Film > Thor
Segui la storia  |       
Autore: Silvar tales    09/05/2012    13 recensioni
CAPITOLO 10 pronto al 25 %
[Thor/Loki] [Contesto: post Avengers]
Era sempre andata così, fin dall'inizio. A lui spettava l'umiliazione, la sconfitta, a Thor la gloria e il trono. Non c'era modo di cambiare le cose. D'altronde, se ci fosse stato un modo, Loki avrebbe smesso di lottare già da tempo.
Invece continuava a tramare, ad inventare, a usare il cervello. Proprio perché in cuor suo non vedeva margini di vittoria.
La sua era la natura di un titano. Avrebbe perso, qualunque cosa tentasse di fare, ma vincere non era il suo obiettivo reale. Quello che veramente voleva Loki, arrivato a questo punto e sbolliti gli spiriti caldi dell'adolescenza, era finire la sua storia a testa alta.
Ma prima aveva un altro compito da svolgere.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Loki, Thor
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Mpreg, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ny början

.¤.





La Peggior Condanna


Le mani legate dietro la schiena, la bocca bloccata da un laccio fin troppo stretto, le braccia e le gambe prive di sensibilità.
Ecco il potente Loki, lo stolto che voleva essere il re, divenuto d'un tratto impotente, meno offensivo di un bambino. Eccolo umiliato e gettato senza alcun riguardo sul fondo di una cella sterile e nera, che nulla aveva da spartire con l'oro e l'azzurro di Asgard. Non c'erano finestre dalle quali potesse cibarsi della luce del sole, ma non gliene importava. Loki si ambientava bene tra le tenebre, la sua pelle pallida e i suoi occhi chiari ne erano come testimoni.
L'accusa che pendeva sulla sua testa era pesante: tradimento. Risuonava come il più efferato dei crimini, tra le mura di Asgard. Tradimento da parte del casato reale, che si era arrischiato ad accogliere al suo interno un subdolo ibrido, uno straniero, un figlio del demonio.
Dunque la colpa ricadeva anche su Odino, e le accuse verso l'anziano padre riempivano di rabbia il vero erede al trono. Per guadagnarsi la stima dei suoi futuri sudditi, Thor avrebbe dovuto uccidere nel peggiore dei modi il fratellastro, e ne era consapevole. La gente voleva il suo sangue, Thor voleva divenire un capo amato.
Loki sarebbe morto, dato in pasto alla folla.
Doveva solo pazientare, e attendere la sua condanna. Perché non sarebbe arrivata presto.
Intanto, chiuso nella sua tomba, Loki non spiccicava parola. Sapeva di essere osservato attraverso qualche specchio nero, qualche dannato angolo cieco che lui, immobilizzato com'era, non poteva scorgere. Sapeva, immaginava il suo destino. Ma non gli importava.
Aveva fallito, aveva fatto il fatidico passo più lungo della gamba, stavolta. Nessun rancore, nessun rammarico. Era nell'ordine delle cose. Era sempre andata così, fin dall'inizio. A lui spettava l'umiliazione, la sconfitta, a Thor la gloria e il trono. Non c'era modo di cambiare le cose. D'altronde, se ci fosse stato un modo, Loki avrebbe smesso di lottare già da quel tempo.
Invece continuava a tramare, ad inventare, a usare il cervello. Proprio perché in cuor suo non vedeva margini di vittoria.

«Tu manchi di convinzione».

La sua era la natura di un titano. Avrebbe perso, qualunque cosa tentasse di fare, ma vincere non era il suo obiettivo reale. Quello che veramente voleva Loki, arrivato a questo punto e sbolliti gli spiriti caldi dell'adolescenza, era finire la sua storia a testa alta.
Ma prima aveva un altro compito da svolgere.
Passò tre giorni, avvolto nella calma e nel silenzio. Tre giorni in cui mangiò normalmente, liberato per quel breve lasso di tempo che gli occorreva dal bavaglio d'acciaio.
Passò tre giorni a studiare la fuga. Una fuga temporanea, breve. Non pretendeva certo di fuggire da Asgard. Qualche diavoleria lo aveva privato dell'uso dei suoi poteri, non poteva smaterializzarsi, né varcare i confini dello spazio aperto. La pressione l'avrebbe schiacciato.
Quella modifica appurata al suo dna era sicuramente un'invenzione terrestre, ideata per tenerlo confinato per sempre ad Asgard, vivo o morto.
Perché Odino e Thor non avevano dovuto prendere accordi di pace solo con i loro abitanti, ma in primis con il popolo leso: i terrestri.
Ma benché fosse cosciente del suo confinamento forzato, Loki necessitava di uscire, per un'ora o due. E l'avrebbe fatto a qualunque costo.



