Crossover
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Autore: Registe    08/05/2012    3 recensioni
Prima storia della serie "Il Ramingo e lo Stregone".
In una Galassia lontana lontana (ma neanche troppo) l'Impero cerca da anni di soffocare l'eroica Alleanza Ribelle, che ha il suo quartier generale nella bianca citta' di Minas Tirith, governata da Re Aragorn e dal suo primo ministro lo stregone Gandalf. I destini degli eroi e malvagi della Galassia si intrecceranno con quelli di abitanti di altri mondi, tra viaggi, magia, avventure, amore e comicita'.
In questa prima avventura sulla Galassia si affaccia l'ombra dei misteriosi membri dell'Organizzazione, un gruppo di studiosi dotati di straordinari poteri che rapisce delle persone allo scopo di portare a termine uno strano rito magico da loro chiamato "Invocazione Suprema"...
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga, Film, Libri, Telefilm, Videogiochi
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ramingo e lo Stregone'
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Capitolo 24 - La scelta più difficile


Castle Oblivion

Il Castello dell'Oblio




Il dolore si era fatto insopportabile.
Zexion non riuscì a trattenere i gemiti quando Axel lo trascinò fuori dal Portale Oscuro. Sentì in bocca il sapore delle sue lacrime mentre la fitta partiva dal petto e si irradiava su tutta la pelle, quello che prima era solo un bruciore adesso era un’ondata di fuoco che non riusciva a contenere e che gli serrava la gola e le viscere. L’unico odore che si faceva strada in quella terribile scia era quello dei vestiti e della tunica quasi in fiamme. “Merda!” fu l’unico commento del n. VIII quando lo lasciò cadere per terra senza troppi riguardi. Nemmeno il pavimento gelido gli diede il minimo sollievo; sentì la magia del Castello correre in suo soccorso, ma il dolore non voleva smettere.
Ho bisogno di lui.
Farfugliò qualcosa tra i gemiti, ma l’unico commento fu quello di Larxen “Posso dargli il colpo di grazia? Così smette di assillarci!”
“Sta zitta e pensa, idiota! Marly, tu sei il grande capo, che cazzo dovremmo fare adesso, eh?”
Poteva sentire la frustrazione del n. XI: forte, incontrollabile, si faceva strada persino in quel dedalo di odori di dolore e morte, insinuandosi nel suo cervello e aggiungendo solo fastidio. Il passaggio nel Portale Oscuro aveva indebolito i loro corpi, e se le ferite di Zexion lo stavano lasciando sul punto di svenire, anche i colpi ricevuti dal Leggiadro Sicario non erano da meno.
“L’Invocazione Suprema è fallita”
“Quello lo vedo da me, Bocciolo! Ma cos’era quella … quella donna?”
“Non mi interessa che cosa sia, mi interessa quello che ci farà se ci metterà le mani addosso di nuovo” Zexion lo vide appoggiarsi ad una parete, cercando di mantenere intatta la sua aura regale “Non siamo nelle condizioni di affrontarla in uno scontro diretto”.
“Anche quello lo vedo da me! Andiamocene da qui e…”
“NO” rispose l’altro, sforzandosi di rimanere in piedi “Il Castello non si abbandona. Non possiamo permettere a quella gente di rimanere troppo a lungo qui dentro; hai idea di cosa potrebbe succedere se Mistobaan o quella donna diventassero padroni del Castello? I loro poteri aumenterebbero a dismisura e verranno a cercarci e … ti lascio intuire il resto, Axel!”
Larxen rispose qualcosa di violento, ma Zexion perse qualsiasi interesse.
Il pavimento bianco era l’unico punto confortevole, la sua presenza un misto di magia e protezione: il Castello dell’Oblio velocizzava la loro ripresa fisica, ed era solo per merito suo se il ragazzo riusciva ancora a respirare, ad esistere, a non svanire nel buio. Gli odori intorno a lui erano centinaia, ma adesso giungevano confusi, intricati, la sua mente non riusciva più a separarli; gente che odiava, duellava, combatteva, tutti e nessuno cercavano di forzare la sua testa, pensieri che si facevano strada sin dai piani più remoti del castello e la magia dell’Invocazione Suprema che era lì, sempre più potente. Attendeva di tornare in vita.
