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Autore: Eloise_elle91    14/05/2012    1 recensioni
Ciao a tutti! Eccomi con una nuovissima long fiction che è il continuo di Doppleganger Petrova, le origini.
Abbiamo lasciato Elena a Manhattan e Klaus che vuole costringere i nostri fratellini a uccidere la donna che amano... cosa succederà? Arriveranno nuovi personaggi forti e carichi di misteri e segreti.
Vi dico subito che la storia avrà un’impronta Delena e che ci sarà una loro storia d’amore, quindi vi prego di non offendere e di non linciare, ma anche se siete Stelena questa storia potrebbe fare per voi, perché ciò che racconto è legato anche alla storia della prima doppleganger e alla storia degli Originari. Vi auguro una buona lettura, spero che mi seguirete e che recensirete al meglio questa storia :) Vi aspetto!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco la seconda ed ultima parte della storia.
Questo è il capitolo conclusivo, voglio ringraziare tutte le persone che hanno inserito la storia fra le seguite, preferite e ricordate, voglio ringraziare tutti coloro che hanno recensito e tutti coloro che hanno letto in silenzio.
La storia avrà un finale un pò particolare, di libera interpretazione.
Spero che vi piacerà e che vi faccia piangere un pò, perchè a me ha fatto piangere
Ely




Mystic Falls, presente.

Erano trascorsi appena due giorni dalla partenza di Illiria e le cose sembravano filare lisce fino a quel momento. Alaya e Valéry erano sempre in allerta e a volte si svegliavano durante il sonno convinte che qualcuno girovagasse intorno alla casa. Per la sicurezza di Elena, Valéry aiutata da Meredith, aveva imposto una serie di incantesimi di protezione intorno alla casa, mentre su Elena avevano lanciato un incantesimo localizzatore che fungeva da legame con Meredith  così che se mai Elena si fosse trovata in pericolo, la strega lo avrebbe avvertito subito.

Quel pomeriggio Elena era in compagnia di Damon.

“Sembra strano, vero?” disse lui.

“Perché?”

“Insomma tutta la faccenda di Illiria, secondo te starà bene?” disse Damon. Era la prima volta che si interessava realmente alla ragazza, che si preoccupava davvero per lei.

“Credo di si, è molto forte l’hai visto anche tu. Sei preoccupato per lei?”

“Si, ma non lo dire in giro, non voglio che si sappia, ma continuare a ignorare la cosa non fa bene ne a me, ne a lei, ma soprattutto non fa bene al nostro rapporto Elena.”

“Ti amo” disse Elena all’improvviso. “Ti amo e credo di averlo sempre fatto, Illiria è arrivata qui per farci capire questo. Noi ci amiamo e insieme avremo lei e noi siamo noi.”

Damon non la fece finire di parlare. La baciò, un bacio profondo e passionale. Un bacio d’amore, un bacio che racchiudeva tutto il loro amore. Un bacio che li aveva trasportati in un vortice di felicità senza problemi per qualche minuto.

“Devo chiederle scusa Elena” disse Damon staccandosi da lei. “Lo ammetto che è insopportabile, ma sarà nostra figlia nel futuro e hai sentito che orribile futuro che le daremo?”

“Damon, lei è insopportabile come te” disse Elena sorridendo. “E hai ragione, io credo che lei mi odi, ma tanto. Invece credo che con te sia stato diverso nella sua vita. Lei ti ama davvero, ti ama come una figlia riesce ad amare solo un padre. Mi ricordo i suoi sguardi erano gli stessi miei quando mio padre era ancora vivo. Come ti guardava, lei era meravigliata da te.”

“Mi sento un emerito cretino!”

“No, tu sei forte e non abbassi mai la guardia. Sei perfetto Damon.”

“Anche lei è perfetta. Abbiamo gli stessi occhi! Dannazione come ho potuto non notare la somiglianza e poi il nome. Illiria era il personaggio dei racconti che mia madre mi raccontava tutte le sere prima di andare a dormire quando ero bambino e un giorno le promisi che mia figlia l’avrei chiamata proprio così. Che stupido!”

“Si, direi che lei è tutta sua padre” disse Elena sorridendo.

