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Autore: tizianosmile    06/05/2012    9 recensioni
«Ogni giorno invento modi per poterti vedere», disse. Ed era vero: ogni giorno con Lui era una sorpresa, me lo vedevo spuntare fuori da qualsiasi posto, che fosse l'albero nel mio giardino, o la tenda della doccia, che fosse una siepe per strada o da un vicolo. Lui appariva così, puff, all'improvviso e quando appariva mi faceva sentire la ragazza più amata del mondo. E io lo amavo, o altroché se lo amavo. Era l'unico che riuscisse a farmi ridere, ma ridere davvero.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Ogni giorno invento modi per poterti vedere», disse spingendomi contro il muro e baciandomi ogni volta come fosse la prima e io cercavo di stare al passo con la sua passione ma ogni volta mi sconvolgeva.
Harry Edward Styles sapeva come riuscire a sconvolgermi.
Purtroppo non potevamo vivere appieno questa passione visto e considerato che toccava nasconderci tutto il tempo dai nostri familiari che non approvavano il nostro rapporto, o non lo avrebbero approvato se lo avessero saputo. Da un certo punto di vista la nostra storia d’amore ricordava la tragedia di Romeo e Giulietta, anche se, personalmente, trovavo la cosa parecchio comica: chi mai si ucciderebbe per amore? D’altronde l’amore, così puro, bellissimo e semplice, deve per forza avere un sacrificio?
La mia famiglia odiava quella del mio Harry solo perché da giovani avevano commesso gli uni verso gli altri errori imperdonabili a sentir loro, ma secondo me era solo questione di orgoglio.
Avevano dimenticato, perdonato anche, ma non trovavano la forza per mettere da parte l’orgoglio per fare pace. Allora è l’orgoglio la forza più grande sulla terra? Perfino più dell’amore? No, secondo me l’amore rimaneva la forza più grande sulla terra e la prova era il mio amore per quel ragazzo dai capelli ricci che mi teneva contro il muro, mi baciava e mi stringeva a sé. Quel ragazzo dai bellissimi occhi tra il verde e il grigio e dal sorriso più dolce ed eccitante del mondo. Quel ragazzo che mi dedicava serenate appassionate e lunghe ore piene d’amore. Quel ragazzo che era il mio ragazzo da due anni. Ecco cosa significava il mio amore per Harry. Amare ogni cosa di lui, perché il nostro era quell’amore in grado di cambiare una persona, quell’amore in grado di passare sopra ad ogni piccolo difetto dell’altro e amarlo nella sua semplicità. Sì, quel genere di amore.
«Ti amo, Harry Edward Styles», sussurrai nell’ombra della mia camera da letto, avvicinando ancora di più il mio corpo a quello di Harry e avvicinando il mio viso al suo.
«Ti amo anche io, Ashley Marie Montgomery», sussurrò di rimando lui leccando le mie labbra e staccandosi per andare alla finestra dal quale era furtivamente entrato per stare con me. Fortuna per lui che la mia camera stava solo al primo piano ed era provvista di terrazzo e scaletta, come nel telefilm di Dawson’s Creek. Adoravo quel telefilm, era uno dei miei preferiti. Lo guardai per un po’, ma soprattutto mi trovai a fissare il suo sedere. Dovevo ammettere che anche da quel lato era proprio bello. Scossi la testa e fissai i suoi ricci mossi dal vento sperando che si girasse o che tornasse indietro da me, ma quando non lo fece, gli andai incontro e lo abbracciai da dietro. «E’ così bello il cielo pieno di stelle», sussurrai guardando il cielo sopra di noi.
Lui si girò a guardarmi e quei suoi occhi dal dubbio colore si fissarono nei miei, facendo fare una giravolta al mio cuore, poi mi strinse a sé. «Vedo molte più stelle nei tuoi occhi, sai», disse mettendo a posto una ciocca ribelle dei miei capelli che mi era ricaduta sul viso e sistemandola poi dietro un orecchio, «stavo pensando che magari è giunto il momento di dire ai nostri genitori che ci amiamo e converrebbe farlo il prima possibile. Prima che lo scoprano da soli, sai. E poi non mi piace nascondermi, è come vergognarsi e io non mi vergogno».
