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Autore: Alexandra_ph    16/05/2012    3 recensioni
Scritta nel dicembre 2006, la vicenda si colloca dopo la puntata FWFS...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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25 DICEMBRE

Saint Vincent Hospital – Blacksburg, Virginia

Continuava a guardare fuori dalla finestra, in attesa di vederla arrivare. Chissà cosa avrebbe detto Mac, vedendola camminare?

Era impaziente di osservare la sua espressione!

Ora sì che l’avrebbe accompagnata volentieri alla recita che si teneva nel salone dell’ingresso… così avrebbe visto anche Timmy fare l’angelo.

Fece due passi nella stanza e tornò per l’ennesima volta in bagno, a controllare di essere a posto. Quando Barbara, la sera prima, era passata per gli esercizi e l’aveva trovata in piedi, era stata così felice che le aveva promesso di portarle un regalo. E solo mezz’ora prima si era presentata con un pacco rosso, contenente un maglione in morbida lana, anch’esso rosso.

L’aveva indossato immediatamente, felicissima del dono.

Tornò alla sua postazione alla finestra e osservò il giardino sottostante: c’era un anziano signore che sistemava un vialetto… lo trovò un po’ strano, il giorno di Natale, ma a quanto pareva l’ospedale ci teneva davvero da avere tutto perfettamente in ordine.

Ad un tratto il giardiniere alzò la testa, proprio verso di lei, e sorrise facendole un cenno e poi un altro in direzione di una coppia che si stava avvicinando, tenendosi abbracciata.

Che buffo… quel vecchio, se avesse avuto un abito rosso e il berretto giusto, avrebbe potuto facilmente impersonare Babbo Natale e nessuno avrebbe detto che era una finzione. La lunga barba bianca era davvero naturalmente perfetta.

Seguendo lo sguardo di “Babbo Natale”, osservò la coppia che si avvicinava e rimase senza fiato, quando riconobbe l’uomo accanto a Mac.

HARM…

Harm era tornato!

Non poteva sapere che lei camminava… quindi era tornato per lei, a prescindere dalla sua invalidità. Per lei e per Mac, da come la teneva stretta mentre raggiungevano l’ingresso dell’ospedale.

Quanto erano belli assieme!

Provò l’irresistibile impulso di andar loro incontro, per vedere le loro espressioni stupite quando l’avrebbero vista in piedi.

Uscì dalla stanza  proprio mentre stavano svoltando nel corridoio che li portava verso la sua camera; Harm stava ridendo, voltato verso Mac, e il suono della sua voce le fece venire le lacrime agli occhi…

Quanto le era mancato!

Non appena sollevò il capo nella sua direzione, la vide e si fermò. Mac, leggermente strattonata dalla sua brusca fermata, lo guardò confusa. Lui le fece un cenno, in direzione della ragazza e Mattie vide la sorpresa e la gioia negli occhi di Mac.

Harm, invece, continuava a fissarla immobile.

Poi le sorrise e spalancò le braccia.

Mattie abbandonò ogni cautela nel muoversi e gli volò, letteralmente, addosso, mentre Harm la sollevava e la faceva roteare, in un abbraccio di gioia.

Per qualche attimo non riuscirono a parlare; si strinsero soltanto. Tutti e tre. Anche Mac li aveva raggiunti e si era unita all’abbraccio generale. Poi tentarono di parlare tutti assieme, ottenendo di creare solo una confusione di frasi e parole.

Ma che importava? Erano troppo felici!

Quando finalmente si ripresero dall’emozione iniziale, tornarono nella camera di Mattie e iniziarono a spiegarsi e raccontarsi tutto quanto.

“Stava davvero per lanciarsi dalla finestra?” chiese Mac, dopo che Mattie ebbe spiegato come si era ritrovata in piedi.

“Non lo so, Mac. Ma sai la fissa che ha sugli angeli… per un attimo ho temuto davvero che volesse gettarsi per provare le ali nuove”.

