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Autore: bittersweet Mel    08/05/2012    7 recensioni
«Potresti trovarti un altro hobby, Mr. “io non sono gay ma voglio sperimentare”.»
Il biondo arcuò un sopracciglio e scosse la testa. «Nella vita bisogna provare di tutto.»
«Anche il sesso con il tuo spacciatore preferito?» la voce di Axel aveva una nota speranzosa che fece quasi ridere l’altro ragazzo, che però si limitò a sorridere ancora più ampiamente e a slacciare definitivamente il bottone.
«Forse sì», mormorò osservando Axel. «Forse no.»
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
- Questa storia fa parte della serie 'When I can only see the floor, you make my window a door.'
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« Devi sempre vivere al massimo più delle altre persone, ti piace rischiare. Vuoi provare tutto come se il tempo non ti bastasse.»

 


Il sole al tramonto era una di quelle poche cose che faceva sentire Axel a casa.
Non era la madre che gli apriva la porta di casa dopo che bussava a tarda notte e completamente ubriaco.
Non era il padre che il mattino seguente gli porgeva una tazza di caffè e gli faceva la solita ramanzina, ricordandogli che la vita non era tutta “ sballi e sigarette”.
Non era  quel dannato cane pulcioso che gli saltava addosso appena afferrava una fetta biscottata e osava metterci sopra della marmellata.
Non erano nemmeno i suoi amici che quando lo rivedevano la mattina a scuola gli davano pacche sulle spalle con enormi sorrisi quando invece dentro di loro non erano altro che esseri composti da invidia e rabbia.
Lui era fatto per brillare nel più alto dei cieli ed esplodere, trascinando tutti con se e creando un buco nero capace di risucchiare tutto nel raggio di kilometri; non era destinato a spegnersi nel silenzio più totale e in uno squallido appartamento di periferia dove i netturbini si dimenticavano perfino di passare a prendere la pattumiera.
Eppure c’era il tramonto.
L’unica cosa che ancora lo tratteneva li, in quella che doveva essere casa sua, era proprio quella meravigliosa sfumatura del cielo che preannunciava la fine di una giornata e che lo faceva sorridere in un modo dannatamente infantile eppure così spontaneo.
Perché il tramonto a Twilight Town era meraviglioso.
Quando Axel alzava lo sguardo, dall’alto del terrazzo di casa sua, e puntava gli occhi al cielo si sentiva come il protagonista di un film che tratteneva il respiro davanti a quella meraviglia naturale.
Axel era un ragazzo maturo infondo, anche se  adorava le feste  di qualsiasi tipo e non c’era una serata che passava fuori di casa.
 Beveva, faceva sesso e quando aveva voglia si metteva a vendere ai più fidati qualche pasticca oppure del fumo, ma non riusciva a non adorare il tramonto come un bambino adora le caramelle.
Quindi il ragazzo, nei suoi diciannove anni compiuti già da qualche mese,avrebbe preso volentieri una tanica di benzina e avrebbe dato fuoco a tutta quella merda che gli stava intorno, ma non se ne sarebbe mai andato finché un tramonto come quello che aveva di fronte gli avrebbe illuminato la serata.

 

