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Autore: bonza corrotta    10/05/2012    6 recensioni
Salve!
Questa farsa racconta di Sora e Roxas, due gemelli di quasi quindici anni alle prese con una simbiosi particolare: per esempio se uno ride, l'altro, non importa dove si trovi e in che contesto, anche. La mia sadica persona prevede che i nostri eroi dovranno districarsi fra l'imbarazzo di uno e dell'altro, il dolore e le cotte...Questa simbiosi, però somiglia di più a una maledizione che ad una semplice empatia fra gemelli...
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Riku, Roxas, Sora, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Mentre i suoi figli erano alla fantastica festa(dove lei non aveva nulla da fare, per cui l’aveva evitata come la peste), Namine decise di andare finalmente da sua madre a pretendere una risposta precisa alle sue domande

 

 

 

Due capostipiti per due degni discendenti

 

Mentre i suoi figli erano alla fantastica festa, luogo dove lei non aveva nulla da fare, per cui l’aveva evitata come la peste, Namine decise di andare finalmente da sua madre per pretendere una risposta precisa alle sue domande.

Dopotutto, aveva perso troppo tempo, fra un’emergenza e l’altra.

Se Acqua credeva che si sarebbe dimenticata di doverle dare una spiegazione, seppur minima, di ciò che stava accadendo ai bambini, di ciò che lei stessa aveva passato, allora non conosceva bene sua figlia.

E Namine aveva intenzione di cambiare completamente l’immagine che la donna aveva di lei, se non altro per la sicurezza dei sui bambini.

Non che pensasse fosse una roba semplice da fare, soprattutto perché Acqua era immersa nella sua migliore performance da ‘donna di casa’.

Namine sperò solo che gli ospiti fossero tutti fuori per l’ultima serata. In realtà, sarebbe stata una cosa molto poco intelligente venire su un isoletta sperduta con un unico obbiettivo e alla fine ignorarlo, per cui la donna si sentiva molto propositiva.

Varcando il cancello di quella che l’indomani sarebbe tornata ad essere la sua casa, la donna non sentì nè urla nè strilli, nè musica spacca vetri, quindi si diresse decisa in cucina, sicura di trovarci, se non sua madre, almeno uno dei suoi fratelli.

Non era certa di dove si trovassero in quel momento, anche perché non li vedeva da un pezzo.

Chissà dov’erano andati a finire? Bah.

Armeggiò un poco per trovare la chiave della porta di casa ed entrò nel suo salotto, dove imperversava un CD che doveva essere di Sora, se non era nel torto (quando arrivava un nuovo disco, Sora diventava dipendente da questo per almeno due mesi e di conseguenza tutta la famiglia finiva per imparare a memoria ogni singola canzone).

Sua madre doveva aver messo a posto la camera dei suoi nipoti e aver sequestrato varie cose da quella.

“We are listening an/ We are not blind./ This is your life/ Decide your Time...” *

Sì, era l’ultimo, maledetto disco di uno dei suoi figli sicuramente.

“Mamma! Sono io!” Namine si sentiva un poco deficiente ad annunciarsi a quella che era anche casa sua.

Purtroppo sua madre non la pensava così.

“Sono in cucina!” Ah, fortuna! Forse era riuscita beccarla da sola!

Acqua se e stava nella stanza, seduta al tavolo, contemplando vecchi album fotografici.

“Che cosa fai?” Chiese Namine.

La donna alzò lo sguardo, andando ad incontrare quello della figlia:“Stavo pensando alle mie nonne.”

“Uh?”

Acqua sorrise condiscendete:” Te lo ho mai fatte vedere? Erano delle donne bellissime. Purtroppo però non ho ricordi di Mitsuko, perché è morta prima che io potessi conoscerla.” Acqua sorrise tristemente alla foto che aveva in mano, poi la tese alla figlia perché la vedesse.

Quello che Namine vide erano Sora e Roxas.

“Sai, cara, penso che sia venuta l’ora di raccontarti una storia” disse Acqua, sorridendole.

 

 

 

 

 

 

 

“Zio! Zio, ciao!” Sora corse incontro a Ventus tirandosi dietro un recalcitrante Riku, a cui non importava un fico molto secco di chi fosse l’uomo misterioso, copia di quel ananas rosso. Proprio nulla. Anzi, se magari fosse riuscito a stargli lontano sarebbe stato anche più felice.