“Elena!” la chiamò la voce di Valéry che era appena entrata in casa. “Possiamo parlare?”
“Certo, è successo qualcosa?”
“Veramente io e Alaya vorremmo raccontare una cosa a te a Damon.”
“Ok, sediamoci” disse Elena.
Le due ragazze si sedettero sul divano.
“Vogliamo parlarvi delle vostre morti” disse Alaya.
“Io sono stato carbonizzato vivo, giusto? Che altro devo sapere?” disse Damon.
“Damon!” lo riprese Elena. “Su, diteci.”
“Elena, Alaya ti ha già detto che morirai molto giovane, ma non ti ha detto come morirai.”

Pausa. Una pausa in cui Vale prese un gran respiro.

“Elena tu morirai da vampira, Morsia ti strapperà via il cuore e squarcerà i tuoi resti” disse Vale tutta d’un fiato.

Damon istintivamente prese la mano di Elena e la strinse più forte che poteva.

“Damon invece morirà quando il pensionato dei Salvatore prenderà fuoco, sempre per colpa di Morsia. La tua tomba a Mystic Falls è vuota, di te non siamo riusciti a trovare niente.”

Damon rimase impassibile, me dentro di se il terrore cominciava ad avere la meglio.

“Chi mi trasformerà?” chiese Elena.

“Damon, ti trasformerà Damon perché ti accadrà qualcosa di brutto, qualcuno cercherà di farti del male e l’unico modo per proteggere te stessa era trasformarti. Non ha avuto scelta Damon e nemmeno tu. Pensa che lo farai solo per stare vicino a Illiria, perché l’alternativa era passare a miglior vita prima del previsto.”

“C’è dell’altro” continuò Alaya. “Dovete sbrigarvi a trovare informazioni sulla sorella di Skyler. Più di questo non possiamo dirvi altrimenti rischieremmo di stravolgere interamente il futuro di Illiria.”

“Quindi è lei la chiave di tutto, scoprire quanto il più possibile sulla sorella? Centra qualcosa con il doppleganger per caso?” chiese Damon.

“Tutto centra con la doppleganger Damon.”

“Altro da aggiungere?” chiese Damon.

“Fidatevi dei vostri istinti, state sempre vicini l’uno con l’altro e cercate di restare vivi” disse Valéry.

                                                                                                          ***
Mystic Falls 2042.

“Nei sei sicuro Gale?” stava dicendo Illiria.
“Sicurissimo, stanno progettando di attaccarvi. Vogliono te Illy, devi fuggire!”
“Non posso Gale! Come puoi chiedermi questo?”
“Dov’è Klaus?”
“Non ha il permesso di entrare qui lo sai, sta aspettando in macchina, ma dimmi un po’ maghetto, quante possibilità ho di affrontarli da sola?”
“Nessuna, non avresti scampo, moriresti.”

Gale era uno dei pochi maghi di cui Illiria si fidava, non solo perché lo conosceva da una vita, ma anche perché era il fratello di Valéry e il profondo legame che li legava andava ben oltre ogni sua aspettativa. Forse lo amava, avevano provato a stare insieme, ma stare con Illiria vuol dire andare incontro a morte certa, così decise di lasciarlo. Lui non si arrese mai, fino all’ultimo cercava di farle cambiare idea. Non era così facile, lei lo amava, ma non poteva dedicargli tutte le attenzioni di cui aveva bisogno, troppe per una persona dolce come lui. Era un bel ragazzo dagli occhi marroni e i capelli marroni, carnagione mediterranea, ma molto alto e robusto. Era il Quarterback della squadra della scuola. Era popolare, intelligente. Era perfetto, ma non per lei. Non poteva sognare una famiglia con lui, non voleva dargli un illusione per poi farlo soffrire. Avrebbe di sicuro trovato di meglio.

“Non voglio che tu muoia Illy”

“Io sono pronta ad accettare qualsiasi cosa, ma se le cose stanno come mi hai detto tu, devo tornare subito da Alaya e Vale per avvertirle, ma prima devo trovare il modo di sgattaiolare fuori.”

“Non ci riuscirai, non con Klaus in circolazione!”