“Se gli piace davvero tanto volare, forse potrei fargli fare un giro su Sarah, se i medici e i suoi genitori lo permettessero. E se non potesse ora,potremmo andarci non appena uscirà dall’ospedale. Che cos’ha?” chiese Harm.

“Sai che non lo so? Non mi ha mai detto nulla del perché si trova qui. Comunque la tua è una bellissima idea… a Timmy piacerà. Anzi, sai che ti dico? Perché non andiamo a dirglielo di persona, prima che inizi la recita? Sarà contento e così lo potrai conoscere anche tu”.

Tutti e tre si diressero verso il corridoio dove sapevano esserci le stanze dei bambini più piccoli. All’infermiera che trovarono al bancone domandarono quale fosse la camera di Timmy.

“La numero 8”, rispose la donna. Poi aggiunse: “Povero bambino, ha finito di soffrire…”.

“Cosa vuol dire, signora?” chiese Harm.

“Ma… non lo sapete? Credevo foste qui perché lo avevate saputo…”

“Saputo cosa?” domandò Mattie, ansiosa.

“Timmy è morto poche ore fa…”

“Ma… non è possibile! Ieri stava così bene…” disse Mattie, alzando la voce.

“Ieri? Sei sicura? Timmy era molto ammalato, da quasi un anno, ormai. Aveva una leucemia, una forma molto grave… è entrato in coma tre giorni fa e da allora non si è più risvegliato. Ora è un bellissimo Angelo, proprio come desiderava lui…”.

La donna soffocò un singhiozzo, asciugandosi una lacrima.

“Scusate… ma Timmy era un bambino dolcissimo… mai un lamento, mai un capriccio… gli volevamo tutti molto bene. Anche il dottor Rawlings e la dottoressa Kelly, che lo curavano da un anno e sapevano che non ce l’avrebbe mai fatta, quando è morto erano sconvolti…”.

“Possiamo vederlo?” chiese Mattie, trattenendo le lacrime.

“Sì, non è ancora stato spostato in obitorio. Nessuno ha ancora avuto il coraggio di farlo… il dottor Rawlings ha detto di aspettare dopo la recita dei bambini… Timmy, fino ad una settimana fa, avrebbe dovuto fare l’angelo…”.

In silenzio entrarono nella stanza.

Non c’era nessuno: l’infermiera aveva aggiunto che la madre di Timmy era appena stata accompagnata a riposare; da quando il figlio era entrato in coma, non lo aveva mai lasciato un attimo ed erano quindi tre giorni ininterrotti che non dormiva.

Sul letto, coperto dal lenzuolo, giaceva il corpo senza vita del bambino. Solo il volto era scoperto e Mattie si avvicinò assieme a Mac per posargli un bacio sulla fronte.

Harm, invece, quando lo vide, rimase immobile ai piedi del letto.

Non era possibile…

Eppure non poteva sbagliarsi, si ricordava bene.

Si trattava dello stesso bambino che, nel suo sogno, gli si era presentato come il Fantasma del Natale Passato, Presente e Futuro.

“Harm, che c’è?” chiese Mac, vedendogli l’espressione.

“Io… io l’ho visto, questo bambino…”

“Lo hai visto? E dove?” domandò Mattie.

“In quel sogno…”

“Ne sei sicuro?”

“Più che sicuro… era un Angelo bellissimo…”.

“Era quello che continuava a dire di voler diventare” disse Mac.

“Ora lo è diventato davvero…” mormorò Mattie.

Poi, ripensando ai momenti trascorsi con lui e alle cose che le aveva detto, aggiunse:

“Credo che abbia fatto quello che doveva per Babbo Natale, proprio come mi diceva, ed ora è di certo l’Angelo più bello… anche se non avrà mai capelli lunghi e tanti boccoli dorati”.

 

 

    

Fine


 


  
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