25
DICEMBRE
Continuava
a guardare fuori dalla finestra, in attesa di vederla arrivare. Chissà
cosa
avrebbe detto Mac, vedendola camminare?
Era
impaziente di osservare la sua espressione!
Ora sì
che l’avrebbe accompagnata volentieri alla recita che si teneva nel
salone
dell’ingresso… così avrebbe visto anche Timmy fare l’angelo.
Fece
due passi nella stanza e tornò per l’ennesima volta in bagno, a
controllare di
essere a posto. Quando Barbara, la sera prima, era passata per gli
esercizi e
l’aveva trovata in piedi, era stata così felice che le aveva promesso
di
portarle un regalo. E solo mezz’ora prima si era presentata con un
pacco rosso,
contenente un maglione in morbida lana, anch’esso rosso.
L’aveva
indossato immediatamente, felicissima del dono.
Tornò
alla sua postazione alla finestra e osservò il giardino sottostante:
c’era un
anziano signore che sistemava un vialetto… lo trovò un po’ strano, il
giorno di
Natale, ma a quanto pareva l’ospedale ci teneva davvero da avere tutto
perfettamente in ordine.
Ad un
tratto il giardiniere alzò la testa, proprio verso di lei, e sorrise
facendole
un cenno e poi un altro in direzione di una coppia che si stava
avvicinando,
tenendosi abbracciata.
Che
buffo… quel vecchio, se avesse avuto un abito rosso e il berretto
giusto,
avrebbe potuto facilmente impersonare Babbo Natale e nessuno avrebbe
detto che
era una finzione. La lunga barba bianca era davvero naturalmente
perfetta.
Seguendo
lo sguardo di “Babbo Natale”, osservò la coppia che si avvicinava e
rimase
senza fiato, quando riconobbe l’uomo accanto a Mac.
HARM…
Harm
era tornato!
Non
poteva sapere che lei camminava… quindi era tornato per lei, a
prescindere
dalla sua invalidità. Per lei e per Mac, da come la teneva stretta
mentre
raggiungevano l’ingresso dell’ospedale.
Quanto
erano belli assieme!
Provò
l’irresistibile impulso di andar loro incontro, per vedere le loro
espressioni
stupite quando l’avrebbero vista in piedi.
Uscì
dalla stanza proprio
mentre stavano
svoltando nel corridoio che li portava verso la sua camera; Harm stava
ridendo,
voltato verso Mac, e il suono della sua voce le fece venire le lacrime
agli
occhi…
Quanto
le era mancato!
Non
appena sollevò il capo nella sua direzione, la vide e si fermò. Mac,
leggermente strattonata dalla sua brusca fermata, lo guardò confusa.
Lui le
fece un cenno, in direzione della ragazza e Mattie vide la sorpresa e
la gioia
negli occhi di Mac.
Harm,
invece, continuava a fissarla immobile.
Poi le
sorrise e spalancò le braccia.
Mattie
abbandonò ogni cautela nel muoversi e gli volò, letteralmente, addosso,
mentre
Harm la sollevava e la faceva roteare, in un abbraccio di gioia.
Per
qualche attimo non riuscirono a parlare; si strinsero soltanto. Tutti e
tre.
Anche Mac li aveva raggiunti e si era unita all’abbraccio generale. Poi
tentarono di parlare tutti assieme, ottenendo di creare solo una
confusione di
frasi e parole.
Ma che
importava? Erano troppo felici!
Quando
finalmente si ripresero dall’emozione iniziale, tornarono nella camera
di
Mattie e iniziarono a spiegarsi e raccontarsi tutto quanto.
“Stava
davvero per lanciarsi dalla finestra?” chiese Mac, dopo che Mattie ebbe
spiegato come si era ritrovata in piedi.
“Non
lo so, Mac. Ma sai la fissa che ha sugli angeli… per un attimo ho
temuto
davvero che volesse gettarsi per provare le ali nuove”.