 Ogni volta che la sveglia suonava Roxas sospirava, si rigirava nel letto una decina di volte e solo dopo l’ennesimo trillo spacca timpani tirava fuori la mano e cercava a tentoni la radiosveglia per metterla a tacere.
La mattina era un’agonia, peggio delle torture cinesi che ogni giorno la sua migliore amica gli faceva leggere.
Avrebbe pagato nemmeno lui sapeva quanto pur di rimanere ancora per qualche minuto nel letto e riprendere fiato, svegliarsi per bene e ragionare su quello che lo aspettava.
E invece no. Ogni giorno, dopo che puntualmente la sveglia suonava ripetutamente per un minuto, doveva alzarsi e vestirsi tutto di corsa, ignorando il mal di testa dovuto alla sera prima e le occhiaie che sembravano essersi annidate sotto ai suoi occhi ora mai da mesi.
Ma alla fine quando si ritrovava davanti allo specchio e sorrideva al suo riflesso scordava tutto l’astio per la scuola, la sveglia alla sei di mattino e la sera prima passata a fare l’idiota.
Si accarezzava una guancia e le sue labbra si sollevavano quasi automaticamente, mostrando all’altro se stesso riflesso i denti bianchi e la fossetta che gli si formava sul lato destro della guancia.
La giornata aveva inizio e il biondo sapeva già che cosa lo aspettava: ore di lezioni, un incontro occasionale con qualche ragazza e se era fortunato qualcuno che gli vendeva qualcosa di buono per la serata.
 Roxas adorava come giravano le cose in quella cittadina che vista da fuori sembrava il posto più placido del mondo ma una volta girato nei posti giusti ti faceva capire quanto marcio ci poteva essere sotto gli occhi di tutti.
Se eri fortunato in quella città potevi risplendere ogni giorno e vivere nel migliore dei modi.
Per fortuna Roxas sembrava brillare di luce propria, specialmente quando aveva la possibilità di fumarsi qualche canna e di trovarsi qualche bella ragazza disposta a divertirsi con lui.
Roxas era tremendamente gettonato, non c’era persona che non lo conoscesse e non lo seguisse con lo sguardo in ogni suo passo.
Aveva soldi, giovinezza e bellezza. Non sapeva nemmeno lui che altro poteva esserci nella vita se non quelle tre cose che gli semplificavano tutto.
Gli andava bene essere usato se a sua volta poteva usare, perché questo era il mondo per lui, come realmente girava e non aveva senso andare controsenso.

 

 

«Quanto vuoi?»
Un sorriso sbieco fu la risposta che seguì, seguito subito dopo da una pacca sopra alla testa bionda e da un braccio premuto sopra le fini spalle.
«Roxas, Roxas, Roxas, quante volte ti devo dire di salutare prima di domandare. Avanti, un po’ di educazione.»
Il biondo assottigliò gli occhi e scrollò le spalle, allontanando il braccio di Axel da se e facendo poi un passo indietro.
 «Non rompere i coglioni e dimmi quanto vuoi.»
Il rosso allargò ancora di più il suo sorriso e si passò una mano tra i capelli, scuotendo la testa.
«Dipende da quello che vuoi, biondo.»
«Il solito.»
«Ah già, “ il solito” eh? Sei così presuntuoso. Pensi davvero di essere così importante da farmi tenere a mente quello che compri solitamente?» fece Axel leccandosi i denti e ridacchiando lievemente, mentre con una falcata si parò nuovamente davanti a Roxas.