*


«Padre».
Thor si avvicinò cauto al letto di Odino, che assomigliava maggiormente a una nicchia di morte.
Il vecchio era schiacciato dal dolore, dalla terribile situazione che, con la stanchezza dei suoi anni, doveva affrontare. Uccidere colui che aveva sempre considerato un figlio, e che aveva amato.
Vedere i due fratelli combattersi, odiarsi, senza apparente via d'uscita.
«Thor, affido a te la situazione. Hai amato Loki, forse più di quanto l'abbia mai fatto io, perciò a te spetta la responsabilità maggiore dello sbaglio».
Il principe, a quelle parole, deformò il suo viso in una smorfia incredula, e si portò una mano sul petto possente.
«A me? Sarebbe mio lo sbaglio maggiore? Padre, se tu non l'avessi...»
«Non rinfacciare a me ciò che feci», disse minaccioso il monarca, alzando un dito tremante verso il figlio. «Al contrario di te, io so quali sono le mie responsabilità, e le mie colpe. Ho accolto Loki come un figlio. Gli ho dato eguale amore ed eguale fiducia. Credevo di poterlo crescere come un asgardiano, ma mi sbagliavo». La mano ammiccante cadde sulle lenzuola, provata dallo sforzo. Odino respirava lentamente, emetteva profondi rantoli, come le esalazioni di un morente. Terminò così il suo terribile e cieco discorso: «Loki è sempre stato diverso. La mostruosità e la perversione dei giganti di ghiaccio non poteva essere cancellata. Avrei dovuto ucciderlo con le mie mani, subito, appena lo raccolsi nel tempio. Vedi invece ora, figlio mio, che barbarie ho causato, che carneficina? Ho immesso un traditore nella mia casa, ho scatenato l'ira dei miei sudditi, e il tuo odio. Ho messo in pericolo la mia, la tua, la vita di tutti noi».
Thor trattenne il fiato, ascoltando le flebili parole del padre, che stavano assumendo contorni deliranti.
«Sono stato uno stolto a crederlo, per un po'», concluse infine il vecchio re con un filo di voce, per poi abbandonarsi al sonno.
Il ragazzo stette immobile per alcuni istanti, recuperando fiato come se avesse corso. Si accorgeva del tremendo dolore che attanagliava Odino, e questo non faceva che aumentare il suo odio per Loki, annientando quasi ogni briciola di amore e di compassione che gli era rimasta.
«Fratello, se tu fossi stato riconoscente come avresti dovuto essere, ora non causeresti un tale dolore a nostro padre» sussurrò Thor all'indirizzo del re dormiente, ma in verità rivolgendosi a se stesso.
Poi, lo colse un presentimento. Come una minaccia, penetrata all'improvviso entro le difese del palazzo. Una minaccia che da poco aveva imparato a conoscere come tale.
Non sapeva esattamente cosa glielo suggerisse, ma era sicuro che Loki fosse riuscito ad eludere la sorveglianza della propria prigionia.
Abbandonò in fretta il capezzale del padre ed uscì dalla stanza, cercando di essere il più silenzioso possibile. Attraversò in fretta e furia il palazzo, scendendo fino ai piani inferiori che davano sui balconi delle Cascate spioventi. Istintivamente prese con sé Mjöllnir, facendolo rabbiosamente vibrare di campi magnetici. Loki conosceva meglio la reggia, l'aveva esplorata più a fondo e con più circospezione. Strinse i denti, dilaniato dalla rabbia crescente e dal dispiacere.
Era sicuro che non avrebbe trovato il fratellastro dove l'aveva lasciato.
Giunse in un batter d'occhio alle vicine stanze di prigionia, appena incassate sotto lo scalino di roccia. Irato chiese alle guardie che vigilavano la cella di Loki se avessero notato qualche strano movimento. Queste gli fecero immediatamente di no con la testa, irrigidendosi sotto lo sguardo tempestoso del dio.
Per nulla convinto, Thor aprì la porta di sicurezza antecedente alla guardiola della prigione, e ne guardò precipitosamente l'interno.
Ad una prima occhiata, Loki era lì, seduto per terra, con la schiena dritta e lo sguardo volto verso il basso. Ma poi, la sua figura svanì, smaterializzandosi sotto lo sguardo di Thor. Quest'ultimo, per nulla sorpreso di fronte ai trucchetti del ragazzo, si lasciò sfuggire un ringhio.
Ordinò in fretta e furia una punizione esemplare per le due guardie, sbigottite da quell'inaspettato rimprovero, e si diresse verso gli scantinati della servitù.
Sapeva dove trovarlo. Lo sapeva in base a un semplice e futile motivo: Loki aveva sempre amato nascondersi in quei luoghi, quando giocavano insieme da bambini. Quei meandri fatti di soffitti bassi e muri umidicci erano dei nascondigli labirintici perfetti ed efficaci.
