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Autore: The Half Mad Muggle    16/05/2012    1 recensioni
Una raccolta di piccoli frammenti di vita di Albus Silente e Severus Piton, e di come le loro strade sono intrinsecamente legate.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Severus Piton
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Nuova traduzione di una storia di The Half Mad Muggle!

Non so che dire come introduzione… Potete trovare la storia originale in inglese qui. Qui trovate la pagina dell’autrice.

Vi lascio alla lettura!




Caro Albus

 

 
 

Gentilezza
 

Era seduto all’elaborata scrivania in legno, intento a giocherellare con un filo scucito del suo abito. Erano sempre squallidi e di seconda mano i suoi vestiti, perché la sua famiglia non poteva permettersi nulla di meglio. I suoi occhi erano bassi, perché non voleva guardare l'uomo che lo osservava. Non voleva finire nei guai, non era colpa sua, era stato provocato! Nessuno aveva mai capito, in realtà. C’era un silenzio molto pregno, difficile da rompere. Poi finalmente, "Non ho intenzione di punirti, signor Piton. Ho pensato, forse, che potevano semplicemente parlare."

Piton alzò il capo. Guardò in quegli occhi blu brillanti. "Parlare?" Ripetè, la voce incredula.

"Esattamente. Stavo dando un’occhiata ad alcuni dei tuoi recenti temi. Me li ha dati il Professor Lumacorno. Mi ha chiesto di leggerli. Il tuo stile di scrittura è assolutamente splendido, hai mai pensato ad una carriera nello scrivere di pozioni e relativi esperimenti?"

Piton non era del tutto sicuro di come reagire a quello. Non era abituato a ricevere complimenti del genere. "Io... io..." Balbettò, "Io... forse..."

"Dovresti. Posso davvero sentire l'emozione dietro le parole. Sei incredibilmente appassionato. Assicurati di farci qualcosa con questa passione." Albus Silente accarezzò la pergamena quasi con reverenza.

"Puoi andare signor Piton. Ma se mai hai bisogno di parlare o chiedere consiglio, sappi che io sono qui".

Piton si alzò dalla sedia, annuì bruscamente e si diresse verso la porta. All'ultimo momento si voltò indietro, come ricordando le sue consuetudini. "Grazie, preside".

Silente sorrise al ragazzo: "Non c’è di che."


 



  
Attenzione


"Puoi semplicemente parlare, Severus." Disse Albus Silente con fermezza alla figura scura seduta sul divano freddo e rosso sgargiante presso la finestra. Fino ad allora, Piton non aveva parlato, era rimasto a guardare qualcosa di molto lontano dai confini del mondo di Albus. "Aiuta."

Piton lo guardò, "Non vuoi davvero sapere. Non prendermi in giro, Preside."

"E perché non dovrei voler sapere cosa sta preoccupando uno dei miei amici più cari, anzi il più vicino?" Chiese Albus vivacemente, "tu mi sottovaluti."

"Non voglio disturbarti. Possiamo discutere la riunione dei Mangiamorte e poi me ne vado. I miei problemi sono banali rispetto a quelli della guerra." Rispose Piton, con voce neutra.

Albus sospirò e si fece avanti. "Severus. Sono qui, pronto ad ascoltare. Ho tutto il tempo del mondo. Per te, ce l’ho sempre."

Severus lo guardò di nuovo, come se cercasse di decidere se era sincero o no. "Perché?" Scosse il capo e si voltò.

Silente si sedette accanto a lui sul bracciolo del divano. "Sei mio amico. Prendermi cura di te fa parte del contratto. Ora, devo chiedertelo di nuovo? Finché non ti apri non ti sentirai mai meglio, mio caro ragazzo.”

Severus strinse le mani in grembo. "Io… non sono ancora pronto.”

Albus gli posò una mano sulla spalla. "Quando ti sentirai pronto, io sarò qui."

"Lo apprezzo."


 



  
Tolleranza


"Le cose che ho fatto... non potresti mai capire, Preside". Severus si appoggiò contro il marmo che circondava il camino, guardando le fiamme tremolanti, il suo volto perso nel passato. "Non capisco nemmeno perché mi consenti di stare qui.”