Annuii sentendo per la prima volta qualcosa di serio uscire dalla sua bellissima e perfetta bocca. «Non facciamo nulla di male, però non sono sicura che capirebbero Harry», dissi prendendo una sua mano e appoggiandomela sulla guancia.
Lui si avvicinò e mise l’altra sua mano sulla mia schiena spingendomi contro il suo corpo. «Loro non capiranno mai se noi non troviamo il coraggio e ci parliamo, ma, amore mio…», disse prendendo il mio viso tra le sue grandi mani e fissandomi con quel suo sorriso malizioso ma tremendamente sexy, «…dobbiamo farlo insieme, ok?», disse e, ci avrei giurato, se avesse potuto, me lo avrebbe ordinato, ma avevamo deciso insieme tempo prima che gli ordini in una coppia non esistevano.
Io non potevo né volevo smettere di guardarlo. Era cambiato da quando lo avevo visto per la prima volta due anni prima a una fiera di paese del mese di novembre: ora era più maturo e sapeva quello che voleva.
«Mi prometti che quando vorrai affrontare la nostra questione con i nostri rispettivi genitori mi avviserai? Così lo facciamo insieme, piccola».
Non potei fare a meno di abbracciarlo. «E se non dovessero capire? Dovremo separarci e io non voglio Harry», sussurrai al sicuro tra le sue braccia.
Lui strinse più forte la presa su di me, come se il solo pensiero di lasciarci lo facesse morire, come se il solo pensiero rendesse insopportabile perfino quel momento. «Se non dovessero capire… allora fuggiremo, te lo prometto piccola. Deve ancora nascere chi ha il potere di separarci».
Risi. Ero felice. Lui mi rendeva felice.
Lo guardai e annuii. «Va bene, parliamoci domani con i nostri genitori ok? Incontriamoci in un luogo neutrale», proposi.
Restammo in silenzio per un po’ a pensare al luogo ideale per parlare con i nostri genitori. Ovviamente serviva un posto che non era nel territorio dei miei o dei suoi genitori e ovviamente serviva affollato nel caso ci avessero voluto uccidere o peggio separare, in quel caso l’affollamento di persone avrebbe reso più facile la nostra fuga. Ci prendemmo parecchi minuti per pensarci, ma quando decidemmo di parlare lo facemmo nello stesso istante: «Il bar del centro!», esclamammo insieme e liberandoci con un bacio e una risata del nervosismo.
«Ricordi? Dove ci siamo conosciuti ufficialmente», disse Harry, malizioso come sempre.
Giocai con i suoi ricci infilandoci dentro le dita. Erano così morbidi! Sorrisi e annuii alla sua domanda. Come potevo dimenticarmelo? Lo avevo amato subito a prima vista quando lo avevo notato tra la folla della fiera di novembre e mi era sembrato poi un miracolo ricontrarlo nel mio bar preferito. «Non potrei mai dimenticarmi quella mattina di novembre, dopo la sera della fiera, quando mi hai sorriso e per la prima volta ci siamo rivolti la parola. Penso che il mio sia stato… amore a prima vista, sì», sussurrai dolcemente strascinandolo per un braccio verso il mio letto.
«Anche per me è stato amore a prima vista, solo che io ti avevo già notata il primo giorno di scuola, a settembre…», disse lui facendomi sedere in braccio a lui.
Io gli buttai le braccia al collo e avvicinai le mie labbra alle sue. Il suo respiro caldo mi entrò nei polmoni e per me fu come respirare aria pulita dopo tanto tempo. «A scuola?», chiesi confusa.
Lui rise. «Sì, forse tu non te ne sarai mai accorta, ma facciamo la stessa scuola anche se non frequentiamo le stesse lezioni, purtroppo… Ma anche il mio è stato amore a prima vista, mi sono innamorato subito di te e sapevo che eri la donna della mia vita», confessò giocando con i ciuffi ribelli sul mio viso.
