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Autore: Kumiko_Walker    14/05/2012    1 recensioni
- Come è andata la missione? - chiese Linalee.
- Bene - sussurrò lui, sorridendole.
Sapeva che solamente lui avrebbe pianto, ma alla fine il piacere avrebbe asciugato le sue lacrime, ed alla fine i “Ti amo” avrebbero cancellato i ricordi di quei momenti di tristezza…
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Allen Walker, Tyki Mikk | Coppie: Tyki/Allen
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Lacrime


Allen piangeva sempre quando tornava da una missione. Linalee, ormai, non gli chiedeva neanche più il perché, visto che sapeva il motivo di quelle lacrime.
Tyki Mikk.
Un Noah, un nemico, eppure era la persona che il piccolo Esorcista albino aveva imparato ad amare.
Ogni volta che Allen entrava nella sua stanza, sentiva un forte odore di pulito, in contrapposizione con il suo, che puzzava di sigarette e di sesso. Lui, il fragile ed innocente ragazzino, andava a letto con un uomo che veniva etichettato come malvagio.
Eppure non poteva negarlo, gli piaceva. Adorava il tocco delle mani di Tyki, la sua forte presa sul bacino, i suoi movimenti sensuali ed eleganti, i suoi baci giocosi e protettivi, il suo viso rotto dal piacere.
Più ci pensava e più si sentiva caldo. Cavoli, non si doveva eccitare!
Sospirò profondamente, mentre guardava il vuoto davanti a sé e si slacciava la divisa da esorcista. Tim gli sfiorò la guancia, preoccupato. Il piccolo golem dorato conosceva anch’esso il motivo dei tormenti del suo padrone, ma si era sempre rifugiato in un posto lontano, per evitare di registrare qualcosa di compromettente.
Calde lacrime rigavano il volto di Allen, mentre buttava la sua divisa nera sul letto, non curandosi se fosse caduta a terra o se fosse finita da tutt’altra parte.
Si mise il volto tra le mani, mordicchiandosi il labbro inferiore e cercando, senza molto successo, di nascondere i singhiozzi. Odiava finire in quello stato, ma non poteva fare altro. Ogni volta che vedeva Tyki, tutte le sue lacrime si fermavano, e voleva solo essere abbracciato da quelle braccia forti.
Il lieve bussare dietro alle sue spalle lo fece destare dai suoi pensieri. Si asciugò velocemente le lacrime e tirò su col naso, cercando di usare un tono da persona che stava bene. Allen Walker era un grosso bugiardo.
- Stai bene? - chiese la voce dolce di Linalee, che proveniva dall’altra parte della porta, colma di preoccupazione.
- Sì - rispose lui, portandosi le ginocchia al petto mentre si sfregava gli occhi gonfi e rossi dal pianto.
- Sicuro? - provò di nuovo la cinese. Allen stava mentendo, si sentiva, nonostante l’albino cercasse di nasconderlo. Linalee aveva ormai capito da tempo il suo problema, ma non poteva fare niente, eppure quel ragazzo era un suo amico, ma non poteva interferire coi sentimenti di Allen, altrimenti lo avrebbe ferito.
- Sì - l’albino cercò di dare determinazione alla sua risposta, ma quello che ne uscì fuori fu una patetica richiesta di aiuto quasi implorata.
A Linalee le si strinse il cuore, ma cercò di ignorarlo e sospirò.
- Se hai bisogno di qualcosa chiamami - sussurrò, facendo un piccolo sorriso per auto-convincersi che tutto andava per il meglio, per poi cominciare a camminare lentamente verso la sua stanza.
E così Allen restò di nuovo solo, e guardò in alto in cerca di una risposta. Le gambe gli tremavano e non riusciva ad alzarsi, le braccia gli sembravano macigni, le labbra erano secche e semi aperte, non riusciva a tenere gli occhi aperti, tanto gli bruciavano per il pianto, la testa l’aveva abbassata, come se stesse aspettando la sua sentenza.
