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Autore: BigEyes    14/05/2012    4 recensioni
Lei si voltò sconcertata e infastidita da quel suo modo di fare.
- Sono un figlio di Dio. Il mio compito è proteggere, non aggredire. Ho una specie di divisa che allontana i demoni. Il nome di Gesù è la mia arma. –
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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- Questa storia fa parte della serie 'In The Name of Jesus.'
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In un giorno come tanti, in un autobus diretto in periferia, una ragazza con in mano libri di diritto romano, pensava alla faticosa giornata che ormai stava volgendo al termine. Il bus era quasi vuoto; dietro di lei, un uomo anziano e dal volto barbuto, con le mani dentro le tasche di un  impermeabile rovinato, la osservava maliziosamente.
 
 Accanto alla ragazza, appoggiato al finestrino, immerso nei suoi pensieri, un ragazzo ascoltava la musica dal suo i-pod.
Ad un tratto, gli occhi verdi del giovane puntarono l’uomo, che stava avvicinando furtivamente la mano verso la tracolla della giovane. Pieno di coraggio intervenne bloccando il polso dell’anziano signore, attirando l’attenzione della ragazza, che si voltò di scatto.
 
I suoi occhi grandi osservarono il ragazzo che, con sguardo accigliato, fissava l’uomo. Lei era spaventata; la situazione sembrava degenerare. L’uomo tentò di tirare un pugno al viso del giovane, ma indietreggiò come se avesse ricevuto il colpo che stava per sferrare.
La ragazza non comprese. L’autobus si fermò e il borseggiatore scese.
-          tutto apposto?- le domandò il ragazzo.
Ad occhi sbarrati, Ariel si domandava cosa fosse successo. L’adrenalina l’attraversava, come se avesse subito il furto.
-          credo di si..- rispose insicura, controllando la borsa.
-          Tranquilla, non ha avuto il tempo di derubarti..- le sorrise lui.
 
Ariel lo guardò attentamente: non aveva un distintivo. Era un ragazzo normale dai capelli lisci castani e gli occhi verdi; vestito normalmente con jeans e una t-shirt bianca con il collo a “V”.
-          comunque, non so chi tu sia, ma ti ringrazio. Come posso sdebitarmi?- chiese la ragazza, facendo gli occhi dolci, tentando di avere un appuntamento con il ragazzo misterioso, dal viso angelico.
Lui sorrise,abbassando la testa, ma la risposta non fu quella che Ariel si aspettava.
-          ti sei chiesta come mai quell’uomo non sia riuscito a derubarti?
 
La ragazza si insospettì. Con aria interrogativa lo guardò negli occhi. La domanda la metteva a disagio, perché, a dirla tutta, aveva notato qualcosa di strano, come se il giovane avesse avuto una strana influenza sul criminale. “Si sarà spaventato essendo stato colto in flagrante” pensò tra sé.
-          sinceramente no- rispose Ariel – avrà temuto la tua reazione, suppongo.
-          Si, io l’ho fermato, è vero, ma non è riuscito a colpirmi perché nella mia mente ho pregato. Il suo spirito malvagio ha capito di chi sono figlio e non mi ha colpito.- il giovane guardò in alto, poi la fissò intensamente.
 
Ariel abbassò lo sguardo, aspettando con ansia di scendere dal mezzo. Il tragitto sembrava più lungo del solito. Si sentiva a disagio accanto a lui, ma al contempo avvertiva un’irrazionale sicurezza.
 
