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Autore: Yu_Kanda    11/05/2012    3 recensioni
Si dice che il cielo sappia tutto delle città che sbircia dall'alto e che il vento sussurri nelle orecchie della gente quelle dicerie; ma è quando si unisce alla pioggia che accadono le cose più strane.
La pioggia è il pianto del cielo che genera l'arcobaleno, aveva sempre pensato Lavi; affascinante e misteriosa. Fino al giorno in cui, quelle lacrime non l'avevano fatto scontrare con uno sconosciuto.
Kanda aveva sempre considerato la pioggia una terribile seccatura; noiosa e scomoda. Finché questa non aveva portato un idiota sbadato a sbattergli contro.
Sotto il sole di Agosto, nulla è come sembra, specie se accetti l'invito di uno sconosciuto. Ma la pioggia lava via menzogne e segreti e forse, quando si erano incontrati, i due non avevano capito di non volerne avere.
[AU, YAOI, LAVIYUU]
[Fanfiction Classificata 1° e vincitrice del "Premio Guida Turistica" al Contest "Travel Awards" indetto da MRSLOVETT sul Forum di EFP]
[Fanfiction Classificata 2° al "Random Contest" indetto da Fabi_Fabi sul Forum di EFP]
[Fanfiction Classificata 2° e vincitrice del "Premio IC" al Contest "Universi Alternativi" indetto da Kiki e Roro sul Forum di EFP]
[Fanfiction Classificata 3° al Contest "Yaoi is the Way!" indetto da Hariken e Silvia_Shio sul Forum di EFP]
[Fanfiction Classificata 5° al Contest "Windy TOwn" indetto da RubyTuesday sul Forum di EFP]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, PURTROPPO è tutto in mano a quella pazza della Hoshino... Perchè, se fosse stato altrimenti... Il manga non sarebbe diventato un'accozzaglia informe di assurdità, e Lavi sarebbe insieme a Kanda da un bel pezzo!
ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!



Due Volte, la Pioggia



Capitolo III: Le Vie di Kyoto



Dannazione! Kanda sperava di evitare quella parte del tempio, perché era certo che il giovane avrebbe dato spettacolo, ma sembrava proprio che non sarebbe riuscito nell'intento. Che l'idiota non notasse la particolarità celata in quegli altari minori era augurarsi l'impossibile; non aveva scampo.

Salita la prima rampa di scale e immortalate divinità e offerte poste davanti a esse, Lavi imboccò quella successiva, affrettando di colpo il passo fin quasi a correre appena vide ciò che stava cercando.

- Eccole, eccole! - esclamò raggiante. - Sapevo che erano in questo tempio!

Lui lo sapeva. Oh, fantastico, e magari era proprio per quello che aveva voluto visitarlo, conoscendo il tipo. Così, sperava di lenire le sue pene d'amore chiedendo l'aiuto delle divinità del tempio, ecco quale desiderio gli premeva tanto di far avverare. Stupide superstizioni!

Perché allora si sentiva tanto seccato di scoprire che era proprio l'altare del Dio dell'amore, Ōkuninushi, la ragione per cui Lavi aveva scelto quel posto?

- Sono solo sciocchezze. - pronunciò la bocca di Kanda in tono sprezzante, prima che lui potesse controllarsi. Ma la sua affermazione parve cadere nel vuoto.

 

Nello spiazzo che gli si parava davanti, Lavi aveva già abbracciato una delle Pietre Sacre che vi erano poste, suscitando l'ilarità degli altri visitatori. Imbarazzato, Kanda si mantenne a debita distanza, fingendo di non conoscere l'occidentale strambo che stava rendendosi ridicolo davanti a tutti. Ci avrebbe scommesso che l'idiota puntava alle Pietre dell'Amore! Era proprio da lui! E magari adesso avrebbe anche tentato l'attraversamento, visto che sembrava sapere già tutto sulle famose reliquie.

Confermando in pieno i timori del suo accompagnatore, Lavi documentò le Pietre, lesse attentamente le iscrizioni, e poi si soffermò per qualche minuto a osservare un paio di altri turisti che provavano ad andare dall'una all'altra. Erano a circa sei metri di distanza, considerò il giovane, non era impossibile. Tenendo conto della direzione del vento, poteva farcela.

All'inizio del viaggio mai avrebbe immaginato di trovarsi a voler invocare lui stesso il potere delle Pietre, ma adesso... Bè, anche se era una follia, anche se nemmeno ci credeva, si trovava lì che stava per farlo.

