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Autore: Nichi    06/05/2012    4 recensioni
E mentre lo guardavo negli occhi, capì di aver fatto la cosa giusta. Capì di aver svolto adeguatamente il ruolo di sorella maggiore e quello di una figlia e che non mi importava di quello che sarebbe successo, una volta spiegatogli la situazione. Non importava ciò che avrebbe fatto o non fatto, ciò che avrebbe ricordato e non ricordato. Era giusto che sapesse tutto.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Kristen Stewart, Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ciao ragazze.

 Molto tempo fa avevo iniziato questa storia, e per non so per quale motivo non l’ho più continuata. Non è più un problema adesso.  Non sarà una storia con tanti capitoli, ecco perché vado abbastanza di fretta nel raccontare gli eventi. Tutto qui.  Questo è il secondo capitolo e spero che vi piaccia. Non voglio fare la cattiva, ma se vedo che non piace non credo che la continuerò, perché sto già scrivendo un’altra storia “ the life like we know it”, quindi se non vedo interesse mi concentrerò solo su TLLWKI. Ora vi lascio seriamente alla lettura di questo capitolo.

 Alla prossima.

 

 

 

Capitolo 2.

 

-No Tom, ti sto dicendo che ci sono due bambine a casa mia e che una di loro pensa di essere mia figlia!-

-Robert quante volte ti ho detto di non mangiare troppi hotdog la sera ?Ti fanno male!- mi riprese il mio migliore amico sbuffando, e anche se c'era un cellulare a dividerci me lo immaginai passarsi una mano sul viso.

-Non sto scherzando ok ? Vorrei tanto che fosse uno scherzo, ma non lo è! E non so cosa fare!-

-Beh, di loro di andare via. È casa tua alla fine!-

-Tom!!- esclamai indignato.- Sono bambine ok ? Non posso dire loro di andare via e .. -

-Chiama i loro genitori!- mi interruppe con il tono di voce di uno che pensava di avere avuto una grande idea.

-Si bel piano amico, davvero. Peccato che una di loro pensa di essere mia figlia!-

-Beh in questo caso, vuol dire che suonerà il tuo telefono di casa.-

-Ti sembra il momento di sparare battute idiote ?

-Non è colpa mia se tu me le servi su un piatto d’argento.-

-Potresti aiutarmi, per piacere ?-

Tom sospirò afflitto.- Ok, arrivo. Ma mi devi un grosso favore!-

Non feci nemmeno in tempo a rispondere, che lui chiuse la chiamata e io rimasi come un coglione con il cellulare all'orecchio. Magnifico, pensai, tornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro e trovare due bambine che insinuavano di essere mie figlie. Almeno, una delle due.

Infilai il cellulare nella tasca dei jeans, e mi dissi che non sarebbe servito a niente rimanere in corridoio. Se volevo scoprire qualcosa, sapere chi fossero i loro genitori e riportarle a loro, sarei dovuto stare di là. Così, controvoglia ritornai in sala, dove le bambine erano rimaste come le avevo lasciate.

La più piccola si era seduta sul divano, non si era tolta il giubbotto e fissava un punto indefinito davanti a lei, così assorta che sembrava fatta di pietra. Aveva corti capelli marroni e occhi azzurri. Teneva tra le braccia uno zainetto rosa, che faceva pan dan con le sue piccole scarpe.

La più grande invece aveva preferito rimanere in piedi, precisamente di fronte ad uno scaffale dove tenevo libri a caso e un po' di foto incorniciate. Notai che si teneva a debita distanza, magari per paura di far cadere qualcosa,  e teneva le mani incrociate sul petto per reprimere il desiderio di toccare gli oggetti.  Con sguardo assorto continuò a fissare le foto, facendo qualche passo avanti, poi all'improvviso si fermò. E sorrise.

-Rose, vieni qui! Vieni a vedere!-

Rose, così si chiamava la sorella più piccola, si voltò verso di lei, balzò giù dal divano e le corse incontro. Melanie si chinò per prenderla in braccio, e poi la riportò su, indicando una foto che da quella distanza io non potevo vedere.

