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Autore: Pech    18/05/2012    1 recensioni
Mick Jagger e John Lennon si vedono di nascosto, ma non lo dicono a nessuno per paura. E' demenziale, lo so, ed è la prima volta che ne scrivo una di questo tipo. L'abbiamo fatta io e la mia amica Lemon (IN REALTA' L'HO FATTA QUASI TUTTA IO). Recensire non vi trasmuta un cancro alle mani, quindi RECENSITE!
p.s Questa fiction esiste anche sulla Categoria dei "Beatles" dove l'autrice è la cara Lemon :3
Genere: Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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-Good-bye, ma Michelle


Era disteso sul letto. Con la testa nascosta tra il cuscino e i pensieri annebbiati, dormiva come un angioletto. Quando il ragazzo dagli occhi blu dormiva non sembrava lui. Stava sognando e chissà cosa, in  quella mente perversa. Sognava di galleggiare sopra una nuvola e vedere il mondo passare sotto di lui. I salmoni che risalivano le cascate, i conigli che saltavano, le farfalle che svolazzavano intorno a lui, era tutto magnifico. Perfino dei canarini giallo limone si erano posati sul suo corpo e cinguettavano una dolce ninnananna. Tutto era soave e armonioso. D'un tratto sentì un malore alla gamba. Un tenero canarino gli stava punzecchiando il ginocchio; all'inizio non era doloroso, ma gradualmente lo divenne. Il ragazzo cercò invano di scacciare il canarino che, oramai, si era trasformato in un mostro. Aprì gli occhi sapendo di esser tornato alla realtà, alla sua solita vita. Scostò il cuscino dalla sua testa e lo gettò a terra, sul lurido pavimento pieno di bottiglie vuote di birra.
Voltò la testa al soffito e puntò gli occhi sul "canarino dispettoso", altro non era, che un piccolo ragazzo dalla chioma bionda che reggeva in mano una scopa. Brian lo stava punzecchiando con il manico di questa restando distante dal letto di Mick.

- Amico, tu hai dei seri problemi - fece Mick stroppicciandosi gli occhi.

Brian si tuffò su Jagger di peso. Si tuffò così forte, che quest'ultimo avrebbe giurato di esser diventato una sottiletta.

- Cazzo, Brian! Non mi fai respirare le palle! -

Brian si avvicinò alle labbra dell'amico, il quale divenne rosso.

- Forza, Mick. Se non ti rimetti in piedi sarò costretto a baciarti - disse.

Mick riuscì giusto in tempo a bloccare le labbra di Jones, con il palmo della sua mano.

- Che schifo, Brian, ma sei un finocchio? -

- Fanculo, Mick. Ho tentato di tutto per svegliarti! -

- Svegliarmi un par di palle, voglio dormire! -

- Oh, mi scusi principessa. Volevo solo svegliarla per avvisarvi, madame, che il vostro pranzo è gelido perchè vostra altezza non si è voluta alzare DA QUELLA MERDA DI LETTO! -

Brian si rimise in piedi di scatto e se ne andò sbattendo la porta. Sembrava furioso.

- Gne gne gne, che bambinone -  brontolò il ragazzo dagli occhi blu dopo che l'amico se n'era andato.

 Fantastico, un' altro battibecco mattutino. Mick scese dal letto e, dopo essersi grattato la testa, si infilò velocemente un paio di jeans e una maglietta e  si avviò in cucina per mangiare il suo "gelido pasto".
Odiava litigare con Brian. Litigare con lui era come strappare un giocattolo ad un bambino: tutta la sua felicità scompariva in un batter d'occhio. L'unico lato positivo era che, nello stesso lasso di tempo, tornava felice e gioioso. Infatti, arrivato in cucina e mettendosi seduto, Mick notò Brian avvicinarsi a lui con la timidezza di un piccolo fanciullo. Il bambino sembrava essersi ripreso il suo giocattolo.

- Scusami, Mick. Dovevo fare meno lo stronzo, avevi ragione tu.. -

- Scusarsi è da femminuccie... - commentò Keith che stava seduto su una sedia a suonare la sua chitarra - ...O da hippie -

- Cos'hai contro gli hippie?! - alzò il tono di voce Jagger e sbattè il pugno sul tavolo.

- Calmo, Mick - disse il biondino appoggiando una mano sulla spalla dell'amico - E' da una vita che portiamo per il culo gli hippie come "Gli Scarafaggi", o te ne sei accorto solo adesso? - Brian ridacchiando si mise accanto a Keith.

