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Autore: Sherlock_Watson    15/05/2012    3 recensioni
Questa è una storia in stile CSI, con personaggi un po' più complicati (purtroppo)... Spero che vi divertiate a sentire le loro battute idiote, ma anche a seguire le situazioni più serie u.u
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Mi sento vuota. Oggi, anzi, in questo preciso momento, non sento niente di niente. Le finestre sono spalancate, fuori vedo le foglie che si muovono, ma io non sento il venticello sulla pelle. Non so cosa fare... o meglio, ho troppe cose da fare e una scarsissima voglia di farle... voglio stare qui. Sul letto a pensare a... niente, e magari chissà, potrei provare ad addormentarmi...".
 
Dissi prima che mi squillasse il telefono. Era Alex, il mio (tremendamente sexy) capo. Sì, è sexy: è moro, ha i capelli di media lunghezza (di solito, perché cambia spesso!), occhi grigi scuri, un fisico atletico e un sorriso per cui faresti di tutto! Mi disse di correre alla stazione: era avvenuto un omicidio.
Riattaccai e posai il cellulare, facendo una smorfia ad occhi chiusi. Alzai prima la testa, poi con le braccia cercai di tirarmi su a mo' di flessione, ma ricaddi ancora sul morbido cuscino ancora tiepido. Ci fu un altro squillo. Pensai che fosse ancora Alex, così mi schiarii la voce e risposi:
"... Alex, sto arrivando non devi preoc..."
"Amy... non sono Alex... sono Luke... (chi è Alex?!)"
 
Non era Alex, ma mio fratello. Era da cinque anni che non ci sentivamo, da quando abitiamo in case differenti.
"Luke?! Ehi! Che ti è successo?! E' da tanto che..."
"Amy! Non ho tempo... senti... io... sono nei guai."
"Cosa?! Che diavolo hai combinato?!"
"Sono... dannazione! Non posso parlare... ti richiamo dopo."
 
Riattaccò bruscamente.
Mi alzai senza esitare, corsi in salotto e afferrai la macchina fotografica (sì, beh non ero effettivamente un membro della scientifica, scattavo foto, prendevo impronte e altre sciocchezze semplici… facevo un periodo di ambientamento). Inizialmente mi preoccupai, ma poi pensai che fosse soltanto una tragedia personale, come ai vecchi tempi.
Salii in macchina e mi diressi al fiume, vicino alla stazione. Parcheggiai davanti al negozio "Caccia & Pesca", dato che sapevo non ci sarebbero stati posti più vicini.
Cominciai a percorrere il ponte. Mentre camminavo, osservavo il fiume che scorreva sotto i miei piedi (la strada, s'intende..). La luna faceva brillare la superficie dell'acqua... che bello. Poi mi voltai verso la stazione. Luci blu. Ambulanze, carabinieri, polizia (chi più ne ha, più ne metta) erano già sul posto. Preparai il cartellino della Omicidi e mi accinsi ad oltrepassare la linea gialla, quando vidi Alex venirmi in contro.
"Amy! Pensavo ti fossi addormentata di nuovo!"
 
Dio, che occhi!!! Non capivo più nulla quando subivo una miscela composta da Occhi + Voce di Alex!!
"Uh?! No, no! Mi ha chiamato mio fratello all'improvviso..."
"Oh... non sapevo avessi un fratello!"
"Beh ne ho due, a dirla tutta, ma quello che mi ha chiamato era da cinque anni che non lo sentivo..."
"Ah sì?! Tutto bene?"
"Sì, sì... non preoccuparti... piuttosto, cos'abbiamo?"
"Sì, allora, abbiamo trovato questo ragazzo di origine asiatica deceduto qui..."
"Chi ha chiamato la polizia?"
"Abbiamo ricevuto una soffiata anonima... dobbiamo esaminare la chiamata, Jesse se ne sta già occupando al dipartimento."
"Oh, bene. Nel frattempo scatto qualche foto."
 