L’altro sorrise in risposta, passandosi lentamente una mano sopra al petto fino a farla scendere lungo i fianchi in maniera volutamente calma.
«Tu non ti dimenticheresti mai nulla che mi riguardi, no?»
In risposta il rosso scoppiò a ridere, battendo le mani con enfasi. Una volta finito lo scoppio di ilarità  scosse la testa e si morse il labbro inferiore, ritornando a guardare con fare lascivo il corpo di Roxas e la sua mano appoggiata con cura poco sopra la vita.
«Sicuramente non potrei mai dimenticarmi la tua lingua, baby. In pochi la sanno usare così.»
«Quindi se vuoi ancora vedere la mia lingua ti consiglio di dirmi quanto vuoi per il mio solito
Axel sospirò, arricciando il naso e scuotendo la testa come a dire “ questa ragazzo impossibile”. Si portò la mano destra dentro la tasca e frugò in cerca della bustina di plastica che si portava sempre dietro.
Dopo qualche secondo di ricerca scandito solo dal ronzio delle moto che saettavano lontano e dal parlottare in lontananza degli studenti, finalmente il rosso tirò fuori dalla sua giacca un busta tutta rovinata e piena di chissà che cosa.
L’aprì con tutta calma e lasciò che il suo sguardo smeraldino guizzasse da una parte all’altra in cerca di qualche grammo di cocaina.
Dopo un attento esame – anche se a lui bastavano solo pochi secondi- risollevò la testa e sbuffò.
«Mi spiace ma a quanto pare il tuo adorato solito è già stato preso.»
Senza dire una sola parola Roxas fece spallucce e diede le spalle all’altro, scuotendo la testa e mandandolo a ‘fanculo con un sibilo innervosito.
Possibile che quel fottuto spacciatore dovesse vendere l’unica cosa a cui era interessato?
Ma la cosa che più lo innervosiva era il non essere stato considerato; se Axel sapeva che era lui a volere la cocaina che cazzo la vendeva al primo sfigato che gli girava intorno?
Completamente preso dai suoi pensieri tutt’altro che delicati non si accorse del fulvo che gli camminava affianco silenziosamente finché non si ritrovò una sua mano sopra la spalla che lo intimava a fermarsi.
«Che minchia vuoi, Axel!?» sbottò il più piccolo, guardando l’altro quasi schifato.
«Ti offro una canna, che ne dici?»
«Oh wow, quella sì che mi sballerà da paura eh?»
Il rosso ridacchiò e si chinò verso Roxas, appoggiandogli la bocca sopra l’orecchio.
«Magari anche più di una, eh?»
Il biondo aprì la bocca, pronto a rispondere, quando pensò che l’idea di scroccare qualcosa non era affatto male.
Quindi annuì e con una gomitata scostò Axel da se.
«Non pensare che solo perché te l’ho succhiato una volta questo faccia di me un finocchio, chiaro? L’ho fatto solo perché volevo provare, quindi stammi lontano.»
Axel ridacchiò sommessamente e gli si affiancò, iniziando a frugare dentro alle tasche in cerca di qualche cartina.
«Continuo a sperare che ti venga voglia di sperimentare anche altro, cherì. »
«Allora continua a sognare, coglione. Oppure fatti crescere un paio di tette e ne riparliamo.»