“Troverò un modo, ora devo andare prima che ti lanci un pallone da calcio dentro casa. Ci vediamo presto Gale.”

“Ciao Illy” disse lui accompagnandola alla porta.

“Ci hai messo un po’” disse Klaus appena la vide scendere il vialetto.

“Ma che palle che sei! Mi porti alle cascate?”

“Perché?” disse lui incuriosito.

“Sbaglio o oggi è il tuo compleanno?” disse lei con un dolce sorriso che avrebbe fatto sciogliere anche un troll.

“Cosa devo fare con te?” disse lui salendo in auto.

Quando arrivarono alle cascate Illiria lo portò nel solito posto in cui si recavano ogni volta che uno di loro due non aveva voglia di parlare perché era successo qualcosa. Quella ragazza doveva aver ereditato tutto da entrambi i genitori, ma soprattutto dalla madre, a parere di Klaus, perché lei lo portava esattamente nello stesso punto in cui lo portò Elena la prima volta quando cercò di barattare la libertà delle sue amiche.

“Buon compleanno Niklaus!” disse Illiria porgendogli un piccolo pacchetto.
“Mi hai fatto un regalo?”
“Io ti faccio sempre un regalo...”
“Si mi fai una grossa torta che poi ti diverti a distruggere buttandomela dalle scale di casa! Cos’è?”
“Apri!”

Klaus aprì il piccolo pacchetto all’interno del quale c’era un ciondolo etnico che rappresentava una pietra di murano con un piccolo lapisluzzi blu al centro di essa.

“Una collana?”
“So che ti piacciono le cose etniche, le indossi sempre da quando ti conosco e poi non è una semplice collana, come avrai notato al centro c’è un lapisluzzi, è la pietra di voi vampiri. Volevo ricordarti che anche io vengo da una famiglia di vampiri e poi volevo dirti grazie per tutto quello che hai fatto in questi anni per me.”

“Wow, parole profonde. Ti eri preparata il discorso?” chiese lui sorridendo.
“No! Era un po’ che ci pensavo e non credere che i tuoi fratelli si siano dimenticati il tuo compleanno. Klea starà sicuramente organizzando qualcosa.”
“Grazie” disse lui.
“Io devo andare via Nik, devo tornare da Alaya e Vale.”
“Lo avevo immaginato. Sono un po’ invecchiato, ma sono ancora sveglio, sai?”
“Mi sgriderai?”
“No, voglio solo che tu sia padrona delle tue azioni. Io non ho mai capito quanto fosse importante il libero arbitrio, l’ho fatto solo quando sei entrata tu nella mia vita.”

Illiria annuì, non sapendo cosa dire. La lasciava sempre spiazzata.

“Chiudi gli occhi” disse lui. 

Illiria li chiuse, ora non vedeva più nulla. Klaus le aveva insegnato che vedere era importante, ma il sentire senza il vedere era un’arma a suo favore, sempre e comunque. Sentì prendersi le mani, le sentì stringersi in quelle di Klaus. Sentì il suo profumo avvicinarsi, ma non osò aprire gli occhi. Si fidava di lui, non le avrebbe mai fatto del male.

Cosa stava accadendo?

Tutto d’un tratto sentì le sua labbra sfiorarle il viso, poi le sentì sempre più vicine. Le diede un bacio, leggero, senza pressare troppo. Non voleva che lei rispondesse. Non voleva che lei reagisse, ma anche se avesse voluto lei non lo avrebbe fatto in quando provata per quello che stava accadendo. Sentì le sua labbra allontanarsi e lasciarla libera. Solo allora aprì gli occhi, le sue mani erano ancora strette in quelle di Klaus.

“Non puoi averlo fatto” disse Illiria in un sussurro.
“Perché no? Dovevi solo saperlo.”
“Ma così è peggio.”
“Ma tu non lo devi pensare, io volevo solo fartelo sapere, volevo farti sapere che posso essere ancora umano.”
“Lo sai che devo andare”
“Non l’ho fatto per farti rimanere qui con me, anche se vorrei. L’ho fatto perché tu sei entrata in un momento della mia vita davvero confusionario, era uno di quei momenti in cui avevo pensato di mettere fine alla mia esistenza. Poi sei arrivata tu, una bambina che è riuscita a sciogliere il mio cuore di pietra giorno dopo giorno e mano mano che crescevi mi rendevo conto che proteggerti non era un optional, ma per il mio primo pensiero la mattina quando mi svegliavo. Ora sei grande, sei forte, tenace, una leonessa! E sei una donna, una vera donna.”