"Gli Scarafaggi", era quello il suo problema. Aveva conosciuto John Lennon, leader dei "The Beatles", e lo nascondeva ai suoi amici. I Beatles e I Rolling Stones erano nemici sin dall' Era Preistorica. Se solo Keith o Brian o qualc'un altro avrebbe scoperto che Mick Jagger cazzeggiava di nascosto con John Lennon, be' sarebbe presto avvenuta la fine del mondo.

Mick, che non aveva ascoltato una singola parola di quello che aveva detto Brian, ammiccò e si portò alla bocca la tazza di thè e iniziò a tracannarselo.

- Sembri nervoso.. - notò il chitarrista portandosi alla bocca un vecchio mozzicone di sigaretta.

- Come una donna in quei giorni - commentò il caschetto biondo.

- Mick è una donna in quei giorni! - fece Keith alzando la mano.

- Mick NON è una donna in quei giorni -

Il ragazzo dagli occhi blu sorrise a Brian che lo aveva difeso mentre Keith, ancora con la mano alzata, lo guardava storto.

- E' in meno-pausa! - ridacchiò Brian alzando le spalle.

Anche il chitarrista rise e Brian colpì la mano alzata di Keith.

Mick diede un calcio, da sotto al tavolo, a tutti e due. Keith fece una smorfia facendo cadere il mozzicone sul tavolo e Brian emise un grido di dolore  e saltellò per tutta la stanza, fino a tornarsene seduto al suo posto. Il solito esibizionista del cazzo, Jones.

- A proposito di donne.. - fece Bill entrando nella stanza con una faccia soddisfatta in viso - Ieri sera mi è successa una cosa incredibile - accese una sigaretta prendendo posto in mezzo a Keith, che si era ripreso il mozzicone caduto, e Brian, che aveva una faccia malefica.

- Donne?! Ooh, bella checca della mamma! - Brian pizzicò le guancie di Bill con tono materno, dopo  quell'affermazione - Non ti trombi più uomini mal travestiti da donne, eh? E chi è questa fortunata? Una Barbie? Un manichino? Una bambola gonfiabile, forse? -

Keith ripose la chitarra ridendo mentre Mick si stava strozzando con gli spaghetti. Brian era un maestro nel far tirar su di morale i suoi amici. Era per questo che Mick lo adorava.

- Dai fammi raccontare, altrimenti non fa ridere - fece Bill dando una spinta a Brian.

- E quando mai le tue storie hanno fatto ridere? -

- Mick, non ti ci mettere anche tu -

Jagger alzò le mani al cielo, inclinò la sedia  all'indietro e poggiò i piedi sopra il tavolo tenendo le orecchie ben aperte.

- Pioveva. Sono entrato nel primo bar che mi era capitato e ho ordinato una Jack Daniel's. Mi giro alla mia sinistra e vedo una pupa solitaria. Inizio a parlarci: le solite cose gentili, fingi di essere interessato su tutto quello che ti dice, gli fai notare che anche te sei solo, le solite scuse per trombarla. Lei dopo un pò, ubriaca fradicia, mi dice di salire a casa sua... -

I tre ragazzi applaudirono, fischiarono e Brian fingeva di emettere orgasmi.

- ..Si sembrava semplice, ma non è finita. L'ho spogliata e indovinate cosa c'era al posto delle mutande? -

- Mutande? - rispose Mick.

- Un elefante? - fece Keith.

- Un aereo? - ripropose il primo.

- Superman! - urlò Brian alzando il pugno destro, come il supereroe.

- No - ridacchiò Bill - una cintura di castità!

Jagger cadde dalla sedia ridendo, Keith stava piangendo dalle risate e Brian stava steso a terra a picchiare il pavimento.

- E alla fine come cazzo te la sei scopata, Casanova? - chiese Mick rialzandosi da terra.

- Alla fine mi sono scopato la madre -

Applaudirono un'ultima volta e Brian riprese a fare orgasmi.

- Dio, che problema le donne - affermò Keith buttando dalla finestra le ceneri della sigaretta.

Silenzio. Gli occhi di Brian brillarono, segno che qualche rotella era tornata a funzionare nel suo cervello.

- Ho capito! - Brian si avvicinò a Mick puntandogli il lurido dito accusatore - Hai una donna! Altrimenti non avevi tutti questi problemi, no? -

Mick era nel panico. Avere una donna? Mick Jagger? Lui aveva fin troppe donne per affezionarsi a una sola di queste. Non sapeva cosa dire. Keith, Bill e Brian lo stavano fissando aspettando una sua risposta e quest'ultimo aveva una faccia da completo imbecille.

- Mh, mi avete scoperto -

Brian sprizzava dalla gioia; era il suo primo caso ben riuscito.