-E' la mamma!- sussurrò Rose sorridendo.- Come ela bella con i capelli lunghi!-

-E' bella anche adesso!- esclamò Melanie scuotendo la testa.- E' sempre stata bella!-

Le mie gambe si mossero prima che potessi fermarle, e quando capì ciò che stavo facendo  troppo tardi.

-Cosa state dicendo ??- esclamai, forse con voce troppo dura, perché la più piccola si aggrappò al collo della più grande, e Melanie  sobbalzò spaventata. Non diedi loro il tempo di rispondere. Afferrai la foto che stavano fissando, e glie la lanciai quasi addosso.

-Che cosa state dicendo ??- ripetei indicando la fotografia, più precisamente la ragazza alla quale ero abbracciato.- Chi è vostra madre ?-

Dopo un minuto di esitazione Melanie aprì la bocca per rispondere, e quando le sue parole raggiunsero le mie orecchie pensai che forse, avrei preferito non sentire nessuna risposta.

-Kristen Stewart!-

 

Kristen Stewart!

Kristen Stewart!

Kristen Stewart!

                                                                        

Il suo nome risuonò nella mia testa per un centinaio di volte o forse molte di più.  Tutte le volte che avevo cercato di non pensarci, tutte le volte che avevo cercato di non pensare a lei al suo  sguardo, ai suoi occhi, alla sua pelle, alle sue labbra, al suo corpo, al suo profumo. Tutte quelle volte che mi ero detto di poter stare meglio senza di lei,e che ci avevo stupidamente creduto.

Tutte quelle volte che mi ero detto di mandare all'aria tutto, di prendere il primo aereo per LA, raggiungerla, dirle quanto l'amassi, e riportarla nella mia vita.

La fotografia mi cadde dalle mani, finendo sul pavimento e il rumore di vetri infranti riempì per un secondo le mura della stanza. Melanie e Rose, trattennero il fiato, e quando rialzai lo sguardo e lo puntai negli occhi della più grande pensai di essere stato un grandissimo idiota.

Occhi verdi.

Occhi verdi come i suoi.

Occhi verdi come quello che perseguitavano le mie notti.

Occhi verdi, belli da far paura.

Occhi verdi che amavo alla follia.

I suoi occhi verdi!

Il suono di un cellulare che suonava, fece saltare in aria tutte e tre. Con mia grande sorpresa il cellulare che squillava non era il mio, bensì quello di Melanie, che si affrettò a mettere e terra Rose e a rovistare nella tasca del suo giubbotto. Quando lo trovò, guardò per un momento il display. Poi rispose.

-Ciao Mamma!-

Il mio cuore smise di battere, e rimase in silenzio in attesa di sentire la sua voce al di là dell'apparecchio telefonico.

Melanie ascoltò attentamente ciò che lei le stava dicendo.

-Si lo so, scusami. Si è qui con me. Si stiamo bene! Io … -

Con uno scatto le tolsi il cellulare dalle mani.

-Ehi!- esclamò offesa la ragazza, ma io non l'ascoltai e portai il cellulare all'orecchio.

-Melanie ? Che succede ?-

Fu come ricevere un colpo in pieno stomaco.  La sua voce era diversa da come la ricordavo. Più adulta, più seria, più … stanca ? Sembrava che avesse appena finito di correre, o di fare ginnastica, perché respirava affannosamente. Nonostante questo però, la rabbia che provavo in quel momento verso di lei, l'odio che mi stava attanagliando lo stomaco, costrinse ad allontanare quei pensieri dalla mia mente e a vedere la situazione per quella che era davvero.

-Sono Robert!-

Dall'altra parte la sentì trattenere il fiato. Rimase in silenzio per non so quanti minuti, quante secondo o quante ore. Quando riprese a parlare però la voce era cambiata, e il respiro affannoso era sparito.

-Robert.-

-Stai zitta!- esclamai cercando di metterci più cattiveria possibile in quella frase, per farle capire quanto la odiassi e quanto l'avrei odiata fino a quando non sarebbe morta.- Parla solo per spiegarmi la situazione, perché non ho nessuna intenzione di stare qui e ascoltare le tue inutili parole!-

Melanie strinse i pugni arrabbiata e Rose scattò dietro di lei attaccandosi alla sua gamba.

