Uhm, da dove
comincio…beh,salve a
tutti, B2UTY e non! Come ho anticipato nella presentazione questa
è la mia
prima fan fiction su di Loro,e ci tengo a precisare che, purtroppo, non
mi
appartengono, tutto ciò che è scritto
è frutto della mia immaginazione
(talvolta malata). Per quanto riguarda l’evento degli MTV
World Stage,non sono
sicura dell’ordine con cui si sono presentati sul palco i
vari artisti.
AVVISO: Piccolo aiuto per chi non conosce i Thirty Seconds To Mars, giusto per dare un senso ai personaggi:
Evelyn Leto =
protagonista della
storia,nonché sorella adottiva dei fratelli Leto. (Lei
è un personaggio del
tutto inventato, i due membri della band non possiedono nessuna sorella)
Jared Leto =
cantante della band. Si crede
una Diva,xD.
Shannon Leto =
batterista della band. Nonché
fratello maggiore del cantante e presunto
donnaiolo.
Tomo Milicevic = chitarrista della band. Paragonato spesso a Gesù, per l’aspetto fisico. (ok,lo so, non interessa a nessuno,povero Santo Tomo,xD).
Capitolo 1: “Nice to meet you”
24
July 2011,i-City, Shah Alam (Malaysia)
_Evelyn
Ero
seduta su un divanetto nel
backstage intenta ad ascoltare un po’ di musica con
l’mp3. Era un ottimo metodo
per sciogliere i nervi,e dato che mio fratello era in ansia e riusciva
anche a
trasmettermela, mi serviva quel tipo di terapia fai-da-te. Ero immersa
nelle
note aggressive di un assolo di chitarra,quando Jared si
avvicinò a me per
togliermi una cuffia dall’orecchio. Lo sguardo che gli
rivolsi era a dir poco
minaccioso e chiedeva come minimo una spiegazione.
-“Tra
poco… tra
poco…” ripeteva, sembrava quasi in
trance.
-“Tra
poco cosa?” domandai
ingenuamente, senza rendermi conto che l’ora
dell’inizio era prossima.
-“Tra
poco comincia.” sussurrò in
risposta il cantante.
-“Come
se fosse la prima volta che
vi esibite!” sbuffai divertita “Prendi esempio da
Tomo e Shannon –li indicai
con una mano- guarda come sono tranquilli.” Infatti i due
uomini ridevano senza
problemi. “Chi apre l’evento?” me
l’avevano già detto non so quante volte, ma
ogni volta mi era entrato da un orecchio e uscito dall’altro.
-“Un
gruppo coreano,mi sembra si
chiamino…Beast?!”
-“Ah,non
domandarlo a me.” replicai.
“Oltre a voi e a questi Beast chi si esibisce?”
-“Certo
che hai un’ottima memoria
eh!” disse deridendomi “Comunque
c’è un altro gruppo americano,i Neon Trees.
Non so se li conosci.”
-“Ehm..No!”
dissi, quasi
sgarbatamente. Quello era il mio carattere, non riuscivo mai ad essere
dolce,
eccetto casi rari, e a volte mancavo anche di tatto. Forse
perché fino ai miei
quindici anni, l’anno in cui la madre dei fratelli Leto
scelse di adottarmi,
ero cresciuta senza famiglia in uno dei tanti orfanotrofi di Los
Angeles.
-“Modestamente
noi siamo più
famosi.” Ed ecco che la Diva che c’era in Jared
Leto riprendeva la sua
posizione. In risposta lo declassai con un cenno della mano. Nello
stesso
istante un gruppo di sei ragazzi orientali ci passò davanti
per raggiungere il
retropalco, a quanto pareva era giunto il momento dell’
inizio. Per un
nanosecondo mi sentii osservata da un paio di occhi sconosciuti, ma
quella
sensazione svanì subito dopo che i Coreani furono passati
facendo un cenno di
saluto in direzione della band dei miei fratelli. Ne rimasi ammirata,
perché
solitamente le star quando incontravano di sfuggita altre star senza
conoscerle,non salutavano mai, ma andavano dritte per la loro strada
con lo
sguardo altezzoso.