Avrebbe chiuso il suo solo occhio e cercato di camminare in linea retta partendo dalla Pietra più lontana fino a raggiungere la gemella e toccarla, garantendosi in tal modo di trovare l'amore: il vero amore. Sì, era di gran lunga la cosa più stupida che avesse mai fatto, così pazzesca che non si capacitava di come potesse essersi ritrovato in una situazione simile. Lui, noto sciupafemmine senza cuore. Forse era la punizione Divina...

Posò le mani sulla prima Pietra, si raddrizzo e abbassò la bandana a coprirgli l'occhio sano, inspirando profondamente l'aria estiva e concentrandosi sui rumori intorno a sé, in particolare sulla brezza che sapeva agitare le fasce rituali legate attorno alle due reliquie. Portò avanti a tentoni il primo passo. Si rese immediatamente conto che non era così semplice come pensava... Bè, gli spettava un po' d'aiuto, no?

- Yuu? - chiamò, schiarendosi la voce subito dopo. - Yuu, parlami... Yuu? Dimmi se vado dritto...

Kanda non poteva credere alle sue orecchie. Gli stava chiedendo aiuto! A lui! Per una fesseria del genere! Per una volta fu grato che l'idiota non lo chiamasse per cognome, sarebbe stato anche più imbarazzante, oltre che rischioso. Emise uno sbuffo seccato. Doveva rispondere per forza, se voleva che la piantasse di chiamarlo; e per nome anche.

- Non sono la tua fottuta fidanzata! - ritorse, con assai più enfasi di quel che si era riproposto. - Sbrigatela da solo.

Lavi sospirò. Non si era illuso che sarebbe stato facile convincere Yuu a collaborare, soprattutto con tutta la gente che li guardava e considerato quanto disprezzasse le superstizioni. Però lui era anche più cocciuto, e non si sarebbe dato per vinto.

- Non è necessario che sia la fidanzata a guidarmi, va bene anche un amico. - argomentò, allargando le braccia e cercando di sorridere in quella che a suo giudizio doveva essere la direzione da cui proveniva la voce di Kanda. La replica del giovane non si fece attendere.

- Non sono... - iniziò, ma fu anticipato, perché Lavi sapeva esattamente cosa avrebbe detto.

- OK, OK, va bene chiunque! - concesse, sperando che in tal modo Kanda cedesse, se non altro per farlo smettere di insistere e porre fine allo spettacolo che loro malgrado stavano regalando. - Ora vuoi darmi indicazioni?

- Tch. - si udì appena. - Avanti.

- Come? - Lavi fu colto alla sprovvista da quell'invito, incerto su cosa intendesse dire Kanda.

- Muovi il culo, prima finiamo con questa farsa, prima ce ne andiamo! - scattò quest'ultimo, esasperato dagli sguardi della gente.

Perché mai aveva deciso di partire proprio con uno come lui? Esattamente perché è talmente stupido che nessuno penserebbe mai di trovartici insieme, gli ricordò una vocina fastidiosa nella sua mente.

- Oh! - esclamò Lavi, avanzando di un passo e aspettando la successiva indicazione, che non tardò ad arrivare.

- Destra. - quasi ringhiò Kanda; chi stava aiutando? Come mai gli seccava così tanto di sapere che l'altro aveva il cuore impegnato? Sembrava davvero felice e anche se non poteva vederlo, era certo che la sua espressione fosse per lui. Perché gli si era disegnato sul viso quello strano sorriso? No, non voleva pensarci, ciò che gli importava era solo potersene andare via da lì.

Qualche altra indicazione e Lavi riuscì ad abbracciare di nuovo la prima Pietra, ridendo come un matto mentre si risollevava la bandana e tornava a guardarlo, neanche fosse appena accaduto chissà quale miracolo. Kanda scosse la testa: era davvero un caso senza speranza.

Ridiscendendo la scalinata per tornare all'ingresso del tempio, d'un tratto qualcosa attirò ancora una volta la smisurata attenzione di Lavi: una statua. Quella statua. Maledizione...

- Non ricordo se questa l'ho fotografata... - mormorò il giovane, allungando una mano per sfiorare l'animale in posa accanto alla divinità che la scultura onorava. Kanda scattò subito in avanti, afferrandogliela al volo.

- Non toccare! - ringhiò, incurante dell'espressione sofferente mostrata dal proprietario del polso che stava stritolando.

- O-OK, non c'è bisogno che mi stacchi una mano! - si lamentò quest'ultimo, strofinandosi poi la parte offesa, non appena fu liberata. Senza una parola di scuse, Kanda riprese a scendere lungo i gradini di pietra. - Ehi! Yuu! Aspetta, sai che questa divinità è l'equivalente Giapponese del nostro Cupido?

