Attenzione
: Questa storia non è mia, ma di
un'autrice di nome Rumaan, come potete notare dal
mio nickname.
La pubblicazione originale è in inglese e la trovate sul
sito Fanfiction.net, a
questo link:
http://www.fanfiction.net/s/7539428/1/
Questa è solo una traduzione fatta da me, ovviamente con il
permesso
dell'autrice (il messaggio con cui mi autorizza a farlo è
trascritto nelle
"note dell'autore" sul profilo).
Storia scritta senza alcun scopo di lucro. I personaggi originari ed il
loro
mondo appartengono
a J.K. Rowling.
Dettagli importanti: Harry e Daphne si vedono già
in segreto ed Harry, Ron
e Draco sono amici.
Inoltre in questa FF Severus Piton è ancora vivo, ed
Hermione nella prima parte
della storia è molto testarda e molto OOC,
ma comunque migliorerà.
Spero vi piaccia. Buona lettura e se volete commentate.
Capitolo
1
Hermione uscì come una furia dal camino di Harry e Ron,
evidentemente
arrabbiata.
Harry riuscì addirittura a vedere del vapore uscirle dalle
orecchie e Ron giurò
che i suoi capelli avessero vita propria, frementi
di rabbia, il che li faceva sembrare quasi come i serpenti che aveva in
testa Medusa.
“L’avete visto?” gridò
Hermione.
Harry sussultò. Non aveva ancora bevuto il suo
caffè, ed una Hermione alterata
in quel modo non era mai stata qualcosa da affrontare senza prima aver
bevuto
il proprio caffè mattutino.
“Buongiorno anche a te, tesoro mio” disse
ironicamente Ron.
Hermione si limitò a guardarlo truce, non avendo esattamente
l'umore per essere
distratta dalle sue irritanti battute.
"Bene, allora lo avete visto!” strillò ancora una
volta, sbandierando in
giro la lettera come se fosse una demente.
Harry semplicemente allungò la mano, e con un cenno del capo
le chiese di
dargliela.
Non avrebbe avuto pace e, cosa molto più importante, non
sarebbe riuscito ad
avere il suo caffè, finché lei non fosse riuscita
a mostrargli cosa l'avesse fatta uscire dai gangheri in quel modo
quella
mattina.
Harry prese il foglio sgualcito e gettò via la busta.
“Cara signorina Granger,
Siamo dolenti di doverLa informare che una maledizione è
stata posta sugli ex
studenti di Hogwarts appartenuti alle case
di Grifondoro e Serpeverde. In modo tale da poterla combattere, abbiamo
dovuto
predisporre misure estreme ma,
per quando spiacevoli, necessarie. Abbiamo quindi associato tutti gli
studenti
di Grifondoro con un/a partner Serpeverde
disponibile, ed intrapreso una ricerca tramite test caratteriali molto
rigorosa, per riuscire, alla fine, ad associarLa ad un compagno
compatibile.
Dobbiamo altresì notificarLe che il suo partner
corrispondente è Draco Malfoy.
Cordialmente La invitiamo quindi a presentarsi all'incontro fissato per
Giovedì
27 Ottobre, dove saranno rivelati maggiori dettagli
sulla maledizione, e farà la conoscenza del Suo futuro sposo.
Sinceramente Vostra,
Hestia Jones.
Ministro della Magia"
Harry passò la lettera a Ron. “Potrebbero aver
sbagliato, Hermione”.
Hermione gli alzò contro la bacchetta, in segno di minaccia.
“Come esattamente
potrebbero aver sbagliato, Harry James Potter? Per prima cosa, che
maledizione
è questa? E seconda cosa, Malfoy? Dovranno trascinare il mio
cadavere per la
navata della chiesa, prima che io sia d'accordo!”.
Harry ignorò Hermione che brandiva la bacchetta, ben conscio
che non l'avrebbe
realmente affatturato; era solo molto irritata.
“Avresti potuto avere come compagno Gregory Goyle, o quella
frana di Marcus
Flint.”
Hermione soffiò indignata, “Credo che darei una
possibilità ad entrambi,
piuttosto che a quel maledetto furetto. Metterci a coppie con i
Serpeverde è
sbagliato. Come hanno potuto farci questo?”