-“Però…mica
male i ragazzi.”
scherzai io.
-“Dovresti
essere abituata alla
bellezza.” disse Jared, indicandosi. Io alzai gli occhi al
cielo e nel
frattempo Shannon e Tomo si avvicinarono a noi.
-“Sorellina,emozionata?”
mi domandò
il primo.
-“Dovrei?”
inarcai un sopracciglio.
Lui,amareggiato, abbassò la testa. Nonostante il fatto che
loro avessero una
ventina di anni più di me,sapevo sempre come guadagnarmi il
loro rispetto. Shannon
mi si sedette accanto e io posai la testa sulla sua spalla.
“Tranquilli tanto
andrà bene. Ne sono sicura.” Non riuscivo a fare
sempre la stronza, anche se a
volte mi divertivo. Delle urla giunsero sino a noi, segno che
l’evento era
appena cominciato. Il mio sguardo si posò subito sullo
schermo della
televisione posta nel backstage che riprendeva live il concerto.
Nonostante il
genere musicale che ascoltavo io fosse tutt’altra cosa, fui
subito rapita da
quel gruppo asiatico. Sul palco ci sapevano davvero fare, e quando un
gruppo
riusciva a dare e a ricevere delle emozioni, per me voleva dire che
sapevano
fare musica, indipendentemente dai miei gusti personali. Erano molto
carismatici e le fan tra la folla cantavano insieme a loro.
Ciò che più mi
colpì della loro esibizione furono le coreografie, anche se
non erano poi così
tanto complicate loro ci mettevano un energia tale da renderle
fantastiche,e
poi beh…io amavo l’hip-hop. Avevo sempre
desiderato poter imparare a ballare,ma
tra una cosa e un’altra non avevo mai provato davvero.
Scoprii che la prima
canzone che cantarono si intitolava “Shock”; non
era difficile da capire. Poi,
quando ebbero finito la loro sequenza di brani ci raggiunsero nel
backstage,
mentre i Neon Trees raggiungevano il palco. La serata si sarebbe svolta
così,
tra un gruppo e un altro. Vedendo la fatica nelle facce dei Beast mi
feci
piccola piccola insieme a Shannon, per permettere loro di sedersi sul
divano.
-“Thank
you.” disse sorridendomi uno
di loro, che sembrava essere il più piccolo. Aveva un viso
molto dolce e non
potei non ricambiare il sorriso, sarebbe stato impossibile resistere
all’impulso. I sei ragazzi si sedettero di fianco a noi e
cominciarono a parlare
tra di loro. Ovviamente non capii assolutamente nulla della loro
conversazione.
-“Eve,non
si origlia.” bisbigliò
piano Tomo, cercando di non farsi sentire da loro. Io gli rivolsi una
linguaccia.
-“È
tutto qui quello che sai fare?”
ribadì lui, fingendosi serio. “Guarda qua come si
fa.” fece una delle sue
tipiche smorfie e io scoppiai a ridere. I sei ragazzi si girarono verso
di me
divertiti ed io desiderai diventare invisibile. Loro se ne accorsero e,
lo
stesso che mi aveva ringraziato precedentemente,cercò di
rimettermi a mio agio.
-“Tranquilla,
non puoi nemmeno
immaginare le figuracce che riescono a fare questi qui.”
disse, indicando i
suoi compagni. Allora sapevano anche l’inglese. “Me
compreso.” mi sorrise
un’altra volta. Nonostante il suo intento di rendermi meno
imbarazzata, quella
frase ebbe l’effetto contrario e mi sentii avvampare le
guance. Probabilmente
ero diventata bordeaux. Il trio che era con me cominciò a
ridere a sua volta e
io li fulminai con lo sguardo.
-“Scusa,non
volevo metterti ulteriormente
in imbarazzo.” mi sussurrò sempre lo stesso
ragazzo. In quel momento i Mars
vennero chiamati per salire sul palco. Li abbracciai velocemente uno
alla
volta, augurandoli buona fortuna. Poi rimasi sola con i Beast. Vista la
figuraccia di prima era calato il silenzio, rotto solo dai nostri
respiri.