Kanda si fermò, voltandosi con aria sempre più irritata. Il coniglio dal manto dorato. Per quello lo voleva toccare? Che idiota. Considerando il nome che portava, un coniglio idiota. L'immagine del messaggero devoto al Dio dell'Amore gli aveva fatto realizzare improvvisamente qualcosa riguardo Lavi di cui prima non si era reso per nulla conto.

Sogghignò. Coniglio idiota. Sì, gli si addiceva proprio.

- Certo che lo so, Baka Usagi (10); e conosco anche la leggenda che ne spiega il manto dorato. - rispose con sufficienza, fingendo di non accorgersi della sorpresa del giovane nel sentirsi chiamare con quel nomignolo.

- Ehi! Yuu! Perché sarei un coniglio, adesso? - chiese subito il secondo coniglio in questione, ma ricevette in risposta una scrollata di spalle e soprattutto una visuale piena di quelle spalle, visto che Kanda se ne stava andando senza aspettarlo! Mentre si affrettava per stargli dietro, il suo cervello ricollegò i pezzi del puzzle grazie alla conoscenza che aveva della lingua locale. - Oh, certo. Il mio nome. Molto divertente, Yuu. - disse in tono risentito, ma il destinatario delle rimostranze proprio non lo ascoltava. - Yuu! Aspettami! Mi stai ascoltando?

- No. - lo informò Kanda, lapidario. Per la miseria quanto era insistente! Noiosamente insopportabile. Certo. E irritante.

Lavi sorrise soddisfatto tra sé. Oh, finalmente una risposta! Anche se non era quella che lui avrebbe voluto sentire. Però se gli aveva detto di no, lo stava ascoltando!

- Yuu! Non essere cattivo! Che ho fatto adesso? - continuò a lamentarsi. - Aspetta! Dimmelo!

L'altro giovane però non rallentò il passo né dette alcun segno di volersi anche solo girare per guardarlo, men che meno parlargli. Lavi sospirò, rassegnandosi al silenzio per il resto del tragitto.

 

Tornati ai piedi dell'area in cui sorgeva il tempio, Lavi tirò nuovamente fuori la sua cartina, studiandola con attenzione e poi guardandosi attorno. Dopo qualche minuto che erano fermi sotto il sole cocente, a Kanda saltarono i nervi già provati dalla performance cui aveva dovuto assistere poco prima, con le Pietre.

- Dai qua! - tuonò, strappando all'altro il foglio di mano, quasi facendogli prendere un colpo. - Dov'è che vuoi andare? Non possiamo star qui tutto il dannato giorno!

- Ehi, non serve arrabbiarsi così! - il giovane indicò un punto vicino a Kiyomizu, e poi altri due in sequenza a poca distanza.

Sì, itinerario piuttosto logico, posti di una certa importanza convenientemente vicini da poterli visitare in una giornata. Senza dire un'altra parola, Kanda si incamminò per una viuzza laterale, sbattendo la cartina fra le braccia di Lavi, che la bloccò al volo per evitare che il vento se la portasse via.

Yuu conosceva la zona! Ci era già stato e non gli aveva detto nulla! Si affrettò dietro di lui, chiedendosi come mai il suo umore era considerevolmente peggiorato tutto d'un tratto.

 

 

Percorsero un piccolo labirinto di viuzze, tutte deserte; probabilmente i proprietari si trovavano al lavoro, quella zona appariva essere residenziale. Era abissale la differenza fra i quartieri della città vecchia e il centro congestionato; lì non c'erano palazzi, solo graziose casette di foggia più o meno antica, mescolate qui e là a qualche edificio vecchio e malmesso, tutte con almeno un pezzettino di cortile, che fosse recintato o mezzo accessibile per sbirciare all'interno. Nessuna costruzione andava mai oltre i due piani, assai raramente tre, e persino le più malandate non mostravano alcun segno di scritte vandaliche.

Era una delle cose che maggiormente lo aveva colpito del Giappone, l'educazione che la popolazione dimostrava. Non un animale randagio si intravedeva per le strade, non un rifiuto veniva gettato in terra. Eccezioni a tutto ciò le si trovava unicamente nelle zone ad alto numero di residenti occidentali, chissà come mai...

Continuarono a camminare, ma il panorama non variò: lì ristoranti e negozi erano assenti, si incontravano solo abitazioni.

Dopo un po' iniziò a intravedersi una torre svettare sopra le casupole, molto, molto antica; Lavi la riconobbe subito, e restò senza fiato quando le furono infine davanti.

- Ecco la tua dannata Pagoda. - disse Kanda in tono seccato, indicando la torre composta di innumerevoli livelli coperti da tetti spioventi. Il giovane la contemplò rapito, avvicinandosi per girarle intorno. - Muoviti a fotografarla e proseguiamo, tanto non si può entrare. - a quell'ulteriore commento tagliente fu chiaro che qualcosa doveva per forza essere successo a Kiyomizu, e Lavi era certo che dipendesse da lui.