Ma, apparentemente, a Sora importava moltissimo, probabilmente più del necessario.

Ventus li guardò sorpreso (come se uno non potesse aspettarsi di trovare dei parenti nello stesso posto, durante il periodo più importante dell’anno per gli affari dell’isola), ma non sembrò andare particolarmente in panico, ne cercare di fuggire.

 Riku doveva ammettere che aveva un grande spirito di adattamento.

“Sora! È un sacco di tempo che non ti vedo, brutta scimmia! Come stai?” Ventus abbracciò il nipote, curioso proprio come una stupida e urlante scimmia. Gli occhi del ragazzino, però, non si erano staccati dalla faccia dell’illustre sconosciuto.

Alla mancanza di risposta alla sua domanda di circostanza, Ventus seguì il suo sguardo, per poi presentare il suo compagno con un sorriso:”Lui è Lea, un mio amico. Trattalo bene, capito?”

”Zio, Non trovi che assomigli un sacco ad Axel?” Sora non aveva proprio la forza per non soddisfare subito una sua curiosità. In fondo, se era tanto amico di Kairi c’era un motivo.

Lea guardò Ventus con aria interrogativa e l’uomo gli rispose con molta calma che era il ragazzo dell’altro suo nipote.

Riku, che nonostante il tempo che aveva trascorso con la famiglia di Sora, non era ancora fuggito a gambe levate, provò una vera pietà per l’ignaro uomo che probabilmente aveva avuto a che fare soltanto con Ventus e non con l’intera e allegra brigata di matti. Poi, provò una sincera pietà per se stesso.

 Mentre Riku continuava a stupirsi di questa sua resistenza ad una famiglia di pazzoidi e al fatto che lui stava proprio con uno di questi, proprio il suo ragazzo scavava a fondo nella vita dello sconosciuto-baciato-dallo-zio.

Da quello che Riku stava ascoltando, e stava ascoltando molto poco, aveva capito che Lea non era in alcun modo imparentato con Axel (“No, non ho fratelli o sorelle di sorta, e no non ho figli. Ma che ti prende, piccoletto?” ”Lea, non dare del piccoletto a mio nipote.” ”Guarda che è effettivamente basso.”), anche se era praticamente uguale a lui e parlava come lui e si atteggiava come lui… Magari era un Axel del futuro che, distrutto per un’improvvisa perdita di Roxas, era tornato indietro nel tempo e si era rifatto con lo zio identico a lui.

Riku si chiese per quanto tempo avrebbe mantenuto integra la sua sanità mentale, stando con persone del genere.

“Ah, Zio, non sai dov’è zio Terra? È un sacco che non vedo nemmeno lui e pensavo foste insieme.”

”Non ne ho idea, Sora, sono andato da Lea quando la nonna ha deciso di sfrattarci, per cui non lo vedo da allora. Inoltre, prima avevamo avuto una piccola discussione, per cui…” Ventus andò sul vago.

Riku sospettava che la ‘piccola discussione’ riguardasse da particolarmente vicino Lea.

 

 

 

 

 

 

 

 

Namine stava osservando incantate le immagini di quelle due ragazze, così simili ai suoi bambini: le foto erano in bianco e nero, ma i visi e le espressioni, le facce allegre delle due erano veramente la coppia sputata dei ragazzi.

Com’era possibile? Va bene la discendenza e il codice genetico (di cui lei in primis sapeva palesemente poco), ma una roba del genere le sembrava esagerata, accidenti! 

“Questa è la mia foto preferita” Acqua di intromise nei sui pensieri, mostrandole un’immagine di Amaterasu e Mitsuko, messe in posa spastica: quest’ultima per nulla convinta, che tendeva la mano alla sorella, e la palese pazzoide che aveva un’espressione felice in volto, come se non si fosse mai divertita tanto in vita sua.

“Avevano più o meno l’età dei ragazzi quando fu scattata questa foto.” Le disse Acqua sorridendo.

Ok. Addio realtà! Benvenuti spettri di donne uguali ai suoi figli.

“Mamma… cosa c’entrano loro con Sora e Roxas, scusa? E non parlare di stronzate come vite passate, o fantasmi! Non è possibile!”

Acqua la guardò seriamente, per poi risponderle con un criptico: ”Eppure sono le uniche spiegazioni possibili, non trovi?”.