 

 

Erano passate oramai più di due ore dal quando Axel aveva acceso con tutta tranquillità la prima canna.
Si era seduto a terra scompostamente, aveva appoggiato sopra il terrazzo di cemento i dieci drum appena preparati e aveva atteso, le braccia incrociate al petto e un sorriso sulle labbra, che anche Roxas si accomodasse accanto a lui.
E da allora erano passate due ore tra poche parole e tanti sospiri.
Axel di tanto in tanto scoppiava a ridere senza motivo per poi ritornare serio, ma lo sguardo faticava lo stesso a nascondere il divertimento del momento.
Trovava fottutamente spassoso osservare Roxas mentre si destreggiava nel fare i cerchi con il fumo per aria.
Axel rimaneva li ad osservarlo attentamente, spostando il suo sguardo dalle sopracciglia aggrottate per il lieve sforzo alle labbra aperte a “o” da cui usciva il fumo.
Al contrario Roxas non si stava divertendo, non più di tanto per lo meno.
Si limitava ad aspirare quanto più fumo poteva, cercando di trattenerlo nei polmoni per sentirne di più l’effetto.
Solo di tanto in tanto lasciava scivolare gli occhi lievemente arrossati alla sua sinistra, ma appena si accorgeva che il suo sguardo era ricambiato ritornava ad osservare il nulla.
Axel, con tutta la calma del mondo, si lasciò scivolare a terra fino a far toccare la testa contro al cemento caldo, mentre il braccio sinistro andava automaticamente ad intrecciarsi dietro alla nuca.
L’ennesima canna della giornata in bocca e il fumo che gli usciva dal naso erano le uniche cose che potessero accertare a Roxas che sì, quell’idiota del suo conoscente era ancora vivo e vegeto.
E la mano destra del rosso che gli andava a toccare una gamba era l’ennesima conferma.
«Levala.» il più piccolo ispirò un po’ di fumo e poi fulminò con lo sguardo l’altro ragazzo, indicandogli con un cenno del capo la propria gamba.
Axel ridacchiò pacamente e tirò un piccolo schiaffo sopra la coscia, giusto per fargli capire che l’aveva sentito.
«Perché dovrei?»
«Perché mi infastidisci.» fece Roxas, distaccato. Con una mano si portò la canna alla bocca e inspirò tranquillamente, socchiudendo gli occhi.
«Non sto ancora facendo nulla…» mormorò in risposta l’altro mentre la sua mano lasciava una carezza lungo l’intera coscia.
«Ancora?»
«Uh-Uh» mormorò Axel in risposta, strisciando leggermente verso l’altro così da rimanergli praticamente attaccato.
Roxas sbuffò dal naso, lasciando uscire anche un po’ di fumo, e scosse la testa.
Si lasciò scappare un lieve sorriso e chiuse gli occhi, sdraiandosi a terra con tutta tranquillità.
«Se mi dai un’altra canna potrei anche darti il permesso di toccarmi la gamba.»
«Che egoista.» frignò il rosso, imbronciandosi. «Come minimo dovresti farti toccare il culo.»
Il più piccolo non rispose a quell’affermazione, come spesso faceva d’altronde, e riprese a fumare nel più completo silenzio.
Solo dopo un paio di minuti pieni di sospiri annoiati di Axel e qualche colpo di tosse da parte di Roxas quest’ultimo decise di rompere quel silenzio, deciso più che mai a stuzzicare Axel.
«Sai Axel, mi stavo chiedendo …»
«Cosa?»
