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Autore: Val Nas    17/05/2012    4 recensioni
Prima di Cuore d'Inchiostro, prima che che Dita di Polvere travolgesse la normalità di Mo e Meggie, trascinandoli in un vortice d'avventure pericolose ed intriganti, c'erano solo Resa e Dita di Polvere in un paese sperduto ed abbandonato.
Quali sono le parole che sono state taciute dopo il ricongiungimento di Resa con Mo, e di Dita di Polvere con Roxane?
Nessuno lo saprà mai, eccetto nella nostra fantasia.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dita di Polvere, Teresa Folchart
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I can't keep my eyes out off of you

 


Resa stringeva tra le dita un pezzo di  corteccia di betulla, sottile come un foglio di carta e  chiaro come latte. Carta e penna, erano proibiti al villaggio di Capricorno, come lo erano i libri.
Le parole che Resa cercava di decifrare, erano scritte alla rinfusa e in ordine sparso. Il suo misterioso mittente aveva di certo  fatto passi da gigante, ma aveva ancora molto da imparare.
Con un sospiro per nulla spazientito, Resa si avvicinò alla finestra per rubare un po’ di luce dal  cielo che si stava via via oscurando. La stanza che stava rassettando odorava di polvere e di vecchio, di legno marcio e divorato dalle tarme.
-Mare al cpuscol. Dita d Povere.-
Non era poi un messaggio così difficile da decifrare. Ma era sorprendentemente folle per Resa, pensare di sfuggire dal villaggio di Capricorno e soprattutto dalla Gazza, per arrivare sulla costa.
Il fuoco non obbediva a Dita di Polvere come nel mondo da cui egli proveniva, ma era ancora il suo fedele amico. Aveva scritto con la cenere, macchiando qua e là le lettere sfocate.
Deglutendo, Resa si rannicchiò contro il muro. Prese un sospiro afono e soffocato, come un uccellino a cui avevano rubato la voce. Sì, Resa era muta da quando era tornata dal Mondo d’Inchiostro, dopo che il marito leggendo ad alta voce il romanzo, l’aveva catapultata dentro.
Non serviva parlare adesso, solo ragionare sul da farsi. Perché Dita di Polvere la voleva incontrare con tanta premura?
-Non lo immagini Resa? Non sai cosa gli fai ogni volta che lo chiami per tenerti compagnia con la scusa di insegnargli a leggere e scrivere?-
Poteva fare la finta ingenua con lui, ma non con se stessa. Si sfregò le braccia seduta per terra contro il muro, vestita di quell' abito fatto di stracci logori. Il ciuffo biondo dei suoi capelli ,che una volta erano chiari e lucenti, le passò davanti agli occhi solleticandole il naso. Con un gesto istintivo, Resa respirò l’odore di bruciato di cui era intrisa la corteccia. Come una ragazzina, con lo sfarfallio nello stomaco.
Eppure Resa non era più un adolescente così sensibile al fascino di qualcuno, e non doveva essere sensibile nemmeno al suo di fascino. Per cominciare, da qualche parte aveva ancora una famiglia. Una figlia, un marito.
-Che saranno andati avanti senza di te, come è giusto che sia.-
Fondamentalmente, Resa non pensava di poter essere ancora felice o di meritare di esserlo. Si sentiva in colpa, come se stesse tradendo suo marito anche solo quando si soffermava alla finestra a descrivere gesti in aria da cui Dita di Polvere doveva indovinare le parole.
Repentinamente, si alzò da terra. Accese una candela e bruciò la corteccia sopra la fiamma, scottandosi le dita fino a quando il foglio improvvisato non si ridusse ad un cumulo di cenere che con un soffio spazzò via sul pavimento.
Dopotutto, non avrebbe peggiorato l’aspetto di quella squallida e fetida stanza, un buco in una casa in rovina, in una città di macerie.
Avrebbe voluto soffiar via anche i suoi sentimenti, proprio come quella cenere.
La giovane donna si pulì sulla veste le dita annerite, iniziando a trovare un milione di scuse diverse. La costa era lontana, a più  di un’ora di cammino tra le sterpaglie della macchia di vegetazione che ricopriva il colle. La Gazza avrebbe notato la sua assenza, Resa era una delle favorite da Capricorno. E la scusa migliore:non voleva offendere la memoria del marito.
Mo... il suo volto era così confuso e lontano da sembrargli solo un lontano sogno che non tornava più a farle visita nelle sue notti insonni. Ma non era lui che la faceva ridere, che la incantava con i suoi racconti sugli elfi del fuoco e di come quello stesso fuoco poteva disegnare sopra la spuma del mare ghirlande di fiamme e disegni di brace.
Era qualcun altro a zuccherare le sue giornate, aveva tre cicatrici sul volto. Quegli sfregi non gli deturpavano il volto. Secondo Resa rafforzavano solo il suo aspetto da briccone.
Quindi cosa avrebbe dovuto fare? Essere infelice per sempre, ma con la coscienza pulita; o zittire quella voce nella sua testa che le diceva fosse sbagliato, e raggiungere Dita di Polvere?
Provò a dirsi che magari voleva solo parlare un po’ e mostrarle qualche nuovo trucco con il fuoco..ma l’ansia che l’aveva colta non appena aveva letto quelle parole scarabocchiate con la cenere l’avevano messa in allarme istintivamente.
Resa sapeva che quel momento sarebbe arrivato, ed era impreparata.
Si morse il labbro inferiore con forza soffermandosi davanti alla porta. D’un tratto strinse la maniglia e varcò la soglia della stanza e dei suoi dubbi.