- E come va la vostra relazione? - domandò Bill.

- Oh, Bill, ma a chi cazzo frega? L'importante è: quanto ce l'ha grosse? - ridacchiò Brian mettendosi vicino a Mick.

Problema numero due: descrivere John come una donna. Be', non era un problema tanto grave.

- Oh, enormi! -

- E com'è? - chiese Keith

- Eh, nera -

- Le donne parlano sempre dei cazzi grossi dei neri, ma anche le tette delle nere non si sottovalutano, eh! - ridacchiò Keith.

- Be', non ci hai ancora detto come si chiama - fece Bill alzando i sporaccigli.

- Jo..Jo..Jovanna -

- Tienitela stretta, Mick! - disse in coro il terzetto dando, uno alla volta, una pacca sulla spalla all'amico.

Il ragazzo dagli occhi blu era nervoso. Fino a che punto quei coglioni avrebbero creduto a quella puttanata? E la testa di Charlie, che fece capolino da dietro la porta, rese solo più confusi i suoi pensieri.

- Ehi, che si dice? - fece con un sorriso.

- Che tua madre mi sta derubando. Pretende davvero troppo per un paio di bocchini! -

- Be' lo sai, Mick, è fatta così -

Con una mano, Charlie spostò indietro un ciuffo di capelli che spenzolava davanti ai suoi occhi.

- Mr. Jagger, c'è posta! - disse Charlie buttandogli davanti al piatto vuoto di spaghetti una busta.

- Cazzo, non dirmi che sono fans! - sbottò Jagger.

- Oh, stai tranquillo. Non penso che qualche sbirro sia tuo fans -

Mick sbarrò gli occhi. Spostò il piatto e aprì la busta: era una denuncia. A quanto pareva a Mr. Jagger piaceva sfaciare le macchine altrui.

- Cazzo, una denuncia -

Fece spallucce e buttò la lettera nel cestino, poi guardò l'orologio che teneva nel polso. Doveva andare da John, come si erano messi d'accordo il giorno prima.

- Ehm, ragazzi devo andare -

- Da Jovanna, eh? - disse Brian facendogli l'occhiolino.

- No, dai cazzi miei. Vuoi che te li presento? -

- Allora va da Jovanna - disse Bill all'orecchio del biondo.

- Chi è Jovanna? - chiese Charlie spaesato.

- Be' vedi, Charlie.. -

- Bill, perchè non racconti a Charlie quella storiella divertente mentre vado via? - disse Boccalarga prendendo la sua giacca.

- Ok, Mick. Accomodati, Charlie. Allora... -

Jagger se ne andò sbattendo la porta. Che coglioni che facevano quei quattro, ma li amava lo stesso come dei fratelli. Avviandosi al bar, stava pensando a qualche giorno prima quando scoprì di essersi decisamente sbagliato sull'opinione che aveva di John Lennon.


                                                              ***


Era una bella giornata nuvolosa. Jagger entrò in un locale londinese che, a prima vista, sembrava abbandonato da Dio. Allungò il collo cercando un posto a sedere quando trovò lo Scarafaggio John Lennon. Questo sedeva da solo su un tavolino, le gambe accavallate e il caschetto perfettamente pettinato. Era immerso nella lettura del giornale, mentre gli occhiali dalla montatura spessa gli scivolavano lungo il naso aquilino.

- ODDIO! ODDIO! ODDIO! UN MOSTRO A QUATTRO...Oh, ma stai da solo.. - fece Jagger avvicinandosi al ragazzo col caschetto che era riemerso dal mare della lettura e lo fissava.

- Ebbene, sì. Sono un mostro solitario che mangia tutti i coglioni come te che non si fanno mai i cazzi propri -  fece John con tono divertito. Ripose il giornale e spostò una sedia facendo cenno a Jagger di sedersi accanto a lui.

- Dimmi, sei qui per aspettare una delle tue checche oppure vai a nasconderti nei bagni per farti pagare 5 penny a bocchino? - ridacchiò Mick.

- 5 penny? Solo? - Lennon scosse la testa e rise.

Mick si avvicinò all'orecchio dell'amico e, con un sorriso tatuato sulla faccia, disse:

- Scommetto che non hai il coraggio di sedurre quel tipo lì - ed indicò un uomo di spalle seduto al bancone che sorseggiava un caffè.

John gli diede uno spintone e sorrise.

- Non sono un finocchio -

Jagger imitò il verso di un pollo mentre iniziò a ballare intorno all'amico.

- Ok! Ok! Ma lo faccio solo per la scommessa - fece Lennon.