Odiavo quella sensazione opprimente, così cercai di
rimediare all’accaduto
antecedente.
-“Siete
molto bravi.” fu tutto ciò
che riuscii a dire, ma bastò per rompere il ghiaccio e
attirare la loro attenzione.
“Vi ho visto dalla televisione. Mi piace come ballate, ci
sapete fare.” Avevo
sei paia di occhi puntati addosso, e cominciavo di nuovo a sentirmi a
disagio.
Poi, finalmente, uno di loro decise di prendere in mano la situazione:
-“Grazie.
E scusa se non ci siamo
ancora presentati. Io sono Hyun-Seung.” Il ragazzo che aveva
appena parlato
portava un cappello nero in testa e mi porse gentilmente la mano.
-“Piacere.”
La strinsi educatamente.
“Io mi chiamo Evelyn.” Loro dissero in coro
“piacere nostro” e Hyun-Seung mi
presentò gli altri membri della band.
-“Allora…
lui è Yo-Seob – indicò il
ragazzo dal viso dolce con cui avevo “parlato”
prima- è il nostro visual
maknae.” Quando si accorse che non capivo cosa intendesse
specificò subito
“Vuol dire che sembra il più piccolo. Ma il nostro
vero maknae è lui –indicò un
ragazzo alto e con i capelli sul biondo tinto- si chiama
Dong-Woon.” Quando
incrociai il suo sguardo intenso mi sembrò stranamente
familiare. Poi strinsi
la mano ad entrambi i nuovi conosciuti. “Lui,invece,
è il nostro leader,
Doo-Joon.” riprese, indicando un ragazzo sorridente dai
capelli neri,che, a
differenza degli altri, vestiti quasi completamente di bianco, era
vestito di
nero con solo un gilet bianco. “Infine loro sono Gi-Kwang,uno
dei ballerini
migliori,e Jun-Hyung,il nostro rapper.” Il primo si
alzò dal divano per
stringermi la mano, aveva un sorriso stupendo che metteva subito
allegria, poi
fu il turno del rapper, il quale aveva un presa ferrea e decisa,ma al
contempo
delicata.
-“Quanto
tempo è che siete insieme?”
domandai, giusto per fare conoscenza.
-“Ormai
sono tre anni… siamo come
una famiglia. Senza i Beast sarei perso.” A rispondermi fu
Gi-Kwang.
-“E
com’è la vita da star?”
ovviamente già lo sapevo, essendo abituata alla vita che
facevano i miei
fratelli.
-“Beh…è
stupefacente,ma allo stesso
tempo ci stanca parecchio. Per fortuna abbiamo le fan che ci sostengono
sempre.
Loro e la musica ci permettono di vivere al meglio questa
esperienza.” Stavolta
a parlare fu Doo-Joon. Temevo di non ricordare i loro nomi ancora per
molto.
-“Invece
te…sei l’assistente dei
Thirty Seconds To Mars?” Yo-Seob mi guardò curioso.
-“Oh,
no no… sono la sorella del
cantante e del batterista.”
-“Ah,
e sei in tour con loro?”
-“Si,
volevano che anche io girassi
un po’ il mondo. E sono felice che mi abbiano portato con
sé.”
-“Sei
mai stata in Corea del
Sud?” il
ragazzo dai capelli biondo
scuro, di cui mi ero già dimenticata il nome, e che non
aveva ancora proferito
parola ,decise di partecipare alla conversazione.
-“Sinceramente
ancora no… ma un
giorno mi piacerebbe poterci andare. Voglio visitare più
posti possibili.” In
quel momento dovevo avere un’ aria sognante.
-“Scusa
la domanda,ma… quanti anni
hai?” la domanda del rapper non mi sorprese più di
tanto. Fisicamente sembravo
più piccola dell’età che avevo, colpa
delle lentiggini che avevo sul naso alla
francesina e proseguivano lungo le guance, infatti mi conferivano un
che di
infantile.
-“Diciannove
compiuti questo mese.” risposi.
-“Quando
era il tuo compleanno?”
-“L’11
luglio.”
