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Autore: Hikari93    11/05/2012    5 recensioni
Silentishipping - Seto X Shizuka
Oneshot.
No, un attimo. No, okay, quattromila attimi. Ora qualcuno dovrà dirmi cento buone ragioni affinché mia sorella possa trovarsi, in futuro, bene con un soggetto come Seto Kaiba. Coraggio, sto aspettando…
I minuti passarono – o almeno mi parvero minuti.
«Va bene, Mai, ora puoi dirmi che era tutto uno scherzo dall’inizio.»
«Ma non lo è. Pensa te, Seto l’ha invitata persino a uscire.»
Chi Seto? Quel Seto?
«Stasera?»
Mai annuì.
«Accelera, Mai.»
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joey Wheeler/Jounouchi Kazuya, Mai Valentine, Serenity Wheeler, Seto Kaiba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tra tanti… ma proprio col mio peggior nemico, Shizuka?
 




 

 

N   on mi era dispiaciuto affatto sapere di dover trascorrere una giornata con loro, visto che, per una volta, miracolosamente, Shizuka era riuscita a convincere Seto a scendere tra i comuni mortali, anziché rimanersene sul Monte Olimpo. E, ancor più sorprendentemente, avrebbero trascorso una giornata da soli. Dubitavo sarebbe stata romantica – un Seto romantico non sarebbe stato più Seto, non riuscivo proprio a immaginarmelo… rose rosse e cioccolatini tra le sue mani? Avevo i brividi solo a pensarci.
«Zio Jonouchi, a che cosa stai pensando?»
Chaki mi guardava curiosa, impalata davanti a me, gli occhi della stessissima, spiccicata tonalità di quelli del padre. Ancora un animo innocente di bambina con sette anni di vita sulle spalle e il germe Kaiba non ancora sviluppatosi o, almeno, manifestatosi. Si sperava che non sarebbe successo mai.
Resta latente, resta latente! Vade retro!
Feci spallucce. «A cosa penso? Mmm… mi chiedevo come potessimo passare la mattinata in modo interessante. C’è qualcosa che volete fare, bambini?»
Il mio sguardo si posò in automatico anche su Kai, l’altro figlio di mia sorella, che, me ne ero appena reso conto, se ne stava attaccato alla mia caviglia, fissandomi intensamente. Capii subito e lo presi in braccio.
Kai, invece, aveva quasi due anni e mezzo, parlava molto con chi conosceva, anche se, non tanto a fatica, ma con difficoltà nel pronunciare alcune parole. Va  bene, del resto era ancora piccolo. Si vedeva che si era svegliato da poco, altrimenti mi avrebbe già messo a soqquadro la casa, vista la sua vivacità – o era un adorabile mostriciattolo nascosto sotto le sembianze di un bambino leggermente attivo?
«Andare alle giostre, mangiare qualcosa, fare semplicemente una passeggiata, restare in casa e parlare col vostro zietto… dite pure» li aiutai.
Il mio pensiero corse di filato ai soldi che mi erano stati offerti da Seto e da mia sorella. Figurarsi, me ne sentivo quasi offeso! Come aveva potuto pensare quel riccastro – l’idea era stata sicuramente sua, ne ero sicuro, perché il Sig. Kaiba non voleva sentirsi in debito con nessuno! – di dovermi ripagare per un favore che gli stavo facendo? Che poi, stare in compagnia dei miei nipotini mi piaceva, non lo facevo né per obbligo, né per altro. Li avrei restituiti a Shizuka, quegli schifosi soldi, volente o nolente, tsk
«Zio, mi è venuta un’idea!» trillò Chaki, d’improvviso.
Le idee firmate Kaiba non era mai buone idee, ed era sconsigliabile starle anche soltanto a sentire ma, come detto in precedenza, la piccola Chaki non manifestava ancora il seme del male del Kaiba.
Sì, ma latente o meno ci stava!
«Perché non ci racconti di mamma e papà? Quando si sono fidanzati e altre cose!» chiese sognante, saltellando sul posto. «Ho provato a chiederlo a papà, m-»
«Fatica sprecata» commentai sottovoce.
«Hai detto qualcosa zio? Non ho capito.»
Negai. «Tranquilla, Chaki, non era nulla, solo un’osservazione. Volete sapere di mamma e papà?»
La bambina annuì felice e, presa una sedia, la sistemò davanti a me, che ero seduto sul divano, quasi volesse essere sicura di non lasciarsi scappare neanche una parola.
Sospirai, quello non era uno dei miei argomenti preferiti, perché, sebbene fossi felice per Shizuka, il loro matrimonio mi aveva avvicinato a Seto, costringendomi a vederlo più di quanto volessi.
Su su, Jonouchi, ricordati che tu sei il bravo ragazzo! Sii fiducioso, anche Seto ha dei lati positivi, sii fiducioso, deve ancora emergere, ma succederà, tra un paio di secoli succederà…
Il suono del cellulare mi distolse e mi fece ricordare solo in quel momento che avevo appena mandato un sms a Mai per spiegarle che quel giorno non ci saremmo visti.
“Va bene. Divertiti, cocco.” C’era scritto.
«E allora Kai» ripresi, mentre posavo il cellulare in tasca, «sei d’accordo con la tua sorellina?»
«Mamma e papà!» gioì lui, agitandosi tutto.
Ah, i bambini, il ritratto della felicità!
«E così sia.» Simulai un colpo di tosse, tanto per fare suspance. «Fate attenzione, non perdetevi nemmeno una parola di ciò che sto per raccontarvi.»
 
