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Autore: black_jack    09/05/2012    2 recensioni
Dopo la guerra d'indipendenza contro gli amanto, il gruppo Joui si è sgretolato, come la profonda amicizia tra i giovani ribelli, segnati dal dolore per la perdita dei compagni e la disperazione della sconfitta.
E se il destino desse ai quattro del Joui la chance di combattere ancora insieme?
Genere: Azione, Commedia, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gintoki Sakata, Sakamoto Tatsuma, Takasugi Shinsuke | Coppie: Katsura/Zura Kotaro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gintoki Sakata

 
Gintoki osservò irritato la pioggia cadere fitta sulle strade e sulle case di Edo, dalla finestra del suo studio nella sede dello Yorozuya. Pioveva da giorni, e lui, da povero scemo aveva sfasciato il suo unico ombrello nel tentativo di allontanare le fauci di Sadaharu dalla sua testa, ritrovandosi con il cranio sanguinante come al solito e lo scheletro inutilizzabile e la stoffa a brandelli della povera vittima sacrificale tra le mani.
Senza ombrello, uscire col brutto tempo poteva significare una catastrofe per i suoi capelli, già irrimediabilmente ricci. Si tirò con forza una ciocca argentata, che rimbalzò e ondeggiò sinuosa, quasi si beffasse di lui. Se la immaginava quasi: una grossa assemblea formata dai suoi capelli, ridere sadica e gonfiarsi a dismisura sotto la pioggia intralciando i movimenti e bloccando le porte.
Eppure la scorta di budini e dolci nel frigo stava pericolosamente diminuendo, cosa che per quanto riguardava Gintoki era quasi peggio della morte.
Preso da un improvviso slancio di eroico stoicismo si avvicinò a passi veloci verso la porta, decidendo di ignorare il fatto che a distanza di pochi minuti si sarebbe ritrovato una grossa mongolfiera bianca sulla testa, afferrò deciso la maniglia e si lanciò all’aperto temerario.
Solo a metà strada, quando ormai l’acqua gli aveva inzuppato persino le budella, si rese conto di avere dimenticato i soldi a casa.

Rientrò sbattendo forte la porta scorrevole, sgocciolando per tutto l’ingresso: era così irritato che gli era persino passata la voglia del parfait al cioccolato che aveva intenzione di comprare.
Si chiese cosa avrebbe potuto pensare Ana Ketsuno se lo avesse visto in quelle condizioni… Cioè, non che sperasse veramente di incontrare la sua adorata giornalista, Gintoki non avrebbe mai sovrastimato tanto la sua fortuna, ma nel caso che…
A proposito della Ketsuno! Era proprio l’ora del telegiornale!! Il samurai si lanciò sul telecomando e dopo una breve lotta contro la televisione, che come al solito non sembrava avere intenzione di funzionare a dovere, finalmente apparve il logo luminoso di TvEdo.
“… e così, con l’approvazione del bakufu, verrà realizzato il nuovo terminal areo-spaziale della città. I lavori avranno inizio appena gli ultimi accertamenti sul luogo da trivellare avranno buon esito, alla…”
Gintoki spense la tv con uno sbuffo. Non gliene fregava niente, non voleva saperne niente. Si rigirò per il divano, cercando di trovare una posizione abbastanza comoda, lasciandosi scivolare addosso come al solito ogni notizia inerente gli amanto o il bakufu: l’ultima volta che aveva provato a fare qualcosa, aveva perso tutto.
Basta, si ripetè, non me ne frega niente.
Additò feroce lo schermo nero decidendo di prendersela con oggetti innocenti. Quel parfait che non era riuscito a comprare lo mandava in bestia…
“Quei cosi possono anche girare per strada nudi, ma io voglio il mio parfa-“
“Gin siamo tornati!!”
Ah, Kagura e Shinpaci erano tornati con Sadaharu…  Gintoki tremò al pensiero del sudiciume che quel cane avrebbe riversato per la casa.
“Gin-san cosa stavi gridando al televisore? Non starai ancora guardando quelle schifezze…” Shinpaci si affacciò guardingo dal corridoio.
“Tappati quella fogna Shinpaci! Gin-san è un uomo adulto e anche se guarda robaccia gli vogliamo bene lo stesso!!”
“Cosa diavolo pensate che io guardi alla tv??” strepitò Gintoki, tentando di strisciare fuori dalla portata di schizzo di Sadaharu, che aveva deciso di scrollarsi l’acqua proprio di fianco a lui.
“Piuttosto, hai sentito cosa dicono Gin-san?? Vogliono costruire un altro terminale a…”
“Non mi fa né caldo né freddo Shinpaci, lo sai che guardo il telegiornale solo per Ana Ketsuno, quella roba potrebbero costruirla anche qui di fronte…”
“Si ma…”
“Tappati quella fogna e fila a cucinare Shinpaci!!”
Gintoki osservò divertito i goffi tentativi del ragazzo di picchiare Kagura, ammirandone la grinta suicida nel volere affrontare la ragazza del clan Yato.

La mattina dopo una busta sigillata diede il buongiorno al trio dello Yorozuya… Un nuovo lavoro!
Gintoki non sapeva se essere contento della nuova chance di pagare l’affitto o dispiaciuto per l’inevitabile lotta che avrebbe dovuto affrontare contro la sua pigrizia.
Aprì la busta tenendola ben lontana dalle grinfie assassine di Kagura e Sadaharu, la cui impazienza poteva risultare più dannosa che produttiva, ed estrasse un foglio sottile di carta di riso.
Il biglietto era anonimo. Non troppo strano, pensò,non era di sicuro la prima richiesta anonima che avesse ricevuto.

“Si richiede, dietro lauto compenso, al titolare dell’agenzia tuttofare Yorozuya di presentarsi alle dieci in punto davanti all’entrata del parco nel quartiere di Shibuya. Non sono gradite orecchie indiscrete.”

Gintoki si grattò la testa pensoso: erano già le nove e mezza, ergo, si doveva dare una mossa. Afferrò veloce la spada di legno e assicurò ai due aiutanti che sarebbe tornato entro sera. Prima di uscire, lanciò un’ ultima occhiata di rammarico in direzione del divano, poi varcò la soglia e inforcò il motorino verso il luogo del suo appuntamento.
Il quartiere indicato dal biglietto era in periferia, e non proprio tra i più chic di Edo, ma appena accertatosi di essere ancora in tempo, il samurai si diresse veloce verso il piccolo parco passando tra le viuzze strette e quasi deserte.
Non c’era nessuno. Gintoki rimase in attesa, coi sensi all’erta: non sarebbe stata la prima volta nemmeno per un’imboscata.
“Ehi! Gintoki!!” si sentì chiamare in un sussurro.
Veniva da una stretta fenditoia tra due case, completamente all’ombra. Si avvicinò cauto fino a scorgere la figura del giovane che lo aveva fatto venire fin lì da Kabukicho.
“Gli amanto vogliono costruire il terminale sulla nostra vecchia scuola, Gintoki…”
Il samurai sgranò gli occhi attonito. E così la scuola del maestro Shoyo, il loro sensei, per colpa degli amanto avrebbe subito un nuovo affronto: un altro, da quando l’aveva vista bruciare dalle fondamenta…
 Chissà come gli era sfuggito questo particolare. Gintoki non sapeva spiegarsi perché in quel momento gli pareva quasi di essersi dimenticato di respirare.
“Ne parleremo dopo…”
Gintoki alzò gli occhi da terra e cercò di distinguere le forme di Kotaro Katsura dal buio.
“… ma ora Gintoki dammi una mano, credo di essermi incastrato!”
  
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