No, non poteva essere così. Perché a lei, Mondo Crudele?!

Namine singhiozzò forte.

Acqua sorrise ( dir la verità, sembrava più un ghigno compiaciuto): “Siediti, tesoro.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roxas si trovava comodamente spaparanzato sul petto di Axel. Erano ancora sulla sdraio firmata, che però erano riusciti ad isolare dalle altre coppiette miagolanti con il solo aiuto delle magiche sigarette volanti, lanciate a caso nella notte.

Per poco un simpatico buzzurro pompato aveva deciso di protestare, ma la sua ragazza,  quella miagolante, non aveva voglia di “mischiarsi a questi due froci deficienti”  per cui Axel e Roxas se la erano cavata solo con insulti gratuiti.

Il che, secondo Roxas era perlomeno una grazia concessagli dal Divino, perché, se a lui fosse arrivata un cicca addosso mentre era felicemente a far dell’altro, avrebbe perlomeno protestato selvaggiamente, ma, a parte i due simpatici esseri, nessuno era venuto a reclamare vendetta.

 

Aspetta, magari si sono nascosti tutti e vi stanno tendendo una trappola!

 

Sora, vattente. Già ho la testa incasinata, non mi va di ritornare a modalità salvaschermo.

 

Axel, che era stato preso e legato con i lacci delle scarpe ritrovate (dopo ben mezz’ora di ricerca nel buio con il solo ausilio dell’accendino come luce potente e soprattutto eterna, come quell’impiastro del ragazzo continuava a ricordargli) alla sdraio firmata (e fiera di esserlo, a detta del suo ragazzo), per evitare che le sue pensate geniali li mettessero ulteriormente nei guai. Ma anche se sapeva benissimo di aver combinato un casino, Axel pensava sinceramente di aver scontato la sua pena per un tempo accettabile:“Mi sleghi, Amore?”

Mi sleghi Amore, ‘sto cazzo Axel. Così impari a rispettare gli spazi vitali altrui.” Roxas non era certo d’umore brillante, e quei due gli avevano dato proprio noia.

“Ma io non ho fatto niente!” Disse il bastardo ghignando selvaggiamente.

“Parliamone, Amore: la tua persona è particolarmente gradita agli occhi bendati della Dea della Fortuna, visto che niuno stanotte è diventato un rogo fiammeggiante. Sei stato ancor di più baciato da quella schifosa donna cieca per non essere stato battuto a morte, anche se il tipo avrebbe adorato sfidarti ad amabile tenzone. Ma il fatto di essere legato non è stato causato dal tuo tabacco volante, no, ma dalla tua stupidità unica! Perché hai dovuto, ad ogni costo, divertirti a scacciare i nostri vicini?!”

Axel lo guardò con occhi stralunati per il discorso lungo ed articolato(era un po’ che non lo sottoponeva al vocabolario fantasy), ma si riprese quasi subito:”Rox, quella tipa miagolava! E mi fa senso avere intorno gente che scopa miagolando!”.

Ok, questa era un valido motivo, ma non poi così valido.

Roxas, sconfitto in partenza dalla sua assoluta mancanza di voglia di litigare, lasciò cadere la sua testa pesantemente sul petto del ragazzo, che non approvò assolutamente il peso del suo cranio.

Ma era una cosa su cui poteva soprassedere.

“Allora, mi sleghi, Amore?”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Prima di tutto” Cominciò Acqua: ”devi sapere che se si hanno delle cose in sospeso nelle vite passate, di calibro molto importante, allora è probabile che si rinasca con delle… similitudini. Nel senso che avrai sempre la stessa gente intorno, anche se non le ricordi, anche se non rappresentano il ruolo che avevano in passato. Finché non ti chiarisci con loro, la tua anima non avrà pace, e non riuscirai a capire il perché delle tue azioni, o delle loro. Questo, in breve, è quello che è successo ai ragazzi. O a te e Ventus, anche se sembra che lui abbia accettato la cosa e ormai stia proseguendo per il suo sentiero da solo. Ci sei fino a qui?” Le chiese la donna.

Namine, che non aveva mai sentito il bisogno di conoscere queste cose assurde, si trovò in una posizione a dir poco scomoda, visto che quello che le aveva detto sua madre aveva almeno un pizzico di senso.

Circa.

Ma si ritrovò ad annuire, oramai nella storia.