Dopo aver velocemente setacciato le prime tre sezioni, s'intrufolò nel magazzino dell'armeria, seguendo le indicazioni di qualche testimone. Dovunque fosse diretto, Loki aveva certamente fretta di raggiungere quel luogo. Non si era curato di far smarrire le sue tracce, gli serviva solo tempo.
Thor spalancò la porta dell'ultimo deposito di armi e finalmente vide, in fondo all'esigua camerata, la figura esile di Loki girato di spalle. Appena entrò il dio sussultò visibilmente, stranamente spaventato. Non azzardò a girarsi, nemmeno per controllare l'identità dell'intruso - anche se non ne avrebbe avuto bisogno. Stava nascondendo qualcosa.
Un'arma, pensò d'istinto Thor, stringendo più ferocemente il martello nel pugno, pronto allo scontro. Era sicuro che Loki aspettasse il momento giusto per voltarsi e per attaccarlo, con minor prevedibilità possibile.
«Secondo te un condannato al patibolo può andarsene in giro quando e dove più gli aggrada?»
Le spalle di Loki s'irrigidirono a quelle parole fredde. Tremarono un poco, sussultarono impercettibilmente, come se si sforzasse di mantenere il controllo.
Thor invece, perse definitivamente quel poco che gli era rimasto. Avanzò come una furia verso il fratello, ringhiando come una belva affamata.
«Disgraziato! Lo sai che dolore rechi a
mio padre? Lo sai che inferno stai rendendo i suoi ultimi giorni di vita? Sei un ingrato!»
Afferrò Loki per le spalle, lo costrinse a guardarlo in faccia. Il suo volto era più pallido e remissivo del solito, il verde dei suoi occhi era spento e velato. Nessun sorriso di sfida, nessun sguardo ingannatore. Solo un muto viso, stanco e vagamente spaventato.
Il dio degli inganni affrontò a viso pieno l'ira del fratello, ma rimase immobile. Immobile nella sua posizione, vulnerabile a qualsiasi attacco; rimase così, con i palmi appoggiati ai bordi dell'enorme cassa dietro di sé, rimase così pur di non abbandonare quella che pareva una postazione di guardia.
Thor aggredì senza pietà il fratello, sovrastandolo e minacciandolo con l'arma che recava. Non si curò di trattenere uno schiaffo, bruciante su quel viso bianco e su quell'espressione arrendevole, che non mutò.
Poi, nel ritirare la mano, il dio scorse qualcosa.
Un movimento, oltre la schiena del fratello.
Dentro la cassa.
Tra le lenzuola che servivano ad avvolgere le armi.
Loki abbassò lo sguardo verso il pavimento, e fu incapace di trattenere un sommesso gemito di dolore. Sentiva gli occhi inumidirglisi e bruciargli vedendo che l'attenzione di Thor era ormai stata catturata. Ormai aveva visto.
Il dio del tuono scavalcò l'ormai inutile sorveglianza del fratello, e scostò le lenzuola con cautela. Rivelò la testa ricoperta di capelli neri di un bambino, poco più che neonato. E un paio di occhi verdi, vispi e attenti, vogliosi di accogliere il mondo dentro di loro.
Non appena fu scoperto dal lenzuolo, il bimbo singhiozzò piano, allargando ulteriormente le pupille alla luce. La sua incredibile somiglianza con Loki era inequivocabile.
Un dolore lancinante colse l'erede al trono di Asgard. Si portò la mano destra alla bocca, come se avesse appena compiuto un delitto atroce.
«L-Loki, tu non sai cosa...»
Senza neanche avere il tempo di formulare una frase sensata, Thor si ritrovò scaraventato contro la parete, immobilizzato dallo sguardo del fratellastro, colmo d'odio, di disperazione e di umiltà allo stesso tempo. E in quel preciso istante, realizzò che il ragazzo sarebbe stato disposto a far qualsiasi cosa pur di salvare quel bambino.
«Non lo toccherai, non gli farai del male, hai capito, Thor?»
Suonava più come una supplica che come una minaccia. Loki che supplicava, e stavolta non per finta. Non poteva accadere niente di più assurdo.
Ma il dio degli inganni lesse dissenso e freddezza negli occhi glaciali del fratello. Sapeva che quella sarebbe stata la sua prima e ultima sentenza.
«THOR!» Si lasciò andare ad un urlo furioso e cadde in ginocchio, scuotendo le regali vesti del fratello.
Era finita. Era veramente finita.
A nulla sarebbero valse le più intime suppliche. La decisione era stata presa. Anzi, era il metodo ideale per Thor. Uccidere il bambino, punire in modo esemplare il traditore, non ripetere l'errore del padre, e al contempo risparmiare Loki.
Risparmiare il fratellastro, a lungo odiato, ma anche profondamente amato.