***

Dita di Polvere la stava aspettando da più di un’ora. Era quasi sicuro che non sarebbe venuta.
Resa si era sempre tirata indietro, aveva sempre messo un limite fisico tra di loro, anche quando lui aveva provato ad abbatterlo. Ma due notti fa, aveva colto una sfumatura diversa nei suoi occhi azzurri, un minuscola fiammella dopo la lunga chiacchierata dalla finestra. E Dita di Polvere era un vero esperto di fiamme.
Era successo quando Gwin si era arrampicata fino alla finestra della stanza di Resa, in realtà una squallida camera che doveva condividere con le altre serve di Capricorno. Gwin le aveva portato portando un sasso che Dita di Polvere aveva trovato sulla battigia. Resa adorava i sassi, specialmente quelli lisci.
Era liscio e blu, unico e bellissimo. Proprio  come lei.
In quel preciso momento, Dita di Polvere era stato quasi sicuro che Resa lo ricambiasse, prima di sparire dietro la finestra di sbarre dello stanzone umido in cui era costretta a dormire. Non se lo meritava, Resa era troppo per quella vita di stenti ,e portarla via era l’unica cosa che contava ormai. In quel mondo estraneo, lei era stata l’unica stella a guidarlo e a farlo sentire accettato...soprattutto,vivo.
-Roxane...-
Il pensiero di sua moglie lo colpì a tradimento, come una spina nell’anima. Pensava spesso alla sua bellissima moglie dai capelli corvini, ai suoi figli,  ormai così lontani nel tempo e nello spazio da non poter più sperare di rivederli.
Dita di Polvere si era rassegnato al vivere al di qua della storia, ormai. E solo Resa, gli rendeva quel pensiero sopportabile.
Come richiamata dai pensieri del padrone, Gwin gli si arrampicò sulle gambe fino alla spalla, mordicchiandogli l’orecchio. Dita di Polvere sedeva sulla sabbia, fissando il mare blu e placido come una tavola.
“Dici che non verrà? Anche secondo me. Sciocco Dita di Polvere.”
Osservando le onde infrangersi monotone sulla spiaggia, Dita di Polvere perse la cognizione del tempo. Cosa avrebbe fatto se lei lo avesse respinto? Gli avrebbe detto di essere sulle tracce di Mo e della figlioletta?
Gelosia, la gelosia piantò gli artigli nel suo cuore.
Non glielo avrebbe detto, Dita di Polvere non era l’eroe della storia e nemmeno un uomo sincero.
Gwin balzò via dalla sua spalla, attirata dall’odore predatorio che la notte infondeva attorno a loro, avvolgendo quella terra selvaggia così simile a casa sua. Seguendo con lo sguardo la martora con le corna attraversare la spiaggia, e scomparire tra gli alberi, Dita di Polvere la vide.
Resa era poggiata ad un masso, i piedi scalzi saggiavano deliziati la riva del mare, rinfrescandole le caviglie. Lo stava osservando con attenzione, con quello sguardo severo come quando sbagliava qualche parola.
-Come di sicuro hai fatto anche questa volta, zotico ignorante!-
Poi il suo sguardo si addolcì e un mesto sorriso le increspò le labbra piene e rosee. Dita di Polvere sospirò e si alzò dalla sabbia spolverandosi i calzoni, andandole incontro.
  
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