L’istinto di tanti, tantissimi anni prima lo spinse a cercare l’unico odore davvero sicuro per lui. Senza riflettere sull’insensatezza del gesto cercò il familiare odore alla vaniglia tra i meandri del castello. Lo fece con tutte le sue forze, con quel poco di energia che ancora aveva. Ne scovò la traccia ed isolò la sua mente, chiudendola al vociare dei suoi compari. Si strinse intorno a quel profumo senza sapere nemmeno perché, e fu solo quando ritrovò la sua posizione che un nuovo odore si fece strada. Forte e violento.
“I … i Nuclei Neri!”
Gridò disperato, superando il brontolare di Larxen “Ha attivato i Nuclei Neri!”
Quella semplice frase bastò a mettere a tacere gli altri “I NucleI NerI?” Che storia è questa?” rispose il n. XI, che gli venne accanto e lo sollevò da terra con uno strattone “L’unico Nucleo Nero di Vexen era dentro il corpo di Mistobaan, giusto?” lo scosse con più forza “Ce ne sono altri? Quando li ha creati? Tu ne sapevi qualcosa?”
“No …” mentì, travolto dall’odore d’odio dell’uomo “ … ma li ha attivati … adesso … ne ha altri, ne sono certo, sono nel suo laboratorio, li percepisco, dobbiamo …”
“C’è un modo per disattivarli?”
“Vi ripeto che non ne ho idea, io non …”
“MI STAI DICENDO CHE QUEL FOTTUTISSIMO SCIENZIATO CI HA MESSO SU PER IL CULO ABBASTANZA ESPLOSIVO DA DISTRUGGERE TUTTO IL CASTELLO?” gridò Axel. Panico. “Castello dell’Oblio, è stato bello conoscerti! Marly, per quel che mi riguarda tieniti i tuoi sogni di gloria, io ci tengo alla pellaccia!” un gesto della mano e l’attimo dopo era svanito, tuffandosi di testa in uno dei loro Corridoi Oscuri. Zexion stava per svenire, la testa gli vorticava e l’odore della promessa esplosione era tutto intorno a lui.
“Per una volta il roscio ha ragione, Marly! Non è divertente saltare in aria! Al diavolo il piano e l’Invocazione Suprema!”; il ragazzo sentì la presa del n. XI allentarsi intorno alla sua tunica, poi l’altro lo scagliò di nuovo per terra.
“Non ci resta altra scelta, a quanto vedo. Non sappiamo quanto tempo ci resti prima che quei congegni esplodano con noi dentro” aprì un portale proprio nel punto in cui Axel era svanito “Torniamo nella nostra dimensione e studiamo un altro piano”
“E del peso morto che ne facciamo?”
“Uh, Zexion …” tra le lacrime il ragazzo sentì l’altro tornare di nuovo al suo fianco, inquietante come un angelo della morte “… puoi aprire un portale da solo? Credi di poterne attraversare uno?”
Il n. VI non sapeva la risposta, ogni fibra del suo corpo era in piena agonia, l’incantesimo che lo stregone gli aveva scagliato continuava a bruciare la pelle ed il cuore. “Io … no … ma …”
“Capisco. Quindi non ti dispiace se ti lasciamo qui, no? Ci leveresti la seccatura di seppellirti una volta arrivati dall’altra parte”
Cosa …?
“Andiamo, Larxen, ogni secondo è prezioso”
Aspettatemi …
“Bye bye Zexy! E’ stato un vero peccato non poterti vivisezionare!” fu l’ultima, crudele frase che sentì dalle labbra della Ninfa Selvaggia prima che lei ed il suo compagno si inabissassero nelle tenebre. L’odore degli esplosivi cresceva, si avvicinava, invadeva la sua mente ed il suo corpo con tutta la violenza, l’odio e la presunzione del creatore dei Nuclei. Solo, il ragazzo provò a chiamare a sé i poteri del Castello per aprire un ultimo, disperato corridoio, ma la magia morì tra le sue dita in un sottile paio di strali. Zexion si accasciò sul pavimento ed attese la fine.
