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Autore: Vichy90    15/05/2012    14 recensioni
Bella ed Edward si sono conosciuti a scuola.
Lei si è innamorata di lui al primo sguardo.
Lui si è innamorato di lei dal primo momento
Eppure arrivare alla fine della storia non è stato semplice per loro, perchè in mezzo c'era una sedia…
Una sedia a rotelle.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Rolling at the and of the story




La prima volta che ti visto è stata nell'aula di biologia.
Io mi ero appena presentata alla classe, impacciata e timida come mio solito, e tu eri a pochi passi da me, dietro quell'enorme banco di metallo che nascondeva il tuo segreto, il tuo cruccio, la tua maledizione.
Ricordo ancora la tua espressione furiosa quando il professore mi ha detto di sedermi vicino a te e dividerci i compiti del laboratorio.
Ricordo ancora i tuoi gesti rigidi e infastiditi quando mi hai passato il microscopio per far osservare pure me.
Ricordo di come non credevi al fatto che la mia risposta fosse esatta, come ti desse fastidio che anch'io fossi brava come te in biologia.
Era un giorno freddo a Forks quell'8 settembre di 25 anni fà.
Pioveva e io portavo un impermeabile nero orrendo... mi vergognavo a farmi vedere da te mentre lo indossavo.
Mi vergognavo a sentirmi brutta e insignificante ai tuoi occhi, perché tu ai miei occhi Edward non sei mai parso brutto, ne tanto meno insignificante.
Irraggiungibile: ecco come ti vedevo. Chiuso in quella bolla in cui non facevi entrare nessuno, neanche tua sorella Alice che ti voleva un bene dell'anima e ti venerava quasi fossi il suo grande eroe.

Ricordo la prima volta che ti ho affrontato:
"si può sapere che ti ho fatto di male?"
Te l'ho urlato addosso dopo un mese di occhiatacce da parte tua, di sbuffi, dell'essere sempre e costantemente ignorata.
Io, che invece riuscivo a fare tutto tranne che ignorare te... sempre presente nei miei pensieri.
Mi hai detto che non potevamo essere amici... mi hai detto che eravamo troppo diversi.
Diversi...
come se il fatto che tu non potessi camminare ci rendesse alieni  venuti da pianeti distanti.
Ti ho combattuto Edward. Ti ho fatto penare, ti ho fatto infuriare.
Ti ho fatto cedere.

La prima volta che mi hai sorriso è stata quando a Dicembre sono scivolata su un lastrone di ghiaccio nel parcheggio della scuola e per pura coincidenza ti sono caduta addosso, finendo seduta sopra le tue gambe, sopra la tua sedia... con te.
"mi hai salvata" ti ho detto.
"no, sei tu che hai salvato me"
Ecco Edward, lì ti ho lascito il primo pezzettino del mio cuore.

Il secondo pezzettino te l'ho donato quando mentre facevo la fila per la mensa mi hai chiesto se volevo pranzare al tavolo con te e i tuoi fratelli.
Lo hai fatto nel tuo solito modo burbero e chiuso, spingendo malamente con la mani una sedia vicino alla tua, senza domandare nulla ma facendomi capire tutto.
Mi hai reso felice quel giorno.

Infine il terzo pezzettino Edward te l'ho regalato quando a Port Angeles, in un moto di audacia molto raro nel mio carattere, ti ho chiesto se volevi venire a mangiare una pizza con me.
Mi hai detto di no all'inizio, per paura che la gente guardasse in modo strano una ragazza che cammina di fianco ad una ragazzo che rotola (come ti diverti a dire tu), ma poi hai detto si senza neanche farti pregare troppo....
Sapevo che sotto sotto lo desideravi anche tu.

