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Autore: silvia_arena    13/05/2012    9 recensioni
Suzanne Collins non ha specificato chi sono i due tributi del distretto 6, sappiamo solo che muoiono nel bagno di sangue iniziale, perciò mi sono presa la libertà di inventarli.
Ho stravolto un po' la storia: la mia protagonista e il suo compagno di distretto sono ancora vivi quando muore Faccia di Volpe.
[Cato/Nuovo personaggio]
Avvertenze: credo che Cato sia un po' OOC, sta a voi deciderlo.
Leggermente What If, perché la storia originale di Katniss e Peeta non è stata cambiata, cambia solo lo svolgimento dei Giochi.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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HUNGER GAMES: Un'alleanza inaspettata.


2. Reprimere l'orgoglio.

 

La lieve luce del sole mi sveglia, l'alba però è già passata.

Cato sta ancora dormendo, ci troviamo nella stessa posizione di ieri notte.

Chissà cosa pensa il pubblico, vedendoci in questa posizione così... equivoca. Mi domando se non siano rimasti svegli tutta la notte per vedere se accadesse qualcosa tra noi due.

Cato – lo chiamo. È strano che ancora dorma. Lui spalanca gli occhi e scatta sopra di me, bloccandomi le braccia con le ginocchia, puntandomi alla gola un coltello che teneva già in mano. È la fine, sono morta.

Cato, sono io! – grido, con una speranza di salvarmi. Serro gli occhi, non ho il coraggio di guardare, ma non succede niente. Apro solo un occhio. Lui ripone il coltello e si alza, raccogliendo le cose. Non chiede nemmeno scusa.

Poi si volta distrattamente, e nota che sono ancora sdraiata. – Hai intenzione di rimanere lì tutto il giorno? –

Ha anche il coraggio di fare lo spiritoso? Mi ha quasi uccisa!

Non farlo mai più, mi hai spaventata a morte! – lo rimprovero.

La prudenza non è mai troppa, ragazzina. Credevo fossi qualcuno che volesse uccidermi. –

Se avessi voluto ucciderti non ti avrei chiamato per nome, non credi? – affermo arrabbiata.

La prudenza non è mai troppa – ripete.

Mi rassegno. Ha la testa più dura del cemento. – Proprio tu parli di prudenza – borbotto.

Come? –

Niente – mi affretto a dire. L'ultima cosa che mi serve è farlo arrabbiare.

Cato mi porge il mio zaino. – Andiamo – dice.

Non mangiamo? – chiedo. Il mio stomaco inizia a brontolare.

Credi che il cibo cresca magicamente dentro il mio zaino? – risponde sarcastico. Cielo, che antipatico.

No, ma credevo ne avessi. –

L'hanno fatto saltare in aria – dice. Ecco cos'era quell'esplosione vicino la Cornucopia. Avrei voluto avere il coraggio e la possibilità di farlo io. Far saltare in aria il cibo dei Favoriti, una mossa grandiosa.

Chi? – chiedo. Chiunque sia stato possiede tutta la mia stima, anche se ora, per colpa sua, sono senza cibo nello stomaco.

Se lo sapessi sarebbe già morto – risponde Cato.

Magari è già morto. – Potrebbe esser stata la ragazza dai capelli rossi che è morta ieri mattina.

È possibile. –

Camminiamo per poco, fin quando un albero con dei frutti rossi richiama la mia attenzione.

Non ci posso credere – affermo sbalordita. Corro ad arrampicarmi sull'albero. Se è quello che penso saremo sazi fino alla fine dei giochi.

Cosa c'è? – chiede Cato.

Afferro il frutto rosso e lo studio per bene, fin quando la mia teoria è confermata.

Sono delle mele! – esclamo. – Sai che se ne coltivassimo i resti potrebbe nascere un altro albero come questo? Non moriremo di fame! –

Non riesco a credere che Capitol City abbia messo un albero di mele nell'arena. Forse sono avvelenate.

Cato mi fa segno di scendere dall'albero e di porgergli il frutto. Glielo consegno, elettrizzata; lui lo analizza con poco interesse.

Bene – dice, addentandola. Non accade niente, non muore, quindi non sono avvelenate. Menomale. – Torna su e raccogline quante puoi. –

Inarco un sopracciglio. – Perché io? – chiedo.

Perché le hai trovate tu – risponde, come se la cosa fosse ovvia, continuando a masticare.

Sbuffo e salgo sull'albero. Raccolgo circa cinque mele, e quando non riesco a tenerle più chiedo a Cato se è pronto a prenderle, ma lui non risponde.

Cato? – Mi sporgo dall'albero e lo cerco con lo sguardo, ma non lo trovo. Mi ha piantata in asso. – Cato! –

Faccio l'errore di sporgermi troppo dal ramo e cado giù dall'albero. Mi trovavo ad un'altezza notevole, sarei morta di sicuro.

Ma non cado contro il terreno. Qualcuno mi prende tra le braccia, ma non è Cato.

Gabe! – Lui mi posa a terra, ma è arrabbiato. Perché? Mi mette spalle all'albero, stringe la sua mano intorno al mio collo. Oh diamine, vuole uccidermi.

Non hai sentito?... – Gabe aumenta la stretta per non farmi parlare. – Possiamo... vincere... in...sieme... –

Ma non era questo il tuo piano, vero? – dice Gabe a denti stretti. – Tu volevi trovare un modo per vincere con CATO! – urla il suo nome per dimostrare quando lo disprezzi.

