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Autore: ferao    07/05/2012    12 recensioni
A Mark Evans sarebbe piaciuto che la magia esistesse davvero.
Gli sarebbe piaciuto tanto.
Genere: Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Doverose NOTE iniziali:
1) è la mia cinquantesima ff pubblicata nel fandom di HP! Gioite con me! \0/
2) La storia è stata scritta per il "Questione di sangue - contest" di LetTheFlamesBegin e si è classificata seconda... su due. Onore al merito all'altra partecipante e un sentito grazie alla giudicia, il cui giudizio mi ha fatto estremamente piacere!
3) Il protagonista della storia è Mark Evans. Costui è il bambino Babbano nominato a pagina 22 dell’Ordine della Fenice, quando Harry dice a Dudley che sa che, due sere prima, lui e la sua banda lo hanno picchiato (ho ipotizzato, a questo punto, altri atti di bullismo, nessuno dei quali però è stato descritto in modo esplicito e dettagliato perché, veramente, non ho il cuore di farlo).
Ho scelto lui perchè la consegna del contest prevedeva di scrivere una song-fiction il cui protagonista fosse un Babbano o un Magonò.
4) La canzone scelta è, naturalmente, "A kind of magic" dei Queen.
5) Lo stile è VOLUTAMENTE simile al linguaggio di un bambino; questo perché ho voluto rappresentare in questo modo il carattere e la situazione di Mark Evans, che ha qui solo dieci anni.

Bene, mi pare ci sia tutto. Come al solito grazie ad Agne per avermi dato l'ok alla pubblicazione ^^
Buona lettura!
Fera






A kind of magic




One dream, one soul, one prize, one goal,
one golden glance of what should be 
It's a kind of magic

 



Mark Evans era un bambino come molti altri nella sua città. Andava a scuola, giocava a calcio, voleva bene alla sua mamma e al suo papà;  aveva tanti amici e anche – come spesso succede – qualche nemico.
Mark Evans aveva alcuni hobby: leggeva, costruiva modellini di aeroplani, correva all’aria aperta e si arrampicava sugli alberi.
C’era però una cosa che amava fare più di tutto: sognare. Sognare era la cosa più bella, perché poteva farlo in qualsiasi momento del giorno, senza che nessun altro se ne accorgesse. In sogno, il piccolo e normalissimo Mark Evans poteva diventare chiunque: un principe, un folletto, un contadino, un drago. Poteva fare quello che voleva, come mangiare chili di cioccolata senza stare male, o leggere lingue sconosciute, o parlare con gli animali.
Sognare era la cosa preferita di Mark. Perché nei suoi sogni tutti i suoi desideri si avveravano.



 
One shaft of light that shows the way 
No mortal man can win this day 
It's a kind of magic 




Mark Evans era un bambino con tanti desideri. Tanto per cominciare, gli sarebbe piaciuto essere più alto; non di molto, giusto per non essere il più piccolo della sua classe. Era così basso e mingherlino che spesso veniva scambiato per un allievo delle classi inferiori, quando invece lui aveva ben dieci anni.
Desiderava anche essere più veloce: quando correva veniva superato da tutti i suoi compagni, anche dalle ragazze, e per questo motivo veniva preso giro. Se solo fosse stato un po’ più lesto – e più alto – avrebbe dato una bella lezione a quegli antipatici.
La mamma gli diceva sempre di aspettare, che l’anno prossimo sarebbe finalmente cresciuto e un giorno sarebbe diventato un bell’ometto; quel giorno, però, sembrava sempre più lontano, così per il momento Mark Evans si limitava a sognare.
Nei suoi sogni era alto, più alto della sua maestra, persino di suo padre, e quando correva nessuno riusciva a stargli dietro, perché con le sue gambe lunghe superava chiunque. E se le gambe non bastavano, ecco un paio di ali sulla schiena, forti abbastanza da farlo scappare via da tutti.



 
The waiting seems eternity 
The day will dawn of sanity 




Sognava… e attendeva che i suoi sogni divenissero realtà. Perché Mark lo sentiva, sapeva che sarebbe successo. Sapeva che un giorno  tutto sarebbe cambiato, non sarebbe più stato il piccolo Evans con gli occhiali come fondi di bottiglia e le guance morbide da riempire di pizzicotti; sarebbe diventato qualcos’altro.
Un cavaliere, magari. O un mago.
Poco importava che cavalieri e maghi non esistessero più: nei suoi sogni c’erano, e questo bastava.
Nei suoi sogni Mark Evans superava i confini di spazio e tempo e diventava esattamente ciò che voleva.
Un cavaliere. O un mago, magari. Se fosse stato un mago la sua vita sarebbe divenuta più semplice e bella.
E non bastavano i richiami della maestra, dei genitori o degli amici a destarlo da questa convinzione.



 
This flame that burns inside of me 
I'm hearing secret harmonies 
It's a kind of magic 




A volte, anzi, a Mark pareva quasi di sentire una specie di energia che gli fluiva dentro, come se davvero fosse magia. In quei momenti gli piaceva pensare di aver acquisito dei poteri: concentrava allora lo sguardo su un oggetto nel tentativo di spostarlo, o cercava di leggere i pensieri del suo compagno di banco. Naturalmente non accadeva nulla di tutto ciò, ma Mark era contento lo stesso; il solo fatto di provare quella sensazione di energia, di potere, gli bastava a convincersi di essere speciale. Poco importava che quell’impressione derivasse solo dalla sua fervida fantasia e non da una sua reale doppia natura.
Mark Evans era un bambino normale, ma aveva qualcosa di speciale. E lo sapeva.



 
It’s a kind of magic



 
Certe volte, però, questa consapevolezza non bastava. Erano le volte in cui non scappava da avversari immaginari, ma reali, in carne, ossa, muscoli e stupidità. Erano le volte in cui le sue gambe avrebbero davvero dovuto farlo andare più veloce e non ci riuscivano; erano le volte in cui nessun paio di ali gli consentiva di volarsene via da chi voleva fargli del male.
Quando arrivava quel ragazzone enorme insieme alla sua banda di compari, sognare non aveva più senso; quando gli toglievano gli occhiali e se li lanciavano tra loro rischiando di romperli non c’era nessun potere magico a fermarli; quando il più alto di loro lo teneva per i piedi a testa in giù e gli altri lo scrollavano fino a fargli venire la nausea nessuna spada incantata gli consentiva di liberarsi.
Era in quei momenti che Mark Evans si rendeva conto di quanto non fosse speciale.



 
It’s a kind of magic



 
A Mark Evans sarebbe piaciuto che la magia esistesse davvero.
Gli sarebbe piaciuto tanto.





   
 
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