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Autore: Lotiel    16/05/2012    0 recensioni
Continuazione di "Una ricerca per Celebrían". La storia dei due fratelli riprende da anni dopo tutti gli accadimenti che si susseguirono dall’Ultima battaglia contro l’Oscuro Signore. Racconti che non sono annoverati nella storia, ma che molti si scopriranno curiosi nel sapere.
MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Genere: Avventura, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Elladan, Elrohir, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga dei Gemelli'
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story

Note dell'Autrice: Ed eccomi rientrare con una storia che avevo data per persa. Forse per il poco tempo che ho, forse perché semplicemente non mi venivano idee, il classico "blocco dello scrittore" è finalmente terminato. So che vi ho fatto attendere un po' per sapere qualcosa, ma spero ci sia qualcuno che ancora segui la storia. Non lascio mai storie a metà, quindi completerò tutte quelle che ho nella pagina prima di postarne nuove. Vi lascio ora alla lettura.

 

 

Quando entrarono nella cittadella, i due gemelli ricostruirono ciò che non c’era più dai ricordi che Estel gli aveva lasciato. La casa in cima alla collina, quella dove risiedeva il re, aveva mantenuto gli emblemi di Rohan, ma tutti gli intarsi erano in sfacelo. Le case che avevano attraversato erano per lo più baracche di legno, di dubbia resistenza e, sulla strada, non avevano trovato nessuno che potesse loro dare un segno di vita all’interno di quella cittadina.

Elladan fece scivolare la mano verso la spada che aveva al fianco, ma non la estrasse. Si limitò a guardare Elrohir e dargli un cenno di assenso che subito fu contraccambiato.

L’autunno era calato sulla Terra di Mezzo, come una coltre pesante e così anche sulla cittadina di Edoras.  Troppe similitudini con i racconti che gli fecero Estel e Legolas. Ora che non avevano neanche la guida di qualcuno che era stato lì tempo fa, i due gemelli si chiedevano come potessero fronteggiare questa nuova minaccia, senza però distogliersi troppo dalla loro ricerca.

Davanti la porta della dimora del re, Gàel si fece avanti, lasciando Milea dietro e ben nascosta dietro i due elfi. Le guardie che erano lì poste gli sbarrarono la strada con le loro pesanti lance. Non avevano preveduto un’accoglienza così fredda verso i cittadini, ma dopo quello che stava succedendo era più che plausibile.

-Dovete lasciare le armi. Non si entra nella casa di re Theorl armati.

Elladan ed Elrohir si guardarono per qualche istante. Presero un profondo respiro e annuirono insieme. Avrebbero seguito le direttive, ma avrebbero tenuto gli occhi aperti. Non sapevano a cosa stavano andando incontro.

Milea non riconosceva le guardie che stavano alla porta, probabilmente dalla sua ultima visita l’avevano cambiate, poiché ricordava, oltre Ghadren, che ci fosse anche Thorden. Scosse la testa, stando attenta a ciò che poteva succedere, dato che la trattavano completamente come una ragazzina che aveva bisogno di protezione.

Alla seconda intimazione di deporre le armi, i due fratelli iniziarono a deporre le loro. Quando furono completamente spogli, Gàel depose il suo stiletto che aveva nella cintola. Niente di particolarmente pericoloso, ma comunque era sempre un’arma.

Milea era sprovvista di armi e le guardie si misero d’accordo a farli passare.

La stanza era buia e pochi raggi di sole entravano all’interno della struttura, per dargli un aspetto ancora più sinistro.

Elladan ed Elrohir cercavano di mantenere l’attenzione, non sulle parole dell’uomo che li accompagnava, ma su tutto ciò che li circondava. Su ogni movimento sospetto che poteva minare la loro posizione.

Il re, diretto parente di Eomér, morto ormai da molto tempo, sedeva sul trono intarsiato. Portava la corona del regno di Rohan e per qualche istante ai due fratelli somigliò ad un re dei tempi antichi.

Intorno a lui sedevano altri tre individui, cui i volti non ricordavano nulla a quella improvvisata compagnia.

Soldati erano posti in ogni angolo della stanza che osservavano i movimenti dei due gemelli e dei due umani. E di rimando Elrohir li guardava, non tanto sorpreso da quella accoglienza. Aveva ogni nervo teso e pronto a qualsiasi evenienza, invece Elladan era calmo, per quanto poteva esserlo, e rilassato rispetto al fratello. Si scambiarono sguardi per alcuni istanti, intendendosi velocemente.

Di fianco al re, in piedi, c’era un uomo. Alto, magro più del dovuto e portava abiti pesanti e di una foggia che non avevano mai visto. Il viso era affilato e il naso aquilino, la bocca era stirata in una muta risata e gli occhi erano incavati e attenti. I capelli erano lunghi e scuri, così come gli occhi che stavano attenti ad ogni movimento di coloro che erano giunti.