-Non c'è niente da spiegare.- rispose lei.- Se mi dai l'indirizzo di casa tua vengo a riprendermi le mie figlie!-

-Potresti ridarmi il cellulare?- si intromise Melanie allungando la mano.- E' mio!-

-Si è suo!- si aggiunse Rose fissandomi male.- Dallo a lei e lascia stale la mia mamma!-

Avevo voglia di dire tantissime cose a tutti quanti in quella stanza, ma quello che feci fu solo prendere un grande respiro e cercare di trattenere le lacrime.

-L'indirizzo lo hai già. Non pensare di essere scappata da tutto questo,Kristen!-

E senza darle il tempo di rispondere chiusi la chiamata e lanciai il telefono a Melanie.

-Grazie!- borbottò ironica infilandosi il cellulare nel giubbotto.

La fissai, fissai i suoi occhi verdi, e non riuscendo a reggere più l'intensità di quello sguardo, mi voltai e corsi in bagno a vomitare.

 

 

 

Avevo una figlia. 

Avevo una figlia che non conoscevo.

Avevo una figlia della quale non sapevo niente, se non il nome.

Avevo una figlia che sembrava odiarmi e che molto probabilmente non voleva avere niente a che fare con me.

Ero chiuso in bagno da dieci minuti netti e non sapevo cosa fare.

Dovevo sicuramente scendere in cucina e aspettare Kristen.

Solo che non ci riuscivo. Ero talmente arrabbiato e deluso con lui, che non appena ero arrivato in bagno avevo afferrato un flacone di shampoo  gettandolo contro lo specchio del bagno. Ma non era servito.

Le cose non erano cambiate e io mi sentivo ancora male. In tutto quegli anni non c’era stata una singola chiamata, un singolo messaggio da parte sua. Niente di niente.

Niente che mi facesse capire che ero diventato padre e al diavolo il nostro passato e ciò che ci aveva divisi. Sarei corso da lei prima che avesse anche solo potuto terminare la frase. Invece lei aveva preferito fare tutto da sola. Come al solito. E ancora una volta mi aveva tagliato fuori da qualcosa di così importante. Mi faceva male sapere che aveva preferito affrontare tutto quello da sola, senza nessuno al suo fianco.

Magari c’era qualcuno, disse una piccola vocina nella mia testa, e per quanto cercassi di non pensarci dovetti ammettere che era un ipotesi plausibile. Poteva sempre aver trovato qualcun altro che cambiassi i pannolini alla bambina che era mia figlia, qualcun altro che le insegnava a parlare o a camminare, che le dava da mangiare o che le faceva fare il bagno la sera. Il solo pensiero mi fece attanagliare lo stomaco e l’odio che provavo nei suoi confronti aumentò così tanto che pensai di poter scoppiare da un momento all’altro.

Poi al piano di sotto qualcuno suonò e capì che Kristen era arrivata. Balzai in piedi velocemente, aprì la porta con uno scatto e scesi le scale due a due, rischiando di cadere a rompermi le ossa del collo.

Melanie aveva aperto la porta di casa, facendo entrare la madre che adesso era sepolta da entrambe le braccia delle figlie.

-Scusami!- le stava dicendo Melanie.- Non volevo farti arrabbiare!-

-Non fa niente tesoro. Non fa niente!-

Eccolo ancora il morso allo stomaco che mi fece quasi vomitare un'altra volta. Se la telefono avevo avuto la sensazione che avesse appena corso, ora pensai che doveva essersi qualcosa di strano. La sua voce era talmente diversa da come me la ricordavo che se non ce l’avessi davanti non sarei stato in grado di riconoscerla.

-Adesso torniamo a casa, va bene ?-

Tutte e due le bambine annuirono e quando Kris si  alzò in piedi, afferrando le loro mani, i nostri sguardi si incontrarono e credetti di morire.

La prima cosa che pensai fu che era cambiata, e molto.

Se l'avessi incontrata in giro per strada non l'avrei nemmeno riconosciuta. I capelli lunghi che ricordavo così bene, come se non fossero passati anni, erano spariti, lasciando il posto a un taglio corto, un taglio da uomo, che metteva in evidenza le sue adorabili orecchie. Il viso era magro, più scavato, e il pensiero che avevo fatto prima tornò nella mia mente ancora una volta.  Sembrava avere un’aria malata.