-“Beh,allora
auguri. Anche se in
ritardo.” stavolta parlò Gi-Kwang,ancora
sorridente. Una domanda mi sorse
spontanea, in fondo era quello il motivo per cui ero rimasta colpita da
loro:
-“Scusate
la domanda che potrebbe
sembrare banale,ma… cosa si prova quando si
balla?” era una cosa che mi ero
sempre chiesta. Da piccola mi chiedevo spesso cosa si provasse anche
cantando,
ma vivendo con dei musicisti, trovai da sola una risposta, provandoci
in prima
persona. E poi, cantare, bene o male, era una cosa che tutti potevano
fare
anche sotto la doccia, mentre ballare, a mio parere, era giusto un
po’ più
complicato. Loro mi guardarono stupiti,e a rispondermi fu Yo-Seob.
-“Beh…
non è semplice da spiegare. È
un po’ come cantare, anche se sono due cose
all’apparenza diverse, a livello
emotivo sono molto simili fra loro. In entrambi i casi è un
modo per tirare
fuori tutto quello che hai dentro. Quando uno balla con passione ci
mette
l’anima, così come quando uno canta.
Però,ci deve essere la passione. Se c’è
allora uno può davvero capire cosa si prova ballando, o
cantando, altrimenti
no. Diciamo che è come se ti trovassi in un mondo in cui
nulla conta, le uniche
cose che importano davvero sono la musica,l’armonia e le
emozioni. Non te lo so
spiegare meglio di così.” mi sorrise dolcemente.
Adoravo già quel ragazzo.
-“Ho
sempre sognato di imparare a
ballare fin da bambina, l’hip-hop è il mio stile
di ballo preferito. È così
energico e coinvolgente… potrei guardare la stessa
coreografia mille volte di
fila senza mai annoiarmi.”
-“Cos’è
che ti ha impedito di
coltivare questa tua passione?” a parlare fu ancora una volta
il ragazzo
biondo. Quella domanda mi mise un po’ a disagio, non era una
cosa facile da
spiegare e non volevo nemmeno ricevere la loro compassione. Forse si
accorse di
aver toccato un tasto dolente, infatti… “Se non te
la senti di rispondere è
uguale.”
-“No,no,
è tutto a posto. Diciamo
che in un orfanotrofio non c’è la
possibilità di dedicarsi ad una passione. E
quando mi hanno adottato ,quattro anni fa, non me la sentivo di
chiedere se
potevo andare in una scuola di danza, facevano già tanto per
me, mi sarei
sentita solo un’egoista.” mentre parlavo tenevo gli
occhi rivolti verso il
basso, non riuscivo a sostenere i loro sguardi.
-“Scusa…io
non volevo…” lo
interruppi subito con un cenno della mano.
-“Tranquillo.
Ci sono cose peggiori
che un sogno non coltivabile.” cercai di sembrare forte, ma
forse non ci
riuscii a pieno.
-“Se
vuoi… potremmo insegnarti noi!”
l’esclamazione di Yo-Seob lasciò interdetti sia me
che gli altri membri del
gruppo.
-“In
mezz’ora? Non credo di avere
tali capacità.” replicai divertita.
-“No,ma
io non intendevo dire ora.
Potresti venire con noi, forse una ballerina in più potrebbe
servirci a qualche
concerto, non si sa mai. Soprattutto per i duetti, a volte ci serve
qualcuno
che balli sullo sfondo.” Non sapevo se prendere la sua
proposta sul serio o se
riderci sopra.
-“Ma
io non vi conosco nemmeno…”
cominciai.
-“Come
mi chiamo?” chiese lui,senza
una logica.
-“Yo-Seob?!”
azzardai, temevo di
aver sbagliato con qualcun altro.
-“Esatto,
quindi mi conosci.” mi
fece un occhiolino.
-“Ma
non saprei nemmeno dove stare o
dove cercare casa. Non sono mai stata in Corea.”
-“Quello
non sarebbe un grande
problema. Potresti venire a stare un po’ da noi, nel nostro
appartamento
comune.”
-“Non
posso accettarlo. Già mi
insegnereste a ballare,poi ci manca anche che mi offriate
ospitalità gratis.”