“Amaterasu e Mitsuko erano le mie nonne. Anzi, Amaterasu era mia nonna, Mitsuko mia zia. Vediamo, cosa posso dirti di loro? Io so solo quello che mi raccontò nonna Ama. Dunque: beh, erano gemelle, ma questo è ovvio, omozigote, anche se erano diverse l’una dall’altra come il Sole e la Luna, ma unitissime. Avevano una specie di simbiosi, anche se non aveva nulla a che vedere con quella che hanno sviluppato i ragazzi.” Acqua si fermò per bere un attimo, visto che era un racconto lungo e lei iniziava già ad avere l’Isola Desertica in gola.

“Erano libere e gioconde, sempre insieme, sempre unite. Finché non furono in età da matrimonio.”

Namine trovava strano il concetto, vedendo la foto di quelle due antenate semi svestite e visibilmente idiote. 

“Vedi, i genitori erano di buona famiglia, stavano bene economicamente, ma questo non impediva loro di scegliere dei buoni mariti per le loro due figlie. Amaterasu mi raccontò che non era particolarmente felice del ragazzo che le scelsero, all’inizio, perché era un suo amico d’infanzia e lei non si era ancora resa conto di amarlo, a quattordici anni.” Acqua rise fra se ricordando il volto incartapecorito della nonnina, mentre le raccontava che a volte il suo sposo era particolarmente indisponente.

“Mitsuko, invece, non fu tanto fortunata: venne data in sposa ad un figlio di un’altra ricca famiglia, per il prestigio sociale, sai, e per quanto lei provasse a soddisfare il piaceri di quell’uomo, lui non era mai compiaciuto abbastanza. Amaterasu mi raccontò che nelle lettere che le scriveva la sorella, si capiva che c’era qualcosa che non andava assolutamente, ma Ama, che a quel tempo viveva su un’atra isola, non intervenì, non andò a trovare la sorella, aspettando che il problema si risolvesse da solo.”

“Che stupida.” Disse Namine, immersa nella narrazione.

Acqua sorrise paziente:”Così come fece Sora quando quel bambino cominciò a picchiare Roxas.”

Al che, Namine rimase sbalordita dal parallelo fatto da sua madre.

Accidenti, ha ragione.

“Ma, a quanto pare, le cose, dopo un po’ di tempo, sembravano sistemate, perché Mitsuko le mandava lettere più allegre e solari, sembrava quasi ritornata se stessa.”

“Finché?”

“Finché, una settimana dopo il compimento dei quindici anni di entrambe, non arrivò ad Amaterasu una lettera che annunciava la morte di sua sorella.”

Acqua guardò la figlia attonita con un sorriso triste sul volto: ”Vedi, non si erano affatto sistemate le cose fra Mitsuko e il marito, semplicemente, la ragazza si era fatta una ragione delle botte e degli insulti di quell’essere, e si era trovata un amante per i giorni più bui.”

“Ed era per lui che sembrava più felice?”

“Ci scommetterei.”

Namine non sapeva più come reagire: ”Ma come è morta?”

Acqua fece un sospiro profondo: ”Si buttò giù dalla scogliera, dopo aver scoperto di essere rimasta incinta dell’amante.”

“…Eh?” Namine guardò basita sua madre, nella vana speranza che stesse soltanto prendendosi gioco di lei.

“Nella lettera che Mitsuko lasciò ad Amaterasu, descriveva di come si fosse innamorata del giovane giardiniere, un avvenente uomo dai capelli fulvi (il che è un cliché indiscutibile, quello del giardiniere, intendo), e di essere pienamente ricambiata. Con lui non c’erano violenze di ogni sorta, perché era un uomo dall’animo gentile, anche se un poco rozzo… Ma lei rimase incinta mentre il marito era andato, per affari di lavoro, via da casa per ben sei mesi.”

“Così tanto?!”

”Beh, i trasporti di una volta erano senz’altro più lenti, cara.”

Namine si morse il labro frustrata :”Quindi non avrebbe potuto fingere che fosse il figlio del marito?”