L'unica cosa che non era cambiata in lei erano i suoi occhi verdi, uguali a quelli della figlia in un modo impressionabile.

-Ciao Robert.-

Strinsi i pugni così forte da farmi male da solo. Dopo tutti quegli anni l’unica cosa sensata che riusciva a dirmi era uno stupido “ ciao Robert” ? Kristen se ne accorse e fece segno alle bambine di andare in macchina.

-Aspettatemi li!-

Melanie prese Rose in braccio, si voltarono a guardarmi per un secondo e poi uscirono di casa chiudendo la porta, senza salutarmi.

Un silenzio carico di tensione ci avvolse, ma non dovevo e non volevo essere io quello ad iniziare il discorso.

-Mi dispiace che siano piombate qui senza nessun preavviso. Melanie è piuttosto impulsiva.- mi spiegò, come se fosse quello ciò che volevo sentirmi dire, come se informarmi che mia figlia avesse ereditato una piccola parte del mio carattere potesse farmi calmare.

Rimasi in silenzio ancora, aspettando che capisse in qualche modo.

-Grazie per averle tenute qui nel frattempo.- aggiunse posando una mano sulla maniglia.

-Ehi ehi!! Te ne stai andando via così ?- la fermai avanzando verso di lei.- Ringraziandomi di aver fatto entrare tua figlia, mia figlia, in casa ?-

-Robert … - iniziò lei rivoltandosi verso di me. Sembrava stesse facendo moltissima fatica anche solo a muoversi, e improvvisamente sentì un po' di pena per lei. - Ti prego!-

-TI PREGO 'STO CAZZO, KRISTEN!- incominciai ad urlare.- TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE HAI FATTO ? DI QUELLO CHE MI HAI NASCOSTO IN TUTTI QUESTI ANNI ? TI RENDI CONTO CHE HO UNA FIGLIA, DELLA QUALE NON SO NIENTE SE NON IL SUO NOME ?-

-Avevamo appena rotto.- mi interruppe lei mantenendo il suo tono di voce basso.- Non potevo tornare da te e dirti di essere incinta! Io … -

-CHE COSA ? NON AVEVI IL CORAGGIO ? NON VOLEVI DIRMELO ?.-

-Non ti sei fatto più sentire!- mi rinfacciò cambiando discorso.- Credevo che non volessi più avere niente a che fare con me!-

-Se tu fossi tornata e mi avresti spiegato la situazione non ti avrei di certo cacciata via!-

Ero così arrabbiato con lei, e con tutti, che afferrai la prima cosa che vidi e la lanciai contro il muro.

-Perché eh ? Perché lo hai fatto ? Per una specie di vendetta ? Era questa la tua intenzione ?-

Kristen allargò gli occhi.- Dio no Robert! Perché dovevo fare una cosa del genere ? Ero giovane e … dio avevo paura va bene ? Noi ci eravamo appena lasciati!-

-Smettila di ripeterlo!- la interruppi con un gesto secco della mano.- Perché non è un motivo valido, va bene ? Non lo è affatto!-

Kristen continuò a fissarmi negli occhi, le labbra viola che tremavano  facevano da contrasto con il pallore del suo viso.

-MAMMA ?? VIENI ??-

La voce di Melanie raggiunse le nostre orecchie dal giardino di casa, e pensai che forse non erano entrate in macchina che erano rimaste dietro la porta ad ascoltare. E il richiamo di Melanie doveva essere solo una scusa per far uscire la madre da questa casa. Kristen voltò la testa verso la porta chiusa, come se potesse in qualche modo, vedere la figlia, e poi sospirò.

-Non me la porterai via ancora!-

Questa volta la mia voce aveva perso ogni nota di odio e rabbia. Anche io rimasi leggermente stupito quando captai una nota di implorazione nella frase. L’avevo vista solo per pochissimo tempo, ma già sentivo che mi apparteneva più di qualsiasi cosa in tutta la mia vita. E non l’avrei lasciata andare via. Mai più.

-Basta che tu non la porterai via a me!-

Aveva gli occhi lucidi e la voce le tremava ancora più di prima.  Teneva ancora la mano posata sulla maniglia e aveva  l’aria di una che voleva scappare il più lontano possibile da quel posto.

