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Autore: blackpearl_    08/05/2012    5 recensioni
One-Shot | Iron Man | Commedia
«No. Non lui» negò con decisione.
«L’hai descritto accuratamente»
«Ti ho detto di smetterla, non chiamerò il Consulente»
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Il consulente.
NdA: Questa storia è liberamente ispirata allo spin-off rilasciato dalla Marvel poco tempo fa (ecco a voi il link, plebaglia - pigiapigia). Che dire? Amo Coulson, amo Tony e.. niente, Jasper nessuno se lo caga (?). E' la mia prima storia per il fandom, anche perchè ho sempre ritenuto il carattere Stark leggermente irraggiungibile per me, e infatti ciò si palesa con il fatto che questa è una storia 'stampo' (ovvero, di mio c'è solo la narrazione).
Non ho voglia di aggiungere altro.
Buona lettura :'3


The Consultant.
Colui che ha l'abito perfetto per ogni occasione.


Era uno di quei piccoli Bar spersi nel nulla, aperti 24 ore su 24. Le mura erano pitturate di un bianco che molto probabilmente aveva vissuto i suoi anni di gloria almeno settant’anni  prima, mentre la pelle bordeaux che avvolgeva le poltroncine all’interno, piene di graffi e abrasioni, era scollata ai lati. Eppure quel luogo gli trasmetteva un certo senso di familiarità, ed era proprio per questo che aveva stabilito lì l’incontro.
L’Agente Coulson varcò la soglia che era tanto presto da non poter neanche esser definita mattina, camminando con nonchalance lungo il corridoio illuminato da lampade al neon che ogni tot di secondi ritenevano opportuno prendersi un attimo di tregua.
Il suo amico, suo collega, l’Agente Jasper, era seduto al quarto tavolo da sinistra, tutto intento a bere caffè fumante da una tazza con su la scritta “Felice anniversario, amore mio!”.
«Carina» commentò quando si fu seduto davanti a lui.
Quello fece una smorfia «E’ un regalo di mia moglie»
Afferrò una forchetta ed infilzò con energia uno degli ultimi pezzi della povera frittella smembrata che giaceva nel suo piatto. Masticò lentamente, con gusto.
«Hai fame?» domandò, afferrando un tovagliolo e tamponandosi i lati della bocca «Qui fanno delle frittelle fantastiche»
Coulson rimase in silenzio, preso da altri pensieri, e quando si rese conto di aver superato il tempo massimo formalmente accettato dalla società per quanto riguarda l’educazione, aprì la bocca per poter tirare fuori qualcosa di intelligente e spiritoso, ma il collega lo anticipò.
«Non è andata bene, vero?»
«No, non è andata bene» rispose subito Coulson, mordicchiandosi le labbra.
L’altro si accigliò «Hanno respinto la richiesta?»
«Certo che no» scosse appena la testa «Ma hanno fatto la richiesta più idiota e folle che si possa immaginare»
Cadde un silenzio carico di aspettativa, mentre Jasper alzava le sopracciglia per spronare l’altro a continuare.
«Vogliono Blonsky nella squadra»
L’Agente Jasper sgranò gli occhi «Abominio?»
«Non vogliono che lo chiami così»
Non aveva neanche finito di parlare che il collega lo interruppe nuovamente «E la faccenda di Harlem?»
Brutta storia. Un grande gigante verde slavato semi svitato che aveva ingaggiato un incontro di box con il fratellastro verde pastello, finendo decisamente con il sedere per l’aria. Ahà.
«Danno la colpa a Banner» spiegò, inclinando un po’ la testa per mostrare tutto il suo scetticismo.
«Banner?»
«Uno che è meglio non far arrabbiare»
Scese nuovamente qualche attimo di silenzio, mentre entrambi riflettevano sulla situazione. Il caffè dell’Agente Jasper emetteva sempre meno spirali profumate, così l’uomo si affrettò a trangugiarne un nuovo sorso. La vetrata che rifletteva i loro gemelli era estremamente pulita, tanto che si poteva addirittura scorgere la macchina di Coulson parcheggiata fra gli alberi.
«Considerano Blonsky un eroe di guerra» riprese «Vogliono sia prosciolto, liberato e integrato in servizio»
«Pensano che l’abbiamo noi?» domandò Jasper, gesticolando appena.
Lo sguardo dell’altro si fece improvvisamente indagatore, mentre frugava il suo viso come una borsa sospetta lasciata davanti ad un aeroporto New Yorkese.
«Che livello di autorizzazione hai?»
Jasper accennò ad una risata, accarezzando il bordo liscio della tazza in porcellana «Divertente»
Quando però notò che Coulson era estremamente serio, come se valutasse l’idea di alzarsi  e andarsene, il suo orgoglio piccato lo spinse a rispondere con indignazione.
«Livello sei. Come te»
L’aria inquisitoria e marmorea dell’amico continuava a non piacergli.
«Andiamo» sbottò con ironia «esiste un livello sette?»
Evidentemente Coulson si era convinto, o comunque aveva superato qualsiasi test a cui l’aveva sottoposto, poiché riprese a parlare con scioltezza.
«Blonsky è detenuto nel settore del generale Ross»
«Anche il direttore Fury vuole Blonsky?»
«Certo che no» ribatté l’altro «Ma può mai ignorare un preciso ordine del Consiglio di Sicurezza Mondiale? E dobbiamo assicurarci che non lo faccia»
Si guardarono mestamente.
«Come diavolo facciamo?» chiese Jasper, sprofondando un po’ di più nella poltroncina di plastica.
«Non ne ho idea» sospirò il collega «Dobbiamo mandare un collegamento al Generale in meno di 24 ore»
«Così su ordine del Consiglio dobbiamo mandare uno dei nostri da Ross per avere Blonsky, che nemmeno vogliamo?»
«Esatto»
 Tetra situazione. Coulson ticchettò le dita sul tavolo in plastica; Guardavano entrambi in un punto indefinito sopra la spalla dell’altro, a labbra strette, riflettendo.
Aggiustandosi gli occhiali sul naso, Jasper intervenne «Trovato. Mandiamo uno ‘scemo’ per sabotare l’incontro»
«Uno ‘scemo’?»
«Si, uno che mandi tutto all’aria» fece qualche gesto con le dita «Uno così inetto che il Generale Ross si rifiuterà di rilasciare Blonsky. Posso farlo io. So fare benissimo lo scemo»
Un luccichio preoccupante passò rapidamente negli occhi scuri dell’Agente Coulson, che mantenne comunque un’espressione neutra.
«Si, è vero» concordò, con tutta l’aria di divertirsi un mondo «Il tuo scemo è leggendario. In effetti, se penso alla parola ‘scemo’…»
«Va bene» lo interruppe l’amico chiudendo per un attimo gli occhi.
«Credo che per questo ci serva qualcuno con diverse capacità. Se vogliamo che il Generale rifiuti, dobbiamo mandare qualcuno che lo infastidisca davvero. Qualcuno arrogante ed irritante, che disprezzi l’autorità»
Mentre parlava, spostò lo sguardo fuori dalla finestra, preso dalla foga,e non poté notare il sorriso malizioso sempre più ampio che andava formandosi sulle labbra dell’uomo di fronte a sé.
«Qualcuno che offenda profondamente il Generale» proseguì, imperterrito.
«Stai parlando di..» tentò di suggerire l’Agente Jasper, ma l’altro lo anticipò.
«No. Non lui» negò con decisione.
«L’hai descritto accuratamente»
«Ti ho detto di smetterla, non chiamerò il Consulente»