”Probabilmente, se avesse ragionato, si sarebbe accorta che il suo sposo era un completo imbecille e che non sarebbe mai venuto a conoscenza di quanto una donna ci avrebbe messo per partorire. Se gli avesse detto che noi donne abbiamo lo stesso tempo di gestazione delle pecore, a mio parere lui ci avrebbe creduto senza battere ciglio. Ma Ama mi disse che sua sorella amava i finali tragici, e lei stessa aveva un animo melodrammatico che a volte le ispirava forti istinti suicidi.” Acqua ridacchiò serena: ”Nonna Ama era una donna che mi faceva ridere. Mi piaceva stare con lei.”

Namine squadrò il volto di sua madre, palesemente persa nei suoi ricordi:”Mi sarebbe piaciuto conoscerla.”

”Già, sarebbe stato veramente divertente.”

Acqua contemplò la foto delle due giovani ragazze: ”Quando il marito tornò, ossia quasi un mese dopo la morte di Mitsuko, cercò il giardiniere, ma lui era scomparso. Così rimase senza donna da bistrattare, senza erede, deriso dai vicini, per cui decise di trasferirsi su un’altra isola e da allora Amaterasu non ebbe più sue notizie.”

“E la nonna… Bis nonna?”

Acqua fece un sospiro lunghissimo, per poi tacere per un minuto intero.

“… La nonna mi disse… che quando le arrivò la lettera lei sapeva che qualcosa non andava, disse che si era sentita come persa da un attimo all’altro, senza sapere il perché o il percome. Quando fu a conoscenza della fine tragica, e perlomeno stupida, della sorella, partì immediatamente per l’sola dove Mitsuko aveva vissuto per un anno, da sola, senza amici, con un marito che la tormentava, senza il sostegno di nessuno.

Non riuscì a trovare il giardiniere a parlargli, perché era già scomparso, ma in camera di sua sorella trovò numerose lettere di Mitsuko, indirizzate a lei e mai spedite, dove le raccontava di come non riuscisse a reagire ai soprusi del marito, di quanto fosse infelice, dove la pregava di aiutarla, perché non sapeva che cosa fare. Poi c’erano le lettere dove spiegava di come si fosse innamorata di quell’assurdo giardiniere e come fosse felice, nella bolla che avevano creato. Nell’ultima lettera diceva di essere rimasta incinta e di quanto fosse disperata, di non sapere che cosa fare. Il giardiniere le aveva chiesto di scappare insieme a lui, ma Mitsuko era talmente in confusione che non sapeva decidersi.”

“Io avrei scelto subito di andarmene con lui.”

“Anche io, cara, ma ti ho già detto che era una donna particolarmente melodrammatica. Per cui, nella disperazione più totale, decise, il giorno del suo quindicesimo compleanno, di morire.” Acqua la guardò negli occhi: ”Capisci? È per questo che la simbiosi che si è manifestata sia con te che nei tuoi bambini finisce con il compimento dei quindici anni. Perché le anime di Amaterasu e Mitsuko si sono separate nel peggiore dei modi, ossia con una morte violenta. Nonna Ama diceva che da allora non si è mai più sentita se stessa, mai più completa.”

“E quindi?”

“E quindi, i tuoi bambini sono la reincarnazione di quelle due ragazze che si stanno tenendo saldamente attaccate per non separarsi di nuovo, anche se a volte la situazione diventa così potente da essere pericolosa. Perché questo si manifesta quando uno dei due prova emozioni intense? Perché in questa simbiosi, le due anime si uniscono terribilmente, per evitare che una delle due vada via, come è successo in passato.”

“Ma… e io e Ven, allora? Che cosa siamo, noi?” Chiese accigliata la donna.

“A mio parere, e guarda che non sono un’esperta, siete i figli di Mitsuko mai nati per quella sua tragica fine. Non ne sono certa, bada bene, ma nella storia che mi raccontò nonna Ama voi non figurate da nessuna parte. Invece, se foste quei bambini mai nati, la spiegazione logica e razionale sarebbe che siete qui con il semplice compito di riportare Amaterasu e Mitsuko nel nostro mondo.”

Be’, era entusiasmante essere una bambina – mai - nata  per suicidio della sua genitrice. Uno spasso, proprio.

“Ma tu e Terra?” “Noi non siamo stati toccati da questa storia, probabilmente siamo due nuovi inserimenti di un’altra vita. Capita, sai? Non è che il mondo giri intorno a voi.”

“Ah. Logico. Quindi, per ricapitolare, io e Ventus siamo dei feti mai dati alla luce perché nostra madre si è suicidata prima, e Roxas è Mitsuko e Axel il giardiniere, Sora è Amaterasu e quindi il marito sarà… Riku? Ma lo stronzo misogino sposo di Mitsuko?”