«Come fanno due uomini a fare sesso.»
Una risata scaturì fuori dalla bocca di Axel, mentre le labbra si tendevano verso l’alto e lasciavano scoperti i denti bianchi. Una mano passò tra i cappelli rossi e li scompigliò un po’, cercando di mascherare insieme alle risate il lieve stimolo che provava nel sentire Roxas domandargli una cosa del genere.
«Perché me lo chiedi?»
Roxas si morse il labbro inferiore e ruotò di qualche centimetro la testa, appoggiando la guancia contro il pavimento e osservando l’ammasso di capelli che copriva in gran parta la faccia dell’altro.
Sospirò un paio di volte e allungò una gamba a terra, mentre l’altra di piegava verso l’alto.
«Così, tanto per. »
Axel scosse il capo, continuando a ridacchiare di tanto in tanto.
«Queste non sono cose che si chiedono “ tanto per”, non trovi?»
«Sei l’unico gay che conosco, a chi altro dovrei chiederle?»
«Wow, non mi hai chiamato “ finocchio”. Questa roba deve essere davvero forte, eh. » mormorò qualche secondo dopo Axel, voltando anche lui il volto per poter guardare negli occhi l’altro.
Roxas fece spallucce, indifferente. « Per una volta ho solo pensato di essere gentile.»
«Solo perché vuoi fare sesso con me.»
«Sogna.»
«Me l’hai praticamente chiesto. Ti manca solo l’invito scritto. Uhm, ma effettivamente qui non c’è carta e penna quindi se vuoi scopare puoi semplicemente allargare un po’ le gambe e io potrei prenderti – letteralmente-  in considerazione.»
Il biondo rimase in un muto stupore per qualche secondo,  sorpreso da una frase così lunga detta in un momento del genere. Probabilmente se dovesse dire lui una frase lunga in quel momento gli uscirebbe solamente una cosa tipo: “ Mi chiamo Roxas e mi piacciono i carciofi”, nulla di più sensato.
«Quindi se mi slacciassi i bottoni che cosa capiresti?»
«Che vuoi farlo violentemente con me sul terrazzo della scuola.» fece Axel, appoggiandosi una mano sopra le palpebre per ripararsi dal sole. «Oppure che sei totalmente fumato.»
Il biondo annuì mentre un lieve sorriso furbo gli si formò sulle labbra; la mano che fino a poco prima teneva  appoggiata placidamente a terra adesso andava ad accarezzare la pancia piatta fino a scendere verso i pantaloni, giocando con il bottone.
«Chi lo sa …»
Lo sguardo di Axel seguiva con attenzione la mano dell’altro ragazzo, mentre la bocca si dischiudeva e la gola si seccava dall’eccitazione.
Dopo qualche secondo in cui lo sguardo smeraldino rimase puntato contro il ventre del biondo Axel si mise a ridere, scuotendo la testa e grattandosi il capo.
«Diavolo, così mi farai impazzire ragazzino.»
Roxas ridacchiò per un secondo a sua volta, afferrando tra l’indice e il pollice il bottone di metallo.
«E’ il mio intento.»
«Potresti trovarti un altro hobby, Mr. “io non sono gay ma voglio sperimentare”.»
Il biondo arcuò un sopracciglio e scosse la testa. «Nella vita bisogna provare di tutto.»
«Anche il sesso con il tuo spacciatore preferito?» la voce di Axel aveva una nota speranzosa che fece quasi ridere l’altro ragazzo, che però si limitò a sorridere ancora più ampiamente e a slacciare definitivamente il bottone.