***

Quando la porta si aprì, le lame di luce dell’esterno proruppero con violenza nella stanza in penombra affogata nel fumo di sigari e sigarette. Nell’aria, un forte aroma di sherry e tequila, mischiato all’inconfondibile puzza del tabacco.
C’era un quieto chiacchiericcio, ogni tanto sovrastato da qualche risata sguaiata o dallo scontro della stecca contro le palline da biliardo. L’uomo entrò lasciando che la porta si chiudesse da sola alle sue spalle, avanzando nella scia di luce con movimenti disinvolti. Si aggiustò i lembi della giacca nera che indossava, sicuramente di una qualche marca famosa, sistemando anche la cravatta rosso fuoco che dava bella mostra di sé.
«Mhmm» mugugnò, all’indirizzo di un individuo poco lontano «Odore della birra svanita e della sconfitta»
L’altro aggrottò la fronte non appena udì quella voce, che doveva apparirgli decisamente familiare, e morse involontariamente il bordo del sigaro che stringeva fra le labbra. I baffoni, ormai quasi bianchi, tremarono.
«Mi dispiace dirglielo, Generale» proseguì il contatto «Ma il progetto ‘super soldato’ venne congelato per una ragione»
Si appoggiò al bancone per guardarsi attorno.
«Ho sempre pensato che le armi pesanti fossero più affidabili»
«Stark» salutò infine l’altro, voltandosi appena per poterlo guardare in volto. Al passaggio di una luce, le stelle di metallo sulle sue spalle scintillarono per un attimo, un attimo glorioso, poi si spensero.
«Generale» ricambiò Tony Stark, osservandolo curiosamente.
Espirando spirali di fumo, il Generale commentò con voce leggermente alticcia «Lei ha l’abito perfetto per ogni occasione»
Stark sorrise con sufficienza «Touchè. Ho sentito che ha un insolito problema»
Lasciandosi cadere contro lo schienale della sedia, il comandante fece scivolare il proprio sguardo sul petto dell’uomo d’affari, dove sapeva che qualcosa brillava al di sotto della camicia.
«Senti chi parla»
«Lei stia a sentire..»

***

Era pieno giorno nel piccolo bar isolato nella steppa, e questa volta toccava all’Agente Coulson masticare grossi bocconi di frittelle con aria soddisfatta. L’Agente Jasper lo raggiunse velocemente e gli si sedette di fronte, proprio come la volta prima.
Lo salutò con un sorriso «Allora? Novità?»
Coulson si pulì le labbra con il tovagliolo «Missione compiuta. Abominio rimarrà in gabbia, per ora. Pare che il Consulente abbia superato se stesso»
Gli scappò un sorrisetto.
«Ross era così irritato che voleva farlo cacciare dal bar»
«E com’è finita?» domandò Jasper, curioso.
«Stark ha comprato quel posto» rispose Coulson, afferrando nuovamente la forchetta «La demolizione è prevista per Giovedì»
Risero entrambi, mentre l’uno tracannava il suo caffè e l’altro ordinava un’abbondante, deliziosa, porzione di frittelle.
   
 
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