Coma hai potuto …?
Quando la porta si aprì aveva già perso i sensi.



“Mu, il tuo credo dice qualcosa riguardo all’omicidio di un minore? Perché se non sei d’accordo parla adesso o goditi lo spettacolo, amico!”
“Mah, non saprei, Auron …” Mara non aveva mai visto così stravolta l’espressione del giovane sacerdote dai capelli viola. Era sempre stato tranquillo e remissivo, con i suoi occhi verdi tenuti bassi, ma adesso il suo sguardo era carico di odio “… di recente ho avuto dei terribili vuoti di memoria … non ti dà problemi se mi volto dall’altra parte, vero?”
Il minore in questione era il poppante in tunica dell’Organizzazione che li aveva accompagnati nell’ultima Stanza della Memoria, il ragazzino con il ciuffo d’argento che sembrava capace di leggerle nella mente. Lo avevano trovato disteso sul pavimento, svenuto, con addosso il segno di uno dei migliori incantesimi di Kaspar andati a segno.
Le dava una certa soddisfazione vederlo in quello stato. La sua espressione di superiorità se ne era finalmente andata da quel faccino angelico, e nell’unico occhio visibile c’era la vaga coscienza di una persona appena risvegliata con lo spadone di un mercenario infuriato alla gola. A giudicare dall’energia magica nella stanza i suoi compari dovevano averlo abbandonato lì, aveva sentenziato Mistobaan: l’essere incappucciato aveva esteso i propri poteri per tutto l’edificio, ma i loro avversari sembravano svaniti nel nulla a parte il moccioso.
Le dispiaceva per Mistobaan. Più di quanto potesse immaginare.
Era stata un’idea combinata di Zam e Tarkin, una delle peggiori condizioni astrali: avevano deciso di non fargli toccare le Pietre della Sapienza e lasciare nella sua mente i ricordi posticci di servitore dell’Imperatore Palpatine. Mara sapeva come andavano quelle cose.
L’Imperatore gradiva molto gli omaggi dei suoi servitori, e un essere come Mistobaan gli avrebbe fatto molto, molto comodo. Avrebbe approfittato di quei ricordi posticci per farne una bambolina obbediente, abile, zelante e con un’autonomia decisionale che coloro che subivano il lavaggio del cervello non avevano. Aveva provato a far ragionare Zam, a far leva sui suoi sentimenti, a farle immaginare come si potesse sentire lei in una situazione del genere. Ma la sua amica ne aveva abbastanza delle punizioni dell’Imperatore, e non aveva intenzione di accumulare un nuovo fallimento per salvare un blaterante e chiassoso essere incappucciato. Non se la sentì di controbattere: i ricordi delle torture dell’Imperatore la svegliavano spesso di notte, tra le braccia di Luke.
E adesso erano lì, davanti al Membro dell’Organizzazione. “Aspettate un attimo” disse Tarkin, facendosi strada tra tutti loro ed allontanando il piccolo Ash “Prima di ucciderlo vediamo se ha qualcosa da dirci. Ed ho come il sospetto che ne abbia…”
Auron abbassò la spada, ma il suo enorme pugno serrava ancora il bavero del ragazzo, che sembrava ancora più sparuto del solito. Ci siamo fatti intimorire da gente come lui …
“Suvvia, padron Zexion, non ha proprio nulla di interessante da raccontarci?”
Il ragazzino gemette qualcosa.