Ma cosa poteva aver fatto per far arrabbiare Yuu a quel modo? Sospirò; non era nemmeno il caso di chiedere, tanto non gli avrebbe cavato una parola. Scattò quindi qualche foto e sorrise, mostrandosi pronto a proseguire.

Allontanandosi dalla Pagoda tornarono nella zona turistica e la gente ricominciò a popolare le strade; quel quartiere ospitava numerosi musei, c'era persino l'indicazione di un teatro kabuki. Per la gioia di Lavi, d'un tratto vennero loro incontro due Geishe in abiti tradizionali.

Non gli parve vero e, se Kanda tirò dritto neanche fossero invisibili, lui attaccò subito discorso, chiedendo una fotografia insieme; le due donne accettarono di buon grado, erano lì proprio per farsi belle con i turisti, dopotutto. Ora serviva solo qualcuno che scattasse.

- Yuu!

Kanda udì chiamare il proprio nome con un tono che non prometteva nulla di buono, perché, anche se lo avrebbe negato categoricamente, si era accorto del pericolo 'Geishe in avvicinamento' fin dall'inizio. Non appena si girò a vedere che accidenti potesse volere Lavi, ne ebbe la conferma: lo trovò già a braccetto con una delle due che tendeva verso di lui la sua macchina digitale.

Con gli occhi che mandavano lampi tornò sui propri passi, strappò la fotocamera al giovane con fare estremamente irritato e scattò la foto che gli era stata chiesta, facendo poi per restituire il tutto al legittimo proprietario; questi invece si mise fra le due donne, chiedendo una seconda fotografia. Kanda serrò le labbra e scattò di nuovo.

- Adesso muoviti, è tardi. - disse gelido, senza nemmeno salutare le sue connazionali.

- Ci dispiace molto che il tuo ragazzo l'abbia presa male. - disse una delle due a bassa voce, prima che Lavi si allontanasse, col risultato di farlo restare a bocca aperta. Davano quell'impressione?

- Ah, avete frainteso, Yuu e io siamo solo amici; è arrabbiato perché gli faccio perdere tempo, dice che qui tutto chiude alle cinque. - spiegò; le due Geishe si guardarono, poco convinte, mentre lui salutava per correre dietro all'amico, il quale lo stava di nuovo fulminando con lo sguardo dall'ingresso della scalinata che conduceva al successivo tempio in lista.

Considerata l'importanza di quel posto, meravigliava che avesse un accesso tanto anonimo, costituito unicamente da una ripida passerella di pietra a gradini molto larghi, ai cui lati, separata da due piccoli canali di scolo, c'era una fitta vegetazione. Raggiunta la sommità della stradina, un arco di legno grezzo sormontato da una tettoia dall'aspetto vissuto introduceva in un piccolo spiazzo pavimentato, che precedeva un'altra manciata di gradini. Questi ultimi, di forma e dimensioni normali, conducevano sulla sommità della collinetta su cui si ergeva il tempio di Kodaiji.

Lavi guardò la sua guida salire restando sempre due passi davanti a lui, quasi non avesse piacere che la gente capisse che erano in visita insieme; per una volta, essere lasciato indietro non gli dispiacque, perché gli dava modo di scrutare Kanda senza che ne fosse consapevole. Il giovane appariva a suo agio immerso nella natura, il volto perennemente corrucciato era, adesso, quasi sereno, le labbra distese in quello che poteva essere considerato un accenno di sorriso, mentre dirigeva la sua attenzione verso gli alberi intorno a loro.

Preferiva i posti isolati nel verde e la solitudine, piuttosto che luoghi affollati e caos cittadino. Lavi sorrise al pensiero di essere il suo compagno forzato di eremitaggio, una solitudine imperfetta, dopotutto, che lui invece pregustava.

Lo spiazzo del tempio era strutturato come un piccolo paese, con stradine lastricate di pietra e delimitate da basse staccionate di bambù, che conducevano ai vari siti visitabili; giunti davanti alla biglietteria, Kanda si voltò verso di lui, indicando con un cenno il cartello con i prezzi.

- Se vuoi vedere tutto, io ti aspetto dentro il giardino. - disse, l'espressione di nuovo scura, tirando fuori una moneta. - I musei non mi sono mai piaciuti.

Lavi questa volta non tentò nemmeno di obiettare, si era accorto di come l'altro guardava verso l'ingresso del piccolo paradiso naturale mentre si avvicinavano e l'ultima cosa che voleva era peggiorarne ancora l'umore con le proprie insistenze. Inoltre, il mistero intorno al giovane lo intrigava a tal punto che non vedeva l'ora di poterne osservare il comportamento all'interno del giardino zen.