-MAMMA ?- la voce di Melanie era più vicina questa volta e capì che doveva essere sicuramente appostata dietro la porta di casa.

-Arrivo tesoro!- sussurrò la donna verso la porta. Poi si voltò verso di me nervosa.

-Non staremo qui per molto. Partiremo tra due giorni e torneremo a LA.  Alloggiamo tutte e tre all’hotel Plaza, stanza 312. Dovresti conoscerlo.-

Annuì, mentre la mia mente recepiva le informazioni che mi aveva appena dato e allontanava il fatto che tra un po’ sarebbero tornate tutte e tre a casa.

Alzò una mano per metà, poi aprì la porta e uscì di casa, portandosi via qualcosa che mi apparteneva, ancora una volta

 

 

 

 

-Allora … - iniziò Tom accostando la macchina di fronte all’Hotel Plaza.-Cerca di non dare troppo di matto, va bene ?-

Borbottai qualcosa in risposta, qualcosa che assomigliava vagamente ad un “ si certo, come no “, e Tom scosse la testa. Avevo passato tutto il pomeriggio buttato sul divano, con un psicologo come migliore amico, a valutare tutte le cose che avrei potuto fare e la conclusione più “normale” che eravamo riusciti a tirare fuori era di andare a prendere una vasca di gelato al cioccolato e al cocco, perché secondo Tom, i bambini amavano il gelato.

-Robert, davvero!- continuò il mio migliore amico imperterrito.- Lo so che sei arrabbiato, deluso e quant’altro, ma adesso ciò che ti serve davvero è molta calma.-

Con un sospiro aprì la portiera della macchina.- Stai  tranquillo.- lo rassicurai mentre scendevo.- Sarò il più calmo possibile.- borbottai stringendo la busta di plastica che avevo tra le mani.

-Buona fortuna!-

Fortuna, pensai amareggiato scuotendo la testa. Al diavolo la fortuna.

Lanciai un ultimo sguardo a Tom che alzò una mano in segno di saluto, poi mi voltai verso l’entrata del Plaza e con un altro gigantesco sospiro entrai nell’hotel.

Erano le otto e mezza di sera, quindi in teoria dovevano essere ancora sveglie a meno che Kristen non fosse una di quelle madri paranoiche che mettevano a letto i figli alle otto senza nemmeno il dolce.

Con una stretta al cuore mi accorsi che non potevo sapere che tipo di madre era, perché non l’avevo mai vista comportarsi da tale.

Senza che me ne resi conto mi ritrovai davanti al bancone della reception, dove una donna sulla cinquantina  guardava svogliatamente una rivista di gossip consumata. Gettando un’occhiata alla data, mi accorsi che era vecchia di tre anni.

-Le serve aiuto ?- mi chiese quando alzò gli occhi dal giornale e li puntò nei miei. Aveva gli occhi più blu che avessi mai visto.

-Ehm si.- borbottai grattandomi la testa- Vorrei sapere a che piano si trova la stanza 312!-

La signora mi fece un sorriso gigantesco.- Aspetti un secondo, che controllo.- e cominciò a smanettare davanti ad un computer  tutta concentrata e in fretta.- Settimo piano.- mi comunicò alla fine.- Di la troverà gli ascensori.- aggiunse indicando un corridoio dietro di noi. Le sorrisi ancora una volta e poi, dandole le spalle mi inoltrai nel corridoio.

Per mia fortuna non dovetti aspettare molto per prendere un ascensore, e quando le porte si aprirono mi ci infilai dentro, schiacciai il pulsante con sopra il numero sette e attesi. Di sicuro avrei dovuto dire qualcosa per scusarmi con Melanie e con Rose. Li per li non avevo pensato a quali danni avrei potuto recare a quelle due bambine mentre lasciavo fuoriuscire la mia rabbia.  Le avevo spaventato. Lo avevo visto chiaramente nei loro occhi. Eppure non mi sentivo minimamente in colpa per aver detto tutte quelle cose a Kristen e mi sarebbe piaciuto continuare ad insultarla e farla sentire una merda. Volevo che sentisse quello che stavo provando io.

Le porte dell’ascensore si aprirono all’improvviso, e capì di essere arrivato al settimo piano. Percorsi il corridoio, lanciando occhiate varie  alle porte delle stanze che c’erano e quando mi trovai davanti a quella che cercavo, mi fermai e presi un grande respiro.