“Grazie” mormorò lei.
“Fai attenzione, perché io non sarò sempre li a proteggerti.”
“Lo farò e ti prometto che tornerò da te.”
“Su questo ci conto. Fai tutto tu?”

Era chiaramente riferito al varco temporale.

“Si.”

Illiria tese il suo anello nello stesso punto in cui era stato aperto la prima volta, Valéry le aveva spiegato che quell’anello era abbastanza potente per viaggiare una sola volta nel tempo da soli senza bisogno dei suoi gemelli. Era un situazione di emergenza, Illiria doveva recuperare la gemma rossa prima che fosse troppo tardi.

Illiria attraversò il portale, non prima di voltarsi e vedere che Klaus si era trasformato in un lupo e la guardava con i suoi occhi dorati. Quando atterrò nel passato era nei pressi della cripta. Ora era tutto più chiaro. La gemma rossa altro non era che il piccolo cristallo di lapisluzzi che era incastrato nel ciondolo alla verbena di Elena. Ecco perché quella differenza, ecco perché il suo ciondolo non aveva il luccichio rosso, era andato distrutto quando sua madre diventò un vampiro. Ancora una volta Elena era la chiave di tutto, ma doveva sbrigarsi, perché come ci era arrivata lei, ci sarebbe potuta arrivare anche qualcun altro, qualcuno come Morsia o peggio qualche suo scagnozzo.

“Bene, ma guarda chi c’è!” disse una voce inquietante.
“La piccola Illiria” continuò una seconda voce ancora più inquietante.
“Castro e Leon” disse Illiria. “Cosa ci fate qui?”

I due demoni alquanto pericolosi, questo Illiria lo sapeva bene, si guardarono tra loro e poi parlarono a turno.

“Siamo qui per la gemma rossa.”

“Siamo qui per ucciderti in verità.”

Maledetti! Pensò Illiria, non ho speranza contro di loro!

“Beh, se volete uccidermi dovete venirmi a prendere!” disse Illiria estraendo arco e freccia e puntandolo dritto verso di loro.

“Sarà un immenso piacere combattere per ucciderti” disse Castro facendo apparire fra le sue mani una grossa frusta infuocata.

“Voi demoni non siete famosi per l’onestà. Due contro una...” disse Illiria a denti stretti.
“Evidentemente no” disse Leon attaccando la ragazza lanciandole una sfera infuocata.

Illiria la scansò velocemente e lanciò una freccia verso Leon, ma la frusta infuocata di Castro la raggiunse colpendola dritta al braccio lasciandole una profonda ferita. Il suo braccio era fuori uso, ma si costrinse con tutte le sue forze a scagliare un’altra freccia. Questa volta la freccia colpì Leon dritto all’occhio accecandolo. Fuori uno, ora la ragzza si preparava a fronteggiare Castro.

Klaus, papà, dove siete?

Forza Illy!

Non ce la fai, lo sai, morirai.

Lo so, ma lo farò combattendo.

Morirai nel peggiore dei modi.

Non importa, mi troveranno, so che lo faranno.

Illiria non aveva altre armi per difendersi e il braccio cominciava a farle davvero male, non poteva più tenerlo teso, così gettò via l’arco e prese una freccia lanciandola con l’altro braccio ancora libero.
Castro era troppo forte per lei e lo era ancora di più quando utilizzava i suoi poteri psichici, da bravo demone mangia uomo cominciò a torturare la mente della ragazza. Illiria urlava, urlava con tutta la forza che aveva dentro il suo corpo, urlava dall’atroce dolore, urlava perché quel demone le stava squarciando l’anima, urlava perché sapeva che nessuno poteva aiutarla, urlava perché sapeva che sarebbe morta nel modo peggiore. Sapeva che a casa nessuno avrebbe più rivisto il suo corpo.