Ron, che era stato strategicamente tranquillo ed in disparte fino a
quel
momento, saltò fuori con una delle sue battute,
“Pensa a
tutti quei bei piccoli cuccioli di furetto albino che avrai. Ma sono
realmente
definiti cuccioli, i baby furetti?”, chiese distratto.
Harry non seppe come riuscì a gestirla, ma soppresse con la
mano la risata che
stava per esplodergli dal petto, lanciando a Ron
uno sguardo, e parlando poi rivolto a lui, “Hai istinti
suicidi?”; successivamente
si mise ad osservare come Hermione si sforzasse
di parlare, nonostante fosse così arrabbiata.
“Oh no, in realtà credo che i baby furetti non
siano chiamati cuccioli, ma
volpini. Non vedo l'ora di giocare allo zio con la tua
cucciolata di volpini, Hermione” continuò
candidamente a dire Ron, non
comprendendo l'avvertimento di Harry nei suoi confronti.
“Sono felice tu ti stia divertendo tanto Ronald, ma alcuni di
noi ricordano la
vera natura della Casa di Serpeverde, e non trovano per niente
eccitante il
fatto che dovremo sposarli”, disse Hermione, gesticolando con
le mani per aria,
prima di uscire dalla stanza come una furia nello stesso modo in cui
era
entrata, e smaterializzandosi a casa sua.
“Credo che sia solo abbastanza sorpresa e turbata per il con
chi l'abbia messa
in coppia il Ministero ”, fece notare sarcasticamente Ron.
Harry scosse la testa in direzione del suo amico rosso. “Le
daremo un'ora per
calmarsi, poi ritorneremo sulla questione e
tenteremo di farla sentire meglio”.
Un'ora dopo Hermione era ancora ugualmente turbata. Aveva praticamente
scavato
un buco sul tappeto a forza di andare
avanti e indietro, e stava battendo i piedi su e giù, strappandosi in
contemporanea i capelli,
quando Ron ed Harry arrivarono
per vedere come stesse.
“Vuoi vedere chi ci siamo beccati noi?” chiese
Harry per iniziare la
conversazione, sperando che la sua curiosità avrebbe
superato
la rabbia estrema.
“Spero, Ronald, che ti sia capitata Millicent
Bulstrode,” disse Hermione
sgarbatamente.
Ron semplicemente inarcò un sopracciglio,
“Tristemente, meglio per te comunque,
sono stato estratto per fare coppia con
Tracey Davis. A dire la verità non posso dire di
ricordarmela. Qualche ricordo
al riguardo che vuoi condividere, Hermione?”
“Ehmm, nessuno, mi spiace”, disse Hermione, facendo
sfumare lievemente la
rabbia nel rispondere alla domanda. “E tu, Harry?”
“Io sono stato messo in coppia con Daphne
Greengrass” disse Harry con
noncuranza.
“Oh! Avevo dato per scontato che uno di voi avrebbe avuto
Pansy Parkinson. Mi
chiedo chi si sia beccato il Carlino”.
“ Non lo so, ma l'incontro è solo fra pochi
giorni, credo che avremo qualche
pettegolezzo” precisò Ron.
“Oh no, il Ministro non aspetterà fino a quel
momento per sentire ciò che io ho
da dire. Non posso credere che ci abbiano fatto
questo, e per di più mi hanno affibbiato quel codardo e
patetico Mangiamorte
dei miei stivali. Dimostrerò ad Hestia quanto sia veramente
insostenibile
quest'idea.”
Harry sospirò, riconoscendo i segni dell'imminente monologo
di Hermione sui
Serpeverde.
“É una maledizione, Hermione. Sono sicuro che
Hestia la settimana scorsa non
fosse così annoiata da decidere che tutto questo sarebbe
stato un divertente
espediente per dare una scossa alla monotonia del suo lavoro”.
“Sono passati otto anni da quando abbiamo lasciato Hogwarts,
come mai sentiamo
parlare di questa maledizione solo ora?”
“Non lo so, non ho la possibilità speciale di
intromettermi negli affari del
Ministro”.
“Tu e Ron siete Auror, perché non ve ne
hanno?”
Harry si passò le dita tra i capelli, già
scompigliati, per l'esasperazione.