Ero nervoso. Anzi ero nervoso e arrabbiato. Ancora molto arrabbiato. Una parte di me voleva ancora dire tutto quello che pensava su Kristen, farla sentire male, una merda, esattamente come volevo fare io. L’altra parte di me voleva solo che si sistemassero le cose. Volevo cominciare a conoscere Melanie, con l’aiuto di Kristen ovviamente, e volevo cominciare a conoscere Rose.

Avanti Robert, mi dissi mentre la mia mano si alzava, non fare il codardo e bussa.

Così feci.

Un secondo dopo però me ne pentii all’istante. Non avevo pensato nemmeno a cosa dire, a come scusarmi con Melanie e Rose per averle spaventate e per aver urlato in quel modo.

-Ok.- borbottai quando vidi che nessuno apriva la porta. Forse stavano dormendo, forse non erano nemmeno in casa. Meglio così, mi dissi mentre mi allontanavo tornando verso l’ascensore, sarebbe stato comunque uno schifo.

-Ehi tu!-

Se non avessi riconosciuto la vocina che avevo sentito quella mattina, probabilmente non mi sarei fermato e voltato. Avrei continuato a camminare per la mia strada dritto dritto fino a casa mia.

Melanie se ne stava vicino alla porta. Non era uscita completamente dall’appartamento, ma avevo solo sporto la testa. Mi fissava in un mix di indecisione, felicità e preoccupazione ma non ci feci nemmeno caso.  Ero troppo impegnata a mangiarmela con gli occhi. E si potete dirmi che sono un pedofilo del cazzo, oppure che dovrei essere rinchiuso in qualche cella sotterranea, ma non riuscivo a non pensare a quanto fosse maledettamente bella. Forse perché aveva gli stesso occhi di Kristen, o forse perché si passava la mao nei capelli come facevo io, o forse perché Kristen l’aveva definita “ impulsiva” come lo ero io, ma in quel momento la sentì mia. Mia e di nessun altro.

-Ehm … - indeciso su cosa fare ritornai sui mie passi fino a ritrovarmi davanti alla bambina che era mia figlia.-Ciao.-

Melanie mi guardò per un po’, poi incrociò le braccia al petto e fissò la busta di plastica che avevo in mano.

-Che cos’è quello ?- mi domandò con un piccolo cenno della testa..

Portai la busta davanti ai nostri occhi.- Gelato.-

Il suo sguardo duro vacillò per un secondo. Poi si riprese e strinse gli occhi a due fessure.- Cocco e  nocciola ?-

Restai leggermente sorpreso nel sentire i miei gusti preferiti, gli stessi che avevo scelto quel pomeriggio, uscire dalla sua bocca.

-Si.- risposi ammirato.- Come fai a … -

Il tempo di iniziare una frase ma non per finirla, che mi ritrovai in casa, precisamente in un piccolo salotto accogliente.

-Se lo hai portato per farti perdonare da mia madre, allora sei sulla buona strada.- mi informò lanciandosi sul divano.

-A dire il vero io lo avevo portato per te e Rose.-

Gli occhi di Melanie si aprirono  all’improvviso e sul suo viso spuntò un tenero sorriso.

-Davvero ?- domandò unendo le mani a pugno.- Io adoro il cocco e la nocciola. Sono i miei gusti preferiti!-

E ancora una volta rimasi piacevolmente sorpreso.- Anche i miei!- borbottai dandole il sacchetto di carta. Lei lo afferrò allegra, come se fosse la prima volta che vedeva una vaschetta di gelato e lo posò sul tavolino basso.

-Aspettami qui.- disse.- Vado a prendere due cucchiai.- e sparì dietro una porta e dedussi che doveva essere la cucina.

Nel frattempo mi guardai un po’ in giro. La prima cosa che notai fu che non c’erano foto né di Kristen né delle bambine.  Forse perché si trovavano in un hotel o forse perché sarebbero partite tra meno di due o tre giorni. Sta di fatto che la casa era completamente vuota. Non c’era oggetto che sembrava appartenete a una delle tre, niente di niente ed era strano pensai, soprattutto per Rose che era una bambina piccola.