«Forse sì», mormorò osservando Axel. «Forse no.»
Il rosso grugnì e arricciò il naso.
«Tu mandi dei segnali contorti.»
«Magari sei solo tu che non sai coglierli.»
Axel rise per l’ennesima volta, la gola che raschiava leggermente a causa del fumo e gli occhi appannati.
Con un movimento felino sollevò la schiena e subito dopo si ripiegò sopra Roxas, appoggiando i palmi aperti delle mani all’estremità dal volto del più piccolo.
Chinò il volto verso quello dell’altro finché i loro respiri non si unirono in uno solo e i loro nasi si sfiorarono, solo allora si permise uno sguardo serio e il sorriso si spense dalla sua faccia.
«Io colgo ogni cosa che ti riguardi, dalla prima volta che sei venuto da me a chiedere una canna a oggi. Ogni-singola-cosa.»
Roxas rimase fermo sotto di lui, osservando l’iride smeraldina quasi del tutto scomparsa a causa delle pupille dilatate.
Ascoltò con poca attenzione le parole di Axel e solo dopo qualche secondo di puro silenzio si morse il labbro inferiore, fingendosi imbarazzato.
Allungò una mano e l’appoggiò sopra la guancia destra del maggiore, donandogli una leggera carezza.
«I-Io … Sono … Sono felice di sentirti dire una cosa del gen-»
«Taci, so che stai mentendo.» sibilò Axel mentre un ghigno gli si formava sulle labbra.
Roxas sbuffò dalla bocca e riprese la sua solita espressione innervosita e fredda, mentre il suo piano di prendersi gioco del rosso andava a farsi benedire.
«Con te non è divertente.»
«Non sono come gli altri, che gli basta un tuo sorriso dolce per cadere ai tuoi piedi. » dichiarò fissando il ragazzo dritto negli occhi. «E se proprio vuoi saperlo mi piace più questo lato stronzo del tuo carattere rispetto a quello dolce che usi con chi ti fa comodo.»
Roxas sogghignò lievemente, le mano ancora appoggiata sulla guancia di Axel si mosse verso l’alto fino ad artigliare i capelli rossi.
«Oh, a quanto pare il nostro cattivone si è preso una cotta per me?»
Il rosso grugnì un insulto e scosse la testa, sfiorando più volte il naso di Roxas quasi ci stesse giocando volutamente. «Cotta è una brutta parola, diciamo che mi intrighi.»
«Perché quella sì che è una bella parola, eh?» esclamò in risposta Roxas, assottigliando gli occhi e tirando una ciocca di capelli rossi verso il basso.
Gli occhi azzurri del ragazzo vagavano per tutto il volto del maggiore, osservavano la sua fronte lievemente aggrottata, le sopracciglia fini e corte, gli occhi persi quasi nel vuoto, il naso un po’ a punta che sentiva contro il suo e infine le labbra, contratte in un sorriso sardonico.
E alla fine erano delle belle labbra, pensava.
Roxas sollevò anche l’altra mano e appoggiò anch’essa sopra la testa di Axel, afferrandone altre ciocche .
Con un movimento veloce tirò i capelli dell’altro verso il basso e sollevò a sua volta la testa, così da far scontrare le loro bocche.
Axel sgranò gli occhi a quel movimento improvviso e quasi gelò quando sentì la consistenza soffice delle labbra dell’altro contro le sue.
Erano … strane.
Si sentiva benissimo che erano quelle di un ragazzo: erano più ruvide e sottili, ma questo non significava che le trovava meno attraenti, anzi…
Senza farselo ripetere due volte, Axel, premette le sue labbra con ancora più forza contro quelle dell’altro; si spinse contro di lui con tutto il corpo finché non sentì Roxas cedere e scivolare definitivamente a terra.
Gli morse il labbro inferiore con forza finché il biondo non mugolò e aprì le labbra, lasciando spazio alle loro lingue che subito si incatenarono.
Il più piccolo sollevò il bacino fino a sfiorare quello del’altro, le mani continuavano a vagare tra i capelli di Axel e quando sentiva il fiato mancargli non faceva altro che strattonare qualche ciocca con forza.
Il rosso a sua volta baciava il ragazzo sotto di lui quasi con voracità, mentre malediceva le sua mani appoggiate al terreno che non poteva usare per accarezzare il corpo dell’altro.
Cioè, poteva anche lasciarsi cadere con tutto il suo peso sopra al corpo del biondo, certo, ma non gli andava di fare una frittata di Roxas.
Continuarono a baciarsi per un tempo indefinito, finché Axel provò a sorreggersi con solo la mano sinistra.
Con la destra libera fece scivolare il palmo lungo il fianco di Roxas, fino ad intrufolare le dita dentro ai pantaloni dell’altro, l’ingresso facilitato dal bottone che aveva slacciato il biondo poco prima.
Ah, toccare finalmente Roxas gli sembrava quasi un sogno. Erano secoli che desiderava vedere com’era fatto, saggiarne la belle e sentirne le urla, e a quanto pare era vicino nel suo intento.
Allungò il braccio per quanto poté e fece scorrere la mano sopra ai boxer del biondo, godendo a sua volta del lieve gemito che scaturì dalle labbra fini di Roxas.
Oh, meglio del nettare degli dei. Al diavolo la droga, era di gran lunga meglio quello.
Axel giocherellò con i boxer ancora per qualche minuto, giusto quando bastava per godersi un lungo e appassionato bacio, ma non appena provò a superare l’ultima barriera di stoffa Roxas sollevò una gamba, avvicinando pericolosamente il ginocchio contratto alle parti basso del rosso.
Axel corrugò le sopracciglia e si staccò dalla bocca di Roxas, osservandolo malamente.
«Beh?» era il massimo che poteva dire, mentre il fiato corto e l’impazienza si facevano sentire nella sua voce roca.

