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Autore: silvia_arena    12/05/2012    6 recensioni
Suzanne Collins non ha specificato chi sono i due tributi del distretto 6, sappiamo solo che muoiono nel bagno di sangue iniziale, perciò mi sono presa la libertà di inventarli.
Ho stravolto un po' la storia: la mia protagonista e il suo compagno di distretto sono ancora vivi quando muore Faccia di Volpe.
[Cato/Nuovo personaggio]
Avvertenze: credo che Cato sia un po' OOC, sta a voi deciderlo.
Leggermente What If, perché la storia originale di Katniss e Peeta non è stata cambiata, cambia solo lo svolgimento dei Giochi.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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HUNGER GAMES: Un'alleanza inaspettata.

 

1. Un'alleanza inaspettata.

 

Vai così, Kate” continuo a ripetermi. “Vai così e forse vincerai questi maledetti Hunger Games.”

È strano, di solito accade esattamente il contrario: parti in quarta e arrivi in retromarcia.

Invece, adesso, nemmeno riconosco la ragazza che ha iniziato a tremare durante la mietitura, quando il suo nome è stato scelto. Mi sento più coraggiosa che mai.

Kate Wilson –

Il mio cuore si ferma. Dev'essere uno scherzo. Ora Alex ci guarderà e riderà, e poi dirà il VERO nome che è stato scelto.

Alex ci guarda. Ma non è la risata di chi scherza. Ride nervosamente.

Kate, tesoro, vieni sul palco. –

Cosa? Perché dovrei salire sul palco? Non sono mica stata scelta sul serio.

Coraggio, Kate, va'. – È la voce di quella tizia a riportarmi alla realtà. Oh, ma sta' zitta, Rosie. Va' tu se proprio ne hai voglia.

Poi mi spinge fuori dalla massa. Io non parlo, non dico nulla, non mi muovo. Un soldato mi solleva e mi porta fino al palco. Nel frattempo Alex borbotta – Andiamo, tesoro, non farne un dramma. –

Ma io non ne faccio un dramma. Io non reagisco completamente.

Sento mia madre urlare – No! È mia figlia, mettetela giù! Mettetela giù, lasciatela andare! – e mio padre che cerca di farla calmare.

Vengo deposta sul palco.

Vuoi spiegarci il motivo di quella scenata? – domanda, mettendomi il microfono davanti la bocca. Gli piaceva mettere in ridicolo le persone?

Non riesco ancora a pronunciare parola. Il mio sguardo, però, non è più perso nel vuoto. Guardo gli altri ragazzi, alcuni ridacchiano per la mia scena muta. Vorrei vederli al mio posto.

Non siamo degni delle tue parole, Wilson? – insiste Alex.

Quelli continuano a ridere.

Scegli il tributo maschile – è l'unica cosa che riesco a dire. Vedremo chi riderà adesso.

Alex all'inizio è un po' sorpreso, poi estrae il biglietto.

E il tributo maschile è... – si diverte a creare suspense, come sempre. – Gabe Evans. –

Un cannone mi risveglia dal mio flashback. Un flashback nel bel mezzo degli Hunger Games? Ma cosa mi è saltato in testa?

Siamo rimasti in 5. Meglio andare a cercare Gabe.

Non ho il tempo di voltarmi: qualcuno mi afferra per la vita con un braccio, immobilizzandomi anche le braccia, e con l'altra mano mi copre la bocca.

Mugugno più forte che posso, con scarso risultato.

Chiunque mi avesse assalita, mi libera la bocca e mi punta un coltello alla gola. Smetto di provare ad urlare.

Ho il tempo di fare mente locale: non può essere la ragazza in fiamme, dalla sua presa è chiaro che si tratta di un ragazzo. Non è il ragazzo innamorato, la sua gamba era messa piuttosto male. Gabe non avrebbe motivo di assalirmi, a meno che, dopo l'annuncio di Flickerman, ha pensato anche lui di venirmi a cercare. Ma allora perché il coltello? Non può essere lui... Oh no.

Cato!

