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Autore: OceanOfDarkness    06/05/2012    2 recensioni
Nell'universo Marvel post-Civil War, l'incontro fra due vecchi compagni di battaglie dà il via ad una nuova avventura fra Italia e Stati Uniti, in cui giovani eroi nascono e maturano all'ombra di un intrigo internazionale.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Questa città è il mio rifugio. Conosco tutte le strade, tutti gli angoli appartati. Conosco la vita dei dimenticati e dei disperati, ed è a loro che penso mentre vago sotto queste lune artificiali, sicuro del fatto che io – io – avrò un posto dove dormire. Cibo. Luce. Acqua calda. Potresti fare molto per aiutarli. È la voce nella mia testa che si diverte a giocare con le mie certezze. Potrei, è vero. Ma solo se tornassi alla vita prima di tutto – prima dei tradimenti e degli scontri, dei dissidi e delle lotte, dei soldati morti per una giusta causa e di quelli caduti invano. Ma questo è sempre successo. Quante guerre hai vissuto? Quanti milioni di persone hai visto morire? Perché questa volta è diverso, ti paralizza, ti toglie il respiro? Perché quella guerra civile ha toccato tutti noi. Steve e Tony, certo. Il Capitano e Iron Man. Ma è troppo facile pensare solo ai leader, dimenticando i ragazzi che hanno lottato nell'ombra. Qualcuno non c'è più. Altri sono rimasti sfigurati nello spirito. È il passato. Abbandonalo. Il passato è la mia maledizione. La memoria del dolore, di un dolore lungo secoli che non scompare mai. Respiro. La strada è buia – più del solito. E silenziosa. Troppo per una trappola come si deve. Sento i passi alle mie spalle. Sorrido. Continuo a camminare. Chissà se hai ancora i riflessi pronti. Di sicuro i sensi non sono peggiorati: sento la pistola che viene estratta dalla fondina. Succede tutto così in fretta – di puro istinto – che non guardo il suo volto. Penso alla mano che regge la pistola, la afferro – il mio pollice preme il polso, la presa si allenta. Una frazione di secondo e la pistola è in mano mia, premuta contro la sua testa; lei – perché è una lei, lo vedi? - schiacciata contro un automobile, il braccio piegato dietro la schiena. Sa di essere immobilizzata, non si divincola.

Natasha.

La mia esitazione mi costa caro – Natasha è il tipo che approfitta sempre di ogni opportunità. Sfugge alla mia presa e tira fuori un'altra pistola. Sorride.

"Messicana". Mi ha sempre sorpreso il suo italiano limpido, senza accento. D'altra parte è il suo dovere. È una spia e non deve lasciare tracce.

"Non è una messicana, tesoro. Sono più veloce di te". Non abbassa l'arma né lo sguardo. Okay, giochiamo.

"Cosa vuoi?"

"Lo sai che con me non funziona così, Phil".

"Non chiamarmi Phil. Lo odio". Contraggo la mascella, d'istinto. Grave errore. Mai lasciar vedere ad una spia la tua irritazione.

"Scusa. Comunque hai ragione. Non è una messicana. Quella pistola funziona solo se la uso io".

Cazzo. Ecco cosa succede a uscire dal giro: ci si dimentica di tutti i giocattoli più belli. Sei un coglione. Lo so.

Porgo la pistola a Natasha cercando di non fare una faccia da imbecille. Lei non me lo fa pesare. Sorride sotto la cascata di capelli rossi. Cerco di non farmi assalire dai ricordi. Le missioni insieme. Quella volta che mi ha venduto ai coreani. Bei ricordi.

"Non stai mica pensando ai coreani?" - mi si legge in faccia, vero?

"Non solo. Posso offrirti qualcosa?"

"Certo". Mette giù la pistola. Ormai ha la mia attenzione, sa che la ascolterò fino in fondo.

 

Camminiamo fino a casa mia in silenzio: lei detesta i convenevoli e io non ho voglia di cominciare con le domande. Meglio lasciarle la prima mossa. Cammina a testa alta, mezzo passo dietro di me. Sospetto che conosca la strada, ma non è il caso di metterla alla prova. Mi accorgo che mi è mancata, in questi anni. Le piccole cose, s'intende. Come ora, che entra nell'ascensore e dà le spalle allo specchio. È sempre sul filo, Natasha: non sai mai quale dei suoi mille personaggi ti sta mostrando. Per questo ogni lampo di verità, di autenticità da parte sua è un premio enorme. Cretino, hai la bocca aperta. Non se ne è accorta, dai.

 

La luce nella stanza è fioca. Non so perché, crea un'atmosfera migliore. Fra me e Natasha un tavolo nero – lei mi guarda, io ricambio. Tocca a te, bella.

"Ho una proposta". Alleluja. Mi rilasso sulla sedia, le faccio cenno di continuare.

"Un gruppo di superumani di qui ha chiesto l'assistenza dello S.H.I.E.L.D. per lottare contro la criminalità organizzata. Noi non abbiamo agenti disponibili – nessuno di qualificato, perlomeno. Ci servi te".

"Per fare cosa?"

"Fare da ponte fra lo S.H.I.E.L.D. e questo gruppo italiano, coordinare la missione, allenarli, gestire le strategie...un po' di tutto".

"Perché io?"

"In molti ti rivorrebbero indietro, sai".

"Mi sembra strano. Mai stato bravo a farmi le amicizie giuste". Colgo una smorfia di disappunto sul suo volto. Non è così che doveva andare, a quanto pare. Bene. Insisto.

"Tu lo sai perché me ne sono andato, no?". Annuisce frettolosamente. "Anche se è passato del tempo io non dimentico. Tony ci ha traditi. Tutti quanti. Lo S.H.I.E.L.D. ha sempre cercato di servirsi di me. Non sono più un Vendicatore. Forse non lo sono mai stato. Non sono un agente S.H.I.E.L.D., non sono un vostro uomo".

Un sospiro. Natasha è impaziente. "Tutti sono riusciti a guardare avanti. Perché tu no?", mi dice. Ottima domanda.

"Non lo so, Natasha. Non lo so e non so se sono pronto a tornare. Non so perché dovrei tornare".

"Che alternative hai? Cosa fai qui?"

"Vivo una vita normale. O ci provo. Non è poco".

"Non ti manca quello che avevi?". Ci siamo. Il tasto dolente. Prendo un respiro di troppo prima di rispondere.

"Sì. Sì, mi manca. Ma sopravvivo anche senza". Le sfugge un mezzo sorriso. Non mi crede. E fa bene. Ci vuole un bugiardo per rompere una bugia. E io sto mentendo. Al di là del peso degli anni, delle guerre, dei ricordi, di tutto – sono felice che lei sia qui.

"Non voglio metterti pressione, daragòi". Fa una pausa studiatissima. Sa che adoro quando parla russo. "Perciò ti propongo questo: vieni con me. Incontriamo questi ragazzi, sentiamo cos'hanno da dire e decidi. Liberamente. Ci stai?"

"Ho scelta?"

"Sempre". Ma mentre lo dice forza un sorriso. Sa che non è vero, che ho già deciso. Fuck. Si ricomincia.

 

  
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