Rispose con un cenno del capo, preparandosi a sua volta a pagare.

- Come preferisci. - acconsentì, offrendo un sorriso cordiale. - Ti raggiungo appena ho finito, allora.

Kanda non si curò nemmeno d'indicargli dove andare, tanto meno informarlo riguardo il luogo in cui l'avrebbe ritrovato. Gli voltò le spalle, mani in tasca, dirigendosi verso l'ingresso dei giardini.

Lavi sospirò, guardandolo scomparire all'interno di essi e, con una punta di delusione che in cuor suo non sapeva spiegare, s'incamminò lungo la stradina indicatagli dal bigliettaio.

 

 

Kanda si guardò attorno, inspirando l'aria estiva e godendo della lieve brezza che spirava in quel momento. Starsene per un po' da solo con i suoi pensieri gli avrebbe di certo giovato, si disse, mentre sedeva sulla veranda che dava accesso al giardino, davanti alla quale faceva bella mostra di sé un grazioso laghetto. Questo era circondato da rocce disposte ad arte dall'uomo e un ponticello di legno sormontato da una tettoia lo scavalcava, conducendo al bosco nel quale si trovava immerso.

Fissò il panorama, cercando di concentrarsi solo su quello e dimenticare per un po' con chi era venuto in quel luogo, ma la cosa non funzionò troppo bene; i suoi pensieri tornavano ciclicamente a Lavi, al modo di fare così irritante e invadente di lui, all'insistenza con cui tentava di coinvolgerlo in ogni follia che gli passava per la mente di tentare. Ai suoi stupidi desideri, dei quali non gli sarebbe dovuto importare un accidenti e che invece erano diventati un chiodo fisso.

Si schiaffeggiò mentalmente per essere stato così sciocco da iniziare quell'assurdo viaggio con un petulante occidentale, soprattutto considerato il fatto che non ne era affatto pentito, cosa ancora più assurda. Chiuse gli occhi, respirando ritmicamente, in un patetico tentativo di meditazione.

- Yuu? - la familiare voce interruppe immediatamente la concentrazione di Kanda, facendogli riaprire le palpebre di scatto.

Il giovane si voltò verso l'origine della voce che aveva pronunciato il suo nome, incontrando lo sguardo felice di Lavi.

- Tch. Era ora. - disse in tono aspro. - Sono stanco di aspettare i tuoi comodi.

L'altro parve ferito dal commento tagliente, ma cercò di non darlo a vedere; sorrise, sedendogli accanto ed estraendo una bottiglietta d'acqua, dalla quale bevve un sorso prima di rispondere.

- Non credevo di averci messo tanto. - si scusò. - Visitiamo il giardino o l'hai già fatto?

- Accomodati. - fu la risposta laconica di Kanda. - Però sbrigati. È tardi.

Il sorriso di Lavi scomparve per un attimo per poi ritornare, radioso, sul suo viso. Ma in esso non c'era più luce. Era come se il giovane indossasse una maschera per nascondere il suo vero io, così che gli altri non fossero mai scontenti di lui. Altra cosa irritante.

- Da dove si inizia? - chiese, guadagnandosi uno sbuffo seccato.

- Segui gli altri turisti. - gli giunse in risposta. - Non puoi sbagliare.

Lavi sorrise ancora, annuendo, e si diresse lungo il ponte coperto, nella scia di un'anziana coppia che sembrava conoscere il percorso. Il sentiero saliva lungo la collina, inerpicandosi fra gli alberi, finché, dopo un po' che camminava, giunse davanti a una piccola costruzione tradizionale intitolata a Nene, la moglie di Hideyoshi Toyotomi; da lì aveva una visuale parziale sul laghetto e la veranda. Il suo sguardo cercò inconsciamente Kanda, prima che, accorgendosene, Lavi si desse dello stupido e riprendesse il sentiero per tornare al punto di partenza; in altre parole da lui, da Yuu.

Appena gli fu di nuovo accanto, il giovane si alzò in silenzio, precedendolo fuori dall'area del giardino, per proseguire la visita intorno al tempio e vedere le due case da the indicate sulla piantina informativa; che probabilmente, invece, erano ciò che interessava a lui, indovinò Lavi, considerando che tutti i Giapponesi amano molto quella bevanda. Tuttavia in quel periodo dell'anno erano chiuse, per cui dovettero limitarsi a rimirarle dall'esterno. Tornando indietro verso l'uscita, gli alberi del boschetto intorno al tempio, che li avevano accompagnati fino ad allora, furono sostituiti da un'affascinante foresta di bambù.