“Be’, tesoro è facile: è quel bambino che lo picchiava sempre dall’asilo fino alla fine delle medie, non trovi?”

 

 

 

 

 

 

 

 

“Sai che Sora ha incontrato alla festa mio zio con quello che potrebbe essere tuo padre?”

Sinceramente, ad Axel non interessava. I suoi genitori era morti, e di parenti in giro non ne aveva, ma soprattutto era ancora legato alla maledettissima sdraio, cosa non solo scomoda, ma ormai perfino dolorosa, perché le sue braccia avevano già da tempo deciso di smetterla di formicolare allegramente e di cominciare a bruciare selvaggiamente. Per non parlare di quel peso morto di Roxas che se ne stava comodamente spaparanzato su di lui e che ormai non riusciva più a considerare un peso piuma.

“Davvero? Magari è il mio doppelganger.”

“Anche Riku ha detto così, ma ha spiegato a Sora che chi incontra uno dei suoi doppioni in giro per il mondo, è destinato a combattere per prevalere come essere.”

“Immagino si augurasse la mia sconfitta.”

“Beh, quell’idiota non ha detto nulla a Sora, ma dalla sua espressione compiaciuta, si intuiva benissimo che nel caso ti avrebbe dato in pasto alla tua ombra con anche un bel fiocchetto rosa in resta.”

“Per l’amor del cielo, io col rosa sto malissimo”.

Roxas ridacchiò e si protese a baciarlo, arrampicandosi  sul corpo del ragazzo.

Cosa che Axel apprezzò, anche se sentirsi ben due gomiti piantati nello sterno non era una cosa piacevolissima.

Gli sorrise con malizia, e Roxas non poté fare a meno di ghignare di rimando:”Magari ti slego. Mi divertirebbe cederti al doppelganger con quel bel fiocchettino rosa, ma poi dovrei litigare il ragazzo con mio zio e la cosa potrebbe essere considerata ambigua”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Called out in the Dark, canzone prevedibilmente degli Snow Patrol. Cioè, sono fissata sul serio,è anche la mia suoneria per il telefono. Ecco il link: http://www.youtube.com/watch?v=GwTXwJg6_VE&ob=av2e

 **MITSUKO (光子): nome giapponese con significato “bambino di luce”/”Bambino lucente”.

Amaterasu ( ): nome giapponese composto da AMA "cielo, cielo", elementi e TERASU "brillare", perciò "splende sul cielo". Nella mitologia, questo è il nome di una dea del Sole che governa il cielo.

 Ringrazio ancora e ancora la mia beta, qui soprannominata MartaWalla, perché so che le fa piacere!XD

Quando si è trattato di scegliere il nome per le fautrici dell’intero problema, mi sono immersa nei nomi giapponesi per bambine, anche se il mio giapponese è ancora alla fase di gatto/neko e mare/ume. Però mi sono divertita! Così come posso essere stata gabbata e aver dato a caso dei nomi maschili.

Passando al capitolo… domande?

Ho pensato seriamente a KH e la cosa più bella di tutto il videogioco è il “Cerca il vari ed innumerevoli Cuori dentro a Sora!” cosa non semplice, visto che quel ragazzo sembra una matrioska e ogni gioco c’è sempre più gente nell’immenso condominio che quel ragazzo ha per ‘cuore’. Per cui, mi sono detta: fantastico!

Non voglio dire che adoro lo ‘spiritismo’, o la meditazione, perché non è che sia un interesse scontato, per quanto le mie magre possibilità mi permettono, io pratico la meditazione e seguo vari corsi, per cui per me sono cose reali.

Chi è che borbotta, là in fondo? Razionalità, taci! Non rovinare il momento magico!

Cosa aggiungere, ancora? Ragazzi/e sono veramente felice che continuiate a seguirmi, anche se sono probabilmente la peggiore ‘scrittrice’ al mondo, che continuate a darmi consigli per migliorarmi, e che mi supportiate con la vostra veramente incredibile gentilezza. Mi commuovo sempre un po’ a leggere le recensioni.

Aggiungo che vi adoro incondizionatamente.

Grazie tantissimo a tutti, e al prossimo capitolo!

Che non sarà preoccupante perché è già stato scrittoXD

 

   
 
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