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Autore: nals    08/05/2012    4 recensioni
James/Sirius
Le dita di James stanno litigando con la stoffa della cravatta. Dopo anni non ha incora imparato a sistemarsela. Non che abbia mai voluto farlo.
“E’ inutile, se poi dovrò toglierla,” dice ghignando, quando glielo si fa notare...
Genere: Angst, Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: James Potter/Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'A whisper in your ear? '
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Aspettare.
 
 
 
 
 
 
Le dita di James stanno litigando con la stoffa della cravatta. Dopo anni non ha incora imparato a sistemarsela. Non che abbia mai voluto farlo.
“E’ inutile, se poi dovrò toglierla,” dice ghignando, quando glielo si fa notare.
Remus finge di non farci caso, Dorea borbotta il suo disappunto ogni volta e abbraccia lui – che il nodo sa farlo alla perfezione –, Charlus ridacchia orgoglioso e basta.
Sta sbuffando ora, James. E Sirius sorride, ma non lo guarda. Fissa lo sguardo oltre la finestra e si accende una sigaretta; è meglio così, pensa. Voltarsi significherebbe vedere i suoi occhi correre via o incendiarsi ed incolparlo – incolparsi –; voltarsi significherebbe cascarci di nuovo, ricominciare daccapo.
Aula vuota, fruscio di vestiti, mani ovunque, caldo, James, pelle, caldo, caldo, caldo. E farebbe male, ancora più male.
Il sole brucia all’orizzonte, spennellando di fuoco il mondo; frigge in silenzio nel mezzo del cielo grinzoso di pioggia.
Deve essere primavera oltre il vetro, o forse estate, e le dita formicolano. Vorrebbe alzarsi, Sirius, afferrare James per il bavero e sistemargliela una volta per tutte, quella maldetta cravatta. Sparirebbe, finalmente. Ma non può. Finirebbe male, farebbe male. Quindi ci rinuncia e aspetta.
Ormai è diventato bravissimo ad aspettare, Sirius. E’ quello che gli riesce meglio.
Aspetta che James si liberi di Lily con un bacio e promesse al profumo di lavanda – promesse che a lui non regalerà mai –, aspetta che ritorni, aspetta che lo abbracci, o che lo baci, o che lo scopi. Sirius aspetta, sempre. Aspetta anche che se ne vada via, che lo lasci in pace. Che lasci in pace il suo dolore, che lasci in pace il suo amore, che smetta di spappolargli il cuore – strangolarlo, rubarlo, ucciderlo. Una volta per tutte. Aspetta di essere pronto. Pronto a dirgli “basta” o “sono stufo” o “piantala, ti prego”.
Ma per quello, pronto non lo sarà mai. Sarà pronto a stringerlo, invece,  e a farsi stringere; sarà pronto ad aspettarlo per ore ed ore, giorni interi, mesi ed anni; sarà pronto a farsi amare contro un muro, ad averlo con sé – per sé – poche ore al giorno e baciarlo, baciarlo, baciarlo. E poi ancora, fino a voler smettere di respirare.
Sarà sempre pronto per James, Sirius, ma non a lasciarlo andare via.
 “Vado.”
La cravatta l’ha infilata in borsa, Prongs. Ci ha rinunciato a capirci qualcosa,alla fine.
“…”
“Sir?”
“Ho capito.”
“A stasera.”
“Certo.”
Non ha ancora mosso un passo, James. Sirius sente il suo sguardo bruciargli addosso, oltre il maglione e la camicia, fin alle viscere.
Trattiene una risata, infilandosi la sigaretta fra le labbra. – Non friggerti il cervello, Jamie.
Ingoia il fumo, ignorandolo, e lui scivola via, senza un’altra parola. Supera la soglia, verso Lily, perché lei c’entra sempre.
Il ghigno è ancora sulle labbra, steso a reggere la sigaretta in bilico. Molti direbbero che sia uno dei suoi migliori sorrisi; Sirius vorrebbe poter dar loro ragione.
Del resto è un asso a prendere per il culo la gente. Il cuore, intanto, prende per il culo lui.
Male, male, male.
I suoi ne sarebbero fieri. Sarebbero orgogliosi della patetica femminuccia che è diventato. Fierissimi, addirittura. Probabilmente l’Arpia ci rimarrebbe secca, sapendolo in quello stato.
Il sorriso scompare.
Male, male, male.
Pensare fa schifo, cazzo. E Sirius ha intenzione di ridurre a pezzi quello stupido tavolo dove lui lo ha steso, mezz’ora prima. Frantumarlo in cenere.
Ma poi la porta si apre e James torna. La tracolla precipita con un tonfo e le dita lunghe sono piegate sul suo collo, in un niente. Spingono e tirano.
Sirius sussulta; cerca di tirarsi via, di allontanarsi – allontanarlo – spingerlo lontano. Il cuore è impazzito.
C’è James ad una spanna, il viso ad un soffio. Gli occhi bruciano.
“Aspettami.”
Sirius tenta ancora di liberarsi, ma James stringe la presa e se lo tira contro. Bastardo.
“Aspettami.” Le labbra sfiorano il lobo dell’orecchio; fanno il solletico.
“...”
“Torno.”
E quelle, le labbra – sempre loro –,  sono umide e disperate sulle sue. Sirius sta impazzendo; James è impazzito già. Lo vuole morto.
Lo so.                                   
L’aria graffia la gola e James è già lontano.
Scompare, trascinandosi  dietro il suo cuore. E c’è caldo. E lo ama. E potrebbe anche morire così. Quel sapore sulle labbra, il calore delle sue dita sulla nuca.
Lo ama, Sirius, e vorrebbe poter aspettare in eterno. Ed è James… e per James, farebbe qualsiasi cosa.
Torna.
Ormai è diventato bravissimo ad aspettare, Sirius. E’ quello che gli riesce meglio.
Ti aspetto.
E lo aspetta, lo aspetterà, così. In eterno.
 

 
   
 
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