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Autore: Annika Mitchell    05/05/2012    2 recensioni
Cosa succede quando neppure la magia può nulla di fronte ad un turbinio di emozioni, rimpianti e sogni infranti? È possibile che anche un mago si affidi ad un qualcosa di superiore, ad un'entità di cui non può avere prove?
Ronald Weasley ha abbandonato i suoi migliori amici ed è solo, sotto la pioggia, indifeso, i sentimenti che prevalgono sulla stessa sopravvivenza.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Ad Annie Blue,
per il Benedetto nome di James, 
e per me che suono My Way.
 
 
Dust in the wind. 
All we are is dust in the wind. 
- Kansas
 
Pioggia scrosciante ed un freddo tanto pungente da attraversarti, da sentirlo attaccato alle ossa.
Un sentiero sterrato e deserto offuscato da una nebbia statica, facilmente associabile ai dissennatori.
Suoni ovattati dalla pioggia incessante.
La figura nera di un ragazzo difficilmente riconoscibile nel buio, se non per i capelli rossi, inscuriti dall'acqua, ad incorniciargli il volto.
Lacrime miste a pioggia gli rigavano il viso, per poi morire tra le labbra rosee, strette in una morsa, a gridare come centinaia di parole inespresse.
Ed avrebbe voluto gridare, forte.
Ed avrebbe voluto chiudere gli occhi e far tornare indietro il tempo, come se nulla fosse successo.
 
Si fermò nell'oscurità più totale, solo, e sferrò un calcio nel vuoto.
Lentamente si lasciò cadere, sedendosi non troppo lontano da un ceppo ultracentenario.
Alzò la testa al cielo e chiuse gli occhi, stanco.
Stanco di tutto.
Stanco di se stesso.
Stanco di quel muro vuoto che aveva messo tra lui e il suo cuore.
Stanco di sentirsi solo.
Stanco di tutte le paranoie che non era mai stato in grado di mettere a tacere, talmente tante da permettergli di piantare in asso i suoi migliori amici.
 
Tremava, scosso dal freddo e dai singhiozzi.
Si portò la testa fra le mani, respirando lentamente, nel tentativo di calmarsi.
 
Si odiava. Ed era ancora più solo sentendosi odiato da tutti, perfino da se stesso.
Sentendosi da sempre l’eterno secondo, il meno amato, colui che nessuno potrebbe mai guardare accanto a Harry Potter, il Ragazzo Che È Sopravvissuto.
Sapendo che anche la ragazza che amava aveva preferito il Prescelto e che lui non era nulla, davvero, nulla in confronto a loro.
Se la sarebbero cavata senza troppi problemi senza lui, forse con un peso in meno.
 
Era solo un idiota.
Paranoico.
Egoista.
 
In quel momento gli sarebbe bastato solo un abbraccio di Hermione, quel profumo di fiori tra i capelli mossi, i peli di gatto sul golfino, una lacrima da asciugarle sul viso, la guancia vellutata contro il suo orecchio, il cuore a mille per la paura che lo stesso potesse tradirlo da un momento all’altro, le orecchie rosse per l’emozione.
Solo un abbraccio.
Solo uno.
Solo.
Ed era ancora solo nella notte nera.
 
La rabbia verso se stesso lo stava divorando, lo logorava dentro, crescente.
Rendeva insana la sua mente, lasciando vagare i pensieri incontrollati, pronti a stuzzicare nervi scoperti.
Se lo meritava.
Si meritava l’odio, si meritava la solitudine. Si meritava che il cervello lo torturasse in quel modo, così come faceva il cuore, ormai più vicino al pomo d’Adamo che alla sua solita sede.
 
«Hermione.»
Bisbigliò nella notte, un sussurro che fu quasi un sospiro, per quanto fu inudibile sotto lo scrosciare della pioggia.
Un sussurro della stessa forza di un Incanto Patronus.
 
«Hermione.»
Disse, la voce tremante, ma che ebbe un’eco tra la vegetazione folta che lo circondava.
Vibrò una volta nell’aria, per poi morire nell’oscurità più totale, come una bolla di sapone che si posa incautamente tra le mani di un bambino.
 
«HERMIONE!»
Lo urlò con tutto il fiato che gli era rimasto, la voce resa umida dal pianto e gli occhi ancora serrati, come per proteggerli da una cosa che di sicuro li avrebbe folgorati.
E le eco questa volta furono di più, le sentì risuonare più e più volte.
Le sentì vibrare in lui, nei ricordi passati, nelle fotografie mai scattate, nei sogni dove loro erano i protagonisti, protagonisti di uno spettacolo che aveva come unico spettatore se stesso.
 