Improvvisamente Theorl si alzò, puntando il dito verso Gàel che non si chinò a riverirlo. Non c’era mai stato questa forma tra loro e Gàel era stato giudicato diversamente dal re in persona. Sua moglie era la figlia del re e lei stessa aveva spiegato ciò che le premeva in quel periodo, quando se andò.

Anche se Theorl non era stato d’accordo al tempo, aveva acconsentito al volere della figlia. E Gàel l’aveva ringraziato per questo, non portandogli alcun rancore.

-Neithon thia cenn o gwain? ¹

Elrohir era dubbioso e guardava Elladan con celato disgusto per il trattamento che stavano ricevendo. Gli aveva sussurrato quel dubbio nell’orecchio ed Elladan aveva solo confermato ciò che temeva. Ora Elrohir cercava di ricordare e attraverso i ricordi che Estel gli aveva dato all’epoca della guerra dell’Anello. A Rohan era già capitata una cosa simile e proprio ad Edoras.

-Aran Theòden! ²

Espresse Elladan a bassa voce e in modo che solo il fratello potesse sentire. Si continuava a guardare intorno, cercando di carpire ogni singolo movimento sospetto. Elrohir voleva andare via da quel posto poiché in esso sentiva una pressante forza malvagia che si animava intorno ai presenti ed era sicuro che Elladan aveva avvertito la stessa, identica cosa.

Elladan annuì allo sguardo del fratello mentre Gàel e Milea iniziavano a parlare con il re, ma questi sembrava non volerli neanche ascoltare. Eppure la donna era convinta di potergli chiedere ciò che a loro serviva. Infatti fece qualche passo indietro verso Elladan, tra i due gemelli era quello di cui si fidava di più.

Milea prese Elladan per il braccio, un tocco leggero di cui si accorse solo quando lo prese. Guardò Elrohir per alcuni istanti.

-Non ricordo questo suo comportamento. Vedo qualcosa di strano in lui.

Elladan si scostò dall’avvicinamento non voluto, anche per evitare di farla allarmare. Si accorse solo in quel momento di un’altra presenza che camminava lungo le piccole navate della casa. Aveva i tipici abiti degli Haradrim. Elladan corrugò leggermente la fronte e strinse le labbra. Si avvicinò all’orecchio del fratello.

-Bedim , Elrohir!³

Elladan aveva sussurrato verso il fratello. Aveva uno strano presentimento e il vedere l’uomo del Sud alla corte del re, non era una cosa alquanto positiva, almeno dagli ultimi risvolti che c’erano stati.

-Recuperiamo le armi e andiamocene.

I due gemelli presero un profondo respiro, vagando con lo sguardo alla ricerca di quell’uomo che avevano visto, non ritrovandolo in nessun viso al momento presente.

Gàel aveva chinato il capo verso il re ed egli aveva riso maligno. Una risata che sembrava innaturale.

-Altri incontri mi attendono, mio buon amico.

Il re era cambiato all’improvviso e sicuramente sotto l’influenza dell’uomo magro che gli sedeva accanto. Si era alzato in piedi e aveva aperto le braccia, in segno di accoglienza nella sua casa.

-Domani sera organizzerò un banchetto per il tuo ritorno. E per la mia adorata nipote.

Gli occhi di Theorl si posarono per qualche istante sul volto di Milea e lei, spaventata, aveva indietreggiato, nascondendosi alle spalle dei due gemelli.

Elladan aveva notato quello sguardo sinistro e aveva ricercato lo stesso sguardo nel sottoposto accanto al re. Il sovrano non era l’unico ad essere sotto controllo di qualche forza malvagia, qualcosa che era oltre le loro possibilità adesso.

10 Novembre 129 della Quarta Era

Li avevano condotti verso una delle stanze del palazzo di Edoras, ma le loro armi non gli erano state consegnate. Elladan ed Elrohir avevano confabulato per alcuni istanti nella loro lingua e Milea non era riuscita a stargli dietro, poiché non conosceva la lingua degli Elfi. Era notte fonda e a lei non riusciva a coglierla il sonno.

Aveva chinato il capo silenziosa e se ne era rimasta nel suo angolo di stanza con le gambe raccolte al petto. Il padre era stato accomodato nella stanza accanto a lei, ma delle guardie sorvegliavano gli ingressi delle camere.

In profonda solitudine aveva cercato di comprendere il comportamento di suo nonno e mille pensieri si era fatto circa lo strano tono di voce che le era stato rivolto, quando li avevano invitati a cenare con loro.

Milea scosse il capo, cercando di evitare brutti pensieri, ma erano gli unici che si affacciavano nella sua mente. Improvvisamente fu scossa da un battere incessante sulla porta. Corrugo la fronte e si alzò lentamente avvicinandosi ad uno dei battenti.

-Milea, aprimi.

