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Autore: Yuko majo    06/05/2012    7 recensioni
«Devi prendere una decisione Talwyn.» la voce cupa di Dragon rimbombò intorno a lei, nella sua mente, all’interno della grotta dove il drago riposava. «Il tempo è agli sgoccioli. Sin da quando eri bambina, lo ripetevo sia a te che ai tuoi fratelli, nelle leggende c’è sempre un fondo di verità. Lo stesso vale per le predizioni.» Un respiro affaticato, Dragon stava invecchiando… la giovane dea dell’armonia lo ricordava forte e potente, solcare i cieli di Jewel; le scaglie dorate che gli ricoprivano il dorso e le ali, risplendere al sole, mentre le iridi, grandi pepite d’oro scrutavano il mondo con saggezza.
Legata ad un'altra OS ed a una futura long che verrà postata è una sorta di prequel, ma si può leggerla da sola e prenderla come una favola o una leggenda.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie ' The breath of the dragons'
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Autore: YUKO CHAN

Titolo: The beginning: the breath of the dragons
Raiting:
Verde
Genere: Fantasy, lieve introspezione.
Avvertimenti:
Missing Moments, One Shot, Shonen ai solo accennato alla fine.
Note dell’autore: Legata ad un’altra OS fantasy, Chains, è una sorta di prequel, ma anche una forma di leggenda, ovviamente inventata di sana pianta per una long che sto scrivendo e posterò in seguito. Si può leggere tranquillamente senza aver letto l’altra, almeno spero risulti comprensibile.
http://animeartbooks.net/viewimage/4323/
Il link sopra è l’immagine alla quale mi sono ispirata, ho immaginato, ma non ho idea di cos’altro dire, ho inventato un paesaggio, quello che potrebbe vedere la ragazza da quello sperone di roccia.
Penso di aver terminato, io sono incapace con le note dell’autore ç_ç.

 

 

 

 

 

The beginning: the breath of the dragons

 

 

 

 

 

 

 