Albus lo guardò da sopra la sua rivista di maglia con il più piccolo dei sorrisi. "So che può risultare difficile da credere, Severus, ma davvero trovo la tua compagnia piuttosto piacevole. Ciò che hai fatto prima ormai è passato, non possiamo cambiarlo, ma nemmeno possiamo continuare a vivere in esso. Abbiamo entrambi momenti oscuri del nostro passato, ma dobbiamo superarli e camminare verso il futuro."

"E' difficile dimenticare i peccati che ho commesso.” Mormorò Severus, e Albus non era sicuro se Severus stesse parlando con lui o con se stesso.

"Non ho detto dimenticare. Imparare, anzi. Ma non permettere che il tuo passato controlli il tuo presente. Ora, vieni a dirmi quale di queste carte vorresti per il tuo regalo di Natale: non riesco a decidere tra le strisce e i pallini."

Quasi a malincuore, Severus si avvicinò e guardò da sopra la spalla del preside. "Le strisce.” Disse dopo un po’.

"Penso che i pallini stiano meglio.” Rispose Albus con occhi scintillanti.

Piton alzò un sopracciglio e lanciò un’occhiata nella sua direzione.

"Rispetto la tua opinione, Severus: vada per le strisce."


 




 Interesse


"Allora. Cosa pensi di fare in queste vacanze?" Albus Silente guardò dall'altra parte della stanza verso Severus Piton, il suo nuovo insegnante, che stava sistemando i vestiti nelle sue valigie. "Qualcosa di interessante?"

"Ho intenzione di finire gli studi a casa.” Rispose Severus laconico, corrugando la fronte mentre controllava ciò che aveva già messo in valigia e quello che era stato lasciato da parte. Gli piaceva fare i bagagli in fretta e all’ultimo minuto.

"Hai un nuovo progetto? Ricordo avevi menzionato il Distillato della Morte Vivente due mesi fa. Com'è andata?"

Piton lo guardò: "Perché tutte queste domande?"

"Semplice interesse, mio caro. Sento di doverti conoscere meglio. Hai lavorato qui per un anno, dopo tutto."

Piton tornò alle sue valigie.

"Se mai avessi bisogno, io resto ad Hogwarts durante le vacanze. Se volessi discutere le tue teorie, mi diletta dibattere su tali questioni." Silente incrociò le braccia. "Dopo tutto, possiedo una delle più grandi menti magiche di tutti i tempi..."

Severus si voltò e lo fissò. I suoi occhi si strinsero leggermente. Ci fu una lunga pausa.

E poi Severus alzò un sopracciglio. "Pensi che, se dovessi usare agrifoglio, invece di vischio, andrebbe a crearsi una pozione più efficace - o è troppo pericoloso?"

Silente strinse le labbra. "Credo ci sia un solo modo per scoprirlo."

Sei ore più tardi, erano entrambi chini su un calderone che ribolliva furiosamente, Severus che scribacchiava nel suo taccuino delle pozioni e Albus che commentava – e le valigie di Severus rimaste dimenticate sul suo letto.


 




Pazienza


Albus Silente portò insieme le punte delle dita, appoggiando il mento sulla guglia che si era creata. I suoi occhi seguivano la figura ombrosa camminare su e giù davanti a lui. L'orologio sulla mensola del caminetto batteva dolcemente il sottofondo, contando ogni respiro che lui prendeva. C'era un pezzettino di pelle che si stava staccando dal suo labbro inferiore e che lui stava tormentando con i denti mentre continuava ad aspettare.

Avanti e indietro. Chiaramente Severus stava cercando di dare forma a qualcosa nella sua mente prima di parlare. Forse voleva solo essere vicino al preside, che era sempre riuscito ad infondere una sorta di calma nel suo giovane pupillo e amico.

Non parlava, però. Sapeva, che quando fosse venuto il momento giusto, Severus avrebbe parlato con lui. Non aveva bisogno di interrompere il costante su e giù, che continuava già da un po’ di tempo.

Infine, Severus si voltò. I suoi occhi brillavano. "Non voglio farlo."

Questo fu il segnale per Albus. Si alzò portandosi dall'altra parte della stanza. "Parlami.”