La ragazza trasalì. Era la voce di Ghadren.

Felice di sentire un amico aprì senza pensarci due volte. Ghadren si infilò all’interno della camera e, chiusa la porta, prese le mani di Milea stringendole appena.

-Dovete andare via da qui, Milea.

Ghadren strinse le labbra e si guardò attorno. Non aveva gli abiti da soldato che gli aveva visto la mattina prima, ma degli abiti molto più comodi, forse gli stessi che indossava sotto l’armatura.

Gli occhi dell’uomo, però, erano preoccupati e vigili.

-Dovete andare via da qui. Subito!

Milea scosse il capo.

-Non capisco. Cosa sta succedendo.

Ghadren guardò la donna dritta negli occhi. Lei era visibilmente agitata e farle capire in fretta ciò che doveva fare gli avrebbe portato via molte energie.

-Ora ascoltami e non fare domande. Ho lasciato le armi dei tuoi compagni fuori le mura, sulla strada che conduce a sud. Andate verso Anorien, i Monti Bianchi, e da li i tuoi compagni sapranno sicuramente la strada.

Milea in un primo momento non rispose, ma ciò che le premeva sapere, in quel momento non poteva essere rivelato.

-Non ci sono guardie alle porte, ma solo lungo le mura. Siamo rimasti in pochi.

Le parole di Ghadren misere nel cuore di Milea una profonda tristezza. I tempi antichi erano ormai solo un ricordo per la gente di Rohan. L’autunno stava avvolgendo anche la storia di quei valorosi uomini che erano stati un tempo. Un paese che aveva dato la nascita a grandi eroi, era destinato a perire.

Ghadren uscì dalla porta con molta accortezza. Fra poche ore sarebbe stato il suo turno di guardia e non poteva tardare a raggiungere la sua posizione o si sarebbero insospettiti.

Milea sgattaiolò poco dopo l’uomo, guardandosi con sospetto intorno, in ogni angolo buio non illuminato dalle torce. Strinse le labbra e si chiuse le mani al petto. Si sentiva una ladra in un palazzo che l’aveva vista crescere.

Richiamata l’attenzione del padre, si diresse verso le stanze di Elladan ed Elrohir, introducendosi all’interno della stanza insieme al padre.

Milea aveva spiegato la situazione e i due fratelli stentavano quasi a credere alla versione dei fatti.

Ma se quella era l’unica possibilità per poter avvertire il nipote, Eldarion, di quello che stava succedendo.

-Thelim anno estel? 4

Elladan aveva guardato il fratello con uno sguardo fermo. Aveva corrucciato leggermente le sopracciglia, un’espressione che utilizzava raramente e solo in casi particolarmente pericolosi.

Elrohir di rimando fece un cenno di assenso.

-Boe! 5  

Elladan aveva preso un profondo respiro nel sentire la risposta del fratello e il suo solo pensiero fu il riuscire ad uscire vivi da quell’impresa. Si era avvicinato ad Elrohir e aveva posato una mano sulla sua spalla, ma rivolgendosi verso Gàel e Milea.

-Allora andiamo, non possiamo indugiare.

Milea fece un cenno di assenso e, aprendo la porta, fece cenno agli altri di affrettarsi ad uscire dalla stanza. Prese il padre dal braccio, forse un po’ frastornato da tutta quella situazione e un po’ rallentato dall’età.

Erano riusciti a superare la prima cinta muraria e discendere la collina quando videro alcune torce volgersi verso di loro. Trattennero tutti il respiro ed Elladan, il più impulsivo era già pronto a scattare, quando Elrohir con un cenno del capo lo fece desistere dal suo intento. Erano soldati, ma non erano di ronda, stavano accompagnando gli uomini che avevano visto quel giorno all’interno del palazzo e la cosa sembrava alquanto strana.

Tutti scattarono verso l’uscita, tra la palizzata ormai danneggiata dal tempo e raggiunsero le armi che Ghadren aveva nascosto per loro.
-La faccenda continua a complicarsi.

La voce di Elrohir ruppe il silenzio e tutti si voltarono a guardarlo, mentre sistemala la corda dell’arco. Il suo viso, quasi mai preoccupato, in quel momento mostrava alcuni segni di angoscia.

-Dobbiamo andare. Il nostro viaggi si è protratto troppo. Non metteranno molto ad accorgersi che siamo fuggiti.

Elladan fu il primo ad incamminarsi e a chiudere la coda fu Elrohir, attento ad ogni movimento alle sue spalle.
Il male si stava risvegliando, lo stava percependo.
Giungere da Eldarion, il Re dei Regni Uniti, sembrava l’unica priorità.

 

 

Glossario

¹ “Sbaglio o tutto questo si è già verificato?”

² “Re Theòden!”

³ “Andiamo via, Elrohir!”

4  “Vogliamo dar loro speranza?”

È necessario!”

   
 
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