Nota: Quarta classificata al contest Legge di Murphy di _An con la frase "Se qualcosa può andar male, lo farà".


  SFORTUNA

Gli antichi lo chiamavano Fato e nessuno, neanche gli dei, potevano sottrarsi ai suoi disegni imperscrutabili. Noi, miseri mortali, più facilmente la chiamiamo Sfortuna.
Quei giorni in cui non va niente come deve andare Lavi li conosceva bene. Non che fossero particolarmente frequenti, ma quando arrivavano allora qualsiasi accanimento era inutile: se qualcosa doveva andare male, allora sarebbe andata male.
Quella mattina a colazione Miranda aveva rotto due bicchieri e una tazza. Un record anche per lei. Quella mattina Kanda non aveva risposto al suo solito “Buongiorno Yuu” con il suo solito “Ti affetto, stupido coniglio” ma con un semplice sbuffo seccato; quella mattina pareva quasi che anche Allen non avesse fame.
Persino il vecchio Panda sembrava più scontroso del solito, il che era tutto dire.
Pessimo inizio per una missione.
Quella mattina avevano perso il treno perché uno dei cavalli della carrozza che li portava alla stazione si era azzoppato in una buca… e il treno successivo era in ritardo.
Quindi erano arrivati tardi e impreparati, quando avrebbero dovuto essere lì da ore a perlustrare il terreno. Erano arrivati tardi e già il posto pullulava di akuma.
E quando Lavi era stato ad un soffio dal prendere l’Innocence era inciampato in una radice e se l’era fatto sfuggire. E mentre tornavano indietro malconci aveva incominciato a piovere. Ora Lavi si sentiva addosso la febbre e l’idea di passare la notte all’addiaccio non lo solleticava per niente. Senza contare Kanda che era ridotto peggio di lui e in più gli teneva il muso.
Naturalmente non si vedeva un’anima nel giro di miglia: erano persi per una campagna deserta e fangosa e stava facendo buio.
“Poteva andare peggio” si ripeteva ogni tanto Lavi come un mantra scarsamente consolante. “Ma poteva anche andare meglio” gli sussurrava all’orecchio una vocina beffarda e insolente che di solito saliva dalla sua coscienza a tormentarlo nei momenti meno opportuni.
Lavi ebbe un briciolo di speranza quando vide la sagoma scura di una casa profilarsi in lontananza, ma la disillusione arrivò subito: era abbandonata e il tetto era crollato.
Un vecchio muro diroccato fu tutto quello che, bagnati e doloranti, poterono concedersi come rifugio per quella notte.
Avvolti nei loro mantelli, stretti l’uno all’altro per scaldarsi un poco, Lavi sentiva i brividi di Kanda fare da accompagnamento ai suoi.
La vocina continuava prosaicamente a fare il bilancio della giornata: avete perso l’Innocence, siete malridotti, vi siete persi, è notte, fa freddo e piove, quando sarete tornati alla base vi aspetta una bella sgridata e altri mesi di ricerche e duri allenamenti…
Lavi scrollò il capo con forza per non sentire più quella voce irritante.
‒ Smettila di agitarti come un cane bagnato – sbuffò Kanda.
Lavi affondò il naso nelle ginocchia e cercò di stare fermo.
“Poteva andare peggio” continuò a ripetersi con notevole ostinazione guardando il profilo di Yu immobile accanto a lui.
‒ Poteva andare peggio – disse ad alta voce.
Kanda lo fulminò con lo sguardo.
‒ Siamo ancora vivi – spiegò Lavi.
‒ Tu non lo sarai ancora per molto se non stai zitto – fu la prevedibile replica.
Lavi stiracchiò un sorriso. Finché Yu gli rispondeva a tono non andava poi così male.
Davvero, poteva andare peggio.
Erano ancora vivi.
E con questo, finalmente, la perfida vocina tacque.