 
 
*
 
 
 
Come si erano conosciuti mia sorella Shizuka e quel caf- no, no, quel… quel Seto – già il nome da solo bastava come insulto – era stato e ancora rimaneva un mistero per me.
Mah… ma come cavolo si erano visti?
Più che altro, potevo tener conto di alcuni momenti della vita di Shizuka nei quali la stessa mi era parsa un po’ diversa.
 
Primo approccio: contatto visivo col germe Kaiba.
«Shizuka, tutto bene?» le chiesi una volta, all’uscita di scuola.
Potevo essere anche l’individuo più svampito sulla faccia del pianeta, ma ciò non succedeva se si trattava della mia sorellina.
Lei alzò di poco lo sguardo che aveva tenuto basso fino a poco prima. Lo leggevo chiaro e tondo che c’era qualcosa che la preoccupava, ma non l’avrei forzata a parlare, se non avesse voluto dirmelo ancora. Shizuka, infatti, era una persona molto riservata, e aveva i suoi tempi, soprattutto. Chi ero io per obbligarla? Non si addiceva a un buon fratello maggiore come il sottoscritto!
«No, onii-chan, non è niente» bisbigliò, le orecchie rosse.
Le sorrisi incoraggiante. «Non preoccuparti, qualunque cosa sia si ris-»
«Bonkotsu, anche per oggi hai finito di scaldare la sedia.»
Ecco, sì, Seto era arrivato e, come voleva la buona educazione che gli mancava, aveva necessariamente voluto salutarmi.
No, Seto, no, sarei sopravvissuto lo stesso.
Sollevai la manica della giacca della divisa scolastica e feci per caricare un pugno. Ma, prima di scagliarmi contro Kaiba, mi ricordai di Shizuka – venuta appositamente, pensavo, per me e solo per me ad accogliermi all’uscita di scuola – e mi fermai.
«Ringraziala, Kaiba, altrimenti ti avrei pestato a dovere una volta per tutte!» E indicai mia sorella con la testa mentre parlavo.
Seto ghignò, quasi mi nascondesse qualcosa, e sibilò, come da routine, altri insulti tra le labbra.
E lì, facendo un po’ più di attenzione, avrei potuto fare due più due e capire cosa frullasse nella testa e di mia sorella e di Seto Kaiba. 
 