-Ecco qua.-

Melanie ritornò di corsa di me. Mi lanciò il cucchiaio e si lasciò cadere sul divano, con la vaschetta di gelato tra le mani. L’aprì golosa e cominciò a divorarne buona parte.

-Ehm …-iniziai in difficoltà.- Kristen ?-

Melanie sembrò incupirsi leggermente. Smise di mangiare il gelato e alzò lo sguardo verso di me. I suoi occhi verdi erano tristi e spenti.

-Si è stancata parecchio oggi, quindi è andata a dormire subito. Succede sempre così sai ? mi sento un po’ in colpa a dire il vero. L’ho fatta spaventare un po’ troppo con la mia fuga e quella di Rose, quindi … -

Lasciò in sospeso la frase e riprese a mangiare il gelato.

Il suo discorso mi lasciò leggermente perplesso e quello che avevo pensato nel momento in cui avevo  visto Kristen, ritornò nella mia mente ancora.

-Sta male ?-provai a chiederle sedendosi sul divano e intrecciando le mani.

Melani aprì la bocca per parlare, ma qualcun altro lo fece al posto suo.

-Non dovresti già dormire tu ?-

Ci alzammo tutte e due. Kristen se ne stava appoggiato al muro della stanza con le braccia incrociate al petto e l’aria da finta mamma severa impressa sul viso.

I capelli sembravano più corti  da quando li avevo visti quella mattina, e gli occhi ancora più spenti se poteva essere possibile. Indossava un pantalone di una tuta che le andava larghissima e una maglietta che le faceva da vestito. Nonostante il pallore al viso, nonostante sembrasse più viva che morta, il mio cervello non poté fare a meno di realizzare quanto fosse bella.

Melanie le corse incontro, sfiorandomi appena il braccio.

-Scusami, stavo pulendo la cucina.-

Kristen le sorrise e le accarezzò dolcemente la testa. Poi le fece segno di andare di la.- Se tua sorella si sveglia  non vede nessuno impazzisce. Va’ da lei, su!-

Melanie annuì, come solo una figlia ubbidiente poteva fare e prima di sparire nel corridoio si voltò a fissarmi, indecisa.

-Non vai via vero ?-

In un primo momento rimasi leggermente perplesso e  mi chiesi se si stava veramente rivolgendo a me. Poi quando realizzai che dietro di me non c’era nessun il mio cuore cominciò a battere veloce e sorrisi come un’ebete.

-No.- le dissi.- Non vado da nessuna parte, tranquilla!-

Allora Melanie mi sorrise e poi sparì dietro la porta  dove Rose stava dormendo.

Kristen rimase  a fissarmi per un po’, ed era strano visto che dovevo essere io quello a guardarlo con una certa incazzatura negli occhi.

-Le hai portato il gelato!- esclamò ad un certo punto  indicano la vaschetta che la bambina aveva lasciato sul divano.

-Si.- risposi chinandomi a prenderla.- Ti conviene metterla in freezer.-

Kristen annuì e la seguì in cucina. Posai la vaschetta sul tavolo e mi lasciai cadere su una delle tre sedie presenti nella stanza.

-Vuoi qualcosa da bere ?-

-Possiamo saltare al punto in cui tu mi dici la verità, e tralasciare quello dove fingi di essere carina con me ?

Kristen chiuse la porta del freezer e si voltò a fissarmi. Sembrava volesse scappare da quel posto, ma probabilmente le sue gambe non sarebbero state in grado di portarla lontano. Afferrò la sedia e si sedette.

-La sai già la storia Robert! La vera domanda è perché sei qui!-

-Non so.- iniziai ironico sventolando la mano in aria.- Forse per rivedere una figlia che ho incontrato solo oggi, o forse capire il perché di tutta questa situazione o forse … -

-Ok.- mi interruppe lei nascondendo l’ombra di un sorriso dietro la mano.- Ho capito!-

-Io non ci trovo niente da ridere in tutto questo!-

Il mio tono di voce era duro e freddo e cominciavo ad arrabbiarmi di nuovo. Non solo mi aveva nascosto l’esistenza di una figlia ma sembrava anche trovarci del divertimento in tutto quello.

-Scusa hai ragione!-

E la stanza ripiombò nel silenzio.