Lavi osservava ogni dettaglio con espressione rapita, scattando foto qui e là e rimanendo indietro più di una volta a causa di ciò, perché, ovviamente, Kanda si guardava bene dall'aspettarlo quando lui si fermava per inquadrare il paesaggio.

Appena fuori dell'area appartenente al tempio di Kodaiji l'attenzione di Lavi fu attratta dai numerosi negozietti di souvenir, finché il suo sguardo non incontrò qualcosa di molto, molto più interessante. Qualcosa che decisamente non passava inosservato.

- Che accidenti è... quello? - esclamò, afferrando Kanda per una manica della camicia bianca che indossava e indicando nella direzione in cui era l'oggetto di tanto entusiasmo. - È immenso!

Kanda scoccò un'occhiata seccata prima all'idiota che lo tratteneva e poi alla cosa che questi puntava con tutta quell'enfasi.

- Una statua? - rispose in tono insofferente.

Lavi assunse un'espressione imbronciata, rifiutando di lasciar andare la presa.

- Lo vedo che è una statua del Buddha, sai benissimo cosa intendevo! - si lamentò, incamminandosi da solo verso la gigantesca figura, con aria indignata.

Questa era seduta sopra una costruzione di foggia più Indiana che Giapponese, presumibilmente il tempio a lei intitolato; a occhio e croce sembrava alta una trentina di metri, realizzata in cemento armato, imponente e solenne.

- È Ryozen Kannon. - disse infine Kanda, affiancando il giovane. - Questo tempio fu costruito in memoria dei Giapponesi che morirono durante la Seconda Guerra Mondiale.

Quindi era molto recente, rifletté Lavi; bè, ripensandoci, la foggia della struttura lo lasciava capire chiaramente e a un osservatore attento come lui non avrebbe dovuto sfuggire. Stava perdendo colpi, la presenza di Kanda accanto a sé lo confondeva, oltre che distrarlo.

Non trovava di grande interesse qualcosa di così poco antico, quindi decise di evitare la visita del suo interno; però doveva dargliene atto, il Buddha era davvero impressionante.

Tuttavia, mentre scattava le foto di rito, non poté resistere alla tentazione di avvicinarsi e sbirciare dentro l'ingresso per avere almeno un'idea del cortile interno. C'era una grande vasca al centro di esso e, immediatamente dietro, un braciere nel quale venivano piantati i bastoncini d'incenso che la cassiera consegnava ai visitatori per commemorare i caduti.

Fu sufficiente a fargli cambiare idea; tirò fuori dalla tasca una manciata di monete e prima che il suo accompagnatore potesse obiettare afferrò il bastoncino d'incenso ed entrò all'interno del tempio.

Contrariato, Kanda si affrettò a pagare il biglietto, entrando a sua volta. Non ebbe però il tempo di rimproverare Lavi, perché questi, dopo aver sistemato l'incenso nel posto che gli competeva, piantato all'interno di un braciere colmo di sabbia, già stava correndo altrove.

Un bagliore dorato aveva attirato l'attenzione di Lavi su qualcosa alla sua sinistra. Il giovane fece qualche passo in quella direzione, scoprendo che si trattava di una bizzarra sfera laminata d'oro, sistemata sotto una tettoia quadrata. Una quantità di piastre rotonde erano appese a cordicelle tese fra i pilastri che sostenevano la copertura della sfera e dietro di essa facevano bella mostra di sé numerose file di bianche lanterne rituali.

Prima che Kanda potesse dire qualunque cosa, il giovane era già davanti ai cartelli presenti per spiegare che accidenti fosse quell'oggetto tondo, leggendo avidamente.

- Oh! - esclamò appena ebbe terminato di leggere. - Affascinante. Sembra che in ogni vostro tempio si possa esprimere un desiderio.

Kanda alzò gli occhi al cielo. No, non di nuovo! Si avvicinò anch'egli per assicurarsi di non essere coinvolto in qualunque pratica fosse prevista per questo ennesimo desiderio.

Bene, si trattava soltanto di soldi. Semplice e diretto: fare un'offerta, esprimere il desiderio, toccare la palla dorata con la mano destra girandole intorno per tre volte. Questo avrebbe fatto avverare il desiderio in questione; semplicemente ridicolo.

- Tch. 'Sfera dei Desideri' un accidente. - commentò sprezzante, ma Lavi nemmeno lo ascoltava, era già davanti alla cassa delle offerte.

Un nuovo moto d'irritazione s'impadronì di Kanda, esattamente come a Kiyomizu-dera, e fece una fatica ancora più grande per trattenersi dall'afferrare l'idiota per quei suoi stupidi capelli rossi e trascinarlo via a viva forza. E continuava a non capire perché se la prendeva tanto per delle sciocchezze del genere.