John si alzò in piedi, si spettinò un tantino i capelli, si snodò il nodo della cravatta, si mise gli occhiali a mo' di cerchietto, si sbottonò i primi quattro bottoni della camicia e si avviò verso lo sconosciuto che stava sorseggiando il suo caffè.

- Hey, bel maschione - disse John circondandogli il collo con il suo braccio - Oggi sono un pò pazzerella - Lennon ammiccò e si avvicinò all'orecchio dell'uomo - Voglio portarti a letto, non so se mi spiego - sussurrò malizioso.

Il corpo di Mick giaceva sul freddo pavimento e le sue grasse risate rimbombavano nel locale.

L'uomo, che inizialmente non si era cagato minimalmente la giovane checca occhialuta, posò la tazzina e, con tono sarcastico, parlò: - Io sono un poliziotto. Potrei sbatterti in galera, non so se mi spiego - e continuò a bere.

John divenne pallido come un morto. Con un sorriso diventato gelido, Lennon fece scivolare lentamente via il braccio, si rimise apposto gli occhiali, si riabbottonò la camicia, si annodò velocemente la cravatta e, alzandosi in piedi, si pettinò i capelli con un movimento lesto della mano. Sorrise allo sbirro e ritornò a sedersi accanto al defunto amico che stava ancora piangendo dalle risate.

- Sei uno stronzo! - fece Lennon calciando il corpo a terra di Mick

Jagger stava ridendo, contemporaneamente piangendo dalle risate e urlando dal dolore. No, non era un bello spettacolo da vedere.

- Cazzo, Mick. Pensavo fossi mio amico -

- Certo che lo sono! - disse Mick sorridendo a John e quella sua enorme bocca sembrava una rosa mezza luna - Mica tutti i poliziotti hanno tatuato sulla fronte "Hey sono uno sbirro! Attenzione froci, non provateci con me o vi rompo il culo!" -

- Dai, tirati su coglione - ridacchiò John mentre tese la mano all'amico per aiutarlo a rimettersi in piedi

Forse era il fatto che il suo cervello iniziava a perder colpi, oppure era il fatto che con John Lennon si sentiva idiota e stupido come un bambino alle prese con i suoi primi film porno, fatto 'sta che i suoi occhi azzurri brillarono. Era l'allarme che avvertiva un'altra stupida idea.

- Senti questa, John - fece Mick avvicinandosi al ragazzo col caschetto.

- Oh, no! - gridò John allontanando con una mano l'amico - Se sento un'altra parola uscirti di bocca, giuro sulla testa di Paul che torni a casa senza gambe! -

Gli occhi brillanti di Jagger avevano assunto un colore poco più grigio del suo colore reale. Lo facevano quando pensava, cosa molto insolita; infatti, sembrava fissare il vuoto.

Si girò. Prese in fretta e furia un tovagliolo e agguantò la penna, che aveva abbandonato il cameriere sul tavolo, e iniziò a scrivere. La calligrafia non era eccellente, ma si distinse la frase "Guerra di Cibo".

John si mise una mano fra i capelli. Sapeva benissimo cosa sarebbe successo se avrebbe seguito l'amico in "guerra", ma chi non avrebbe accettato la proposta di infangare il bar di un perfetto sconosciuto?

- Ma cos'hai in testa? Prosciutto? -

- No, John - Mick afferrò la tazza di thè che stava dietro le sue spalle e bersela non era di certo il suo scopo - THE'! - urlò.

Pochi secondi dopo, Lennon era zuppo fradicio. La guerra era appena iniziata. Si girò e lanciò a Mick dei resti d'ossa di pollo. Andò avanti così: si lanciavano di tutto e di più, dalle forchette alle sedie finchè anche quei pochi clienti che sedevano in quel bar, sentendosi coinvolti dalla guerra, iniziarono a lanciarsi a vicenda cibo, bevande o checchesia.

Il barista era steso sul pavimento. Gli ubriaconi si tiravano i capelli e urlavano. Una donna sedeva in un angolo sorseggiando nervosamente una lattina di Coca-Cola e il poliziotto di prima cercava di calmare tutti spaventandoli con una pistola.

Era peggio di un orgia. Certo, non c'era molta gente, ma spassava lo stesso. John si sentì strattonato da Mick. Si stavano spostando in un angolo silenzioso, dove avrebbero potuto parlare tranquillamente.

- Ehi, hai visto che pistola ha il poliziotto? Se non fossi tornato indietro, scommetto che te l'avrebbe infilata su per il culo e avrebbe premuto il grilletto - sussurrò Mick

- Sempre gentile, eh? -

Lennon diede una spinta a Jagger che alzò le spalle.

