giù con uno starnuto particolarmente potente.
«Baka, hai buttato giù tutto» lo freddò l’Uchiha e Naruto spostò lo sguardo altrove.
«Beh, tecnicamente non sono stato io, ma il mio raffreddore. E comunque ora almeno siamo pari» borbottò poco convinto.
L’Uchiha si limitò a scrollare le spalle e a ricominciare e Naruto decise che era meglio tornare a concentrarsi sulla propria opera che fino a quel momento non era progredita molto.
«Comunque mi sembra strano che tu oggi non sia andato da Teuchi» buttò lì Sasuke ad un certo punto. Un commento che non era proprio da lui, ma in quel momento Naruto non ci fece caso.
«Perché?» sibilò, cercando di far uscire meno aria possibile in modo da non far cadere quel castello che ormai stava raggiungendo un’altezza accettabile.
«Sei sempre lì. Poi proprio oggi» borbottò con indifferenza, scatenando la curiosità dell’Uzumaki.
«Proprio oggi cosa?» domandò, alzando appena lo sguardo, una mano ancora a mezz’aria con la carta in mano.
«L’ultimo giorno prima che trasferisca la sua attività a Suna» rivelò con noncuranza, come se la cosa fosse di scarso interesse.
«Cosa?» urlò l’Uzumaki, alzandosi in piedi di scatto.
E il castello cadde sotto i suoi occhi.
L’Uchiha guardò soddisfatto Naruto correre in direzione dell’Ichiraku, mentre lui continuava con calma la sua opera. Era già arrivato al doppio di quello dell’amico, quando vide quest’ultimo correre tutto trafelato verso di lui.
«Non vale, hai barato! Teuchi non vuole andare a Suna, hai solo cercato di fregarmi!» si lamentò, puntandogli contro un indice accusatore e cercando di regolare il fiatone.
«Non è colpa mia se ci hai creduto» replicò l’Uchiha con distacco.
«Non ti sopporto!» per Naruto lo shock del trasferimento di Teuchi era stato qualcosa di davvero troppo pesante da gestire.
«La cosa è reciproca.»
E fu per quello che probabilmente saltò addosso all’Uchiha, buttando a terra tutte le carte e cercando di picchiarlo. Ovviamente Sasuke non restò lì impalato e rispose con enfasi ai colpi dell’Uzumaki. Alla fine i due erano talmente aggrovigliati tra di loro che non si capiva dove finiva uno e dove iniziava l’altro. E le carte rimanevano per terra, alla rinfusa, testimoni di una sfida mai portata a termine.
Ormai era sera inoltrata e il parco era deserto, eccezion fatta per un bambino biondo e uno moro che si rotolavano nella terra e si picchiavano cercando di dimostrare la loro mascolinità.
Quello che avrebbero continuato a fare anche negli anni a seguire, persino quando Sasuke avrebbe abbandonato il villaggio.
Perché alla fine era solo così che si capivano, loro due, a suon di botte.


Tre anni su Efp!u__u' E' una cosa che andava festeggiata, non potevo fare altrimenti!
Chiedo scusa per le note estremamente striminzite, ma sono di fretta ed è già tanto se sono riuscita a finire la storia in tempo per oggi, fidatevi!XDXD

  
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