Lavi si voltò verso di lui, sorridendo felice come non mai dopo aver compiuto l'insulso rituale; per tutta risposta Kanda sbuffò, voltandogli le spalle e proseguendo lungo il tragitto per il terzo tempio in programma per la giornata.

Udì un sospiro dietro di sé, ma l'ignorò bellamente, accelerando addirittura il passo. Tutta la dannata situazione era assurda!

Lavi raggiunse e affiancò la sua guida, desiderando di domandargli che avesse, ma non osando per paura di una reazione ancora peggiore del semplice ignorarlo. Yuu era affascinante e allo stesso tempo insopportabile, con i suoi modi scontrosi e l'atteggiamento asociale.

Attraversarono un bellissimo parco pieno di gente, in maggioranza Giapponesi che si godevano l'ombra seduti sulle panchine o addirittura facevano picnic, comodamente sdraiati su teli stesi nell'erba.

Il posto era grande e pieno di alberi diversi, di spiazzi, ponticelli che sormontavano ruscelletti, fiori; Lavi avrebbe voluto fermarsi un poco più a lungo per girarlo tutto, ma Kanda non sembrava affatto intenzionato a fare soste né a rallentare il passo. Per cui si rassegnò a stargli dietro e ad accontentarsi di ciò che poteva osservare passando, finché, raggiunto una specie di arco in pietra, appena oltre sbucarono su una grande strada con un incrocio molto ampio, al di là del quale potevano vedere la scalinata d'ingresso del Tempio di Chionin, larga e dall'aspetto faticoso.

Sulla sua sommità c'era un immenso Torii a tre accessi, sormontato da un tetto a pagoda con più strati che rivaleggiava con quello di Kiyomizu-dera. Raggiuntolo ansimante, Lavi s'aspettava di trovare lo spiazzo antistante il tempio e invece gli si parò davanti un'altra ripidissima e imponente scalinata, con lunghi gradini di ruvida pietra grigia.

Kanda pretese di non accorgersi del disagio accusato dal suo compagno di viaggio, iniziando la salita della nuova rampa senza battere ciglio; Lavi estrasse un piccolo asciugamano, si deterse viso e collo, poi con un clamoroso sospiro affrontò a sua volta la scalata.

Giunto in cima, finalmente, vide il tempio, anch'esso come i precedenti suddiviso fra differenti edifici. Tuttavia, adesso non fremeva affatto dalla voglia di esplorare ogni dove, anzi. Era stremato, affamato e soprattutto preoccupato dal caparbio silenzio di Yuu nei suoi confronti.

Questa volta la visita era trascorsa senza incidenti fino a quel momento, però Lavi aveva passato la maggior parte del tempo ad arrovellarsi su cosa potesse aver detto o fatto perché Yuu ce l'avesse così con lui. A tratti sembrava quasi sforzarsi di fingere che non esistesse.

Per cui, dopo aver finito il giro di quell'ultimo tempio in programma - quantomeno degli edifici che si affacciavano sul piazzale - fu estremamente grato che Yuu decidesse di entrare nell'edificio principale. Dovettero togliere le scarpe e riporle in sacchetti di plastica, forniti dentro contenitori posti davanti all'ingresso, che avrebbero poi portato con sé finché non fossero usciti. Kanda gli fece cenno di restare in silenzio prima di sedersi, quindi, una volta sistematosi a gambe incrociate, indicò lo splendido Buddha bronzeo che occupava l'altare centrale di quel padiglione.

Lavi avrebbe voluto fargli delle domande a riguardo, ma prima che potesse aprir bocca il suono di un tamburo rituale attirò la sua attenzione altrove; si voltò in quella direzione, cercando di vedere cosa stesse accadendo. Non si era reso conto che fosse ora di preghiera e alcuni monaci stessero entrando proprio allora nell'edificio principale, perché d'un tratto uno di loro iniziò la sua litania, accompagnandola con il tamburo di cui aveva appena udito il suono.

Stava recitando un Sutra, e ascoltarne il canto parve rilassare anche Kanda, che chiuse gli occhi, in palese meditazione.

Si sentiva così stupido per come aveva reagito a Kiyomizu, non era affar suo quale genere di desideri esprimesse Lavi; non doveva interessargli e tanto meno irritarlo, perché avrebbe significato che si stava lasciando coinvolgere. Il guaio era che invece si ritrovava a considerarsi parte in causa. Cercò di scacciare la sensazione d'impotenza che l'aveva pervaso: era certo che si trattasse solo di un momento di debolezza. Non aveva mai provato quel tipo di attrazione per un uomo, per cui non poteva essere una cosa seria. Non faceva testo, una volta finita quella settimana di vacanza il giovane sarebbe tornato in Europa e lui avrebbe dimenticato tutto.