Ascoltami, ragazzina, tu sei l'unica rimanente che potrebbe essermi utile. –

Utile, io? Katniss sa usare l'arco, Peeta sa sollevare enormi pesi. Gabe... non so precisamente cosa sa fare, ma di sicuro sarebbe più utile di me. Cosa so fare io? Non si vincono gli Hunger Games con l'intelligenza.

Tutti i miei amici sono morti – dice, ma nella sua voce non c'era traccia di disperazione.

Indietreggia, tenendomi ancora stretta e facendomi strisciare sui talloni, e mi mette con le spalle contro un albero, il suo coltello tocca ancora la mia gola. Mi guarda negli occhi, cerco di sostenere il suo sguardo.

Voglio che tu diventi mia alleata. –

Ok, le opzioni sono tre: sta scherzando e tra due secondi mi ucciderà, ha battuto forte la testa, o gli Hunger Games l'hanno fatto impazzire.

Sono lucido, credimi – mi assicura come se mi avesse letta nel pensiero.

Ma questo è ciò che direbbe qualcuno che non è affatto lucido.

Altrimenti? – mi azzardo a chiedere. La sua espressione diventa arrabbiata e preme il coltello sulla mia gola così forte che il sangue non è uscito per miracolo.

Quel gesto mi spaventa a morte.

D'accordo, d'accordo! – urlo.

Accidenti, che codarda. Ti sottometti così facilmente? Mi sembra di sentire John parlare. Ha detto alleata, non schiava, rispondo infastidita.

Da quando sono iniziati gli Hunger Games mi capita spesso di parlare con John: è come se fosse la mia coscienza, e non il mio mentore. Nel breve periodo precedente ai giochi che abbiamo passato insieme, si è fatto conoscere abbastanza bene. Ormai potrei replicare la sua personalità senza sforzo.

Cato mi lascia andare. Questa situazione un po' irreale mi mette a disagio.

Io alleata di Cato, il migliore dei favoriti, il migliore assassino degli Hunger Games? Non riesco a smettermi di chiedere che cosa abbia in mente.

Cos'hai intenzione di fare? – domando a Cato, il quale sembra si stia trattenendo da saltellare come un bambino dalla felicità. È decisamente surreale.

Io sono forte e tu sei intelligente, formiamo una squadra perfetta. –

E come mai questa brillante idea gli è venuta solo ora?

Hai sentito Flickerman, i vincitori possono essere due solo se appartengono allo stesso distretto. Io sono del 6, tu sei del 2. –

Quindi avevi intenzione di vincere con quell'imbranato? – chiede, arrabbiandosi.

Gabe non è un imbranato – rispondo, alterandomi anch'io.

Cato estrae di nuovo il coltello e mi sbatte violentemente contro l'albero.

E io dovrei allearmi con uno così lunatico?

Alterati quanto vuoi, ma non potremo vincere entrambi. Credi che io sia così stupida? Mi userai fin quando ti servirò, e poi mi ucciderai nel sonno. Se ti sentirai gentile. –

Cato si fa più vicino a me, e fa più pressione con il coltello. Ma il sangue non esce. È davvero bravo.

Se rifiuti, ti ucciderò adesso. Se accetti e poi scappi di notte, ti troverò. Non credo tu abbia altra scelta, indipendentemente da quali sono i miei piani – dice a denti stretti.

Credi che questo piacerà al pubblico? – lo sfido, cercando di screditarlo.

Cato si guarda intorno come per voler sfuggire alle telecamere, ma è impossibile durante gli Hunger Games. Sembra combattuto tra l'uccidermi e il lasciarmi andare, lo capisco dalla pressione del coltello che va e viene.

Si avvicina al mio orecchio. Vuole minacciarmi ancora, senza farsi sentire?

Solo... – sussurra. – Fidati di me. –

Spalanco gli occhi dalla sorpresa. Lui si allontana dal mio orecchio ma è ancora vicinissimo al mio viso. Lo guardo negli occhi, confusa, cercando di capire le sue vere intenzioni. Ma sembra sul serio che non ci siano secondi fini. Abbassa il coltello e lo ripone, tenendomi però ancora inchiodata all'albero.

D'accordo? – chiede conferma.