-Quanti anni ha ?-

-Otto. Nove il mese prossimo.-

-E’ molto … matura per la sua età.-

Kris sorrise.- Si, lo è vero ? Non ce l’avrei fatta senza di lei!-

-E Rose ?-

-Rose ha quattro anni. Non è biologicamente mia.- mi spiegò grattandosi il naso.- L’ho adottata un anno fa.-

-Oh.-

Quando mi accorsi di non esserne sorpreso, abbozzai un leggero sorriso. Non avevo visto particolari che mi avessero fatto capire che in qualche modo fossero tutte e tre imparentate  ora che ci pensavo.

- E’ … una bella cosa. – commentai, tamburellando le dita sulla superfice del tavolo.

Kristen annuì, pensierosa.  Notai che continuava a torturarsi le mani, e quando i miei occhi caddero sulle sue dita rimasi piacevolmente sorpreso nel notare che nessuno di loro portava la fede nuziale o un anello di fidanzamento.

-Come mai sei tornata a Londra ?- le chiesi all’improvviso, curioso.

A Kristen non doveva esserle piaciuta molto la domanda, visto che sembrò congelarsi sul posto e le dita che fino a cinque secondi fa stava torturando, si fermano all’istante.

-Melanie doveva fare delle visite!-

Era vero, erano passati tanti anni dal nostro ultimo incontro. Ma avevo sentito cos tanto la sua mancanza nella mia vita, che non avevo mai scordato niente che la riguardasse. Non avevo scordato il modo in cui si passava la mano tra i capelli quando era frustata, il modo in cui sorrideva quando era felice, il modo in cui si mordeva il labbro inferiore quando si imbarazzava. E non avevo nemmeno scordato il modo in cui mentiva.

-Vuoi davvero riiniziare con un’altra bugia ?-

Kristen alzò lo sguardo, puntando i suoi occhi verdi nei miei, mentre un sorriso riaffiorava sul suo viso.

-Riiniziare … - ripeté assorta.- Mi piace come suona.-

-Sappi, che se sto facendo tutto questo, lo faccio solo per Melanie. Non pensare di essere scappata da tutto questo Kristen, perché non è così. Mi hai nascosto mia figlia, per otto anni, privandomi dei bellissimi momenti che avrei potuto avere insieme a lei.

Non l’ho vista crescere, imparare a fare i primi passi! Non l’ho vista piangere quando cadeva, e non c’ero quando ha detto la sua prima parola. Mi hai tolto il diritto di essere un padre, decidendo tu per me, e ti odierò fino alla morte per questo.-

Per lo meno ero stato calmo e conciso, pensai mentre mi alzavo dalla sedia, proprio come mi aveva chiesto/supplicato Tom. Ci sarebbero state altre tante cose da dire, ma avevo come l’impressione che Kristen non sarebbe stata in grado di sopportarne altre di più.

Non stava piangendo, né aveva gli occhi lucidi. Sembrava solo essere caduta in una sorta di coma paralizzante.

-Non dovrai aspettare molto per smettere di odiarmi, allora- disse all’improvviso. Corrugai la fronte confuso, mentre anche lei si alzava dalla sedia, aggrappandosi al tavolo della cucina e facendo una smorfia di dolore quando urtò per sbaglio lo spigolo con il fianco. 

Avanzò verso di me di qualche passo e poi mi sorrise amaramente, mentre i suoi occhi verdi cominciavano ad inumidirsi.

-Hai ragione. Non voglio riiniziare con un’altra bugia.- mi spiegò tirando su con il naso.- Quindi ti dirò la verità.- fece una piccola pausa durante la quale prese un grosso respiro.- Non sono tornata a Londra perché Melanie aveva delle visite da fare. Sono tornata qui, perché ero io quella che aveva delle visite da fare.-

-Che genere di visite?-

Kristen non rispose subito e qualcosa nel suo sguardo mi fece capire che stavamo andando incontro a qualcosa di piuttosto brutto. Sembrava seriamente combattuta tra il dire qualcosa o il restare zitta, e alla fine optò per la prima visto che aprì bocca per parlare. Solo che quando ascoltai le sue parole, preferì che fosse rimasta in silenzio.

-Ho la leucemia, Robert!-

   
 
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