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Autore: Subutai Khan    12/05/2012    5 recensioni
Qualcuno manda a Jin uno strano messaggio sul cellulare. Molto esplicativo di tante cose. Chi? E che messaggio? E perché? Come reagirà? Ci saranno i fuochi d'artificio?
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jin Kazama, Ling Xiaoyu
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Io... io non ci credo.
Cosa mi ha mandato quella?
Osservo scombussolato lo schermo del mio cellulare. Uno di quei modelli ultratecnologici che sanno navigare in Internet, fare foto, fare filmati, cucinare un pranzo per sei persone e preparare il caffè più inebriante del pianeta.
Odio essere il capo della Zaibatsu. Ma non sono qui per parlare dei miei problemi.
O meglio, non di quelli che non mi sono andato a cercare da me. Perché questo mi è precipitato fra capo e collo senza la minima provocazione.
Davanti ai miei esterrefatti occhi c'è un disegnino scemo che sembra uscito dalla matita di un bambino di tre anni e mezzo.
Stilizzato che più stilizzato non si può. Persino io, che non sono una cima nella nobile arte, saprei produrre di meglio.
Per farla breve ci sono rappresentati due omini che si parlano. Quello a sinistra è pelato e quello a destra ha una macchia di colore gialla attorno alla testa, come se fosse un pezzetto di vomito. O dei capelli. Distinzione di sesso? Boh, vai a saperlo.
Il presunto maschio dice alla presunta femmina “Are you fucking kidding me?” e la presunta femmina risponde “Who's kidding? I just want to fuck”. Con poi la presunta femmina, nel riquadro sotto, messa in posa da superfiga che dice “Fuck yeah”.
E sarebbe una cosina anche divertente, sorvolando sulla qualità, se non fosse che ci sono due freccette rivolte verso i due personaggi. Una dice Jin e l'altra dice Xiaoyu.
Ora. Il mio inglese sarà zoppicante finché volete, non lo nego. Ma da qui a non capire il significato recondito del messaggio appena inviatomi ce ne passa, di ingenuità sotto al ponte. D'altronde, per quanto poco uno possa sapere una lingua straniera è notorio che le parolacce, in ogni loro significato, sono i primi elementi che si memorizzano. E “fuck” non fa eccezione.
Non so come rispondere a questa palese provocazione. Troppo diretta, troppo spiazzante, troppo.
Decido, per la prima volta da che lo posseggo, di vedere se 'sto aggeggio ha fra le sue mille e più funzionalità anche la mirabolante capacità di saper fare una telefonata. Chissà, magari scopro che è tutto uno scherzo di pessimo gusto.
O magari ho la conferma ai miei più tetri dubbi, il che è molto probabile.
TU-TU. TU-TU. TU-TU.
CLICK.
“Pronto? Jin?”.
“Ciao, cara Xiaoyu. Come va?”.
“... devi davvero girare attorno all'argomento? So perché mi hai chiamata”.
“Cavolo, proprio non ti fai pregare. Da quando sei diventata così sfacciata?”.
“Da quando mi sono stufata di aspettarti. Il meme era abbastanza chiaro, direi. L'idea ti piace, ti lascia interdetto, ti disgusta? Una risposta, prego”.
“Il... il cosa?”.
“Oh, piccolo mio. Sei proprio a digiuno di nerditudo Internettiana. Quello che ti ho mandato, in gergo, viene chiamato meme. Sono scarabocchi idioti basati su alcune facce esilaranti fatte da personaggi reali, come Yao-Ming”.
“Ah beh, ora sì che mi sento culturalmente arricchito. Baggianate a parte, ho letto e compreso a grandi linee cosa volevi propormi e...”.
“E...”.
“... e...”.
“E...”.
“... e...”.
“Eddai Jin, non puoi tentennare così. Ti ho chiesto se vuoi fare l'amore con me. La domanda, di per sé, è semplice. Fai un piacere a entrambi e dimmi cosa ne pensi”.
“Io... io... non è facile. Sai che in queste cose, nonostante tutto, resto un timidone impacciato e alle prime armi. Sarebbe il mio battesimo del fuoco, a voler fare i poetici”.
“Pure il mio, cosa credi? Io mi tengo in serbo per il ragazzo a cui voglio bene, non vado di certo in giro a offrirmi a chiunque. Anche se devo ammettere che ho fatto un sacco di esperienza teorica guardando certi filmini a ore tarde, nel buio della mia cameretta”.
“Ma... ma sei una maiala!”.
“Forse. Conta però che devo compensare anche per Sua Riottosità, quindi il lavoro è doppio e qualcuno dovrà pur sporcarsi le mani. Visto che, se aspetto te, morirò vergine...”.
“Oh kami, che situazione imbarazzante...”.