Alla fine si diede dello stupido. Soffriva sempre, ogni volta che vedeva Tyki. Però adorava sentire dalla voce del Noah le parole “Ti Amo”. Quando il moro pronunciava quella piccola frase così cara all’Esorcista albino, aveva un suono armonioso e sentimentale, con dei lievi accenni di malizia.
Andò in bagno e si lavò la faccia con l‘acqua gelata, sfregandosi fortemente sugli occhi gonfi.
Si guardò nello specchio, dove vide l’espressione del Quattordicesimo immutata. Sorrideva in modo distorto, come se volesse prenderlo in giro.
- Che cavolo guardi tu? - chiese Allen, innervosito dal comportamento dell’ombra. Ma quella, anche dopo quelle parole, non si mosse. Restò sempre lì, riflessa al suo fianco, come un demone che aspettava  pazientemente la morte della sua vittima. Così anche Allen stava morendo, odorava sempre più di morte ogni giorno che passava. Il suo corpo stava in perfetta forma, ma il suo animo si stava sgretolando, silenzioso ed in solitudine.
L’Esorcista si rimise la divisa, anche se tutta in disordine e si massaggiò la faccia, cercando di non far capire che aveva pianto, ma il risultato fu alquanto deludente.
Notò, grazie ad un piccolo specchio che aveva sul comodino, che i suoi capelli erano scompigliati dai suoi continui movimenti. Prese una spazzola nera da un cassetto e cominciò a pettinarsi quelle ciocche bianche.
Appena fu pronto, si guardò di nuovo nel piccolo specchietto e provò a fingere sorrisi. Sì, andava bene, erano abbastanza convincenti.
Uscì dalla stanza a testa alta, con un’incurvatura all’insù delle labbra, ma si vedeva che era abbastanza teso e provato, infatti i Finder che si trovavano per il corridoio e che parlottavano tra loro, lo ignoravano, notando l’aura oscura che si portava dietro.
- Allen! Mio fratello ha detto che vuole vederti! - Linalee arrivò al suo fianco trafelata, sorridendo ed arrossendo allo stesso tempo.
L’albino la guardò e le sorrise falsamente, come aveva provato a fare nella sua camera.
- Ci vado subito - le rispose cordialmente, incamminandosi verso l’ufficio dello scienziato pazzo. In realtà andare da Komui lo metteva sempre in agitazione, forse perché lo usava come cavia per i suoi esperimenti, o forse perché lo mandava sempre in missione. Ma lo rendeva nervoso entrare in quella stanza. E anche quel giorno non ci fu eccezione.
- Buon giorno Allen! - la voce allegra di Komui lo fece sorridere, ma stringeva fortemente il pugno, rischiando di farsi male. C’era un’aria soffocante ed i fogli sparsi sul pavimento rischiavano di farlo inciampare. In un certo senso, Allen odiava quella stanza, forse più di quella completamente bianca del Quattordicesimo.
- Bene, so che sei appena tornato dalla missione, ma abbiamo ricevuto molte richieste quindi non ti dispiace farne un’altra? - chiese lo scienziato, stringendo le mani come una preghiera, nella speranza di una risposta che lo avrebbe mandato in missione.
- No di certo - rispose sorridendo l’Esorcista, chinando leggermente il capo. In realtà non voleva andarci, ma non avrebbe potuto dire di no, dopotutto l’Ordine Oscuro era una specie di prigione, forse un po’ più libera, ma se ci finivi dentro era difficile, quasi impossibile, uscirne, quindi era meglio fare tutto il possibile per mettere un piede fuori ogni tanto. Allen si sentiva anche lui una specie di carcerato, ma cercava di non farlo notare.
- Fantastico! - sorrise Komui, prendendo dei fogli sulla scrivania e consegnandoli all’Esorcista - andrai ad Amsterdam e questa volta senza la mia dolce Linalee! - disse lui, per poi ritornare in uno stato di semi-coscienza per evitare di lavorare.
Allen uscì dalla stanza sospirando ed osservò quei pezzi di carta. A quanto pare, ad Amsterdam, c’era un pozzo molto profondo che faceva avverare i desideri delle persone, se si lanciava dentro una moneta.