Poi all’improvviso accadde qualcosa, una luce attraversò il corpo di Illiria e dopo fu buio totale.


Illiria si risvegliò nelle braccia di qualcuno, avrebbe riconosciuto quelle braccia anche ad occhi chiusi. Era Gale. Era venuto ad aiutarla e ora la guardava con i suoi enormi occhi marroni coperti di lacrime.

“G-Gale” disse Illiria con voce rotta, non aveva forze, non sentiva niente.

“Hey, non preoccuparti, ci sono io con te. Andrà tutto bene!”

“Gale, non sento niente più e la vista mi sta abbandonando, lo sapevo che Castro era troppo forte, avrei dovuto darti ascolto...”

“Shhh, non parlare, risparmia le forze.”

“Gale, mi dispiace di averti deluso.”

“No, no, non hai deluso nessuno. Hey Illy non addormentarti.”

“I miei occhi mi stanno abbandonando, salutami tutti.”

Con quelle ultime parole Illiria chiuse gli occhi tra le braccia di una Gale piangente.

 
                                                                                                       ***

Elena si svegliò lentamente e quando aprì gli occhi c’era Damon accanto a lei che le teneva la mano e tutti i suoi amici dalle facce sconvolte.

“Cosa mi è successo?”
“Sei svenuta all’improvviso” disse Damon.
“Svenuta?” chiese Elena ancora disorientata.

Era svenuta, ora se lo ricordava.
Una brutta sensazione.
Un dolore al petto.
Le era mancato il respiro.

“Ho una brutta sensazione, credo che sia successo qualcosa a qualcuno!”
“Stiamo tutti bene, siamo tutti qui” rispose Joey.

Non era possibile, sentiva ancora quel vuoto dentro di se, sentiva ancora che c’era qualcosa che non andava.

“Non ci siamo tutti. Ci manca Illiria.”
“Illiria non tornerà prima della settimana prossima!” disse Alaya tranquilla.
“La settimana prossima?” chiese Elena.
“Oh giusto, non vi abbiamo spiegato la percezione del tempo. Allora qui sono trascorsi due giorni, da noi è passata già una settimana” rispose Valéry.
“No. Io sento che le è successo qualcosa” disse Elena ostinata alzandosi dal divano incurante dei tentativi di Damon di metterla giù.
“Se Illy fosse qui lo sapremmo” disse calma Alaya. “Non devi agitarti, hai preso una bella botta quando sei caduta.”
“Sto bene, ma sono preoccupata per Illiria.”

Bum Bum. Qualcuno aveva bussato alla porta.

Damon e Joey andarono subito a vedere chi era e si ritrovarono uno sconosciuto davanti alla porta, Damon stava per attaccarlo, ma Valéry lo fermò appena in tempo.

“Gale! Cosa ci fai qui?”

“Chi è questo tizio?” fece l’Originario.

“E’ mio fratello” disse Vale.

                                                                                                      ***

Illiria si risvegliò di soprassalto. Era distesa sul letto di casa sua e i suoi occhi azzurri guardavano il soffitto, immobili. Tirò un sospiro. Era viva, sentiva il suo cuore che batteva, ma non era possibile, lo aveva sentito anche fermarsi. Si voltò piano e al suo fianco vide Joey e tutti gli altri Originari.

Si mise lentamente a sedere, si sentiva strana, troppo strana.

“Joey? Cosa mi è successo, io dovrei essere...”
“Morta” rispose lui. “Lo so, ma non lo sei, non ancora.”

Lei lo guardò negli occhi, ma non li vide perché lui abbassò subito lo sguardo.

Illiria capì subito cosa le stava accadendo.

“Sono in transizione?” disse mentre delle lacrime cominciarono a scendere lungo il suo viso.

Joey non le rispose, ma Illiria sapeva che i silenzi di Joey erano più assensi che dissensi.

“N-Non è vero... non può essere.”

“Hey tesoro” disse Klea sedendosi accanto a lei. “Non è la fine del mondo, ci siamo passati anche noi...”