“Proprio nulla? Un vero peccato, perché se le cose stanno così …”
Zam venne loro vicino, trascinando con brutalità Kaspar insieme a lei; per quanto il mago avesse combattuto nella battaglia aveva ancora un po’ di energia, e prima che si potesse dileguare in qualche modo la mutaforma lo aveva acchiappato saldamente e lo teneva per il polso come un bambino piccolo. Mara non si sentiva sicura, e fissava il mago immaginando ad ogni secondo che potesse divincolarsi e fuggire con il suo inimitabile stile. La sua amica si portò davanti al ragazzo, e non era necessario dominare la forza per sentire il suo terrore “Kaspar aveva degli oggetti che appartenevano al nostro Imperatore e che mi ha gentilmente rivelato che avete voi. Se non vuoi che sparga i tuoi arti per tutto il Castello, moccioso, ti conviene dirmi dove sono”.
“Alcuni … alcuni li ho io …”
E’ proprio vero che Zam ridà la parola ai muti …
“Molto bene. Ma alcuni non vuol dire tutti. Sempre che tu non preferisca che io ti strappi alcuni arti e non tutti”.
Le metteva paura quando assumeva quel tono. La Zam a cui lei era abituata era una donna silenziosa e gentile, ma nel momento in cui entrava in battaglia cambiava. Le avevano disegnato addosso l’abito di macchina da guerra, e lei per scacciare ogni scrupolo di coscienza lo indossava.
“LI HANNO GLI ALTRI, SONO FUGGITI, NON LI HO, VE LO POSSO GIURARE!” né Mu né il suo amico mercenario trattennero un sorriso crudele alla vista del piccoletto che si dimenava “Ma c’è un problema … il Castello … il Castello sta per esplodere …”
“Ce ne racconti un’altra, padron Zexion!”
“E’ VERO! VEXEN HA ATTIVATO I NUCLEI NERI!”
“CHE COSA?”
Mistobaan, che era rimasto misteriosamente in silenzio per tutto quel tempo, balzò in avanti come una furia, mandando gambe all’aria il povero Ash (Mara ancora non aveva ben capito cosa ci facesse lì quel piccoletto) ed il governatore Fett “COSA AVETE FATTO, SCHIFOSI PARASSITI? NON VI RENDETE CONTO DI QUELLO CHE SUCCEDERA AL DONO DELL’IMPERATORE PALPATINE?”
Il suo artiglio volò verso la testa del ragazzo, e l’essere incappucciato guardò Zam con odio quando quella deviò il colpo spostandogli il polso. Mara non aveva ben chiaro cosa fossero questi Nuclei Neri, ma la reazione del suo compagno di viaggio non presagiva niente di buono. Ma fu l’unico occhio visibile del loro sparuto nemico che le fece correre un brivido di sudore freddo lungo la schiena e le spalle, lo sguardo imbevuto di terrore alla vista di Mistobaan. Come a rispondere all’interrogativo il ragazzo riprese a parlare “I Nuclei Neri sono … sono potentissimi esplosivi magici … e uno …”
“E AVETE OSATO METTERNE UNO DENTRO DI ME, MALEDETTI!”
La donna rimase impietrita, fissando prima il prigioniero e poi Mistobaan, di nuovo dall’uno all’altro mentre tutti gli altri membri del gruppo sembravano statue di ghiaccio e persino Kaspar rimase in silenzio. Quando Ash propose di fuggire immediatamente alcuni lanciarono segni di approvazione. Non poteva vedere l’espressione di Mistobaan, ma non poteva permettersi in alcun modo di lasciarlo lì, non dopo quello che aveva fatto per loro e quello che gli altri stavano tramando alle sue spalle. Un esponente dell’Alleanza Ribelle non lasciava indietro nessuno.
Lei e Zam chiesero in coro al ragazzino se ci fosse un modo per disinnescarli.
“Non ne ho idea, ve lo giuro, io …” anche la pressione del coltello della cacciatrice di taglie sulla gola non servì ad altro che a farlo cadere nel panico “… è stato Vexen, è stato lui! Io non ne avevo idea, ve lo giuro, io …”
“Smettila di squittire” rispose Tarkin, scivolando accanto a loro. La sua fronte era imperlata di sudore gelido, ma il governatore, quando era alle strette, aveva sempre delle ottime soluzioni “E attacca il cervello, se ne hai uno. Se questo Vexen non è un perfetto idiota avrà pure un modo per disinnescare un esplosivo così potente. Io lo avrei di certo”.