- Nobile Esorcista - una voce quasi poco udibile, dolce e timorosa, richiamò Allen. Il ragazzo si girò e si ritrovò di fronte una ragazzina di più o meno quindici anni, minuta, esile, fragile, con i capelli corti di un nero lucido, gli occhi grandi ed azzurri, il naso piccolo, le labbra screpolate e piene di ferite, la divisa da Finder ed una cicatrice che le passava per tutto il viso in diagonale.
- Ciao, tu sei…? - chiese l’albino, sorridendole. Era strano che una ragazza come lei facesse la Finder, ma non disse nulla, altrimenti l’avrebbe sicuramente ferita, perché magari aveva perso la sua famiglia a causa degli Akuma ed aveva deciso di entrare nell’Ordine. Allen si accorse che si stava immaginando la storia di una Finder che aveva appena incontrato, ma il passato in quel posto era più o meno lo stesso.
- Io sono Lea, piacere - quella ragazzina si inchinò velocemente, con le goti arrossate.
- Non c’è bisogno di inchinarsi - sorrise Allen, facendole alzare la testa - che ne dici di partire subito? - chiese poi, incamminandosi per andare a prendere la barca che lo avrebbe portato fuori da quel posto.
- Sì! - rispose Lea, seguendolo.
Presero la barca, poi il treno, in seguito una nave, per arrivare finalmente ad Amsterdam a notte fonda.
- Vai pure a prendere un albergo, io farò un giro - disse Allen, cominciando a camminare per quelle strade lunghe e piene di gente. Doveva trovare qualche informazione su quello strano pozzo.
Lea si diresse verso una piccola locanda quasi dimentica e si imbatté, o meglio si scontrò, in una specie di barbone dalla pelle scura ed i capelli lunghi neri, che aveva per occhiali due fondi di bottiglia.
- Mi scusi - sussurrò, inchinandosi.
- Non è niente - rise lui, accompagnandola al bancone.
- Vorrei due camere singole - disse la Finder gentilmente, rivolta al gestore.
Lui annuì, prese due chiavi e le consegnò a Lea, che se le mise in tasca.
- Tu sei una persona dell’Ordine Oscuro? - chiese quel barbone, cercando di formare un discorso.
- Sì, mi chiamo Lea e sono una Finder, Signore - sussurrò lei, arrossendo. Era raro incontrare persone che riconoscevano ad occhio chi lavorava per l’Ordine Oscuro.
- Ma davvero? - chiese sorridendo. Si sarebbe divertito, eccome. Avrebbe ignorato, di nuovo, gli ordini del Lord.
- Lea! - la voce di Allen fece girare per un istante la Finder. Che si ritrovò davanti l’albino trafelato per la corsa.
- C’è qualcosa che non va nobile Esorcista? - chiese la Finder guardandolo.
Lui scosse la testa e le sorrise. In realtà c’era qualcosa che non andava. A quanto pare quel pozzo non esaudiva più desideri da qualche giorno. Che fossero arrivati troppo tardi?
- Hai preso le camere? - Lea annuì e diede una chiave all’albino, poi si guardò dietro alle spalle, ma quel barbone era come scomparso. Forse se ne era andato.
Allen, appena entrato nella sua stanza, si buttò sul letto, si allentò la divisa e si tolse le scarpe. Perché aveva accettato quella missione? Stava da schifo, anche se lo continuava a negare, ed una missione lo avrebbe reso ancora più nervoso.
- Vedo che stai bene, piccolo - la densa voce di Tyki fece aprire di scatto gli occhi all’albino, che si ritrovò davanti il viso abbronzato del moro.
- Tyki! - Allen si mise a sedere sul letto, cercando di dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma non vi riuscì a causa di due labbra che gli chiudevano la bocca.
L’Esorcista si sentì invadere da un calore molto forte. Accidenti, si era eccitato.
Allen voleva piangere, ma non ci riusciva. Le sue lacrime erano già state versate prima, ma ora non gli interessavano molto. Stava tradendo nuovamente i suoi amici, ma che ci poteva fare se si era innamorato di un Noah?
Tyki doveva essere in quella città solo per distruggere quell’Innocence, ma appena aveva intravisto l’albino pensò di divertirsi un po’ e decise di rimandare la distruzione di quel frammento. Amava quel piccolo Esorcista, ma era difficile nasconderlo agli altri Noah.
