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Autore: CiccioBaslardo    09/05/2012    2 recensioni
Un'occasione speciale per ricordare un evento particolare.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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29 Aprile

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Non potrai mai saperlo, ma io e gli altri festeggiamo questo giorno.

Si, ogni ventinove Aprile, di ogni anno, dal 2006 in poi, abbiamo sempre festeggiato con una buona bottiglia di vino.

La mattina dopo, ci svegliamo e sentiamo il mal di testa che ci fa ricordare di essere ancora qui.

Siamo tutti distanti. Non so se ci rivedremo mai. L'unica cosa che ci accomuna sei tu...

Ogni volta che chiamo gli altri, posso percepire che mi stanno rimproverando, anche non rinfacciandomi quella colpa.

Il loro tono così distaccato, che cerca costantemente di ritrovare l'amicizia che ci legava, me ne dà la certezza.

 

Ciao; come stai; che tempo fa; scusa ma adesso devo andare.

Poveri ragazzi: non vogliono farmi sapere quello che pensano in realtà.

 

Mentre festeggio, ad ogni sorso, posso rivedere tutte le loro facce. Posso sentire le loro voci.

Ci divertivamo sempre, anche se in realtà non facevamo altro che star seduti a non far niente. Ci bastava solo la compagnia. Ci bastava solo stare vicini.

Noi due che non ci sedevamo mai vicini, stavamo insieme.

Mi piaceva il modo in cui sorridevi… mi piacevano i tuoi occhi.

Quando tornavamo a casa il suono meccanico del chiavistello, oltre alla porta, chiudeva anche la serata.

Barcollavamo fino a raggiungere il letto della tua cameretta e poi ci abbandonavamo sul letto.

I tuoi genitori non c'erano quasi mai. Potevamo fare qualsiasi cosa in quelle mura così calde, ma alla fine, non succedeva mai niente.

Stanchi, ci addormentavamo abbracciati in quel letto troppo piccolo per tutti e due. La mattina inevitabilmente mi ritrovavo sul bordo del letto e rischiavo ogni volta di cadere.

Non m'importava, c'eri tu vicino a me. Sarebbe potuto cadere anche il mondo intero. Non mi sarebbe importato granché.

Mi piaceva sentire il tuo profumo la mattina. Era inebriante, ma non volevo svegliarti, quindi stavo fermo ad osservare i tuoi occhi chiusi fino a tarda mattinata.

Ti saresti svegliata solo a mezzogiorno, in attesa che preparassi il pranzo.

Un bacio sulla fronte e poi fuori da quel tepore per rivestirmi ed accendere i fornelli per il pranzo.

 

Avrei voluto passare con te tutte le mattine, finché non ci saremmo stufati l'uno dell'altra e ci saremmo lasciati… magari anche litigando.

Mi sarebbe piaciuto portarti quel tipo di rancore.

 

Dopo la notte nel quale scoprii la mia vera natura, non ci vedemmo più. 

Entrasti in depressione e ti lasciasti abbracciare da un senso di colpa che non dovevi provare.

I segni delle mie mani sul collo erano spariti, ma tu li sentivi ancora non è vero?

Ti sei scagliata a dosso un senso di sporcizia e di incompatibilità che ti hanno allontanto da tutti. Non hai capito che il vero problema ero io. Io… non te.

Non avevi visto in me il mostro che sono.

Mi allontanai da te e da tutti. Per fortuna la mia casa era distante da voi, ed anche volendo non avrei potuto più farvi del male.

Almeno così credevo.

 

Quella telefonata mi arrivò quasi inaspettata.

Non volevo crederci.

All'inizio pensavo ad uno scherzo di pessimo gusto… di un gusto orribile a dire il vero.

Poi i tuoi genitori che mi chinano dal tuo cellulare ed i loro insulti furibondi.

Non era possibile. Alla fine ci sei riuscita.

Alla fine lo hai fatto.

 

Non preoccuparti: un giorno troverò il coraggio di tornare e sputare sulla tua tomba.

  
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