Utilizzo tutta la forza che ho per allontanare la sua mano dalla mia gola. Anche solo per pochi secondi, ma è il tempo che mi serve per prendere aria e per urlare il nome di Cato un paio di volte. Gabe continua a stringermi la mano intorno al collo, con l'altra mi blocca i polsi sopra la testa. Questa è la fine. Sento l'aria mancare. I polmoni si svuotano e diventano pesanti. Gli occhi mi si chiudono. Improvvisamente Gabe mi lascia andare, mi accascio al suolo. Forse crede che sia morta. Forse posso vivere. Non oso muovermi.

Cerco di trattenere il respiro il più possibile. Ma mi accorgo che è inutile.

Il cannone non spara, perché non sono davvero morta.

Aspetto che Gabe si accorga che sono viva e mi dia il colpo di grazia, ma aspetto invano.

Sento dei passi, Gabe sta andando via. Perché? Perché ha rinunciato a uccidermi? Era questo il suo scopo, no? Anche se non ne capisco il motivo.

Era spinto dalla rabbia, certo. Si sentiva tradito. Ma noi non abbiamo mai fatto nessun accordo. Non ci siamo mai detti “Se Flickerman annuncerà che potranno esserci due vincitori, ci alleeremo”. Quindi qual è il suo problema?

Apro di pochissimo gli occhi, per accettarmi che Gave sia andato via. Lui crede che io sia svenuta, se si accorgesse che non è così potrebbe tornare indietro e cambiare idea.

Resto accasciata a terra ancora per un po', e ne approfitto per respirare a pieni polmoni. Tra un po' andrò a cercare Cato...

Cato. Perché non è venuto a salvarmi? Come ha fatto a non sentirmi? Ho urlato piuttosto forte.

Aspetto ancora qualche minuto, poi mi alzo. Sto per urlare il nome di Cato, quando mi auto-punisco dandomi una botta in testa con la mano. Ancora non hai imparato, Kate. Meno rumori possibili. Chissà cosa pensa Capitol City vedendo colpirmi la testa senza motivo. Penserà che sono pazza, e non mi daranno più sponsor. Ma che dico... io non ho mai avuto sponsor. Solo uno sciocco scommetterebbe su di me. E anche adesso, che sono tra gli ultimi sopravvissuti, non sono degna dell'aiuto del pubblico.

Mi chiedo dove sia Cato. La mia domanda trova subito risposta: qualcuno mi viene addosso, e dalla forma e calore del suo corpo capisco che si tratta di lui. Non ricambio l'abbraccio, sempre se quello sia un abbraccio. Sembra più che mi stia stringendo per impedirmi di andare via.

Quando mi lascia andare, lo guardo fredda.

Perché non sei venuto? Credevo non ti servissi a niente da morta – lo accuso, citandolo.

Ho corso più veloce che potevo – si giustifica. – Stai bene? – chiede, fingendosi preoccupato. So che sta fingendo, altrimenti sarebbe venuto. Non era poi così lontano.

Non sono morta – rispondo. – Direi che sto bene. –

M'incammino verso non-so-dove, ma non sento Cato seguirmi. Non mi scomodo a voltarmi. A questo punto avrebbe già dovuto dire qualcosa del genere “Ragazzina, torna qui!” o “Non sei autorizzata ad andare da nessuna parte senza di me!”, ma niente. Neanche una parola. Mi lascia andare così?

Kate! – Sussulto sentendolo chiamarmi per nome, ma non mi fermo.

Che c'è? – Continuo a camminare.

Dove stai andando? –

Mi fermo. Dove sto andando? Lontano da lui? Perché dovrei farlo, perché non mi ha salvata? Reprimi l'orgoglio, stupida. Oh John, solo adesso ti degni di farti sentire? Non sei tu quello che mi ha detto di non sottomettermi? E ora vuoi che torni da lui? Fallo e basta.

Non lo so – rispondo, voltandomi. Credevo d'aver fatto più strada, invece Cato è a cinque metri da me, se non meno. Comunque non mi avvicino a lui.

Torna qui – dice dolcemente. Sbuffo. Siamo così vicini che potrebbe venire a prendermi lui, non avrei nemmeno il tempo di scappare. No, non ti obbedirò, non sei nessuno per darmi ordini. Così lui si avvicina. Meglio così, io non avrei mosso un passo.

Lo guardo indifferente, un po' arrabbiata. Lui mi guarda dolcemente, all'inizio. Poi inarca un sopracciglio. – Hai raccolto quelle mele? –

 

Credevo che i fans di Hunger Games mi avrebbero dichiarato guerra, e invece la storia è piaciuta! Vi ringrazio! Ma ora ditemi, cosa ne pensate del secondo capitolo? Ho soddisfatto le vostre aspettative? Spero di sì, altrimenti... vi prego, non uccidetemi! Ahah, forse sto diventando un po' paranoica, solo che Hunger Games mi sembra un argomento così serio e intoccabile... È un capolavoro, la Collins ha scritto un capolavoro. E non voglio mettere in dubbio o stravolgere ciò che Lei ha scritto. L'ho già detto nella prima introduzione, è tutta colpa di Cato <3

Ringrazio di cuore tutti quelli che l'hanno letta/recensita/preferita/seguita/ricordata. Spero che continuerete a farlo. Baci!

   
 
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