Il cielo era cupo, una coltre grigia e fumosa si estendeva a perdita d’occhio tanto che sembrava volesse impossessarsi di ogni cosa, tingere di quel colore l’intero paesaggio. Nubi minacciose si muovevano pigre, una accanto all’altra attendevano che il temporale infuriasse per poter riversare su quella distesa verde e silenziosa il loro carico di pioggia.
In cielo sagome scure volavano spensierate, si libravano leggere, incuranti della tempesta che da lì a breve sarebbe esplosa in quella dimensione.
Un fulmine squarciò il cielo sopra la valle, per pochi secondi tinse di viola il paesaggio e l’immensa catena montuosa che si estendeva a perdita d’occhio, ergendosi minacciosa come unico custode a difendere quel luogo.
Nel mezzo della valle, silenziosa, spiccava agli occhi una roccia, un prolungamento delle montagne che fungevano da confine di quella terra sacra. Si insinuava verso l’interno della valle, come se volesse spaccarla in due.
Il Picco del Drago o anche Grande Drago, era così che veniva chiamato per via della sua forma: la stessa di quelle nobili bestie. Il corpo massiccio si legava alla grande catena montuosa, i fianchi ripidi ricadevano a picco nel vuoto, mentre quelle che sembravano le ali erano raccolte lungo in fianchi, in quello che, ad un primo sguardo, poteva sembrare solo la curva della montagna; ma quello che sorprendeva di più, era il lungo collo, uno sperone roccioso che si staccava dalla montagna, come fosse una lunga passerella a picco sull’abisso; questa prendeva la forma del collo e della testa di un imponente e maestoso drago che, con il suo sguardo di pietra fissava la valle silenziosa.
Le leggende e i racconti tramandati affermavano che, quella roccia, fosse il primo drago in assoluto; il padre di quelle splendide creature che ora volavano libere nei cieli di quel mondo. I racconti affermavano fosse rimasto lì come guardiano, dopo ere in cui aveva combattuto accanto agli dei, il suo compito proseguiva come custode della valle appartenente alla sua stirpe.
Le divinità che dividevano quel mondo con i draghi sorridevano a quei racconti, considerandoli fiabe per bambini; per loro era tutto molto più semplice, pensavano fosse solo un’immagine scolpita nella roccia, un monito, un ricordo per le generazioni future. Un dono in onore di quei fedeli compagni che li avevano accompagnati in battaglia era dopo era, secolo dopo secolo per difendere il regno di Jewel dai demoni.
Ma ormai era passato talmente tanto tempo, millenni, che nessuno ricordava veramente quale fosse la verità. Leggende, voci, si mischiavano fra loro per crearne delle altre.
L’unico racconto, le uniche parole rimaste intatte con il passare delle ere, erano quelle che preannunciavano una nuova guerra, una minaccia che avrebbe portato la stirpe dei draghi a donare una parte dei suoi poteri agli uomini, a coloro che fino a quel momento avevano protetto.
Un giorno qualcosa sarebbe cambiato, le dimensione in cui vivevano, Jewel stessa non sarebbe stata più spaccata in due: quel limbo dove vivevano draghi e dei e il mondo umano sarebbero divenuti un unico regno, un’unica terra dove entrambe le razze avrebbero coesistito.
Un unico regno dove, dei prescelti, avrebbero portato sulla pelle i simboli dei draghi.
Un marchio che avrebbe donato loro gli stessi poteri di quelle antiche e nobili bestie.
Le divinità avevano riso a quella predizione, solo loro potevano attingere ai quei poteri, ottenere l’aiuto dei potenti ed immortali draghi, nessun umano ne sarebbe stato degno o in grado.
Ne avevano riso, era dopo era, fino a quel giorno, fino a quando i segnali si erano fatti inequivocabili.
Talwyn socchiuse gli occhi, lasciò che il vento sfiorasse il suo volto, mentre i pensieri tornavano a quei ricordi, alle parole di Dragon, signore della nobile stirpe dei draghi. Era giunto il momento, quello di cui parlavano le leggende, l’istante in cui gli umani avrebbero ricevuto in dono gli stessi poteri dei draghi.
Scosse la testa, i suoi fratelli non volevano darle retta, non credevano che presto anche loro sarebbero svaniti, sconfitti da qualcosa di molto più potente. Non volevano credere che, quelle che loro consideravano solo storie, rappresentassero la realtà. Qualcosa sarebbe accaduto, forse non subito. Forse sarebbero potuti passare anni, secoli, millenni, ma sarebbe avvenuto, e loro avrebbero dovuto lasciare qualcosa agli uomini, a quelle creature, ai loro figli, per difendersi, per proteggersi dal nemico.
Un brivido percorse il suo corpo, la brezza tiepida si era trasformata improvvisamente in un vento gelido. In piedi sulla roccia che rappresentava la testa del Grande Drago, osservava il mondo dove era nata e cresciuta: quella dimensione così simile a quella umana, ma allo stesso tempo differente.
Il cielo era grigio, in lontananza draghi sorvolavano gli alti picchi della catena montuosa, i monti Iceland, una barriera che divideva il regno degli dei da quello degli uomini.
Lei, i piedi nudi posati sulla fredda roccia, i lunghi capelli castani e la veste leggera ondeggiavano ad ogni nuova folata di vento, fissava davanti a sé, la consapevolezza della decisione appena presa disegnata sul volto. Di minuto in minuto si faceva sempre più chiaro quello che doveva fare; si delineava nella sua mente l’orrenda visione di un futuro non ancora deciso.
Respirò a lungo mentre nella sua mente riecheggiavano le parole di Dragon, quando il vecchio e saggio drago le riportava alla mente quella leggenda, quanto sarebbe avvenuto:

 