Hermione era praticamente impossibile da trattare quando si arrabbiava
così.
“Non lo so, e no, prima che tu possa anche solo pensarlo, non
giocherò la carta
del – Io sono Harry Potter e quindi sono speciale –
solo perché tu possa
scoprire cosa sta succedendo. Inoltre Hestia non ci casca mai, nemmeno
quando
sono abbastanza stupido da farlo su tua richiesta.”
Hermione capì che Harry non si sarebbe piegato al suo
desiderio d’informazione
questa volta; si arrese quindi alla sua rabbia con
un grande sospiro e si buttò sul suo divano.
“Qualcuno ha parlato con Ginny?
Qualche indizio su chi le è capitato?” chiese
Hermione.
“É agli allenamenti delle Herpies. La squadra
intendeva essere irreperibile
fino alla prima partita della stagione, ad Halloween,
ma suppongo che il Ministro con la sua posizione avrà fatto
pressione e si sia
accertato che partecipi all'incontro” rispose Ron. Ginny era
infatti entrata
come giocatrice professionista di Quidditch per le Holyhead Harpies,
con grande
sgomento dei suoi pazzi fratelli giocatori, ai quali nessuno aveva
offerto
nemmeno un provino per una squadra professionista, figuriamoci un
contratto.
Ron ne fu particolarmente offeso, ma venne presto confortato dal fatto
che
avrebbe avuto i biglietti gratis per le partite di Quidditch
ed avrebbe capeggiato il team di sua sorella, lasciando perdere i suoi
amati
Cannoni di Chuddley.
“Devo sposare Malfoy! Cosa farò?” chiese
Hermione con un lamento.
Harry e Ron si scambiarono uno sguardo prima di sedersi di fianco a lei
ed
abbracciarla. “Andiamo, Hermione, non potrà
essere così male! La lettera diceva che hanno fatto dei test
sulla personalità,
quindi forse voi due siete più compatibili di quanto
pensi”, disse Harry,
ottimista.
“Chi sei tu e cosa ne hai fatto di Harry?”
“Harry ha ragione, Hestia non ti avrebbe imbrogliato di
proposito, Hermione”,
commentò Ron.
“Forse avresti bisogno di dargli una possibilità.
Potrebbe essere cambiato”.
“Cosa è andato storto con voi due? Odiate Malfoy
più di me. O almeno, lo
facevate”.
“Non siamo più a scuola. Abbiamo dovuto lavorare
con persone con le quali non
avremmo voluto passare nemmeno un giorno.
Intendo, chi avrebbe pensato che sarei stato assegnato come compagno di
squadra
ad Ardian Pucey e che siamo
ancora messi così?”, disse Ron. “Tu
semplicemente non l'hai fatto perché lavori
nel Dipartimento per la Regolazione ed il Controllo delle Creature
Magiche”.
“Questo piuttosto dimostra la mia posizione, e non tirare in
ballo la storia di
Adrian, perché non è nemmeno una grande
pubblicità
per evidenziare quando siano cambiati i Serpeverde”.
Ron fece una smorfia, mentre cercava di pensare ad un modo per
contrattaccare
l'argomentazione di Hermione, ma, come al solito,
venne messo in difficoltà. La ragazza era di gran lunga
troppo intelligente,
addirittura troppo per il suo stesso bene.
“Provaci e pensa positivo, Hermione. Il Ministro non ci
farebbe fare tutto
questo senza un buon motivo”, ragionò Harry.
“Aspetta un attimo”, disse Hermione, e
tirò fuori la sua lettera sgualcita da
sotto il cuscino del divano. “Guarda, la lettera dice che ci
hanno associato,
ma non dice che dobbiamo sposarli. Semplicemente io
rifiuterò. Alla peggio cosa
possono farmi? Minacciarmi di espellermi dal mondo magico? Vorrei
vedere se
osassero tanto”, gridò gioiosamente Hermione,
sentendosi trionfante per aver
trovato una via di scampo.
“Non lo so, Hermione, loro parlano di una maledizione. Sono
sicuro che potremmo
avere una piccola possibilità a riguardo”.
“Così, è una maledizione. Sono sicura
che con una piccola ricerca, potremmo
scoprire di cosa si tratta e, con l'aiuto di Bill, potremmo
spezzarla. Credo veramente che il Ministro abbia esagerato”.