Ma il bus continuava la sua corsa, e il ragazzo non scese ad alcuna fermata.
“Che stia aspettando di sapere dove abito?”pensò mentre questo timore l’assalì. Le tremavano le mani. Ritenne inizialmente di difendersi da sé, ma il ragazzo aveva l’aria di essere allenato, di praticare qualche sport, forse karate o qualcosa del genere.
Lei fissava la strada, che scorreva oltre il parabrezza, strofinandosi le mani sudate sui pantaloni. Lui non la fissava più, ma avvertiva le sua inquietudine.
-          non devi avere paura di me – esclamò poi, continuando a guardare fuori dal finestrino.
Lei si voltò sconcertata e infastidita da quel suo modo di fare.
-          Sono un figlio di Dio. Il mio compito è proteggere, non aggredire. Ho una specie di divisa che allontana i demoni. Il nome di Gesù è la mia arma. –
La ragazza rise silenziosamente, ponendo la mano sulla bocca per non farsi sentire. Il tipo era proprio strano. “Sarà un fanatico religioso, di quelli che predicano la fine del mondo”  pensò lei.
-          e no, non è come pensi: non sto farneticando, non sono pazzo, fanatico o cos’altro… sono solo un cristiano che ha un compito preciso e ti accorgerai a tue spese di cosa parlo-
 
la ragazza era sull’orlo di una crisi di nervi: ne aveva abbastanza.
-          senti , ma chi ti credi di essere? Hai fatto il galantuomo, il cavaliere…bene! chiunque avrebbe potuto farlo. Ti senti superiore solo perché credi in un dio provvidenziale? Bene! Sei uno come tanti altri che ho incontrato…e poi di cosa dovrei accorgermi a mie spese? Sentiamo, finirò all’inferno?
-          No, tutt’altro, ma non mi è consentito rivelarti di più…
 
Lo sguardo del ragazzo divenne severo. Lei si era innervosita e aspettava con ansia di scendere dal bus. Ormai la casa era vicina. Il palazzo in cui abitava Ariel era di sette piani, di colore giallino. Il mezzo,però  si fermò poco prima, al numero 7, dove c’era un altro palazzo.
-          ci vediamo domani - disse lui prima di scendere, mostrando la schiena alla ragazza, che scocciata gli rispose:
-          spero proprio di no!-
-          mi dispiace per te, ma vengo al tuo stesso corso. Probabilmente non mi hai mai notato.
-          Oh mi scusi, ma non ho mai notato la divisa – ribatté Ariel, facendo spallucce, con un sorriso sarcastico.
Purtroppo per lei, l’autista la invitò a scendere in quanto il bus aveva avuto un improvviso guasto tecnico. Quindi  seguì il ragazzo sbuffando.
Lo oltrepassò, ma lui continuò a seguirla.
Infastidita ancor più da questi suoi modi strani, si girò fermando il  passo del giovane e, prendendolo per la maglia, lo avvicinò a sé dicendo:
-          vuoi che chiami la polizia?- Il giovane questa volta tentava solo di riportargli un ciondolo cadutole dalla borsa: un ciondolo a forma di leoncino. Il ragazzo gli e lo mostrò, ponendoglielo davanti agli occhi.
 
La ragazza imbarazzata, mollò la presa, riprendendo il ciondolo e ringraziandolo.
-io mi chiamo Ariel – sussurrò, mentre il ragazzo fece per andarsene,ma avendo sentito si fermò.
- Leone di Dio, questo è il tuo destino.-
 
 La ragazza fece fatica a comprendere le parole del ragazzo.
 
- leone di Dio è il significato del tuo nome. Ti starai sicuramente già chiedendo come faccio a saperlo. – Ariel ad occhi spalancati lo fissò stranita: stava proprio pensando quel che aveva detto lui.
Il ragazzo si voltò, con le mani nelle tasche.
-          Studio anche ebraico,nel tempo libero. Il tuo, è un nome biblico.-
Quest’affermazione non la preoccupò quanto il fatto che il tipo strano riusciva a leggergli nella mente.
-          E tu – intervenne lei - come ti chiami? –
 
La domanda non ebbe risposta: il giovane entrò in casa, lasciandola sola mentre stringeva al cuore il piccolo ciondolo.





UN CALOROSO SALUTO A TUTTI I MIEI LETTORI,
VOLEVO SOLO CHIEDERVI DI FARMI SAPERE LE VOSTRE OPINIONI, I VOSTRI GIUDIZI
ANCHE NEGATIVI (SEMPRE NEL RISPETTO PERO’! )

QUINDI RECENSITE, RECENSITE, RECENSITE!!!!
  
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