«Devi prendere una decisione Talwyn.» la voce cupa di Dragon rimbombò intorno a lei, nella sua mente, all’interno della grotta dove il drago riposava. «Il tempo è agli sgoccioli. Sin da quando eri bambina, lo ripetevo sia a te che ai tuoi fratelli, nelle leggende c’è sempre un fondo di verità. Lo stesso vale per le predizioni.» Un respiro affaticato, Dragon stava invecchiando… la giovane dea dell’armonia lo ricordava forte e potente, solcare i cieli di Jewel; le scaglie dorate che gli ricoprivano il dorso e le ali, risplendere al sole, mentre le iridi, grandi pepite d’oro scrutavano il mondo con saggezza. I secoli erano passati, e Dragon si era fatto vecchio, Talwyn sapeva che un giorno sarebbe scomparso, avrebbe raggiunto i suoi antenati donando i suoi poteri per rendere più forte la barriera a dividere la dimensione divina da quella umana.
Un giorno anche la maggiore guida della stirpe dei draghi li avrebbe abbandonati, ma prima che questo accadesse, voleva che almeno una delle divinità fosse consapevole del pericolo che incombeva su tutti loro.
Quante volte aveva raccontato loro la predizione che un suo antenato aveva avuto? Ormai non lo ricordava più, ma il vecchio drago sapeva perfettamente cosa ne pensavano lei e i suoi fratelli, per lungo tempo l’avevano considerata solamente  una storia.
Il vecchio drago li osservava serio, le iridi gialle sembravano voler leggere l’anima di quelle piccole divinità. Scrutava nei loro cuori, poi con uno sbuffo di fumo che fuoriusciva dalle narici e la voce potente iniziava a raccontare, come fosse annoiato, ma in cuor suo, Talwyn sapeva fosse felice di quei momenti. Felice e ricolmo di speranza nel tramandare il suo sapere, e forse la salvezza di Jewel.
Iniziava sempre allo stesso modo, Dragon: «Un mio antenato, un signore della stirpe aveva il dono della preveggenza. Non sempre, non a comando, ma a volte, le nebbie del tempo si dischiudevano davanti ai suoi occhi e gli era concesso di poter vedere eventi di epoche che ancora sarebbero dovuti avvenire.» In quei momenti il drago s’interrompeva, fissava i suoi giovani ascoltatori per essere certo che fossero attenti; concentrati sulle  sue parole, infine riprendeva il suo racconto. «La guerra, ecco cosa vide il mio nobile antenato. La guerra e la distruzione.» «Terribili esseri arrivavano dalle tenebre, dall’inferno, portando morte e distruzione. Con loro avevano poteri sconosciuti ai draghi e alle divinità. Troppo potenti, superiori per numero in pochi giorni avrebbero portato l’intera Jewel alla distruzione.» Nuovamente Dragon s’interrompeva, riprendeva fiato, fissava davanti a sé, come se vedesse realmente quanto stava raccontando, il loro futuro, la devastazione e la morte. «Era la fine della stirpe, delle divinità, gli uomini che proteggevano sarebbero rimasti in balia dei nemici e presto sarebbero caduti, ma in quella visione una voce avvertiva il nostro antenato, sarebbe arrivato un giorno in cui i grandi draghi della stirpe, i più potenti avrebbero condiviso i loro poteri con gli uomini; Avrebbero scelto dei prescelti, marchiandoli con i simboli della stirpe e dei clan più potenti. Questi avrebbero avuto la protezione e i poteri dei draghi, e avrebbero protetto Jewel dai nemici; ma il vecchio antenato aveva visto anche altro, giovani dalla magia arcana, creature differenti dagli dei e dagli uomini, che avrebbero amplificato i poteri dei draghi e dei cavalieri prescelti, creando un legame indissolubile e duraturo. Un legame che mai nessuno avrebbe potuto infrangere.»

 