 

NOTE FINALI

(10) Baka Usagi: in realtà avrei dovuto continuare a scriverlo in Italiano, visto che dall'inizio si è stabilito che entrambi parlano già in Giapponese. Non avrebbe quindi senso infilarci una parola in Giapponese che già è tale come condizione iniziale, però lasciando tutto in Italiano si perdeva il senso del gioco di parole con il nome di Lavi. Almeno secondo me, per cui l'ho comunque scritto in Giapponese quando è uscito dalla bocca di Kanda.

Per chi non sapesse di cosa parlo: il gioco di parole deriva dal difetto di pronuncia che tanti Giapponesi incontrano con vocaboli e nomi propri stranieri. Lavi diventa Rabi, molto simile alla pronuncia storpiata che i Giapponesi hanno del vocabolo Inglese "Rabbit".

Ecco da dove salta fuori lo stupido coniglio, che pertanto è prerogativa assoluta di Kanda. Nessun altro personaggio può né capire, né pensare, né anche solo immaginare un gioco di parole del genere, non parlando una sola parola di Giapponese.

Fatta forse eccezione per Komui e Lenalee, che presumibilmente un'infarinata di Giapponese ce l'hanno.

 
@mrs mustard:
Ho trovato un sito pieno di foto di Kiyomizu, così ho pensato di riportare qualche link delle cose di cui ho parlato XD
E a proposito di particolari, mi domandavo appunto se alcune descrizioni potessero risultare pesanti; ad esempio, ho omesso di descrivere terrazza e panorama o il chiosco dei souvenir che le sta proprio in mezzo (sotto la tettoia), e ancora l'hotel di Osaka, o gli shinkansen, temendo di annoiare troppo il lettore.
Spesso le parti descrittive vengono addirittura saltate a vantaggio dei dialoghi, per cui mi fa piacere sentire che tu invece le hai apprezzate molto.
>>"Se la Hoshino snatura in maniera imbarazzante i suoi stessi personaggi, non rende i tuoi Lavi e Yu meno IC"
Sai come la penso su di lei, per cui non aggiungo altro u_u
>>"Appropriato come lo è in Giappone, Yu, non lo è da nessun altra parte."
Io voglio che Kanda sia Giapponese, lo PRETENDO! Giapponese al 100%, e non accetto postille di sorta. =_= Possa bruciare lei e la redazione di Jump al completo.


@redseapearl:
>>" penso che potrei morire se mai dovessi ritrovarmi in un luogo sconosciuto e al BUIO!"
Ecco, nemmeno io mi aspettavo di ritrovarmi immersa nelle tenebre, devo dire che la reazione di Lavi è un po' la mia^^" Non avevo capito perché dovessi avere la mano sinistra libera, ci sono arrivata una volta incapace di muovere un passo a scoprire il cordone... Mi sono detta: "E adesso?"
Però la pietra era proprio qualcosa XD
>>"Lavi ha visto il letto matrimoniale non ho potuto fare a meno di sghignazzare!"
Lo so, perché è usato in continuazione come stratagemma per farli poi cedere al piacere della carne. Gli hotel che prenota Komui regolarmente non hanno disponibili né singole né doppie, solo camere matrimoniali XD
>>*vuole Lavi-micio*
LaviMicio è scappato u_u

@Rebychan:
>>"E credimi la fic meriterebbe di essere letta anche solo per questo."
Giro la domanda anche a te: avresti trovato noioso se ci fossero state anche le descrizioni degli altri luoghi citati, come la terrazza?
>>"Per quanto riguarda il resto, il mistero sui mestieri di Lavi e Kanda s'infittisce"
XD vedrai che li hai indovinati entrambi, alla fine anche quelli sono stra-usati^^
>>"Così come promette bene il fatto che Kanda capisca Lavi a menadito"
*annuisce* nessuno potrà mai convincermi del contrario, quei due si capiscono al volo, sono complementari.
XD Adoro il Lavi curioso cronico! Anche se la cosa irriterebbe Kanda ogni volta XD
>>"Grazie per la comprensione al mio periodo pieno di impegni."
Figurati, anche io sto rimandando un sacco di impegni presi da un po' di tempo a questa parte ç_ç
E grazie ancora per i complimenti!

@Mamie:
XD difatti l'idea quando ho deciso di scrivere questa AU era proprio quella di comporre una sorta di cronache di viaggio usando le mie esperienze XD
Sono quindi felicissima che sia un'ottima pubblicità per il Giappone XD
*Si propone come Guida Turistica*

@MrsLovett: Grazie GiudiciA per aver inserito il giudizio come recensione, e per aver apprezzato così tanto la storia.
   
 
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