Adoravo la sua risata, ma adoravo ancora di più la reazione a catena che mi provocava: lui rideva, io ridevo. E poi la sua risata per me era come un afrodisiaco, infatti non resistetti più all’impulso e lo feci distendere di schiena sul letto. Ridacchiai e strofinai il naso contro il suo collo mentre lui mi massaggiava i fianchi.
«Se stai cercando di sedurmi, ci stai riuscendo alla grande, Ash», sussurrò lui, baciandomi il collo.
«Bene, era proprio quello che volevo», ridacchiai.
Lo sentii sospirare e, dopo esserci levati le scarpe, ci stendemmo bene sul letto, sotto le coperte, e ci addormentammo abbracciati. «Ti amo», sospirò lui, prima di cadere tra le braccia di Morfeo.
 
«E così voi due state insieme», disse mio padre, a mo’ di conferma.
Harry ed io ci ritrovammo ad annuire mentre i nostri genitori, per la prima volta dopo tanto tempo, erano seduti allo stesso tavolo e non si guardavano male. Mia madre e la madre di Harry si guardarono incuriosite e si sorrisero. In fondo sapevo che loro erano quelle che tenevano meno alla guerra e che ogni scusa era buona per provare a far cessare la guerra. In quel momento io e Harry le stavamo dando una scusa molto convincente: il nostro amore.
«Io ed Ashley ci amiamo, papà», disse Harry abbracciandomi da dietro e facendomi arrossire. «Capiteci», sussurrò con tutto il potere di cui il suoi sguardo era capace.
I nostri padri erano in un silenzio innaturale, dato che di solito, per loro, ogni scusa era buona per litigare e rivangare il passato. Io e Harry ci guardammo e con lo sguardo lo pregai d’insistere, ma lui fece di no con la testa. Forse aveva ragione, forse insistere avrebbe solo peggiorato le cose.
«Bene», disse mio padre alzandosi e porgendo una mano al padre di Harry. «è ora di finirla con questa stupida guerra, ti va?», chiese.
L’altro sbuffò. «Era ora che chiedessi scusa, te ce ne è voluto di tempo, amico mio!», si alzò.
Mio padre ritirò la mano e lo guardò in cagnesco. «Non ho mica chiesto scusa, ho solo detto di fermare la guerra… vuoi litigare, amico?», chiese avvicinandosi e guardandolo fisso negli occhi.
«Ok, ragazzi, basta così, capito? Fate la pace e basta», urlò mia madre, mettendosi in mezzo ai due, seguita subito dalla madre di Harry.
«Ok, basta litigi», disse il padre di Harry.
«Ok, pace», concordò mio padre.
Io ed Harry ci guardammo con uno sguardo carico di speranza.
 
«Bè, è andata bene, no?», disse Harry, cadendo come peso morto sul mio letto, mentre io mi cambiavo dietro l’anta dell’ armadio.
Sbirciai verso di lui e alzai un sopracciglio. «Bene? Stai scherzando? L’ho vista brutta…», ma persi la voce verso le ultime parole, quando vidi che si alzava dal letto e veniva verso di me. Alzai una mano. «Alt, alt, dove pensi di andare??», sussurrai, «Non azzardarti a muovere un altro passo, Harry Styles, mi sto cambiando!», dissi prendendo una maglietta che mi aveva regalato lui e infilandomela. Lui sorrise malizioso e avanzò, fino ad arrivare dove ero io spingendomi poi dentro l’ampio armadio e chiudendo le ante, in modo da rimanere da soli, nella più totale e completa intimità. Dimenticai presto che ero senza pantaloni, con solo una maglietta lunga fino alle ginocchia a coprirmi… sapevo solo che c’eravamo io ed Harry, e ci amavamo. Nient’altro contava in quel momento.
«Vorrei soltanto… rimanere qui dentro… insieme a te, per sempre», sussurrò lui.
Sorrisi. «Allora chiedimelo, Harry. Chiedimelo e io dirò di sì», lo baciai sul collo, come piaceva a lui.