La storia terminava a quel modo, e nella mente di Talwyn si formavano immagini di guerre, di morti, della sua gente che cadeva sotto i colpi di esseri senza volto.
Per anni l’avevano perseguitata, ma le risa e le parole dei suoi fratelli per molte ere l’avevano tranquillizzata: “sono solo leggende” affermavano convinti; e nel caso qualcuno li avesse attaccati, ci sarebbero stati loro a proteggerla. Eppure in cuor suo quella parole non riuscivano a confortarla: per lungo tempo avevano calmato i suoi dubbi, i suoi timori; ma con il passare degli anni e il sopraggiungere di incubi e visioni, qualcosa in lei si era rotto. Sempre più spesso ritornava alle parole di Dragon, alle sue storie, fino a quando non aveva preso quella decisione.
Sapeva di andare contro la sua gente, contro i suoi fratelli; ma era perfettamente cosciente di quanto stava facendo. Era pronta a donare agli uomini un potere che li avrebbe resi più forti, che avrebbe permesso loro di proteggersi quando gli dei sarebbero svaniti da Jewel.
Respirò a lungo, le folate di vento erano tornate tranquille, ora si rincorrevano tutt’intorno a lei, scompigliandole gentilmente i lunghi capelli castani. Sembrava creassero sfumature nel cielo, strade di vento dove gli dei avrebbero potuto passeggiare.
Talwyn rimase per alcuni secondi incantata ad osservare il paesaggio di quel mondo, della sua splendida terra. L’unico luogo totalmente incontaminato dell’intera Jewel.
Si perse ad osservare le montagne, le nubi in cielo, e il grigio misto ad una tinta rosa creata dai raggi del sole, di quella giornata uggiosa d’inizio autunno. La terra e la natura stavano per addormentarsi, lentamente tutto andava tingendosi di rosso e oro, arancio e giallo. La brezza fredda del nord portava con sé le foglie che, leggiadre, cadevano e presto avrebbero ricoperto ogni cosa. Danzando nell’aria sarebbero giunte sino alle alte vette dove ora si trovava lei.
Folate più potenti la riportarono alla realtà. Le creature che, sino a quel momento, avevano volteggiato in lontananza, si stavano avvicinando: fendevano l’aria eleganti.
Man mano che si avvicinavano alla roccia dove Talwyn scrutava il paesaggio, la giovane dea poteva scrutare i riflessi delle squame dei maestosi animali.
A condurli, gigantesco ed elegante, le squame risplendevano sotto agli ultimi raggi di sole di quel pomeriggio autunnale, Dragon volava maestoso. Sempre magnifico, anche dopo tutti quei secoli. Accanto a lui giovani draghi, belli, dai colori brillanti, un trionfo di rosso fuoco e blu oltremare, verde smeraldo e viola cangiante. Le loro squame erano un brillare sotto i raggi del sole, ombre e riflessi donavano una nuova sfumatura ad ogni battere d’ali, ad ogni metro in cui si facevano più vicini. Un velo di malinconia adombrò i suoi occhi scuri al pensiero che dopo quanto stavano per fare quelle creature sarebbero cadute in un sonno profondo, protette da incantesimi antichi, pronte a recuperare quella magia che stavano per donare.
Lo spostamento d’aria intorno a lei cambiò, il vento e le folate prodotte dai draghi l’avvolsero, una brezza leggera, stupenda e protettiva, era un potere che le donava sicurezza.
Talwyn avvertiva tutta la loro magia in quel momento, la stessa che presto avrebbero condiviso con gli uomini. Dragon le aveva spiegato cosa aveva in mente, i dodici draghi più potenti avrebbero liberato una parte dei loro poteri. Nel momento in cui lei avrebbe aperto la barriera che separava il mondo delle divinità, la loro valle dal regno umano, i draghi avrebbero introdotto fra gli uomini i loro respiri.
I loro poteri avrebbero vagato nel mondo umano giorno dopo giorno, sino a quando non fosse comparso qualcuno a cui donarli, pronto per custodirli. In quel momento un patto sarebbe stato sigillato, i draghi avrebbero combattuto accanto agli uomini, i dodici magnifici esemplari che stavano donando la loro magia, nel caso del bisogno e al richiamo degli uomini, avrebbero abbandonato la valle, oltrepassato il Picco del Drago e sarebbero andati in loro soccorso.
Cavalieri con le loro cavalcature avrebbero solcato i cieli combattendo contro le ombre. I poteri dei draghi sarebbero fluiti possenti in loro, unendo le loro menti, fondendoli in un unico essere.

 

La barriera si squarciò, Talwyn ebbe un fremito, avvertì la vita oltre quella valle, il battere del cuore di migliaia di persone, uomini, animali e piante; avvertì un mondo differente, vivo, qualcosa che mai aveva sentito prima di allora. Così differente dalla solitaria valle dove era nata e cresciuta, pieno di sentimenti, di allegria, di dolore.
Gli uomini pensò, avevano mille sfaccettature, caratteri differenti, sapevano amare e odiare, ma erano anche in grado di perdonare.
Meritavano di essere protetti.
Concentrata  si soffermò su quel turbinio di emozioni e sentimenti, seguì i poteri dei draghi, il loro respiro addentratosi nel mondo umano. Sorvolavano i cieli limpidi alla ricerca di coloro che li avrebbero custoditi. Talwyn si chiese quanto tempo ci sarebbe voluto, settimane, mesi? Forse interi anni. O forse alcuni avrebbero trovato l’umano compatibile subito?
Non poteva saperlo, ma sperava che tutto avvenisse il più in fretta possibile, affinché fossero preparati.
Lasciò che la sua mente seguisse quel concentrato di poteri, volò con loro nel mondo umano, oltre la grande catena montuosa che divideva quella valle dal resto del mondo. Volava sopra le foreste, nei piccoli villaggi e nelle grandi città; all’improvviso i respiri si separarono, ognuno seguiva la propria strada e il proprio istinto.
Ognuno era andato alla ricerca del proprio cavaliere.
Sorrise, Talwyn, era andata contro ogni volere dei suoi fratelli, delle divinità, seguendo le parole di un vecchio drago e di antiche leggende, ma dentro di sé, sapeva di aver fatto la cosa giusta, di aver salvato Jewel, gli uomini e i ricordi che questi avrebbero preservato con le leggende delle divinità e dei grandi draghi. Il suo compito era terminato, ora doveva solo attendere che le profezie si avverassero e che i dodici draghi caduti in un sonno profondo si svegliassero per volare dai loro cavalieri.