“Non lo so, davvero, io…”
“Ti conviene pensarci molto bene. Ho fatto saltare in aria due pianeti, e un Castello pensante con un moccioso dentro in più non peseranno troppo sulla mia coscienza”
Se il ragazzino aveva quei poteri di cui si vantava si sarebbe accorto subito che Tarkin non stava minacciando a vuoto “Lui … lui controlla il ghiaccio, però …”
“E’ vero” disse Mu “Padron Vexen è un elementale del ghiaccio. E anche Camus governa quell’elemento abbastanza bene. Se io fossi lui userei proprio il ghiaccio per controllare un oggetto così pericoloso”
“Ho sentito abbastanza” tuonò Mistobaan “E non sarà uno stupido esplosivo a far tremare la mia fede nell’Imperatore Palpatine”. Mosse le dita, ed intorno a lui l’aria assunse mille tinte azzurre, potando il gelo fin dentro le loro narici; gli altri si allontanarono dalla creatura, e più di uno lo fissò meravigliato. Un cerchio blu si formò intorno ai suoi piedi, e guidato dalle mani e dalle parole magiche si espanse, circondando il loro compagno di viaggio. L’aria luminosa fu attratta dal cerchio e formò un grande vortice intorno a lui, che con un ultimo gesto invitò i primi cristalli di ghiaccio a convergere contro il suo corpo. Il gelo coprì prima l’armatura, risalendo lungo i piedi fino alle dita ed agli artigli, poi toccò al mantello. La stoffa si irrigidì, cosparsa da decine di piccoli cristalli che si unirono l’uno sull’altro; sotto il cappuccio non sfuggì nemmeno un lamento, poi le piccole luci dei suoi occhi brillarono per un ultimo attimo e poi si spensero.
L’energia magica di Mistobaan non era ancora svanita del tutto quando l’aria si compattò del tutto, ed il corpo del vecchio servitore del signore dei demoni fu avvolto da una grande bara di ghiaccio che cadde sul pavimento senza perdere nemmeno una scheggia.
Impressionante.
Ha avuto il coraggio di congelarsi da solo.

“Lasciamo perdere gli oggetti, filiamocela!”
Mistobaan. Anche da sotto gli strati di ghiaccio poteva percepire la sua forza. A bordo della nave volante, nella battaglia contro i draghi, forse persino nelle fognature della Seconda Stanza aveva portato dentro di lui un esplosivo pericoloso ed aveva combattuto con loro per dovere, senza confessare nulla, senza chiedere aiuto. Forse urlava come un matto ed era imprevedibile, combatteva come un indemoniato e li considerava degli esseri inferiori, ma lei cosa avrebbe fatto con un esplosivo del genere nel corpo? Avrebbe gridato contro i propri compagni, avrebbe nascosto tutto dentro di sé, avrebbe scelto di isolarsi? Mistobaan aveva preso tutte quelle vie.
Lei ne sarebbe stata capace?
Quelle domande rimasero nella sua testa ancora per molto, avvolte intorno alla bara di ghiaccio che il mercenario vestito di rosso si mise sulle spalle. Continuò ad osservare il suo coraggioso compagno di viaggio. Tra un Corridoio Oscuro e l’altro il suo pensiero rimase su quella scelta estrema, che pochi avrebbero affrontato con lo stesso coraggio del braccio destro del Grande Satana.
Fu passando tra Daala e Zam che trovò la sua risposta.
I miei amici. Chiederei a loro, e lo farei sempre.
Mistobaan non aveva avuto quella fortuna. Da qualche parte, in un mondo sconosciuto, forse qualcuno dei suoi amici stava cercando sue notizie, o forse era sposato o aveva una ragazza, ma nessuno era stato vicino all’essere incappucciato in quel momento difficile. E per colpa di un destino ingrato avrebbe dimenticato tutto e sarebbe stato sfruttato dall’Impero come una macchina da guerra. Zam questo dovrebbe saperlo fin troppo bene.