“Se
gli piace davvero tanto volare, forse potrei fargli fare un giro su
Sarah, se i
medici e i suoi genitori lo permettessero. E se non potesse
ora,potremmo
andarci non appena uscirà dall’ospedale. Che cos’ha?” chiese Harm.
“Sai
che non lo so? Non mi ha mai detto nulla del perché si trova qui.
Comunque la
tua è una bellissima idea… a Timmy piacerà. Anzi, sai che ti dico?
Perché non
andiamo a dirglielo di persona, prima che inizi la recita? Sarà
contento e così
lo potrai conoscere anche tu”.
Tutti
e tre si diressero verso il corridoio dove sapevano esserci le stanze
dei
bambini più piccoli. All’infermiera che trovarono al bancone
domandarono quale
fosse la camera di Timmy.
“La
numero 8”, rispose la donna. Poi aggiunse: “Povero bambino, ha finito
di
soffrire…”.
“Cosa
vuol dire, signora?” chiese Harm.
“Ma…
non lo sapete? Credevo foste qui perché lo avevate saputo…”
“Saputo
cosa?” domandò Mattie, ansiosa.
“Timmy
è morto poche ore fa…”
“Ma…
non è possibile! Ieri stava così bene…” disse Mattie, alzando la voce.
“Ieri?
Sei sicura? Timmy era molto ammalato, da quasi un anno, ormai. Aveva
una
leucemia, una forma molto grave… è entrato in coma tre giorni fa e da
allora
non si è più risvegliato. Ora è un bellissimo Angelo, proprio come
desiderava
lui…”.
La
donna soffocò un singhiozzo, asciugandosi una lacrima.
“Scusate…
ma Timmy era un bambino dolcissimo… mai un lamento, mai un capriccio…
gli
volevamo tutti molto bene. Anche il dottor Rawlings e la dottoressa
Kelly, che
lo curavano da un anno e sapevano che non ce l’avrebbe mai fatta,
quando è
morto erano sconvolti…”.
“Possiamo
vederlo?” chiese Mattie, trattenendo le lacrime.
“Sì,
non è ancora stato spostato in obitorio. Nessuno ha ancora avuto il
coraggio di
farlo… il dottor Rawlings ha detto di aspettare dopo la recita dei
bambini…
Timmy, fino ad una settimana fa, avrebbe dovuto fare l’angelo…”.
In
silenzio entrarono nella stanza.
Non
c’era nessuno: l’infermiera aveva aggiunto che la madre di Timmy era
appena
stata accompagnata a riposare; da quando il figlio era entrato in coma,
non lo
aveva mai lasciato un attimo ed erano quindi tre giorni ininterrotti
che non
dormiva.
Sul
letto, coperto dal lenzuolo, giaceva il corpo senza vita del bambino.
Solo il
volto era scoperto e Mattie si avvicinò assieme a Mac per posargli un
bacio
sulla fronte.
Harm,
invece, quando lo vide, rimase immobile ai piedi del letto.
Non
era possibile…
Eppure
non poteva sbagliarsi, si ricordava bene.
Si
trattava dello stesso bambino che, nel suo sogno, gli si era presentato
come il
Fantasma del Natale Passato, Presente e Futuro.
“Harm,
che c’è?” chiese Mac, vedendogli l’espressione.
“Io…
io l’ho visto, questo bambino…”
“Lo
hai visto? E dove?” domandò Mattie.
“In
quel sogno…”
“Ne
sei sicuro?”
“Più
che sicuro… era un Angelo bellissimo…”.
“Era
quello che continuava a dire di voler diventare” disse Mac.
“Ora
lo è diventato davvero…” mormorò Mattie.
Poi,
ripensando ai momenti trascorsi con lui e alle cose che le aveva detto,
aggiunse:
“Credo
che abbia fatto quello che doveva per Babbo Natale, proprio come mi
diceva, ed
ora è di certo l’Angelo più bello… anche se non avrà mai capelli lunghi
e tanti
boccoli dorati”.
Fine