-“Non
ho detto che è gratis,
potresti cucinare per noi… per una volta mangeremmo del vero
cibo.” A quanto
pareva riusciva a trovare una soluzione ad ogni problema che io ponevo.
-“Ma
dovreste prima chiedere il
permesso al vostro produttore.” La mia ostinazione nel
cercare qualcosa che
stabilisse una volta per tutte che era una cosa impossibile da farsi
era dovuta
al fatto che non sarei stata in grado di scegliere di fronte ad una
tale
proposta. Avevo paura.
-“L’appartamento
è nostro, non del
nostro produttore. E possiamo insegnarti noi a ballare hip-hop.
È un’esperienza
in più che potresti fare e che, perché no,
potrebbe diventare anche un
possibile lavoro, dato che, se diventassi una brava ballerina, potresti
ballare
per noi. Quindi la scelta è nostra, tutt’al
più il nostro produttore può dire
che non è d’accordo di farti ballare nelle nostre
esibizioni, ma non può
impedirci di avere un’amica in più.”
Ok,quel ragazzo era favoloso. La sua
disponibilità e gentilezza mi disarmava completamente. Ormai
avevo finito quasi
tutte le scuse. Tentai con l’ultima.
-“I
miei fratelli potrebbero non
acconsentire,loro non hanno mai parlato con voi e potrebbero ritenere
la
proposta inadeguata, potrebbero non fidarsi . E i tuoi compagni
potrebbero non
essere d’accordo con te.”
-“Sei
maggiorenne no? E loro non si
rifiuterebbero mai di aiutare una fanciulla. Dico bene?” gli
altri ragazzi
acconsentirono sorridenti con un cenno del capo. Gli unici che
sembravano un
po’ turbati erano il biondo e il rapper, ma acconsentirono
comunque.
-“Scusa,ma
ora dovremmo andare a
cambiarci. Tra un po’ ritocca a noi. Intanto
pensaci.” Doo-Joon mi posò una
mano sulla spalla, cercando di confortarmi. Era incredibile come
riuscissero ad
acquisire così tanta familiarità in
così poco tempo. Gli altri si erano già
avviati verso il loro camerino.
-“Ma
non so parlare il coreano.”
Trovai un’altra scusa improvvisa. Lui rise.
-“Nonostante
il nostro inglese non
sia il massimo vedo che finora siamo riusciti a comunicare
no?!” con questa
frase mi lasciò sola. Non guardai nemmeno
l’esibizione dei miei fratelli, e
sapevo già che ci sarebbero rimasti male. Il primo a tornare
nel backstage fu
il biondo, l’unico di cui non ricordavo il nome ,e quello che
mi metteva più a
disagio insieme al rapper. Le ragioni mi erano alquanto sconosciute. Si
sedette
sul divano dalla parte opposta rispetto a dove ero seduta io. Inutile
dire che
sembrava che il silenzio regnasse supremo, nonostante i rumori
provenienti da
fuori e l’avanti e indietro dei tecnici. Credevo che la
tensione venutasi a
creare fosse addirittura palpabile.
-“Allora
ti piacerebbe ballare eh?”
mi domandò, in tono amichevole. Il suo cambiamento di umore
mi sorprese. Io
annuii con un cenno del capo. “Hai una qualche vaga idea
della tua scelta?”
stavolta alzai lo sguardo verso di lui, e fu un grave
errore… di nuovo quella
sensazione. Non riuscivo a capire quando l’avevo
già sentita, poi ricordai
improvvisamente che era successa la stessa cosa la prima volta che li
avevo
visti passare. Allora era il suo lo sguardo che sentivo addosso?
Arrossii un
poco, sia perché il suo sguardo era troppo intenso per
essere sostenuto,e
perché lo stavo fissando spudoratamente. Poi mi ricordai che
dovevo dare una
risposta.
-“Prima
di scegliere, devo parlarne
con i miei fratelli.” In quell’istante vennero a
salvarmi gli altri componenti
dei Beast, i quali, prima di raggiungere il palco, mi sorrisero
amichevolmente.
Nel frattempo fui raggiunta da Jared, Shannon e Tomo. Era arrivato il
momento di
parlarne e di scegliere.