“Sarò più definitiva: ti do trenta secondi da... adesso per pensarci. Poi esigo un tuo pronunciamento”.
“Non... non puoi! Questa è lesione dei miei diritti fondamentali di essere umano!”.
“Venti”.
“Xiaoyu, ti prego... non obbligarmi in questo modo...”.
“Dieci”.
“Santo cielo, finiscila!”.
“Tempo scaduto. La sua risposta. Ora”.
“Non sono tenuto a dirle alcunché, signorina Ling”.
“Se davvero non avesse neanche accarezzato la prospettiva, dottor Kazama, mi avrebbe sbattuto il telefono in faccia già da un pezzo. Quindi so che, visceralmente, lei considera quantomeno l'ipotesi di fornicare con la sottoscritta. Sarebbe gentile mettermi al corrente sulla sua decisione”.
“Diavolo Xiao, perché mi devi mettere con le spalle al muro così? Sei scorretta”.
“Chissene. Ho perso la pazienza e mi sono rotta di giocare alla brava ragazzina che si succhia il dito mentre attende che il suo bello perda le inibizioni e le salti addosso. Ne ho voglia. Una gran voglia. E, lo ripeto, se sei ancora qui a sentirmi sproloquiare su quanto mi scaldi sessualmente vuol dire che un po’ di interesse c’è anche dal tuo lato. Questa risposta arriva?”.
“Off. Quanta fatica. Vuoi saperne una?”.
“Sono tutta orecchie”.
“Ci sto. Se devo essere onesto anch’io intendo... approfondire il nostro rapporto”.
“Alleluja! Di’ un posto, di’ un’ora e ci sarò. Anche in un igloo al Circolo Polare Artico. Ci penso io a farti sudare”.
“Non serve fare i folkloristici. Il mio letto andrà benissimo. Purtroppo, come sai, sono sempre oberato di lavoro. Gestire una multinazionale come la Mishima Zaibatsu è stancante e occupa gran parte della propria giornata. Dammi due secondi che consulto l’agenda di questa trappola”.
“Prego. Attendo in linea”.
“...”.
“...”.
“Ok. Domani sera ho un po’ di tempo. Sai dove trovarmi”.
“Oh, lo so eccome. E naturalmente, prima della maratona sotto le coperte, pretendo una cenetta romantica a lume di candela. Magari con i suonatori di violino tzigano, che non guastano mai. Eva ballava sul fuoco, profumo di sesso attorno a sé...”.
“Xiaoyu! Sei tremenda!”.
“Ovvio. Chiamami pure illusa se vuoi, ma ci tengo che sia tutto perfetto e romantico. Ce... anzi, me lo merito. Per la pazienza e per non averti mai mandato a quel paese da che ci conosciamo, benché te lo fossi meritato quindici o sedici volte”.
“Va bene, va bene. Come dici tu. Non ho nessunissima voglia di contestare le tue fantasiose affermazioni. Ci vediamo dove sai, alle sette. Puntuale. E vestiti elegante, sennò salta tutto”.
“Jin! Infingardo!”.
“Cos’è, solo tu puoi fare la detta-condizioni a tradimento? Perché questa palese disparità di ruoli? Inoltre mi piacerebbe vederti in abito da sera scosciato. Devi essere uno spettacolo”.
“Awwwwwwwwww. Vado a dedicarmi allo shopping sfrenato e a farmi bella per il mio fusto”.
“A domani sera, cavalla golosa”.
“A domani sera, stallone rombante”.

Oooooooooh. Ne è valsa la pena.
Onestamente? Forse avrebbe potuto essere meglio. Non so, ho questa sensazione di fondo che mi passa nel cervello.
O forse sono solo una perfezionista del cavolo che non si sa accontentare mai di nulla.
Perché, fermo restando che era la prima volta per entrambi, non ho nulla di cui lamentarmi. C’è anche da dire che, eccitata com’ero alla sola idea, sarebbe bastato solleticarmi sotto alle ascelle per farmi venire.
Però gliene devo dare atto, il ragazzo si è impegnato. Si vedeva che cercava di fare del proprio meglio. Si sforzava, chiedeva, proponeva. Ci teneva a fare bella figura e a non mandare il tutto in vacca.
Bravo Jin, bravo. Almeno alla fine dell’anno scolastico non ti si potrà dire “è talentuoso ma non si applica”.
Mi rigiro fra le lenzuola, abbastanza spossata. Hanno ragione quando dicono che un’ora di sesso equivale a due/tre ore di footing a passo sostenuto. Noi saremo pure atleti di arti marziali, ma ci si stanca comunque. Siamo umani, solo umani.
Lui allunga un braccio sulla mia testa e comincia ad accarezzarmi. No, no. Maledetto, non voglio squittire.