Quel ragazzino steso a terra sembrava decapitato, la gola gli era stata tagliata: il taglio riusciva quasi a fare la circonferenza del collo. Tutto quel sangue. Non mi faceva impressione, averlo davanti. Ne risentivo maggiormente quando ne sento parlare. Valle a capire queste cose! Scattai foto ovunque, quando un agente mi chiamò dicendomi di avvicinarmi.
"Lei è della scientifica?"
"Beh, tecnicamente facc..."
"Mi prenda le impronte che ci sono qua sopra, al più presto possibile, poi le consegni a quel tipo laggiù."
“Ehm, ehm! D'accordo, come vuole lei..."
 
Il buonsenso a volte lascia a desiderare in queste persone, ma più che altro, in questi casi. Si trattava di una cabina telefonica. Sopra c’erano anche tracce di sangue. Pensai *Qua sopra ci saranno un milione di impronte!*, ma feci comunque il mio lavoro, dato che quel’agente mi stressava.
Presi campioni a raffica e mentre li imbustavo, sentivo i passi dell’altro agente, quello a cui avrei dovuto darli. Mi voltai e lo vidi: capelli corti, biondo scuro, occhi chiari… devo ammetterlo, era molto carino. Ma io restavo sempre sul mio capo!
“Bene… ha finito?”
“Quasi… ecco. Questa era l’ultima.”
 
Gli consegnai quel grosso pacco di buste, e poi mi chiese:
“Lei è nuova?”
“Oh, mi dia pure del tu… comunque sì, sono abbastanza recente! Mi chiamo Amelia… Amy è più facile.”
“Oh, piacere Amy! Io sono David…”
 
Ebbe un po’ di difficoltà a stringermi la mano a causa delle buste… ma alla fine ci riuscimmo.
Gli porsi il problema delle tante impronte e lui fu subito pronto a rispondermi:
“Ah, ah! Sembra un problemone, in effetti! Ma devi sapere che le impronte più recenti, sono quelle che si vedono più chiaramente.”
“Ah, quindi quelle vecchie sono… ehm, ‘sbiadite’?”
“Ah, ah, sì in un certo senso!”
“Oh, OK… ho capito! Bene, le lascio a te! Buon lavoro! E’ stato un piacere conoscerti!”
“Anche per me! Se fai un salto al laboratorio, vieni a salutarmi!”
“Contaci!”
 
E lo guardai andarsene. Mentre David si allontanava, Alex si avvicinò. Feci finta di non averlo visto, come le ragazzine a scuola, e lui mi chiamò per nome (e come se no?!).
“Amy?”
“Uh?! Sì, capo?!”
“Ho notato che hai conosciuto David, un tipo brillante, carino…”
“Già… è un ragazzo molto simpatico!”
“… e soprattutto playboy.”
“Cosa?! A me non sembrava… cioè, almeno non…”
“Fa sempre così all’inizio! Ma non preoccuparti, riuscirai a tenerlo a bada…”
“Magari con il tuo aiuto?!”
*Oh santo cielo! Fa che non abbia sentito! Fa che non abbia sentito!*
 
E invece sentì tutto. Non fu contrariato però, anzi, sorrise! E il suo sorriso causò il mio! Sembravamo due deficienti! Tutto s’interruppe, però, quando tornò a parlare di nuovo del lavoro.
“Allora… hai scattato tutte le foto?”
“Beh, se non sbaglio non c’è un limite! Comunque ne ho scattate parecchie, se è questo che intendi!”
“Beh, sì volevo dire quello…”
“Immaginavo! Ho fotografato tutto quello che mi sembrava sospetto!”
“Quindi… per oggi basta?!”
“Eh già… ho delle capacità molto limitate, per adesso!”
“Ah, ah! Beh, basta essere pazienti…”
“Sì… bene, ora posso andare…”
“V-vuoi… vuoi che ti accompagni alla macchina??”
*Woh! Pensavo non me l’avessi mai chiesto!*
“Certo! Se vuoi…” dissi sorridendo come un’idiota.
 
Ci allontanammo dalla scena del crimine e da tutti quei poliziotti, insieme. E insieme passammo sul ponte, lo stesso di prima, ma in quel momento era tutto più magico. Quando poi arrivammo alla macchina, mi avvicinai alla portiera del conducente e quando mi girai per salutare Alex… lui mi mise le mani sulla nuca e mi baciò.
  
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