Uscirono in fretta dall’ultimo Corridoio Oscuro. Dopo un periodo che le era sembrato un’eternità, tornò a rivedere il cielo. Nel Regno delle Tenebre non esisteva il cielo, sopra di loro c’era sempre stata solo una parete rocciosa, niente altro. Era una delle poche cose che aveva apprezzato della Galassia e dell’Impero, quel manto azzurro dalla luce intensa che diventava un abisso oscuro ricco di stelle. Il cielo di quella dimensione non era nulla di grandioso se paragonato a quello di altri pianeti, senza una luna ed un paio di luci in lontananza. Ma era pur sempre un cielo, non un soffitto bianco, e Zachar si stupì che l’aria intorno a lei fosse fresca e portasse il profumo di erba bagnata.
Sotto di lei, intorno a lei, un prato che si stendeva senza fine ed un sentiero interrato. Davanti ai suoi occhi ed a quelli di tutto il gruppo vi era il Castello dell’Oblio.
Visto dall’esterno era … non trovava parole per descriverlo, non ricordava nessuno dei palazzi che aveva visitato. Le mura avevano un colore che andava dal giallo all’ocra, e si estendevano in ogni direzione, quasi come le avesse accostate un architetto capriccioso; sembrava incredibile che dentro un edificio simile ci potessero essere tante Stanze come quelle che aveva visitato. Le torri erano disposte in modo assolutamente casuale: un paio sembravano unite al corpo centrale per mezzo di qualche incantesimo di levitazione, erano ancora più confuse di un castello Ribelle. I tetti verdi incutevano un aspetto beffardo, e Zachar percepì dentro al Castello un’energia forte e vivida, quella che aveva sempre sentito strisciare tra i muri bianchi ed i pavimenti gelidi, che li aveva accompagnati per tutto il viaggio.
Il Castello era vivo, e adesso lo percepiva con più forza. Un Castello che non tollerava intrusi.
Era stata un’estranea lì dentro: i Membri dell’Organizzazione si erano presi gioco di lei sin dall’inizio, avevano mandato Auron per rapirla e confonderla, ed avevano usato i suoi sentimenti per … non lo sapeva più nemmeno lei. Dell’Invocazione Suprema non le importava più nulla.
Da quando aveva toccato le Pietre della Sapienza i suoi ricordi erano esplosi, e la fatica per recuperarne i frammenti era enorme. Auron. Kaspar.
Auron. Kaspar.
La battaglia contro Endimion e la sua vittoria. Il duello insieme ad Ash. E Auron, ovviamente.
Scosse la testa, dando le spalle al Castello che era stato il teatro di quella farsa gigantesca; aveva ospitato le bugie di quegli uomini misteriosi, ed aveva contaminato il suo unico amore, quello che le aveva dato la forza per tutta la vita, il legame con Kaspar. Era orribile pensare di essersi dimenticata di tutti i loro momenti insieme, e lo sguardo di ghiaccio di lui le ricordava in ogni attimo il suo errore; non l’avrebbe perdonata facilmente per questo e lo sapeva. A stento riusciva a perdonare se stessa. “Non sei obbligata a seguirli”
Auron era rimasto in silenzio da quando lei aveva toccato le Pietre, guardandola con il suo unico occhio solo ogni tanto “Mi hai detto che odi l’Impero, e non c’era nessuna bugia. E vedo come ti guardano quelli là” fece, indicando i governatori Tarkin e Fett “Dopo quello che ti hanno fatto in passato lasciali perdere, puoi andartene, credo che nessuno ti fermerebbe”.
“Non rimango per loro”.
