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Autore: herm88    28/11/2006    5 recensioni
Scorrono sul vetro, lente, fragili, inesorabili gocce.
Genere: Drammatico, Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Untitled

Gocce


Gocce di pioggia mi scorrono davanti agli occhi, inesorabili sul loro cammino.
Alcune sono più lente, altre più veloci, altre formano leggere curve, oppure sono ferme, condensate.

Quasi prese in una gara, a chi raggiungerà prima la meta. E la goccia numero uno con un meraviglioso sorpasso in curva batte la goccia numero due, mentre quella numero tre le frega tutte e arriva alla fine, mentre quelle numero quattro e cinque si scontrano, unendosi.Questa è la vita, siamo tutte gocce.


Che vanno per il loro cammino.
Ci saranno sempre i più furbi che ti sorpasseranno, e quelli che invece
preferiscono stare più indietro.
Ci sarà chi ti cede il posto, chi si sacrifica per te.Ci sarà chi si unisce con te, per sempre, o forse no.

E siamo tutte gocce diverse, ognuna ha la sua forma, il suo colore, il suo modo di essere goccia.
Persa nelle mie
complicate riflessioni, la fronte appoggiata al finestrino della macchina, continuo a osservarle, mentre so benissimo che non me ne frega un accidenti. Che non mi importa di cosa succederà o potrà succedere.

Lentamente appoggio le mie dita al finestrino, seguendo la linea di una particolare goccia che mi ha incuriosito.
E' ferma lì da un po', e non si muove.
Batto leggermente sul vetro e dopo pochi secondi riprende a scorrere.
Anche gli umani alcune volte hanno bisogno di una spinta per ripartire, un spinta che li può aiutare, o far indietreggiare.
Se troppo debole, si ritorna al punto di partenza, e se troppo forte si va troppo avanti e si finisce per cadere.
Con il dito ancora appoggiato, traccio una parola sul vetro, per scacciare i pensieri che mi trafiggono come spilli.
Cerco di svuotare la mente, di non credere a quello che sta succedendo, che sia tutto un sogno, un brutto incubo, pieno di orrori e disperazione.
Con uno scatto, stringo la mano a pugno e la sbatto sul sedile di fronte a me, facendolo tremare per qualche secondo.
Un pugno, un altro, un altro ancora..
Le nocche mi si arrossano, ma non smetto.
E' uno dei pochi modi che ho per sfogarmi, per togliermi da corpo tutta la rabbia che accumulo giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto, secondo per secondo.
Stringo i denti fino a farli stridere, e con l'altra mano afferro il braccio che continua colpire.

Alcune volte bisogna avere il buonsenso di dire basta, di smettere di fare i bambini capricciosi e di far avere il sopravvento a quel minimo di responsabilità che alberga in noi.
Mi metto le mani sul viso, nascondendolo, e godendo del buio.
Il buio mi è sempre piaciuto.
Ha quel nonsochè di intimo, che ti fa stare bene, tranquillo, al sicuro.
Ma nemmeno il buio adesso può aiutarmi.
La fine è arrivata, e lo so.

Qualcuno esce dal magazzino, nella notte.
La porta si apre, e un uomo alto, minaccioso, con i capelli a spazzola e gli occhiali neri si guarda intorno, circospetto.
Indossa una giacca nera a doppio petto, cravatta scura, ordinatissima, l'auricolare all'orecchio, camicia bianca.
Un secondo uomo esce prudente dal nascondiglio, più basso e tarchiato ma altrettanto pauroso.
Al contrario del primo, è vestito in borghese. Semplice felpa e jeans.
Parlano, conversano, incuranti della pioggia e già fradici.
Le pistole sulle loro cintole scintillano nella notte, le vedo.
Vengono verso l'auto, sempre discutendo animatamente.
Il secondo mi guarda attraverso il finestrino, alza un sopracciglio, perplesso, e si rivolge nuovamente al primo.
Un ghigno maligno attraversa il volto di quest'ultimo, ma potrebbe essere una mia impressione, le gocce confondono le figure.
“L'agente segreto” apre la portiera e mi parla: “Esci ragazzina, seguici”
Non ho nessuna intenzione di farlo.
Il mio sguardo sostiene il suo, fermo.
I suoi occhi si stringono, minacciosi.
Chiude la portiera davanti, apre dietro e mi strattona per un braccio, portandomi fuori con violenza.
Cerco di opporre resistenza, ma è inutile, è troppo forte.
Non sono mai stata una che si ribella.
Ho sempre subito passivamente tutto quello che gli altri volevano farmi, senza lamentarmi.

In poche parole, sono debole.

Mi stringe forte l'avambraccio, trascindandomi verso l'entrata del magazzino, mentre sento i vestiti infadiciarsi e le scarpe che mi si riempiono d'acqua, i brividi lungo la schiena. Sento i passi del secondo uomo, che ci segue.
Diluvia, ma il cielo è di un uniforme blu scuro, quasi senza stelle.
Con una spinta mi buttano dentro, all'asciutto. Inciampo, ma mi rialzo subito, guardandomi intorno: sembra un hangar, quello dove ci parcheggiano gli aerei, ed è completamente vuoto se escludiamo qualche pila di scatoloni qua e là.

Mi stringo nelle spalle, infreddolita.
I due uomini sembrano ignorarmi. Parlano tra di loro, e nell'eco del grande spazio vuoto riesco a captare stralci di conversazione.

Io direi di farlo adesso, non serve aspettare” dice con tono annoiato il più basso.

Mi secca davvero. L'hanno appena pulito, non mi sembra il caso”

Bè, allora cerca di fare meno danni possibile no? Ti hanno insegnato come si fa”

Risatina cupa.

Fallo tu. Oggi proprio non è giornata.” dice “l'agente segreto”, facendo un gesto infastidito.

Ma è proprio necessario? Voglio dire, sai che non amo sporcarmi le mani”

Assolutamente. Ha sentito la conversazione di Joe con il capo. Praticamente sa della missione più di me e te messi insieme. E sai anche tu che non è un bene” aggiunge, con fare eloquente.

Ma come ha fatto? Si può sapere? Solo una cerchia stretta di uomini sapeva di quella chiaccherata, di dove si sarebbe svolta e come.” domanda, leggermente stupito l'uomo, mentre si gratta il capo perplesso.

Fortuna. Solo il caso l'ha portata lì.” stringe l'altro, squadrandomi. “allora? Ti sporchi le mani?”

Dopo un'occhiata divertita risponde: “Come vuoi, lo farò io.” ma sorridendo continua “al prossimo poker dirò ai ragazzi quanto sei coraggioso!”

Una risata rauca.

Abbandonando istantaneamente i modi affabili e confidenziali, l'uomo tarchiato mi prende per i capelli. Ahi, che dolore.

Mi sbatte a terra, violentemente, e estrae la pistola dalla cintola.

So cosa sta per succedere.
Lo sapevo fin da quando sono scesa da quella fottuta auto.
Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo.
La mia vita è finita, ancora sedicenne.
Buffo il destino no? Ti prende di mira, quando meno te l'aspe...

BANG.

* * *

Essendo la mia prima originale non mi aspetto gli applausi XD

Diciamo che sono impaziente di ricevere commenti, visto che è la prima volta che mi avventuro in queste terre sconosciute.

Grazie a chi ha letto, molte grazie a chi recensirà e centomila grazie a Suzako-la-mia-Betuccia-tanto-caruccia (XD)

Herm


  
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