“Allora, signorinella? Come sono andato?”.
Soffoco un risolino. È talmente poco esperto che non sa neanche stimare la propria prestazione. Mi fa tenerezza quando gli scivola via la maschera del duro senza paura.
“Ottimamente, mio prode cavaliere. Per essere all’esordio te la sei cavata davvero bene”.
Peccato essergli di spalle. Mi sarebbe piaciuto gustarmi il suo sorriso soddisfatto, perché so che ora sta sorridendo soddisfatto. Ma non ho nessuna voglia di cambiare posizione, sto tanto comoda così.
Prrrrrrrr. Basta con le coccole, basta. Prrrrrrrr.
Smette all’improvviso e la sua mano scende lenta sulla mia nuca, dandomi un brividino. Poi, senza preavviso alcuno, mi afferra il collo.
E stringe.
“Ehi, te l’ho detto che il sadomaso non mi piace!”.
“Ah sì? Accidenti. E io che speravo di spezzarti tutte le ossa dopo aver giocato ancora un pochino”.
Cosa? Questa... questa voce...
Dio santo. Non è possibile.
Non riesco a reagire che lui mi fa volare fuori dal letto con una spinta sovraumana.
Mentre mi preparo all’atterraggio, che probabilmente avverrà contro quel grosso armadio, non posso fare a meno di maledire il suo sangue infetto.
Devil. Figlio di puttana.
SCROCRONCH.
Sfascio il mobile, entrandoci dentro prima con la testa.
Che cazzo di male. Mi sa che mi sono incrinata qualche costola.
“Piccola Xiaoyu” mi apostrofa dall’altro lato della stanza “che bello rivederti. Tutto bene? Hai preso una bella botta”.
Mi rialzo e cerco di assumere una posizione di lotta.
“Cosa vuoi, tu? Perché devi rovinare questo momento magico?” gli chiedo, furiosa per l’intromissione.
Lo vedo ridere sguaiato, quella sua orrenda bocca viola che gode nel prendermi in giro.
“Semplice: mi andava. E poi la mia metà vigliacca si stava divertendo troppo e questo è ingiusto nei miei confronti, non trovi? Perché solo lui può avere il piacere di deflorarti? Siamo la stessa persona, dopotutto. Voglio anch’io la mia parte”.
Sto per rispondergli quando qualcosa mi entra in bocca. È un liquido di cui, purtroppo, conosco troppo bene il sapore.
Sangue.
Mi tocco il naso e la mano si macchia.
Me la paghi, stronzo. Ora me la paghi. Salata.
“Mi sono fatto vivo solo adesso” riprende senza che nessuno gliel’abbia chiesto “perché lui era esausto dopo quel-che-tu-sai. E, se devo dirla tutta, sei proprio una bimba senza pudore. Anche adesso, a startene lì a gambe allargate nella mia direzione... non ti vergogni?”.
Provaci ancora, Charlie Brown. Sarò giovane ma non cado in una trappola così stupida. Spera che mi distragga cercando di coprire le mie zone intime, certo. Con uno psicopatico nella stessa stanza. Come no.
“Posso aprirti il culo anche mettendola in bella vista, tu non preoccuparti troppo”.
Comunque, Xiaoyu, sei proprio una temeraria. Sai che lui è più forte. Ti ha colta di sorpresa e ha già piazzato un bel colpo, visto che il dolore al petto non sembra voler smettere. E poi sei ancora stremata.
Potrebbe essere la volta buona che ti ammazza, lo sai.
Oh beh, se proprio devo cadere non sarà senza lottare. E poi hai finalmente ottenuto quel che volevi, almeno moriresti felice.
“Sai perché ho scelto proprio questo momento per manifestarmi?” continua mentre scende dal letto e si avvicina a me “Perché avevate entrambi la guardia che più bassa non si può. Sento che stavolta gli ci vorrà parecchio per riemergere dalla mia possessione, e quando tornerà gli presenterò il tuo cadavere come regalo d’amicizia imperitura”.
Questo schifoso ha ragione. Siamo stati avventati, non avevamo pensato a questa possibilità. Eppure Jin me l’aveva anche detto, che nei momenti di debolezza era più facile che la sua parte demoniaca venisse a galla.
Sconsiderata. Sciocca sconsiderata. Ecco a cosa porta la voglia di farti trapanare dal tuo bellimbusto preferito.
Quand’è a tre metri da me si ferma.
“Vogliamo iniziare le danze, cara?”.
È il momento. O la va o la spacca.
Certo che combattere nuda dopo aver appena perso la verginità non è cosa che capita tutti i giorni. Le meraviglie di essersi innamorata di uno con dei geni così antipatici.
Mi getto verso di lui. Che i kami me la mandino buona.
   
 
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