Kaspar, appena usciti dal Portale Oscuro, aveva cercato di liberarsi lanciando un incantesimo di dissimulazione, ma la mutaforma lo aveva tramortito col manico del coltello e lo trascinava con lei intenzionata a portarlo dall’Imperatore. Kaspar aveva tradito il sovrano ed era fuggito con i suoi oggetti magici, e l’Imperatore lo aveva fatto cercare per tutta la galassia ed anche oltre; lo avrebbe punito, ma forse non ucciso. Aveva bisogno di lui, e Zachar lo sapeva molto bene “Ha bisogno di me, adesso più che mai. Il mio posto è vicino a lui”.
“Non credo proprio”. Senza volerlo erano rimasti in disparte; la ragazza vide Ash guardare incuriosito Mistobaan con il naso incollato alla bara di ghiaccio, ed il gruppetto degli imperiali stava interrogando il ragazzino dal ciuffo d’argento “Zachar, quando ti ha dato del divertissement non era affatto condizionato, io lo so! Non era un pensiero falso, in quella Stanza ti ha mostrato la sua vera natura, questo non vuol dire nulla per te? Vuoi davvero continuare a farti sfruttare da lui?”
“Kaspar mi ama”.
Lo disse chiudendo gli occhi, respirando a pieni polmoni l’aria della notte “E io amo lui”.
Aveva bisogno di crederci. Dopo centinaia di ricordi falsi e di bugie, di una valanga di inganni e tradimenti aveva bisogno della sua unica e grande certezza. Il ricordo del loro primo bacio, vero ed intoccabile, era lì, nella sua mente, proprio in quell’istante. Doveva continuare a credere nel loro amore nonostante tutto, altrimenti sapeva che sarebbe crollata.
Non si aspettava la sua stretta; colmò la distanza tra loro e la prese tra le braccia, appoggiando il mento tra i suoi capelli “Vieni con me”. Il suo profumo era forte e vivo, e lei non trovò la forza (o non volle trovarla) di allontanarsi “Sei una ragazza eccezionale, Zachar. Sarò solo un mercenario, ma quel pallone gonfiato non si merita una come te”.
“Auron …”
Era tornato per lei. Avrebbe potuto guadagnare la sua libertà e lasciarla in quel Castello maledetto, ma era rimasto al suo fianco. Appoggiata nella sua stoffa rossa ripensò al momento in cui Kaspar l’aveva abbandonata sul campo di battaglia, lasciando indietro lei e Jack e di come lei fosse stata felice che lui si fosse portato in salvo. Ma con Auron era stato diverso, lui l’aveva protetto, lei l’aveva baciato, e anche se quel ricordo era solo un frammento della sua mente condizionata era lì, non riusciva a scacciarlo. “… mi dispiace”.
Fu un soffio. Portò con sé il profumo dell’erba e la luce del Castello dell’Oblio e portò il ricordo del gelo del Carahdras in quella notte speciale. L’incantesimo si formò dalle sue labbra ed avvolse l’uomo; la magia arrivò alla sua testa, alle sue narici e fino nella bocca, e quando Zachar lo richiamò indietro Auron era caduto addormentato. Crollò su di lei e lo appoggiò sull’erba, sfiorando la sua fronte per rendere il sonno profondo e più potente; ignorò lo sguardo del sacerdote in armatura, guardando prima il mercenario e poi Kaspar. Doveva rimanere al fianco di Kaspar perché … perché era la cosa giusta, tutto lì. E Auron … avrebbe fatto meglio a dimenticarla, per il bene di entrambi. Un altro secondo tra le sue braccia ed avrebbe fatto una scelta di cui si sarebbe pentita a vita.
Kaspar, devo credere in te. Non ti deluderò un’altra volta.
Il boato li avvolse. Si voltò verso il Castello, e per riflesso innalzò intorno a tutti loro uno scudo di energia. La luce era intensa, ed avvolse l’intero edificio nel totale fragore di esplosivi alla massima potenza. Sentì la magia dei Nuclei Neri rilasciarsi sin da dentro il castello, e per un attimo essa vibrò nella bara, chiamando quella che dormiva nel corpo dello strano mostro incappucciato. “Il ghiaccio resiste!” gridò qualcuno, anche se la mutaforma aveva cambiato aspetto ed usava le sembianze di un chissà quale mostro ripugnante per fortificare il contenitore, avvolgendo Mistobaan in una raffica di Blizzaga. E poi si alzò la magia del Castello.