L’altro ragazzo arrossì lievemente, questa volta non per finta, e sospirò pesantemente.
«Non ho mai detto di voler far sesso con te, Axel.»
Il rosso per poco non si lasciò cadere a terra, mentre sentiva la voglia di picchiare quel ragazzino spocchioso farsi sempre più forte.
«Ah no?»
«No.» rispose piattamente Roxas, districando le mani dai capelli di Axel e riportando le braccia a terra lungo i suoi fianchi. «Ti ho solo baciato perché ne avevo voglia, ma non ho mica detto “ oh Axel, ti prego, scopami”.»
«Beh, pensavo che -»
«Pensa di meno, allora. E adesso alzati, avanti.»
il biondo sollevò una mano e la puntò contro il petto dell’altro, spingendolo lievemente verso l’alto.
Axel si spostò di lato e si lasciò cadere di fianco al biondo, scuotendo la testa e maledicendo il suo cervello che gli aveva fatto credere chissà che cosa.
Era stato preso per il culo in pratica.
Digrignò i denti e si voltò di scatto, pronto a dirne quattro a Roxas, quando trovò la terrazza di fianco a lui completamente vuota.
Allora sollevò la testa e vide il biondo in piedi, mentre con tutta calma di allacciava i pantaloni e si sistemava la camicia bianca della divisa scolastica.
«Sei una merda.» sibilò rivolto al più piccolo.
«E tu un idiota, è la vita.»
Axel strinse i pugni per la rabbia e si alzò a sua volta, fregandosene altamente della camicia in disordine e dei capelli sparati da tutte le parti.
Semplicemente si avvicinò a gran passo a Roxas e lo afferrò per la spalla, facendo in modo che si voltasse verso di lui e lo guardasse dritto negli occhi.
«Mi hai preso per il culo.»
Il biondo ruotò gli occhi al cielo e scosse la testa.
«Ti ho già detto che sei tu che hai frainteso.»
«Porca puttana, ti sei slacciato i pantaloni! Era ovvio che volessi fare sesso.»
Roxas fece spallucce e si scostò dalla presa di Axel, passandosi una mano tra i capelli e dandogli la loro solita piega un po’ sparata verso l’alto.
«Come ti ho già detto non sono gay e …» abbassò lo sguardo verso il pavimento della terrazza e osservò i mozziconi dei drum a terra. «Se mi avessi venduto quello che davvero volevo magari avrei anche accettato di farmi mettere le mani nelle mutande.»
Axel sollevò un sopracciglio, spiazzato. «Insomma, se ti vendevo della cocaina avresti fatto sesso con me?»
Roxas sorrise e scosse la testa, osservando divertito l’altro ragazzo, che sembrava essersi rinvigorito alla sola idea.
«Sbagliato. Vedi che sei te che non mi ascolti? Ti ho detto che ti avrei permesso di toccarmi, non di scoparmi.»
Il rosso si lamentò e sbottò una o due parolacce a mezza voce, esasperato.
«Che devo fare per fare sesso con te?»
Il più piccolo sorrise ancora più ampiamente e gli diede le spalle, sollevando una mano in aria e scuotendola con noncuranza.
«Conquistami come si deve.»
Axel sgranò lievemente gli occhi e osservò le spalle del biondo – ok, non è vero. Osservava il suo sedere- mentre si allontanava.
«Ah, quasi dimenticavo: mi piace il tramonto.  Prendilo come un punto di inizio, neh?»
Quella fu l’ultima parola che Axel sentì pronunciare da Roxas quel giorno, prima di vederlo sparire dalla terrazza e raggiungere, probabilmente, la sua aula.
Il rosso sospirò e si passò una mano tra i capelli, mentre lo sguardo si puntava verso il cielo.
«Il tramonto, eh?»
Sorrise e si chinò a terra, raccogliendo tutti mozziconi da terra e mettendoseli in tasca.
«Piace anche a me …»

-
Oh, wow.
Non ho mai scritto nulla così... così, punto. Non ho nemmeno un aggettivo per descrivere questa storia.
Solitamente mi piace parlare di piiiiccoli momenti e basta, ma questa volta avevo voglia di provare a descrivere una storia un po' più forte dove i carattere dei personaggi sono cozzanti li uni con gli altri e non possono fare altro che scontrarsi.
Roxas è sicuro di sé e finge pur di avere quello che vuole. Mente e inganna, ma non se ne pente.
Al contrario del solito ho voluto fare Axel quello più " buono". Spaccia e odia la sua città, ma nonostante tutto è ancora attaccato come un bambino al tramonto e cerca diperatamente una persona con cui condividerlo: Roxas.
Poi ho aggiunto la questione droga, che molto spesso riguarda i giovani. E Axel e Roxas lo sono, quindi perché non scriverci sopra?
Boh, sono relativamente felice di averla finita, visto che girovagava per il mio pc insieme alle altre millemila storia AkuRoku incomplete.
Bye, alla prossima.
Mel.

   
 
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