“No, no io non voglio!” disse con forza Illiria. “Non voglio essere un vampiro, mio padre non voleva, mia madre non voleva, io non voglio!”

“Ma così morirai” disse Arianna in un sussurro.

“Va bene così, credetemi, va bene così. Sono stata bene.”
“No...” disse Klea piangendo anche lei. “Non possiamo lasciarti andare.”
“Ma è quello che voglio, voglio andare oltre.”

Klea la abbracciò, così come anche Joey, Arianna e Nikolaj. Tranne Klaus.
Illiria alzò lo sguardo verso di lui incrociando i suoi occhi azzurri, voleva dirgli tante cose, ma non ne aveva il coraggio in quel momento.

“Dov’è Gale?”

“E’ andato ad avvertire Alaya e Vale” disse Joey. “Stanno tornando.”

“Voglio andare a trovare mio padre al cimitero. Quanto tempo ho?”

“All’incirca tre ore” rispose Joey.

“Me le farò bastare. Poi ritorno qui.”

“Va bene, noi ti aspettiamo.”

                                                                                                             ***

Il cimitero di Mystic Falls restava l’unica cosa invariata di tutta la cittadina negli ultimi trent’anni. Era l’unico posto sempre ben curato e, per carità di Dio, si parla di morti dopotutto no? Li in quel cimitero erano sepolti i suoi genitori. Passò davanti la tomba di sua madre, Elena Gilbert, o meglio la tomba che conteneva i resti della sua povera madre. Non indugiò molto, la oltrepassò subito e si diresse verso la cappella dei Salvatore, dove vi era sepolto suo padre. No, li dentro suo padre non c’era, c’erano tante tombe, tutte dei suoi defunti antenati e poi c’era la tomba di suo padre, vuota, ma piena di ricordi.

“Ciao papi, sono venuta a trovarti per l’ultima volta. Non so che cosa dirti, mi sento così in colpa per essere diventata l’opposto di quello che tu desideravi. Mi sento una persona orribile.”

Lacrime amare attraversarono il viso della ragazza.

“Non ho molto tempo papi, devo tornare a casa per salutare gli Originari e le mie amiche. Fra tre ore la mia vita sarà finita. Non voglio completare la trasformazione, non voglio proprio. Sapevo che c’era qualcosa che non andava nel succo d’arancia di questa mattina, ma avevo troppi pensieri per la testa e non ci ho badato. Una cosa che a te non sarebbe mai sfuggita.”

Tirò su col naso.

“Ti voglio tanto bene papi e sto per raggiungere te e la mamma.”

“Vorrei tanto stringere la tua mano, specchiarmi nei tuoi occhi uguali ai miei, vorrei tanto che tu fossi qui con me a consigliarmi in questo momento.”

“Tu che cosa faresti al mio posto?”

Non mi trasformerei, lo sai piccolina.

“Io sento di aver dato il massimo nella mia vita, non ho paura di affrontare la morte.”

Lo so principessina, devi passare oltre.

“Ciao papi, io torno a casa.”
 
                                                                                                         ***
Mystic Falls, presente.

Elena dormiva beatamente tra le braccia di Damon nella sua stanza alla casa sul lago. L’alba arrivò presto quella mattina e quando Damon aprì gli occhi la sua principessa dormiva ancora profondamente. Era così bello tenerla stressa a se, proteggerla, farle sentire il suo calore, il suo amore. Le diede un bacio sulla fronte e lei aprì gli occhi come una bambina.