Secondo approccio: contatto tattile col soggetto infetto
Ero con Mai quel giorno, c’eravamo fidanzati da poco e quella era uno dei nostri primi appuntamenti. E niente, stavamo ritornando a casa, eravamo in macchina – e guidava lei… una bella figura per un uomo come me, già…
«E’ strana tua sorella ultimamente, mh?» esordì lei, all’improvviso.
«Perché?» domandai, nella speranza di cogliere qualche particolare che non riuscivo a scorgere, visto che Mai trascorreva del tempo con lei, ultimamente.
Mai alzò le spalle. «No, niente. Se non te ne sei accorto non sta a me spiegartelo» ridacchiò.
Assottigliai lo sguardo. «Più precisamente cos’è che tu sai e che io non so?»
Mai non rispose, continuando a sogghignare tutta contenta e su di giri.
«Ah, uffa!» lamentai, e mi gettai del tutto all’indietro, quasi volessi stendermi sul sedile dell’auto, «l’ho capito che è strana, che credi! Ma non capisco perché! Insomma, sono sicuro che c’è qualcosa che la turba, ma… ma cos’è?»
La mia ragazza scosse la testa. «Voi uomini siete proprio degli scimpanzé, degli insensibili. Era proprio questo quello che tua sorella temeva!»
Mi sentii punto nel vivo. «E perché mai? Io sono sempre pronto ad ascoltarla in tutto e a prendere sul serio qualsiasi suo problema! Non sono un insensibile come dici tu, uhm» sbuffai. «E non credo che mia sorella abbia detto queste cose su di me.»
«E che cosa avrebbe detto di te, Jonouchi?»
Rimasi allibito: ma che mi prendeva in giro quella sera o ero io che non capivo?
Lasciamo perdere la risposta.
«Che sono un insensibile, l’hai appena detto tu che Shizuka temeva questo» spiegai.
Mai scoppiò a ridermi in faccia a tal punto che avrebbe potuto continuare per decenni – e chissà dove saremmo andati a sbattere, poi! A parte che poi non era una cosa tanto piacevole che la propria ragazza, dopo averti dato dello scimpanzé e dell’insensibile, ti umiliasse in quel modo.
«Oh Jonouchi, tu non hai capito proprio niente! Shizuka è innamorata!»
No. Stop un attimo. Avevo capito BENE?
«INNAMORATA?» urlai. «E di chi? E da quanto? E perché non me l’ha detto?»
Mai scosse l’indice. «Ah, non sta a me dirti tutti i particolari.»
«E lui? Lui chi è? Almeno lui… lo conosco?» chiesi in ansia – era pur sempre la mia Shizuka!
«Eccome se lo conosci.»
«Posso stare tranquillo?»
«Lei potrebbe dormire tra due sofficissimi guanciali.»
No, non potevo aspettare di rivedere Shizuka, volevo sapere almeno il nome di quella persona. Lo conoscevo, chi diamine poteva essere…?
«E’ Honda? Honda ha sempre mostrato un po’ troppe attenzioni per Shizuka» commentai.
«Non è Honda.»
«Allora è Otogi?»
«Nemmeno.»
«Ryou?» mormorai con un po’ di terrore: quel ragazzo era inquietante a volte.
Mai si lasciò scappare una risata. «Ritenta, sarai più fortunato.»
«Ho capito! E’ Yugi! Shizuka può dormire tranquilla perché Yugi è un angelo di persona! Ah, ottima sc-»
«Oh, insomma, Jonouchi, non è neanche Yugi! Coraggio, apri un po’ la mente!»
«Va bene, vediamo…» ridacchiai, convinto che fosse impossibile. «Dai, è Seto.»
«Esatto.»
«Allora proviamo con… che cosa?» Spalancai la bocca talmente tanto che la mascella cadde a terra.
No, un attimo. No, okay, quattromila attimi. Ora qualcuno dovrà dirmi cento buone ragioni affinché mia sorella possa trovarsi, in futuro, bene con un soggetto come Seto Kaiba. Coraggio, sto aspettando…
I minuti passarono – o almeno mi parvero minuti.
«Va bene, Mai, ora puoi dirmi che era tutto uno scherzo dall’inizio.»
«Ma non lo è. Pensa te, Seto l’ha invitata persino a uscire.»
Chi Seto? QuelSeto?
«Stasera?»
Mai annuì.
«Accelera, Mai.»
«Non se ne parla proprio. Si va con calma.»
No! Quello con mia sorella NO!
 
Arrivati a casa, Shizuka mi raccontò di quella storia ancor prima che io gliela chiedessi, scusandosi per non avermene fatto parola prima. Ovviamente non me la presi.
Mi parlò anche di come fosse cominciato tutto, di come, recandosi un giorno a scuola per venirmi incontro, avesse incontrato Mokuba e, riconosciutolo, gli avesse parlato. Così erano finiti per recarsi insieme verso la stessa meta.
Poi avevano incontrato Seto, ed era stato lo stesso a dire a Shizuka che quel giorno era il mio turno delle pulizie, e che evidentemente io, da sbadato, avevo dimenticato di dirglielo.
Così, per una discussione assurda su di me, era iniziato tutto.
Ed erano trascorsi giorni, e Seto e Shizuka non avevano fatto altro che scambiarsi qualche occhiata fugace – con me presente che me la dormivo alla bell’è meglio – per poi consolidare tutto direttamente in quel primo appuntamento.
Niente, lui, distaccato, le aveva comunicato un orario, e lei, col cuore a mille, aveva accettato senza nemmeno proferire parola.
Erano usciti, e quello era stato soltanto il primo di molti altri appuntamenti, molti dei quali spiati dal sottoscritto – a insaputa di Shizuka.
 