- Non sono quel genere di persona - ridacchiò.

- Dai, usciamo da questo posto - fece John guardandosi intorno.

- Dai, Lennon, mi stavo divertendo! -

- Diciamo che non voglio il mirino di quella pistola fra le MIE chiappe - sottolineò

- Ok, John, come vuoi, tu. -

Uscirono dal bar ridendo. John, d' un tratto, si coprì il volto con una mano, poi guardò Mick negl'occhi.

- Non dovremmo cazzeggiare insieme, lo sai? - disse.

- Cos'hai paura? - rispose l'altro.

John sbuffò, incrociò le braccia e diede le spalle a Mick.

- Ho paura per la nostra reputazione - fece.

- Cosa? - disse Jagger alzando un sopracciglio.

- Be', Hitler divenne famoso per il suo forte odio verso gli ebrei, no? Se Hitler non avrebbe provato  quell'ira, addio libri di storia! I nostri gruppi sono più o meno così e io non voglio perdere una tale fortuna, chiaro? Sì lo so, è brutto sentir certe parole da un hippie, ma io amo i quattrini quanto te, amico. La mia idea è questa: noi ci incontreremo ogni giorno per cazzeggiare e divertirci, ma acqua in bocca a conoscenti e robe varie, ok? -

- E perchè mai dovrei cazzeggiare con te? -

- Ehi, lo so che ci siamo spassati. Non sono ritardato fino a questo punto, sai? - fece John posando una mano sulla spalla di Mick.

- Hai ragione - disse Jagger sorridendo - Ma dove? I paparazzi e i giornalisti sono dei maghi nel travestirsi. Poi ci scopriranno subito -

John scosse la testa e rise, dopo di che indicò il bar.

- Questo - iniziò a dire indicando ripetutamente l'edificio - è il bar più abbandonato che abbia mai visto in vita mia! -

- Hai ragione, ma... -

- Mick - continuò John - neanche una puttana bocchinara che non vede cazzi dal '38, entrerebbe in questa fogna per succhiarseli -

Jagger rise e appoggiò una mano sulla spalla dell'amico, mentre quell'altra copriva il proprio volto. John fece un lieve sorriso e gli levò la mano da davanti la faccia.

- Bella questa, Lennon - fece Jagger - "Il bar della puttana bocchinara". Lo chiamerò così -

- Sai, la mia vena poetica non finisce mai di stupirmi -

- Sìsì, ho capito Shakespear - disse Mick - Quindi, stesso posto stessa ora? -

- Stesso posto, stessa ora - confermò John.

Così, con un rapido saluto, se ne andarono via ogn'uno per la sua strada.


                                                              ***


Ormai era arrivato al bar della bocchinara. Aprì la porta a vetro lentamente, cercando inutilmente gente o paparazzi pronti a saltargli al collo. Si guardò in torno, cercando il suo scarafaggio, cercando John. Ma non lo trovò. Si mise a sedere e cominciò a giocherellare con dei ciuffi dei suoi capelli. Sentì la porta aprirsi. Si voltò, ma era solo un ragazzo dai capelli rossi. Sentì la porta aprirsi una seconda volta. Era John. Gli sorrise, ma lui non contraccambiò.

- Mick! Mick! Mick! - urlò John girando continuamente la testa a destra e a sinistra - Dove cazzo sei, Mick? -

Mick si avvicinò a John. Sembrava strano. Sembrava cieco.

- Sono qui! Ma che cazzo hai? - gli chiese Mick.

- Oh, Mick, devi aiutarmi! Non trovo più i miei occhiali - fece John girato verso la parete.

Mick lo girò, così da parlargli faccia a faccia.

- Ma come cazzo te li sei persi? - disse lui.

- Penso mentre mi stavo grattando il naso... - rispose mentre girava il capo.

- Quà vicino? - chiese Jagger.

- Forse sì - fece girando di nuovo il capo.

- Ma ti sono scivolati via mentre ti grattavi il naso -

- Ma non lo so, aiutami e basta! -

Jagger iniziò a ridere a crepapelle. Solo un imbecille come Lennon poteva perdersi gli occhiali grattandosi il naso.


Autrice.

BOOM. Ok, l'ho modificata e l'ho allungata :3
Spero sia divertente lo stesso, c'ho messo un pò a farla.
Come ultima cosa, RECENSITE! RECENSITE!
Ah, per il continuo ci sto lavorando. Vi dico solo che s'intitola "Happiness is a brown sugar"
Be', il mio lavoro è finito.

-Dick

  
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