 

 

 

 

Molti secoli dopo…

 

 

 

L’esplosione riecheggiò tutt’intorno a lei.
Fuoco, il fuoco stava divorando ogni cosa.
Un vento rovente si abbatteva sulla valle, creature demoniache, esseri senza volto devastavano ed uccidevano.
Il cuore le batteva. 
Aveva paura!
Un sentimento forte, vivido, un terrore mai provato sino a quel momento si stava facendo strada in lei.
Un brivido percorse il suo corpo, Talwyn non sapeva quanto tempo fosse passato da quando aveva rilasciato i poteri dei draghi nel mondo umano. Secoli, ere, non lo ricordava.
In alcuni istanti, mentre attendeva quel momento, aveva creduto che quanto fatto fosse solo un sogno.
Un sogno che in quel momento si era trasformato in un terribile incubo.
Le parole di Dragon alla fine si erano avverate.
Respirava a fatica, i suoi poteri si stavano indebolendo, la barriera a proteggere quell’ultimo avamposto sarebbe caduta e lei e i suoi ultimi compagni sarebbero morti.
Una lacrima le rigò il volto macchiato di sangue e fuliggine, la sua mente ripercorreva quelle ore, l’arrivo del nemico, i suoi fratelli, i suoi compagni che cadevano uno ad uno.
Lo stesso Dragon con i suoi draghi erano morti per salvarle la vita, ma il loro era stato un sacrificio vano, lei non era abbastanza forte per proteggere gli ultimi superstiti.
Chiuse gli occhi mentre una fitta di dolore l’attraversava, la barriera crollava e intorno a lei tutto si faceva scuro e buio.
Mentre la coscienza e la vita l’abbandonavano ebbe un’ultima visione, rivide quei poteri rilasciati tanto tempo addietro. Li rivide solcare i cieli azzurri di Jewel, e poi i volti e nomi riecheggiarono nella sua mente.
Tanet era un bambino dai capelli color del fuoco, le iridi brillanti e lo sguardo imbronciato, solcava i cieli dove risplendevano le sue ali scure, lo stemma dei draghi di fuoco brillava sulla sua carnagione chiara. Era potente, un giorno sarebbe divenuto un abile guerriero. In quella visione si sovrappose un volto a quello di Tanet, occhi azzurri e capelli color dell’oro, un amplificatore, un essere dotato di quei poteri sconosciuti di cui parlava Dragon secoli addietro nelle sue storie.
Siegfried era potente, ancora un bambino nel suo sogno, brandiva una spada demoniaca e mieteva vittime fra i demoni lungo le foresta al confine dei monti Iceland, era forte, nei suoi occhi vi si leggeva la saggezza e il coraggio, presto anche lui avrebbe trovato qualcuno per cui combattere, che avrebbe accentuato i suoi poteri; intravide gli occhi dalle sfumatura viola  e i lunghi capelli scuri, un nome si fece strada nella sua mente, Tristan, quel ragazzo si chiamava Tristan.
E ancora un nuovo volto, un altro ragazzo dai pensierosi occhi verdi, fissava il mondo con curiosità, intorno a lui decine di libri. Un altro cavaliere, un altro uomo che avrebbe avuto qualcuno da proteggere.
E ancora volti e nomi si facevano strada in quella visione, fra le tenebre che la stavano portando via.
Talwyn sorrise mentre la morte s’impadroniva di lei, mentre il buio calava sulla sua mente.
Un sorriso ad ornare il suo volto. Era felice, il mondo, la sua adorata Jewel non sarebbero rimasti abbandonati, quei ragazzi, i giovani della sua visione sarebbero cresciuti saggi e forti.
Quei ragazzi avrebbero protetto il mondo che tanto amava, avrebbero risvegliato con i loro poteri i draghi con i quali sarebbero scesi in battaglia.
Un nuovo sorriso, mentre scivolava in terra, mentre le tenebre e il fuoco la portavano via, facendole raggiungere i suoi fratelli, tutti coloro che erano morti durante quella battaglia.
Vuoto e tenebra, ma il suo cuore era sereno.
Ferro e fuoco, ma il dolore presto sarebbe svanito.
Ed infine solo il buio che portava via il suo ultimo barlume di lucidità e di vita, gli occhi si chiusero e tutto svanì intorno a lei.

 

 

   
 
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