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Autore: fewlish    08/05/2012    2 recensioni
«Conosci l’effetto farfalla?» Mi chiede guardando la farfalla camminare sulla sua mano.
«No, cosa sarebbe?»
«Dice che il minimo battito d’ali di una farfalla è in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo. Sai cosa significa?»mi chiede mentre la farfalla vola via dalla sua mano.
«Che ogni azione presente può comportare delle conseguenze in futuro?»
«Esattamente. Se io adesso buttassi questa sigaretta nel bosco, potrebbe provocare un incendio devastante. Se tu ieri
non avessi mangiato quella mela, probabilmente io e te non ci saremmo mai conosciuti»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non sopporto i miei genitori. Perché si ostinano ogni estate a mandarmi al campo estivo?
Non capiscono che è un luogo di tortura? Non ci si diverte in un posto simile: dormendo in brandine puzzolenti,
mangiando cibo scadente e dividendo il bagno con altre cento persone.
Ho diciotto anni, dannazione! Voglio passare l’estate con i miei amici, ballando, andando in spiaggia e
non rintanata in una casa sperduta in campagna.
«Hai preso tutto cara?» Mio padre. Non è stata sicuramente una sua idea quella del campo estivo,
per lui sarò sempre la sua piccolina e, come me, non è per niente felice all’idea di non vedermi per quasi tutta l’estate.
«Quasi tutto» rispondo a mio padre, mentre cerco con fatica di trovare la mia borsetta nel disordine tipico della mia stanza.
«Dai sbrigati!» urla mia madre al piano di sotto. È ovvio che l’idea del campo estivo
è partita da lei che non vede l’ora di vedermi fuori di casa per un po’. Non andiamo molto d’accordo noi due,
forse per il fatto che siamo troppo simili e testarde.
«Arrivo, arrivo» dico, mentre prendo al volo la borsetta e mi dirigo al piano di sotto.
«Mi raccomando, comportati bene, fai la brava e bla bla bla» non l’ascolto più.
Ogni volta che lascio casa, mia madre si sente in obbligo di fare i suoi classici
discorsetti da “genitore responsabile”. Peccato che sia poco credibile!

Dopo ben quattro ore di macchina, eccomi finalmente arrivata a destinazione. Oddio.
È peggio dell’ultimo campo in cui mi hanno mandata. Qui i bagni sono all’esterno.
Nononononono. NO. Voglio andarmene, subito!
«Papà, ti prego, sono ancora in tempo per scappare da questo posto»
«Dai su, vedrai che ti farai dei nuovi amici e ti divertirai»
Lo guardo in cagnesco, che traditore! Sempre dalla parte della mamma.
I miei genitori se ne vanno come delle saette, credo detestino anche loro questo posto.
Subito si avvicina una ragazza che, con un sorriso forzato, mi dà il benvenuto al “campo estivo sole”.
Dio, che nome originale per un campo estivo!
Poi “puoi chiamarmi Sara” mi mostra i dormitori, ovvero, dei grandi casermoni con una cinquantina di brandine ciascuno.
Mi lascia, con la scusa di dover fare delle “commissioni” e mi ripete, di nuovo, che mi divertirò un mondo! Sì, certo.
«Non ti preoccupare per lei, non è odiosa come sembra e ci lascia sempre fumare nel dormitorio» mi dice una ragazza
alta e rossa, con degli occhi azzurri, glaciali, addolciti da uno sguardo amichevole.
«Ti riferisci a Sara, l’animatrice?»le chiedo mentre cerco invano di posare la mia pesante valigia sul letto.
«Sì proprio lei! Sembra un po’ antipatica perché anche lei, come un po’ tutte noi del resto,
è stata costretta a venire qui dai suoi genitori. Dicono che l’abbiano beccata a fumare marijuana nella sua
stanza e che poi le abbiano dato l’ultimatum: campo estivo o galera»
«No, ti sbagli! L’anno beccata a scopare con il suo professore di università nel loro salotto» controbatte
un’altra ragazza sdraiata sulla brandina sopra la mia.
«No, quella è solo una leggenda! Comunque, piacere, io sono Mariangela, ma ti prego, chiamami Mary» dice rivolta a me.
«Io sono Anna. Da quanto ho capito anche i vostri genitori vi hanno costrette a passare l’estate in questo posto disperso nel nulla.»
«Puoi dirlo for....» Non riesce a finire la frase che la porta si spalanca e circa dieci ragazzi
entrano urlando, nudi come mamma li ha fatti e incominciano a correre per tutto il dormitorio.
Rimaniamo tutte schioccate anche se alcune ridono e altre invece si coprono gli occhi.
Io sono in piedi e osservo la scena sbalordita, “ma che cavolo sta succedendo?” Penso e scoppio a ridere.
Subito divento seria però, quando ad un tratto, un ragazzo si ferma davanti a me e mi guarda dritto negli occhi.
Lo guardo a mia volta, restando ammaliata da quegli occhi così scuri e profondi. Restiamo così: lui, nudo, io, con
la valigia ancora in mano, che ci fissiamo dritto negli occhi.
«Dai Ale, muoviti, dobbiamo uscire subito, se no ci sgamano» gli urla uno dei suoi amici facendogli
cenno con la mano di sbrigarsi. Lui mi sorride, e corre fuori dal dormitorio lasciandomi lì impalata con la bocca spalancata.
Beh, senza dubbio, questo è un modo strano di iniziare l’estate.
  
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