Seto agli appuntamenti non si mostrava troppo diverso dal solito, dacché ne dedussi che quella doveva essere la sua faccia per tutte le occasioni. Inoltre, cominciai a domandarmi cosa di Seto potesse aver fatto colpo su Shizuka, vista l’antipatia del soggetto.
Ogni volta che lo chiedevo a Shizuka, lei, da brava innamorata, finiva con la testa tra le nuvole, elogiando Seto Kaiba in un modo per me inammissibile.
«E’ una persona forte e sicura di sé, mi fa sentire protetta. In questo mi ricorda un po’ te, onii-chan» mi disse una volta.
E Mai doveva dire la sua, visti i miei borbottii silenziosi: «Deve piacere a lei, mica a te?»
 
Terzo approccio: contatto labiale – ARGH!
Forse era stato meglio così, perché, sennò, quando me l’avrebbe detto, sarei collassato.
Li vidi, li beccai.
No, non li stavo SPIANDO! Il giaccone pesante che mi copriva tutto non significava nulla!
Semplicemente passavo per di là, e mi capitò di vederli all’uscita in un locale, mi capitò di vedere, più esattamente, lui che le teneva il mento con quella sua viscida mano da Seto Kaiba.
Lui che sorrideva di quel suo sorriso malizioso – per me era sempre un ghigno.
Lui che, casualmente, gettò un’occhiata proprio verso la mia direzione prima di avvicinarsi sempre di più.
Lui che la baciò sotto il mio sguardo di fuoco da fratellone geloso!
E che le sussurrava qualcosa nell’orecchio, qualcosa che fece arrossire mia sorella Shizuka.
Lui che le cingeva i fianchi, lei che gli si aggrappava come a una solida ancora.
Insomma, loro che se la intendevano bellamente mentre io ero a un passo dall’esplodere.
Poi, alla fine, mentre il tempo sembrava non scorrere più e mentre si allungava la lista di torture da infliggere a Seto Kaiba, decisi di andarmene silenziosamente quando lui, da gentiluomo come non lo era mai stato, le mise un anello al dito.
Gli avrei strappato la testa a morsi, io… mah! Ma non perché ero geloso, eh!
 
Quarto approccio: contatto fisico, ma proprio proprio fisico!
Non c’era molto da dire su quell’argomento. Lo ricordavo come lo scoppio di una bomba, esplosivo e devastante. Non ricordavo nemmeno se Shizuka avesse provato a preparare il terreno prima di infierire,
Tenevo a mente solo quando, bella come non mai e rossa sulle guance, la mia graziosa e innocente e pura e casta sorellina mi aveva detto un: «Presto saremo in tre.»
Furono troppe le mie emozioni, troppe, troppe, troppe, non avrei potuto ricordarle mai. In nessun altro momento mi ero sentito come in quella occasione.
«Ti ammazzo Kaiba!» avevo gridato ai quattro venti, sotto lo sguardo divertito di Mai e quello intimidito di mia sorella.
Lo avrei ammazzato con le mie stesse mani, magari il giorno stesso dell’ormai prossimo matrimonio.
 
Sbraitai molto, soprattutto tra me e me o con i miei amici.
Quella storia… quella storia continuava a non piacermi all’apparenza, eppure vedevo Shizuka felice, e Seto, nonostante tutto, era una persona piuttosto – non esageriamo tutto in un colpo – responsabile. Non avevo mai parlato con lui della questione, infatti, non mi servivano cose come “giurami che non la farai soffrire” o varie, perché sapevo che Seto ne era già a conoscenza, e qualcosa, poi, mi suggeriva che nemmeno lui avrebbe voluto far del male a Shizuka in nessun modo.
Per la primissima volta, e fu un lampo, Seto mi ispirò fiducia.
E avrebbe fatto bene a meritarsela anche in futuro, perché la forza per spaccargli i denti non mi sarebbe mancata nemmeno tra quattrocento secoli!
    

 

 
 







 
 
Finita.
Nei miei programmi doveva essere diversa, non so perché è venuta così. E’ una Silent non vissuta, ma raccontata (la mia prima Silent doveva essere per forza dal punto di vista di Jonouchi! XD). La prossima volta, però, tratterò meglio – se non solo – Seto e Shizuka, per ora fatevi bastare questo po’! XP
Un bacione, grazie a chi ha letto! 

   
 
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