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Autore: NikkyxRose    06/05/2012    0 recensioni
Avvincente e piena di colpi di scena, questa fanfiction originale parla di una ragazza rapita e tenuta segregata nella casa di questo uomo ricco, poco si sa di lui e del perchè la ha rapita.
La ragazza sembra una sprovveduta e cercherà in tutti i modi di scappare da quella prigione..
Ma entrambi non sanno che nascondono grandi segreti l'uno all'altra.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco il quinto capitolo. Spero vi piaccia 

___________________________

Mi svegliò un dolore acuto e tagliente come una lama, che batteva sulla mia coscia e come aprii gli occhi vidi Dero che ci maneggiava sopra. Al dolore acuto tirai indietro la gamba ma la fitta mi impedì quasi il movimento

«Ma cosa stai facendo?!!» Gli urlai contemporaneamente e lui sollevò la testa di scatto per  non beccarsi la ginocchiata.

«Sta ferma» sbuffò facendo pressione per far star giù la mia gamba.

«No! cosa mi stai facendo?!!» Tentai di coprire la ferita con la mano.

«TI sto facendo il trapianto del cuore, e si dalla gamba e si con ago e filo» mi ringhiò fissandomi negli occhi.

«Molto simpatico, DAVVERO MOLTO simpatico!» 

«Ma COSA sto facendo secondo te? Ho tolto il proiettile e ora ti sto ricucendo! Non pensavo fossi così dura di comprendonio»

«Ho capito cosa stavi facendo! ma intendevo "cosa stai facendo lascia la mia gamba".. uff lasciamo perdere.» Mi voltai e mi venne in mente che aveva detto che mi aveva estratto il proiettile.

«Come hai detto scusa? Hai levato il proiettile?»

«Certo mica lo lasciavo dentro.. ma se ci sei tanto affezionata posso sempre ficcarcene uno nuovo.. magari nel' altra gamba»

«Basta con questa sottile ilarità, sai com' è non mi sento dell' umore adatto per coglierla.. Dov'è ora?» Chiesi e lui mi capì perché mi indicò un pezzo di tela sanguinante. Io la presi in mano e guardai il proiettile che si era schiacciato al contatto con la mia carne. In quel momento un' altro dolore fortissimo mi invase la coscia.

«Aii ma che diavolo fai??! Avvisami perché mi devi prendere sempre a tradimento»

Dero sbuffò rumorosamente.

«Grazie a Dio dormiva quando ho tolto il proiettile altrimenti già la sentivi» Era più riferito a se stesso che a me.

«Dormivo?» 

«Si sei svenuta» Continuò trapassandomi la carne con l' ago ricurvo, questa volta ero pronta e riuscii a controllare meglio il dolore.

«Ecco perché iniziavo a non sentire più dolore..»

«Già succede, quando si subiscono forti traumi» 

Poi mi guardai le gambe e notai che ero nuda, ero rimasta in slip.

«Che hai fatto mi hai spogliata!!»

Dero cambio tono di voce e fece pressione con la mano sulla coscia come per reggersi 

« E secondo te cosa dovevo fare? Hai ragione magari ti lasciavo i pantaloni addosso così facevo 2 cuciture in una volta sola.. ma chissà perché non ci ho pensato!»

«Avresti dovuto..»

«Cosa? Chiederti il permesso?? E poi qui ero io l' emerito cretino.»

«Smettila di darmi della scema!» Dero continuava a ricucirmi senza nemmeno guardarmi

«Guarda che te la stai dando da sola della scema.»

«Ahhhh!»Gli spinsi via le mani per allontanarsi dalla ferita, faceva troppo male quando infilava l'ago. Si lo so sono una cagona! Ma un ago è sempre un ago!

Lui mi guardo con una faccia "ma questa è scema", e alzandosi dallo sgabello mi mandò al diavolo.

«Ma fottiti» sibilò andandosene in bagno a lavarsi dal sangue.

Poi guardai la ferita.. mancavano ancora 3 o 4 punti per poter essere chiusa, anche se però io non me ne intendevo, mi misi a piangere temendo che la ferita non guarisse mai più e  che la mia gamba rimanesse deturpata per sempre, con la paura di avere vergogna ogni volta che un uomo ci posasse lo sguardo, paura che potesse provare disgusto, per me, una ragazza in cui la perfezione era tutto, e io non l' avrei mai più riacquistata. 

Presi in mano l' ago, piangendo, ma non ne avevo il coraggio, non potevo bucare la mia stessa carne, non così non con freddezza, e poi avrei fatto un lavoro pessimo, non avevo mai cucito in vita mia, nemmeno un orlo.

Allora lasciai cadere l'ago e in preda alla disperazione piansi più forte con le mani sugli occhi, però sapevo che così non potevo restare, e con voce flebile lo chiamai quando stava attraversando la stanza per andarsene.

«Dero.. ti prego, mi metti i punti?» Non me ne fregava niente, mi aveva sparato, poteva succedere qualcosa di peggio?

«Arrangiati..» Neanche mi guardò

«Non posso, io non ci riesco, mi fa troppo male! E io non sopporto gli aghi.»

«Mi dispiace davvero tanto..» Disse facendo no con la testa «Ma mi sono appena lavato le mani»

«PER FAVORE! Maledizione ma lo capisci cosa vuol dire che mi hai fatto un buco nella gamba che non guarirà mai più?»

«Intendi dire se riesco a capire come sia avere un orribile cicatrice nel bel mezzo della coscia per la ragazza fighetta che era sempre al centro del' attenzione con le sue minigonne?» Aveva capito al volo

«Beh no, non lo so» E fece per ri-allontanarsi.

«Hai già vinto.. perché vuoi stravincere.. Ti piace vedermi soffrire? è forse così! Ti piace quando vedi una come me, sempre stata impeccabile in qualsiasi situazione, mai una parola fuori posto, si umili davanti ai tuoi occhi per una disgrazia a cui tu stesso l'hai condannata?»

«No»

«NO???» Spostai le gambe fuori dal letto e mi misi in piedi con tutta la forza che avevo, e l' adrenalina mi accompagnò. L'ago scivolò rimanendo appeso lungo la gamba facendomi il solletico quando mi sfiorava. Feci un passo, poi un' altro e sentii il muscolo dilaniarsi quando si contraette proprio dove era lacerato, ma non resistetti un altro passo, cedetti cadendo a terra gattoni, quando la coscia si piegò la contrattura fece saltare i pochi punti rimasti facendomi sanguinare copiosamente. Gemetti e piansi a denti stretti, mai in vita mia avevo sentito un dolore simile, ma continuai a strisciare trascinandomi la gamba fino a lui, ma non volevo sentirmi inferiore come un cane, allora quando fui davanti a lui mi sollevai tirandomi su con lo stipite della porta. Lo sforzo fisico mi faceva tremare.

«Smettila di cercare di dimostrarmi qualcosa, non sono un tipo facilmente impressionabile.»

«Peccato, vorrà dire che mi sono sforzata inutilmente» ribadii con gli occhi come una fessura.

Dero si arrese e inchinandosi un poco mi sollevò di peso. Il gesto mi stupì, non avrei mai pensato che potesse addolcirsi. O magari non era successo, e lo faceva solo per un resoconto personale.. Ma poco mi importava se mi avrebbe ricucito quel buco maledetto.

   
 
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