Harry e Ron rimasero a guardare, mentre Hermione volò
intorno per il suo
soggiorno, tirando fuori libri a caso dalle sue svariate
mensole di libri e scagliandoli sul basso tavolino da salotto.
“Sarò avvantaggiata,
e farò alcune ricerche generali prima dell'incontro
della prossima settimana”.
Loro scossero la testa, ben sapendo che non sarebbero riusciti ad
interrompere
quel fiume in piena. “Ehi, Ron, Bill è
già tronato
dall'Egitto? Mi piacerebbe vederlo prima dell'incontro, per vedere
ciò che
posso racimolare in fatto di notizie. Scommetto che lui
ha sentito qualcosa di questa maledizione”, chiese Hermione.
“Ehm, non ne sono sicuro. Veramente è un po' che
non sono a casa, ma posso
mandare un gufo a mamma e Fleur, e vedere se
è già tornato”.
“Sì, sarebbe fantastico”.
Hermione a quanto pare aveva tirato fuori tutti i libri che aveva
riguardanti
le maledizioni, ed ora stava sfogliando alcuni volumi
in contemporanea, mormorando da sola.
Harry e Ron quindi non potettero fare altro se non salutarla entrambi e
ritornare
tramite metropolvere al loro appartamento; si sarebbe solo annoiata se
l'avessero interrotta. Per ore non notò nemmeno che se
n'erano già andati.
Harry e Ron atterrarono di nuovo nella loro cucina ed Harry
preparò per
entrambi una tazza di tè, sentendone il bisogno
dopo aver avuto a che fare con una Hermione così maniacale
quella mattina.
“Allora, quando pensi che glie lo dirai?”, chiese
Ron.
Harry fece una smorfia, “Non lo so. Speravo di esporle
delicatamente il
problema, ma credo che semplicemente farei meglio a dirglielo chiaro e
tondo
prima che lo scopra da qualcun altro, all'incontro”.
Ron ridacchiò per il suo addolorato amico, “Non ti
invidio compagno, e se fossi
in te prediligerei un posto pubblico in caso perdesse completamente la
testa”.
“Daphne sta diventando insopportabile. Mi ha assillato per
anni per dire ad
Hermione di noi. Vuole uscire allo scoperto, ed il fatto che io
continui ad
essere riluttante nel raccontarglielo la sta facendo diventare
matta”.
“Non so perché si è messa con te.
È nettamente troppo di classe per uno
sciattone come te”.
“Ehi, dovresti dispiacerti per me, non fermi stare
peggio”.
“Cosa c'è da dispiacersi? Hai una ragazza
formidabile che ti ama, e tu sei
troppo codardo da dire alla tua migliore amica di lei.
Sei solo fortunato che Daphne non abbia ancora messo da parte il tuo
patetico
sederino”.
Harry picchiò la testa sul tavolo, “Lo so. Sono un
totale incapace. Ma Hermione
fa così paura quando è arrabbiata, ed odia i
Serpeverde! Non credevo fosse
possibile, ma il suo odio si è ingrandito maggiormente da
quando ci siamo
diplomati”.
“Crea campagne per la liberazione degli Elfi Domestici, non
è una cosa che la
farà addolcire nei confronti della Casa delle
Serpi”.
“Bene, allora quando le dirai che te la sei squagliata per
giocare a Quidditch
con i tuoi amici rettili? Lei pensa che tu tolleri
solo Pucey, non sa che sei un buon amico di tutti loro e che ci
socializzi nel
fine settimana”.
“Come si siamo finiti in questo casino?” gemette
Ron.
“Abbiamo abbassato la guardia, e la cosa successiva, come
sai, ci ha portato
fino ad avere un appuntamento, ed abbiamo iniziato
ad uscire con un gruppo di Serpeverde”
“Mentendone al riguardo con Hermione. Abbiamo veramente
istinti suicidi.”
“Già, e senza che lo sapesse abbiamo sotterrato
l'ascia di guerra con Draco”.
“Oh, dovremmo andare a trovarlo. Voglio vedere la reazione
alla sua lettera.”,
disse Ron, saltando immediatamente su dalla
sua sedia, eccitato.