Si sdraiò tremante nel terreno fangoso a braccia aperte, i vestiti ormai completamente zuppi.
Rimase lì, come un naufrago che si lascia trascinare dalla corrente per tornare a riva, incurante della pioggia, del freddo, della guerra, del fatto che fosse completamente indifeso e senza cibo da giorni.
 
Rimpiangeva tutto.
Rimpiangeva l’essere stato un idiota, l’essere scappato come un codardo, l’aver abbandonato i propri amici. Era un traditore, un vigliacco.
Rimpiangeva non aver ascoltato le suppliche di Hermione. Tutte quelle lacrime versate per supplicarlo di tornare che non avrebbe mai asciugato, che lui stesso aveva provocato, non mantenendo la promessa che si era fatto.
Ma la cosa che rimpiangeva di più, ormai da anni, era che non avrebbe mai trovato il coraggio di confessarle quello che provava per lei, che si sarebbe sempre sentito troppo inferiore per pensare di avere qualche possibilità.
 
Probabilmente quella notte sarebbe morto, da solo, in un punto sconosciuto della Scozia, sotto il peso delle lacrime e dei sensi di colpa, e lei non avrebbe mai saputo. Non avrebbe mai saputo quanto l’amava, quant’era bello addormentarsi stringendole la mano, quanto gli piaceva quando lo rimproverava per non aver finito i compiti in tempo, quanto amava guardarla studiare, quanta forza gli dava vederla sorridere
Non avrebbe mai saputo quanti baci le aveva già dato in segreto, con il solo sguardo.
Quanti sogni in cui erano solo loro due, sogni che erano più forti della realtà.
Quanti sogni, però, che non si sarebbero né avverati, né realizzati.
Quanti sogni che sarebbero rimasti tali, sempre più sfumati e lontani.
 
Si rannicchiò su un fianco, ancora tremante e zuppo, ma senza alcun intenzione di trovarsi un riparo.
Era solo un piccolo essere umano dai capelli rossi, nel mondo.
Era solo un piccolissimo puntino quasi invisibile, nell’universo.
Era solo un puntino invisibile su sette miliardi di puntini, per un qualcuno che non era certo esistesse.
Dio non aveva alcun motivo di ascoltare proprio lui tra tanti, eppure lo pregò, con tutto se stesso.
Lo pregò come mai avrebbe fatto, come mai si sarebbe immaginato, rifugiando tutte le speranze in qualcuno senza un volto, senza tempo, in qualcuno a cui la gente si affidava ciecamente, senza nemmeno conoscerlo, un qualcuno che doveva essere amore puro.
E lo pregò per lei. Gli pregò di fare in modo che qualcuno tra quei sette miliardi di puntini si occupasse di lei, si preoccupasse di asciugarle le lacrime e di farla sorridere, si impegnasse a stringerla forte e di farla sentire importante al posto suo.
Gli pregò di renderla felice e di realizzare quello che era il suo più grande sogno, quello che desiderava lei.
 
Non gli interessavano più i suoi, di sogni. Non gli interessava più nulla di sé.
Perché quando si ama una persona così tanto, allora non ti interessa più nulla, se non la sua felicità. Quando si ama una persona al punto di scordarsi di avere un cuore, allora si può anche morire pur di renderla felice. Allora si può davvero dire di amarla a pieno, perché il cuore non lo senti più, le appartiene.
 
Ronald Weasley si addormentò solo quella notte, in quella buia strada fangosa, lontano kilometri dal suo cuore. Si addormentò con una mano protesa verso il vuoto, come per afferrare qualcosa di irraggiungibile, sognando la felicità della ragazza che amava.
Sognò la felicità di una ragazza dai capelli bruni e dagli occhi marroni, una felicità in cui un ragazzo dai capelli rossi e dagli occhi azzurri la stringeva a sé, dove mare e montagna si riflettevano, amandosi.
 



 
Piccolo spazio dell'autrice (che potete risparmiarvi): 
Tutto ciò nacque non ricordo bene quanto tempo fa, con il sottofondo di Dear God degli Avenged Sevenfold (che vi invito ad ascoltare). 
Ho deciso di rivedere il tutto oggi, presa dalla malinconia, quella nota a tutti gli appassionati di Harry Potter. La stessa che finisce con l'obbligarti a rileggere tutti e sette i libri, con tanto di Fiabe di Beda il Bardo, per la milionesima volta e a piangerci, irrimediabilmente, come la prima volta. 
Ron Weasley è un grande personaggio, quindi chiedo scusa a chiunque pensi che non l'abbia rappresentato nel modo giusto, e anzi vi chiedo di farmelo sapere per migliorarmi nei secoli che verranno. (fatemi sapere anche se vi è piaciuta, non siate pigri ♥) 
Un bacio alla mia migliore amica. 
Uno alla mia scrittrice preferita. 
Un'altro alla mia mamma, che sbirciava curiosa mentre scrivevo.
Ann.
   
 
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