“Buongiorno principessa” disse Damon.
“Buongiorno mio principe delle tenebre” rispose lei posandogli un leggero bacio sulle labbra e appoggiando il capo sul suo petto.
“Secondo te che cosa avrà deciso di fare?” chiese Elena.
“Non è diventata un mostro come me, sono sicuro che lei abbia scelto di passare oltre con dignità e orgoglio.”
“Lo penso anche io, lo avrei fatto anche io.”
“Rimpiango solo di non averla salutata come si deve.”
“Damon tu e lei non avete bisogno di parole, lei sapeva che eri il suo papà, non ti odierà mai.”
“Io però mi odio per non essere riuscito a impedire tutto questo.”
“Probabilmente è quello che lei ha voluto farci capire, lei è venuta qui per farci aprire gli occhi e per farci rendere conto che il nostro è un amore forte, Damon, ma lei sapeva che il suo destino non era quello di sopravvivere, però ci ha dato tutti gli indizi e tutte le motivazioni per cercare di evitare tutto quello che lei ha dovuto passare.”
“Lo so” disse Damon prendendo una lettera dal comodino. “Vuoi leggerla? Io non l’ho ancora aperta.”
Era la lettera che Illiria aveva chiesto a Gale di consegnare a Damon.
“La lettera è per te, non per me.”
“Ma io non ho il coraggio di leggerla da solo.”
Damon aprì la lettera e la lesse in silenzio nella sua mente.
 
Caro Damon Salvatore,
se stai leggendo questa lettera vuol dire che io sono morta e non ce l’ho fatta a portare a termine la missione che mi ero preposta fin da quando mi hai lasciata. Se stai leggendo questa lettera vuol dire che sono tornata indietro nel tempo, ma non sono riuscita ad avvertirti di persona dell’imminente pericolo che si abbatterà su di te e su Elena. Se stai leggendo questa lettera vuol dire anche che hai scoperto chi sono, d’altronde come non potresti? Sei così sveglio!
Chi ti scrivi qui è la tua piccola Illiria.
Sono passati tanti anni da quando mi hai lasciata, ma io non te ne ho mai fatto una colpa. In fondo ho sempre pensato che fosse stata tutta colpa mia. A causa mia tu sei morto, Elena è morta, tutti sono morti.
 Io sono sola.
Non mi basta nessuno, non sono così forte da vincere la solitudine. Io non sono nata per quello.
Mi manchi.
Solo tu mi manchi, nessun altro. Non passo giorno, minuto e secondo senza pensare a te. Sei il mio pensiero fisso. Tutto quello che faccio, tutto ciò che sono diventata è stato solo per te. So che tu non volevi. Ero la tua principessa. Sono e sarò per sempre la tua principessa. Tu sei il mio re, la mia guida, la mia anima. Mi hai lasciata troppo presto. Pensavo che almeno tu non mi avresti mai abbandonata. Quando mi hai spiegato chi eri, cosa eri io ho pianto, ti ricordi? Pensavo che non mi volessi più bene e anche tu pensavi che io non ti volessi più. Non era così, piangevo perché non sapevo cosa rispondere agli altri, piangevo perché mi hai sempre insegnato che le cose belle finiscono ad un certo punto e tu per me eri la cosa più bella e ad un certo punto sei finito.
Sbagli quando pensi che nessuno ti ami o che amare fa schifo, anche io l’ho pensato quando te ne sei andato via da me, ma poi ho capito che possiamo amare anche in silenzio e che non c’è bisogno di gridare al mondo intero i propri sentimenti. Non serve a niente, bisogna solo essere chiari con noi stessi e con la persona a cui teniamo di più.
Spero che questo mio messaggio faccia capire a te e ad Elena fino a che punto vi amate.
Spero che il mio sacrificio sia valso a qualcosa.
Non rimproverarti di niente, goditi questi attimi di felicità, perché arriveranno dei tempi davvero molto bui dove la tua capacità di amare sarà messa a dura prova, ma stai tranquillo che la supererai come hai sempre fatto, con grande impegno e mi raccomando non permettere a nessuno di metterti i piedi in testa.
Spero che non butterai via questa lettera, ho fatto di tutto per avvertirvi, ma evidentemente il mio destino era quello di perire prima del tempo.
Sono così giovane, eppure mi pare di avere l’esperienza di una quarantenne!
Sei stato il miglior papà del mondo e anche se credi che non sia possibile far nascere una bambina da tutto questo, sappi che la magia può tutto. Io sono nata maledetta, anzi sono un abominio come direbbe una “cara” amica.
Attenzione a Morsia, verrà a cercare Elena, verrà a cercare te.
Non abbandonare zio Stefan, lui ha tanto bisogno di te anche se non te lo dice, il suo cuore è puro anche se ora è in preda alla follia. Stagli vicino come solo tu sai fare, come quando eravate bambini.
Stai vicino a Elena, che se non hai capito è la mia mamma e lei ha tanto bisogno di te, ma io non ho mai avuto bisogno di lei. Non la odio, odio solo il fatto che me l’abbiano uccisa troppo presto. Dille che mi dispiace tanto e che le voglio bene.
Fidatevi di Klaus, è grazie a lui se ora sono qui a scrivere questa lettera e fidatevi anche di Joey, lui è straordinario, mi aiuterà tanto quando morirete.