 




 Ottimismo


"Come puoi vedere un lato positivo in questa situazione? Il Signore Oscuro è tornato, uno studente è stato ucciso, e abbiamo nascosto un Mangiamorte nella sicurezza del nostro castello!" Era raro che Severus esprimesse i suoi pensieri in modo tale al preside che lui rispettava e ammirava oltre ogni immaginazione. "Perché stai lì seduto con quel sorriso sciocco sulla faccia?"

Albus Silente incrociò le braccia e alzò un sopracciglio grigio. "Severus. Mio caro, caro Severus. Non ti rendi conto di ciò che significa questo."

Piton girò di scatto. "Che cosa vuol dire che non lo so? Il Signore Oscuro è vivo!"

"Sì, lo so." Rispose Albus, ancora apparentemente allegro riguardo a quella prospettiva.

Severus lo fissò, incredulo. "Il Signore Oscuro ha ragione: sei davvero pazzo."

"No no, mio caro ragazzo. Sono semplicemente ottimista. Questo significa che possiamo finalmente distruggere Voldemort, una volta per tutte, perché la nostra mano è completa. C'è un piano, Severus. Un piano stabilito per tutti noi, e ci guiderà di nuovo alla vittoria.”

Severus scosse la testa. "Pazzo. Assolutamente pazzo."


  




 Amore


I suoi movimenti erano lenti, e le sue membra pesanti. Poteva sentire il sapore del sangue in bocca e si rese conto di essersi morso la lingua più volte. Ma stava andando a casa ora, e presto sarebbe tornato tra quelle mura di pietra che sempre gli garantivano protezione.

Ma il fatto che sentisse caldo e freddo allo stesso tempo, che fosse esausto ma pieno di adrenalina, la respirazione veloce, ma ancora in grado di ottenere l'ossigeno per i suoi polmoni, madido di sudore ma le sue labbra screpolate e secche, voleva dire che era vivo. E, in quel momento, essere vivo era di per sé un buon risultato.

Attraversò i confini di Hogwarts e si appoggiò al cancello per trovare l'energia per continuare a camminare. Non vedeva l'ora di lasciarsi cadere sul letto e dormire almeno fino all’indomani pomeriggio, mentre il suo corpo cercava di guarire. Si allontanò dalla pietra e cominciò a camminare attraverso il vasto terreno di Hogwarts, le braccia leggermente allargate mentre lottava per mantenere l’equilibrio.

C'era una luce davanti a lui. Socchiuse un po’ gli occhi, cercando di capire cosa fosse. Il sangue si raccolse nella parte posteriore della gola e, per un attimo, si dimenticò come ingoiare. Tossì, portando una mano alla bocca e sputando il liquido disgustoso e metallico. La luce si stava avvicinando.

"Severus? Sei tu?"

Alzò la testa, perché la voce gli era familiare. Le sue mani caddero ai suoi fianchi mentre faceva un piccolo passo avanti. "Preside".

La luce sfumò e riconobbe la sagoma di Albus Silente mentre affrettava il passo. Improvvisamente, fu catturato da quel desiderio- lui era vivo e, nonostante il grande dolore, avrebbe dovuto essere grato per quello- e corse verso Silente. Albus lo accolse tra le braccia e lo tenne stretto, e Severus sentì il sussurrato "grazie", come se Silente offrisse la sua gratitudine a qualsiasi potere stesse vegliando su di loro e che in qualche modo li teneva insieme. Premette la testa nella spalla Albus e chiuse gli occhi, per la prima volta dopo tanto tempo si sentiva totalmente al sicuro a casa.

  




Accettazione


"Severus Piton. Tu sei un perfezionista. Non sopporti il fallimento, e dipendi troppo da me per quanto riguarda guida e supporto. Non puoi vivere la tua vita per compiacere gli altri, non riconosci il tuo valore, e sei incredibilmente insicuro. Hai bisogno di trovare la fiducia interiore per cercare di uscire e convincere gli altri che tu sei una persona che vale la pena conoscere e per cui è giusto lottare, e invece semplicemente tu ti fai ulteriormente del male stando dentro da solo e annegando nell’autocommiserazione. Sei incredibilmente duro con te stesso, nonostante tutti i tuoi talenti, e non permetti a nessuno di aiutarti. Sei egoista, introverso e, a volte incredibilmente scortese." Albus Silente si fermò, guardando il volto leggermente scandalizzato di Severus Piton davanti a lui. Sorrise: "Ma ti voglio bene stesso."