Lui mi scostò un poco e sorrise, inginocchiandosi davanti a me. «Vuoi sposarmi, Ashley?», chiese.
Io alzai un sopracciglio sbarrando gli occhi. «Come?», sussurrai.
Lui deglutì e, da dentro una tasca del suo giubbino, prese un anellino di plastica, di quelli che cambiano colore. «Ashley, io ti amo e desidero soltanto stare con te, per sempre», dopo qualche minuto di silenzio, lui tossicchiò. «E poi ricordati: hai detto che avresti detto di sì», sorrise malizioso.
Lo guardai di traverso. «Dillo che tu aspiri alla prima notte di luna di miele», sussurrai sorridendo.
Lui rise. «Certo che no, mi credi così poco romantico?», domandò fingendosi offeso.
Risi. «No, ti conosco… è diverso».
Lui sorrise e si alzò, spingendomi contro il fondo dell’armadio. «Allora, mi sposi?», chiese, guardandomi fisso negli occhi. Li vidi brillare di desiderio e.. d’amore.
Sorrisi e gli buttai le braccia al collo urlando: «Sìì!!»
Lui mi strinse forte e mi baciò. «Ashley Marie Styles… suona bene, vero?», chiese dandomi piccoli baci sul collo, mentre io intrecciavo le mie gambe ai suoi fianchi.
«Ora non occorrerà più che tu inventa dei modi per potermi vedere», sussurrai.
Lui rise. «E no, perché potrò vederti tutte le volte che voglio», sussurrò al mio orecchio.
Ero felice, raggiante e piena d’amore. Lo sapevo: Harry mi avrebbe resa felice.. e avevo ragione da vendere. Quando mi mise l'anellino di plastica al dito, quello cambiò colore. Da nero passò al rosso, che era il colore dell'amore, quello che legava, e avrebbe legato per sempre, il mio Harry e me.
 
 
 
 
MYSPACE: HEEI, BELLISSIMI, CHE VE NE PARE? :3 SO CHE è UN PO’ LUNGA COME ONE-SHOT, MA NON SO ABBREVIARE GRANCHè, PERò MI PIACE COME STORIA, NO? RIPRENDE UN PO’ ROMEO E GIULIETTA E DI RECENTE ME LO SONO PURE RILETTO.*-* MA DITEMI VOI, CHE VE NE PARE? AVETE QUALCOSA DA DIRMI? TIPO, CHE QUALCOSA NON ANDAVA O COSE SIMILI? SONO APERTA ALLE CRITICHE E AI CONSIGLI, QUINDI FATEMI SAPERE OK?
OOH, QUESTA è LA PRIMA OS SU HARRY.*-* FINALMENTE, INSOMMA ERA DA UN PO' CHE L'AVEVO INIZIATA E VOLEVO FINIRLA. SCUSATE SE è LUNGA. (GIà DETTO?!) COMUNQUE VABBè, SPERO VI PIACCIA COMUNQUE! A ME NON è SEMBRATA MALE, MA FORSE SONO IO DI PARTE.*-* MI è VENUTA IN MENTE MENTRE ASCOLTAVO GOTTA BE YOU.*-* (MA VA?!) AHAHAHAHAHAH OK PENSO CHE IL MYSPACE è ABBASTANZA DECENTE, CHE DITE? è ABBASTANZA DECENTE? SPERO DI Sì, CAVOLO. T.T AHAHAHAHAHAHAH A PARTE QUESTO, IL CAPITOLO DELL' ALTRA MIA FF (TO HIM YOU'RE JUST ANOTHER DOLL ECT-ECT) LO STO SCRIVENDO PER CUI ABBIATE UN PO' DI PAZIENZA OK? 8) VI ADORO, E SPERO CHE QUESTA OS VI PIACCIA! HO PURE FATTO IL BANNER AHAHAHAHAH VI PIACE? A ME NON DICE GRANCHè, COMUNQUE ANDAVA BENE.**
OK ORA VI LASCIO, PERò RECENSITE OK? PER FAVORE, NON CHIEDO MOLTO.**
(: XOXO

  
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