Il moro lo buttò sul letto, slacciandogli la divisa per poi buttarla da qualche parte, tutto mentre baciava Allen. L’albino si allacciò al collo del Noah, godendosi di quel contatto.
Tyki si slacciò la camicia ed i pantaloni, per poi sciogliere quel bacio e portare la sua bocca sul collo del piccolo, dove lo morsicò. Il moro tolse ad Allen tutti i vestiti di dosso, per lasciarlo nudo ed arrossato sotto di sé.
Tyki baciò un capezzolo roseo, facendo gemere l’Esorcista, che mise le mani dentro i riccioli scuri del moro. Il Noah sorrise, continuando a baciare ogni centimetro della pelle lattea del suo amante. Arrivato al suo membro, cominciò a stuzzicarlo con la lingua, per poi prenderlo tutto in bocca e succhiarlo.
Allen si sentiva bene e continuava a gemere ed a chiedere di più. Non riusciva a pensare a nulla, godendosi il tocco di Tyki.
Il moro si staccò da lui, poi si tolse la camicia e mostrò il suo petto muscoloso ricoperto di cicatrici al piccolo. L’albino arrossì, mentre il Noah si apprestava a togliersi i pantaloni e le mutande. Non importava quante volte lo vedeva nudo, gli veniva sempre da arrossire quando stavano per consumare.
- Ti amo - sussurrò Tyki, penetrandolo dolcemente, senza prepararlo.
Allen si lamentò, morsicò una spalla del moro e graffiò la pelle abbronzata del Noah. Quanto gli piacevano quelle sensazioni.
Tyki cominciò a muoversi e sorrise quando l’albino gemette di piacere.
Passarono qualche decina di minuti, prima che entrambi giunsero all’orgasmo.
Il Noah lo baciò di nuovo e gli sussurrò parole dolci all’orecchio.
Allen si addormentò subito dopo che Tyki uscì da lui. Il moro si rivestì, accarezzando i capelli bianchi.
Per questa volta avrebbe lasciato l’Innocence all’Ordine Oscuro, pensò, mentre guardava quel frammento luccicante tra le mani. Lo posò sul comodino della stanza, poi baciò di nuovo le labbra di Allen.
- Arrivederci, piccolo - sussurrò, sparendo.
Il giorno dopo l’Esorcista si svegliò a causa della luce del sole.
Tyki era sparito e si sentì un po‘ solo, ma uno scintillio verde gli fece alzare la testa. L’Innocence, gliela aveva lasciata realizzò sorridendo.
Allen si rivestì mettendosi quel frammento nella divisa nera, per poi andare in bagno. Si sarebbe fatto la doccia una volta tornato alla Home, ma ora doveva solo sciacquarsi la faccia.
Appena si specchiò, notò che stava piangendo, ancora.
Aveva tradito i suoi amici, e per quanto gli dispiacesse, non riusciva a smettere di concedersi al moro.
- Alla fine piangerai solo tu - disse l’ombra del Quattordicesimo, continuando a sorridergli.
Allen gli sorrise tristemente, con le lacrime che gli rigavano il viso.
- Lo so, ma finché resta con me mi va bene soffrire - sussurrò lavandosi la faccia. Ritornò da Lea e le mostrò il frammento. La Finder sorrise felicemente, e ritornare all’Ordine Oscuro.
- Come è andata la missione? - chiese Linalee.
- Bene - sussurrò lui, sorridendole.
Sapeva che solamente lui avrebbe pianto, ma alla fine il piacere avrebbe asciugato le sue lacrime, ed alla fine i “Ti amo” avrebbero cancellato i ricordi di quei momenti di tristezza…



Note dell'autrice: sono tornata solo per postare questa Fan Fiction già scritta in precedenza, ma ho un Blocco dello Scrittore enorme, quindi non riuscirò a postare altri capitoli delle mie storie in corso... ma non preoccupatevi! Non le ho abbandonate, ma adesso ho anche gli esami, quindi perdonatemi!
   
 
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