 




Sicurezza


Voltò le spalle al ritratto. Non voleva guardare. Non voleva che lui vedesse le lacrime nei suoi occhi, il modo in cui il labbro inferiore tremava, il modo in cui deglutiva per liberare la gola da quel nodo. Non voleva che il ritratto vedesse la sua debolezza. Incrociò le braccia e guardò amaramente fuori dalla finestra.

"Severus. Nulla è cambiato. Io sono ancora qui. Posso offrirti saggezza, consigli e-"

"Tutto è cambiato!" Sputò Severus di tutta risposta. "Non sei più tangibile, Preside! Vorrei poter parlare con te, vorrei che tu possa poggiare un braccio intorno a me, come facevi quando ero più giovane e avevo bisogno della tua guida e della tua manipolazione! Tu sei solo un caricatura..." Se avesse affrontato Silente in quel momento, avrebbe visto l'uomo più anziano sussultare per quanto dolorose erano quelle parole.

"Severus. Ascoltami, ragazzo mio. Per favore. Devi ascoltare questo, perché altrimenti non capirai mai davvero. Puoi guardarmi?"

Piton si voltò e lo guardò.

"Sarà difficile per te, lo so, e se ci fosse stato un altro modo avrei fatto altrimenti. Tu sai che io vorrei essere con te, in forma fisica, ma non posso. Tu, Severus, sei fantastico sotto ogni aspetto, e anche se affronterai opposizione da ogni lato, non devi permettere a nessuno affermare il contrario. Sono molto orgoglioso di tutto ciò che hai compiuto- per il modo in cui sei andato avanti, nonostante quello che è accaduto nel tuo passato -e per la persona che è emersa, proprio davanti ai miei occhi." Silente  fece una pausa. "Sappi che io sono sempre qui, nonostante la terra e il vuoto invalicabile che ci separano ormai. Tu, mio caro Severus, sei per sempre parte di ciò che sono. Questo non cambierà mai, che io sia tangibile o no."

Una lacrima, spontanea, era scivolata dall'occhio sinistro Severus mentre fissava Silente, ascoltando ogni sillaba e, molto probabilmente, archiviandole nella sua mente perché fossero un riferimento futuro. Si avvicinò al ritratto, tendendo una mano e toccando i colori a olio che disegnavano il preside. "Sei solo un dipinto."

Albus scosse la testa. "Forse. Ma un giorno saremo riuniti, mio ​​caro. Dovrai solo accettare che, per ora, posso solo usare le parole."

"Non è possibile." Piton sussurrò.

"Le cose sono impossibili solo se si crede che lo siano."


 




Conoscenza


Poteva capirlo dal modo in cui era scritta la nota. C'era la punteggiatura, tanto per cominciare. Spesso, in quel metodo informale di comunicazione, il suo protetto sceglieva di non usare la punteggiatura quando avrebbe dovuto, perché la formalità non lo richiedeva. E poi il fatto che tutte le lettere giuste fossero maiuscole, e come vi fosse un fermo deciso alla fine della frase lo avvertiva che qualcosa non andava.

Poi c'era il fatto che lui fosse molto tranquillo. Scrivevano le loro conversazioni su quei magici, incantati rotoli di pergamena per tenersi in contatto, quando non potevano parlare faccia a faccia. Si trattava di considerazioni, commenti e osservazioni sarcastiche, per la maggior parte, anche se qualche analisi piuttosto profonda dell’animo era nata anche su quei pezzi di carta dorata. Ma nelle ultime settimane, c’erano stati pochi scambi. Questo era davvero fuori dal comune.

Quando lui chiedeva di sapere cosa con andasse via pergamena, non riceveva una risposta. E anche questo significava che qualcosa non andava.

Così persisteva, perché sapeva che Severus mentiva quando la risposta "sto bene" arrivava sulla sua scrivania.

Ma questo era semplicemente perché lo conosceva molto bene.


 




 Incredibile


"Penso che scoprirai, mio ​​caro ragazzo, che ho ragione. Come sempre."

Una pausa perché il suo avversario era assorto nei suoi pensieri, fissando il tabellone davanti a lui. Alzò gli occhi, "non sono d'accordo". Prese le tessere e le posizionò sul tabellone in un ordine che ricordava una parola. “Tocca a te.”