Papà,
ogni giorno canto per te il nostro buongiorno, tutte le sere canto la nostra canzone della buonanotte.
 Tutti i giorni vengo a fare visita alla tua tomba, tutti i giorni ti porto una rosa rossa. Tutti i giorni ti dico che ti voglio bene, tutti i giorni mi siedo accanto a te per cinque minuti aspettando che tu mi venga incontro, ma so che non lo farai mai più.
 Perché non puoi, sei troppo lontano e io spero in un luogo migliore di questo.
Mi manchi. Ti penso sempre.
Mi mancano le nostre chiacchierate, mi manca suonare il pianoforte insieme a te, mi manca prendere in giro Caroline insieme a te, mi mancano le nostre cene del venerdì, pizza e coca cola! Mi manca tutte le volte che salivi in camera mia e mi davi il bacio della buonanotte. Mi mancano le tue carezze, mi mancano tutte le volte che cercavi di prendermi in braccio! Eri il mio super eroe privato, ma indipendentemente da tutto lo saresti comunque stato, perché eri, sei il mio papà. L’unico che mi abbia amato, l’unica che tu hai amato, oltre la mia mamma.
Papà puoi sentirmi?
Sono sola. Mi sento persa, nessuno riesce a capire il mio dolore. Solo tu puoi.
Papà puoi vedermi?
Ti prego, mandami un segno. Voglio solo sapere che tu stai bene. Io sto bene, ma starei meglio se tu fossi accanto a me.
Papà riesci a trovarmi nella notte?
Ho paura, tanta paura del buio. Ho imparato ad affrontarlo, ma gli incubi mi tormentano. Nel buio ti ho perso...
Papà sei vicino a me?
Dimmi che mi sei vicino, solo questo e la mia anima riposerà in pace per sempre.
Papà riesci a sentirmi?
Non ti odio papà, ti amo da morire.
Ora sono sola. Affronto la morte da sola, dolorosa più che mai. Persa senza una ragione con il solo rimpianto di non averti detto quanto ti volevo bene.
Papà puoi perdonarmi?
Perché alla fine sono diventata quella che tu non volevi che fossi. Un’assassina, una cacciatrice, ma dovevo difendermi in qualche modo no?
Papà puoi provare a capirmi?
So che tu mi capirai, solo tu riuscivi a farlo e capirai anche perché quando mi ritroverai io starò piangendo.
Papà tu non sai che non avevo altra scelta?
Non ce l’avevo. Niente eternità, non è la vita che fa per me. Io sono cresciuta a testa alta e con dei principi. Sono morta combattendo fino all’ultima goccia di linfa per la mia vita.
Papà riesci a sentire che sto pregando per te?
Io prego sempre per te, prego per la tua anima e prego che un giorno in quel luogo meraviglioso dove sto per andare possa incontrare la tua e quella della mamma per formare insieme una famiglia felice, finalmente.
Papà puoi aiutarmi a rendere questo dolore più sopportabile?
Papà ti ho amato tanto.
Papà ho tanto bisogno di te.
Papà mi manchi tanto.
Papà dammi ancora una volta il bacio della buona notte.
Papà non ce la faccio più ad aspettarti, il dolore sta diventando troppo forte, sento che sto per addormentarmi, i miei occhi voglio dormire, il mio corpo non mi risponde più.
Aspetto il tuo bacio della buonanotte papà, ti voglio bene. Ci vediamo presto.
Illiria.
 
Fine della storia.
Grazie a tutti voi che avete letto e quei pochi che hanno recensito :)
Lascio questo finale aperto di libera interpretazione ^^
Ely

 

  
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