L’essere addormentato dell’Invocazione Suprema per un fragile istante prese vita, e la maga percepì tutta la sua spaventosa potenza, come se centinaia di draghi fossero stati liberati di colpo. Nuclei Neri contro Castello, pochi tra loro potevano percepire lo scontro tra le due magie e la loro lotta, un’immensa luce ed un rumore assordante. Duellavano tra le torri, dentro le mura, il loro scontro aveva il ritmo di due cuori pulsanti che liberavano le loro energie.
Dopo l’ultimo bagliore il Castello svanì, e l’energia dei Nuclei Neri si sprigionò.
Quando ritrovò il coraggio di aprire gli occhi, la sua magia non percepì più nulla. Nel punto in cui sorgeva l’edificio non vi era nemmeno un mattone, un cardine, un frammento di torre; solo un’enorme voragine, verso la quale Ash si affacciò ed iniziò a lanciare sassi per puro divertimento.
“Impressionante” fece il governatore Tarkin.
L’esistenza del Castello adesso sembrava l’ultimo dei loro evanescenti ricordi. Si avvicinò anche lei alla fossa senza vederne il fondo, guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa che testimoniasse la sua avventura, qualcosa di solido per convincerla che qualcosa di reale, in quell’avventura, c’era stata. Ma in quel luogo adesso c’era solo un terribile silenzio, ed i poteri oscuri che avevano dimorato lì erano svaniti, solo qualche pulviscolo incantato nell’aria. L’unica cosa concreta che le era rimasta era il profumo di Auron che poteva sentire tra i suoi capelli.
Ingoiò le lacrime prima che qualcuno potesse deriderla.
“Sei sicura di quello che hai fatto, Zachar?”
“Non lo so ancora, Ash”.
Il ragazzino si sistemò il berretto e fissò la lunga distesa di prati “Secondo me dovresti andare con lui, sei ancora in tempo! Saresti davvero felice! Certo, mi dispiacerebbe non vederti più, però …” estrasse dalla tasca una delle sue Pokéball “… non mi piace che i miei amici siano tristi. E’ come se obbligassi Charizard a fare un bagno in piscina!”.
La voce del governatore Tarkin si fece sentire con prepotenza: “Avete finito di osservare il paesaggio?”
Avrebbero riportato l’ammiraglio Daala e la sua amica sulla Terra II, dove sarebbero tornate a festeggiare tra i Ribelli, mentre gli Imperiali avrebbero portato con loro il ragazzino con il ciuffo e la creatura nella bara di ghiaccio. E Auron … lui ed il suo amico sacerdote sarebbero tornati nella loro dimensione, un mondo di cui lui le aveva parlato a malapena e che solo adeso si ritrovava ad immaginare. E vi immaginò se stessa, al suo fianco, forse in una delle sue mille avventure sui campi di battaglia, il soldato e la maga, senza nessun sovrano a cui rendere conto e poi …
“Lo so, Ash. Ma il mio posto è con Kaspar nonostante tutto. La nostra storia è iniziata insieme. Dobbiamo andare fino in fondo”.
Lo prese per mano e si avvicinò al resto del gruppo. La mutaforma strinse le pietre magiche e si lasciò alle spalle quel limbo sconosciuto.

Narratore: "Occielo, ma Zachar è una pirla! Ma io dico … l’occasione della sua vita … e invece … "
REGISTE: "Non è la prima e non sarà l’ultima della serie, Narratore. Certo * faccina delle Registe in modalità fangirl* noi saremmo andate subito con Auron … ma anche di corsa … "
Narratore: "Chiudiamo qui il capitolo prima che invadiate le pagine con la vostra bavetta … la conclusione di questa avventura nel prossimo capitolo! E ricordatevi, evviva il Narratore!"
  
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