Lui fu più veloce a muoversi, utilizzando una delle tessere di Severus formò la sua parola, leggermente più lunga. "Non vedo come tu possa offrire la tua opinione su questo argomento, considerando che non hai mai assaporato la voce in questione."

Movimento di sopracciglia scure. "Io non sono vergine di dessert, Albus. Ho assaggiato dulce de leche, e continuo a credere che la torta al limone sia meglio." Un'altra parola venne giocata.

Albus non aveva una parola da giocare subito questa volta, "A te piace giocare le lettere scomode, non è vero? Una 'j' non mi aiuta. Bene, suppongo che questa materia è una su cui dovremo accettare un disaccordo." Agitò il dito e le tessere si mescolarono lentamente, infilò la mano nel sacchetto sulla scrivania ne tirò fuori un’altra delle sue caramelle al limone. "Grazie per queste, Severus, mio ​​caro, sai sempre come fare particolarmente felice un vecchio."

Severus stiracchiò la schiena, a prese a giocherellare con le sue tessere. "Ho pensato di doverti ripagare per il giornale".

"Con le mie sciocchezze sentimentali scritte sulla copertina? Mi piace metterti in imbarazzo." Albus guardò Severus, gli occhi scintillanti. "Penso che se tu non fossi stato in sala professori, al momento, avresti anche potuto piangere."

"Io non piango, Preside, per qualsiasi motivo. Hai intenzione di giocare, o vuoi rinunciare al tuo turno?" Severus scambiò due tessere sulla sua fila.

"In effetti, posso giocare”. Mise la parola sul tabellone, sorridendo leggermente mentre utilizzava la “j” di Severus. "Credo che tu stia ancora vincendo, però."

Severus si accigliò guardando le sue lettere, fissandole come se fossero gli studenti della sua classe. Albus sorrise, guardando verso Fanny che sonnecchiava sul suo trespolo. "Stavo pensando a una cosa, prima, Severus."

"Davvero, Preside? Che cosa sorprendente per uno come te."

“Mi chiedevo che cosa sarebbe Fanny se fosse un uccello di ghiaccio, e non di fuoco.”

Distratto dalle sue tessere da quella perla di saggezza, Severus sembrava piuttosto incredulo. "E da dove, se è lecito chiedere, è uscita questa?"

"Un pensiero futile, mio ​​caro Severus. Tu mi conosci, la mia mente vaga."

"C’è una cosa del genere nel mondo dei Babbani. Si chiama pinguino.” La voce di Severus mostrava quanto lui fosse indifferente all’oggetto dell’ultima considerazione di Silente. "Ci stiamo avvicinando alla fine di questo gioco." Mescolò le tessere un'ultima volta. "Stai per perdere, Preside.”

"Ti lascio vincere.” Albus sorrise gioviale.

"Certo.” Severus pose le sue lettere sul tabellone, una parola lettera di cinque lettere. Albus la lesse ad alta voce. "Amici. Molto bene. Sapevo che autorizzare i plurali sarebbe stato un errore."

Severus stava esaminando i punteggi. "Tocca a te.” Aggiunse due tessere alla sua fila, svuotando il sacchetto.

Albus strinse le labbra e riflesse. Infine, pose le sue tessere sul tabellone, utilizzando quella centrale di Severus per connettersi al resto del gioco.

"Sempre.”


 
 

 

"I'd fight for you, I'd lie for you, walk the wild for you-yeah-I'd die for you."
~ Bryan Adams.

 




 
Note alla traduzione.

Il titolo originale è “Dear Albus”. Come sempre, la traduzione non è letterale, ma, per quanto riesco, cerco di mantenere lo stile della storia.

Ovviamente l’ultima parte, dove giocano a Scrabble, l’ho dovuta modificare un po’. Nell’originale Albus lega la sua parola, always, all’ultima lettera di quella di Severus, friends. Naturalmente in italiano le due parole finiscono con due lettere diverse quindi ho dovuto farle incrociare nel mezzo, tramite la “m” di amici e sempre.

Ah, e la traduttrice, cioè io sono
FRC Coazze. Mi stavo dimenticando…


Spero che la storia vi sia piaciuta.



FRC Coazze


 

  
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