Il primo bacio ce lo siamo scambiati sul campo da Baseball, dove ancora oggi giochi con la tua famiglia le domeniche di sole.
Alice mi aveva invitato a giocare con voi e tu, dopo aver passato l'intero pomeriggio a  giocare spensierato e solare, ti sei avvicinato a me e mi hai chiesto se potevi riaccompagnarmi a casa.
"sì, mi farebbe piacere" e credo di averti illuminato con un sorriso così grande da spiazzarti.
Mentre passeggiavamo lungo la strada che costeggia il bosco mi hai preso la mano, e io giuro su Dio che ho sentito il cuore gonfiarsi a tal punto da sentirlo uscire dal petto.
Ti ho guardato e avevi le guancie rosse, vergognoso per quel gesto che credevi troppo audace...  e dire che tra noi due quella audace sono sempre stata io!
Mi stingevi forte e spingevi la tua sedia con la sola mano destra...
Ricordo che per un attimo ho avuto paura che ti stessi sforzando troppo.
"mi farebbe piacere giocare di nuovo con voi una delle prossime domeniche"
In realtà non ti ho mai detto che io ho sempre odiato il Baseball, che ho sempre odiato ogni attività fisica in generale, ma per stare con te ero pronta a fare qualsiasi cosa.
"Bella... io spero che tu non... non faccia tutto questo perchè sono... in questa situazione. Non è pietà la tua... vero?"
Pensavi che ti frequentassi per pietà, per pena.
E te l'ho dimostrata la mia pena Edward... te l'ho dimostrata in quel preciso istante in cui, con lo sguardo basso e le mani tormentate, mi hai fatto quella domanda.
Ti ho preso il viso tra le mani, te lo alzato, e ti ho baciato con tutto il sentimento e la passione che riuscivo a provare. Perchè era quella la mia pena Edward, una pena nata da quel giorno in cui per la prima volta ho incrociato il tuo sguardo verde con il mio e in cui ho iniziato a desiderare e sognare il sapore delle sue labbra.
Quando ho allontanato il mio viso dal tuo ti sei fatto forza sulle braccia per seguirmi, per proseguire quel momento che è stato magico non solo per me ma anche per te…
Se fosse mai stato possibile mi hai fatta innamorare ancora di più in quel momento.

A scuola siamo strati presi in giro spesso.
Le battute non sono mai mancate, i commenti neanche, lo occhiatacce meno ancora.
Ci eri rimasto male... temevi che io mi allontanassi, temevi che io dessi più ascolto a quelle patetiche persone che a te e all'amore che provavo.
"Non siamo fatti per stare assieme" mi hai detto un giorno di pioggia che non dimenticherò mai "devi prendere la tua strada... e io devo prendere la mia."
Mi hai lasciata Edward... o almeno ci hai provato.
Sei sempre stato un vile, hai sempre avuto paura di tutto e di tutti e hai sempre cercato di allontanare chi ti stava vicino.
Credevi che anche con me avrebbe funzionato.
Credevi che io fossi come gli altri, credevi che meritassi di più quando non avevi capito che il massimo che potevo ottenere lo avevo già trovato in te.
Due mesi Edward, due mesi sei stato lontano da me... con il corpo, ma non con lo spirito.
Le notavo le tue occhiate a scuola. La vedevo al tua gelosia.
Lo sapevo che mi volevi ancora con te  e l'ho saputo con certezza quella notte, quando senza preavviso mi sono presentata sotto casa tua disperata e con il cuore in  mano.
Non ci potevi credere... non sapevi cosa dire, ma non c'è stato nulla da dire perchè tra noi Edward le parole non sono mai servite.

Abbiamo fatto l'amore quella notte.
Ti vergognavi, pensavi avresti fatto una figuraccia, avevi paura.
È stata la prima volta che facevi l'amore con una donna... è stata la prima volta che hai capito quando noi due fossimo perfetti l'una per l'altra... e avevi uno sguardo quella notte Edward...mentre con le mani tenevi i miei fianchi che ondeggiavano sopra di te come un mare in tempesta.
Le guancie rosse. Le labbra gonfie, gli occhi così grandi… come se davanti a te si stesse compiendo il più incredibile dei miracoli.
"ti amo" ti ho sussurrato all'orecchio quella notte.
"da morire" mi hai risposto tu con un bacio.

Renesmee è arrivata poco dopo, giusto in tempo per il nostro diploma.
Ci siamo sposati con sotto il mio abito bianco un grosso e vistoso pancione.
È stata una tua scelta "sarebbe meraviglioso vederti arrivare all'altare con nostra figlia dentro di te" mi hai detto baciandomi la pancia, e io non ho potuto rifiutartelo.
Eppure ancora adesso, se riguardo quella foto, mi sembriamo la coppia più strana del mondo!

E oggi siamo qui Edward.
Sono seduta vicino a te, che mi tieni la mano stretta forte e intrecciata alla tua e mi guardi con commozione negli occhi.
La nostra bambina, Nessie, si stà per sposare e tu tra pochi minuti avrai l'onore di accompagnarla all'altare.
Il sorriso che hai sulle labbra sembra non voler scemare mai e il batticuore che proviamo ci toglie il respiro.
"Guarda dove siamo arrivati" gli mormoro avvicinandomi a lui e carezzandogli la guancia.
"è stata dura, ma ce l'abbiamo fatta" scherza lui con un sorriso sulle labbra.
" tutto grazie a te amore mio" gli rispondo baciandolo delicato.
" no tesoro... grazie a te, e al professore che ti fece sedere al mio fianco quel lontano giorno di 25 anni fà"


Fine
  
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