Mi sbagliavo: questo piacerà al pubblico, eccome. Non sanno cosa lui mi abbia detto, ma con quel “D'accordo?” s'immagineranno chissà cosa, e non vedranno l'ora di scoprirlo. Mi sbagliavo su tutto: Cato è più furbo di quanto pensassi.

Forse faremo concorrenza agli “innamorati sventurati”.

Annuisco, lui mi sorride e si allontana.

Poi torna serio. – Seguimi, ragazzina. –

Quel suo chiamarmi “ragazzina” mi avrebbe infastidita, ma ora so che non fa sul serio. Almeno credo. E il pubblico si sarebbe fatto ancora più domande. Almeno credo.

Cammino al suo fianco. – Come intendi vincere? – domando.

Non ho mai parlato di vincere, ragazzina – risponde freddo.

Quindi non vuoi vincere? –

Certo che voglio vincere. –

E come? –

Usando te. –

Ma non possiamo vincere insieme. –

Smettila di fare domande! – urla, così forte da spaventarmi. Poi torna calmo. – Ricorda ciò che ho detto. –

Si riferisce al “Fidati di me”. Ma come posso fidarmi se non conosco le sue intenzioni? Potrebbe davvero uccidermi nel sonno.

Mi arrendo e decido di fidarmi.

 

È notte, ma ancora non ci fermiamo. Sono esausta.

Cato – lo chiamo, ma scopro che la mia voce è bassissima, dopo non averla usata per tutta la giornata. Perciò me la schiarisco.

Cato si volta. – Dobbiamo fermarci a dormire – dico.

Lui si siede a terra a gambe incrociate, senza dire una parola.

Mi guardo intorno un po' stranita, poi mi siedo anch'io.

Ne approfitto per riflettere su cosa farò. Cato mi ucciderà di sicuro. Vuole che mi fidi di lui solo per non avere noie. Meglio non fare tanto la sdolcinata, non voglio sembrare debole, né al pubblico né a lui.

Mi sdraio su un lato, rannicchiata in me stessa.

Hai freddo, ragazzina? – chiede Cato. Ha notato che tremavo. Ma non devo mostrarmi debole.

No, sto bene – rispondo decisa.

Non mi sarai utile se muori congelata – ribatte.

Ho detto che sto bene, grazie per l'interessamento. –

Cato ignora le mie proteste e si avvicina a me. Si sdraia e mi stringe a lui. All'inizio sono infastidita da quella libertà che si è preso, ma poi non posso negare il piacere che provo con il suo corpo caldo vicino a mio. Come può essere così riscaldato? Si gela! Mi stringo a lui e chiudo gli occhi.

Grazie – sussurro, ma non sono nemmeno sicura che mi abbia sentita.

Lui si avvicina al mio orecchio. – Reggimi il gioco – dice. Poi si allontana di un po', facendomi lamentare istintivamente. Lo guardo confusa.

Ho dimenticato di avere una coperta nello zaino. – Allunga un braccio ed esce un telo dallo zaino. – Vuoi? Io sono a posto. – chiede porgendomelo.

Reggergli il gioco? E come dovrei fare?

Capisco.

No, tienimi vicina a te – dico con tutta la teatralità che possiedo. Cato sorride impercettibilmente, mi stringe forte a sé e stende la coperta su tutti e due.

Bel lavoro, questo li farà impazzire – sussurra. Non ho la forza di rispondere, crollo addormentata.

Sembrano passati solo pochi secondi quando nelle mie orecchie risuona l'inno di Panem. Riesco a resistere sveglia giusto il tempo di vedere nel cielo la foto di una ragazza dai capelli rossi che conosco di vista. O almeno, conoscevo.

 

Oh, vi prego, non uccidetemi per i cambiamenti alla storia. È stato il mio amore per Cato a spingermi a scrivere questa cosa. Ho il vizio di stravolgere le storie a mio favore... Ora non ricordo precisamente il tempo in cui si svolgono i fatti, ma credo che nel libro passi pochissimo tempo dalla morte di Faccia di Volpe all'incontro con gli ibridi. Qua passeranno giorni...

Non odiatemi, per favore, io vi adoro! Ok, la smetto... Chiunque abbia letto questa cosa e voglia scrivermi una recensione per farmi sapere cosa ne pensa, l'accetterò con piacere :) Baci

   
 
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