Loki sapeva che Thor si sarebbe macchiato di un sangue innocente, piuttosto che rendere esecutiva la sua condanna a morte. Non aveva mai avuto intenzione di ucciderlo, ma se prima non aveva scelta, ora che gli si presentava un'occasione alternativa non poteva farsela fuggire.
«Loki, sai alla perfezione come funziona la nostra legge».
«TACI!» gridò il dio degli inganni, a pezzi, fissando stravolto e incredulo la fredda impassibilità del fratello. «Taci. Io le leggi le conosco, e molto più a fondo di te e credimi, sarebbe stata la prima cosa che avrei cambiato una volta re, fermare questa barbara regola di troncare la vita dei traditori uccidendo i loro figli! Asgard è un reame assetato di sangue e maledetto!»
Il suo volto, stremato dallo sforzo, dal tentativo di proteggere il bimbo dal volere del fratello, era rigato di lacrime. Lacrime di rabbia.
Il dio del tuono, colpito dolorosamente da quelle ingiurie, tentò di strappare il neonato dalle braccia di Loki. Quest'ultimo raccolse le ultime briciole di sangue freddo che gli erano rimaste e respinse Thor con un calcio ben assestato, tentando poi di avvelenarlo con la forza innata della sua stirpe. Velocemente avvolse di ghiaccio la lancia che brandiva nella mano destra, afferrata tra la confusione dell'armamentario. Ma Thor schivò prontamente la colonna ghiacciata, e senza sforzo fece rovinare Loki per terra, ormai privo di alcun potere e di alcuna forza.
Gli prese il neonato dalle braccia, confondendo un momento il fratello tramite una leggera scossa trasmessagli nel corpo.
Non appena se ne rese conto, Loki tentò nuovamente di assalire Thor, invano. Ormai, privato dei suoi poteri più letali, era del tutto innocuo, inoltre nel frattempo erano arrivati i rinforzi.
Un manipolo di guardie asgardiane fece irruzione nello scantinato e circondò il traditore, impedendogli in tutti i modi la fuga.
«Vigliacco! Sei un vile e un codardo, Thor!» gli urlò avvelenato Loki, arrancando in ginocchio verso di lui. Ma una delle guardie lo immobilizzò con un forte colpo alla nuca e altre due si affrettarono a legargli le mani e ad imporgli il bavaglio.
Thor rivolse un ultimo sguardo al fratello, carico di falsa pietà.
«Asgard non è un regno di traditori. Non è il regno che hai descritto tu poc'anzi. È proprio perché non gli hai mai portato rispetto, fedeltà e riconoscenza che ora devi scontare questa pena. Se non fosse stato per mio padre, se non fosse stato per Asgard, tu a quest'ora saresti morto, e non ci sarebbe nessun bambino».
Dette queste poche ultime parole uscì dal deposito con il bambino in braccio, cercando di calmarne il pianto. Ordinò in fretta al corpo di guardia speciale di condurre Loki in cella, e di triplicare le misure di sicurezza.
Il dio degli inganni si lasciò condurre nella stanza sudicia di prima, senza più un filo di vigore in corpo. I carcerieri lo gettarono sul pavimento, e lì restò, immobile, con gli occhi spalancati e rossi. Incapace di piangere.






continua...


.¤.

Note di Silvar: se vi state chiedendo dove sia il pairing, beh, abbiate fede. Arriverà. 
Grazie per essere arrivati fin qui!

   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Thor / Vai alla pagina dell'autore: Silvar tales